BRUTTI BASTARDI!
I greci sono tutti così pigri come dicono?
di Vladimiro Giacchè
Con oltre un anno di ritardo rispetto a quanto sarebbe stato necessario, le autorità europee hanno finalmente preso atto dell’inevitabilità di una ristrutturazione almeno parziale del debito pubblico greco. Non sono mancate note stonate: come la proposta di chiedere in pegno il Partenone, avanzata dai finlandesi. Una proposta che fa il paio col titolo comparso sul quotidiano tedesco Bild: “Vendete le vostre isole, Greci bancarottieri!”. Quello dei Greci bancarottieri è soltanto uno dei molti luoghi comuni che sono diventati popolari in Europa in questi mesi. Vediamoli.
1. I Greci lavorano troppo poco. Falso: prima della crisi i Greci lavoravano in media 44,3 ore alla settimana. La media dell’Unione Europea è di 41,7 ore, quella tedesca è di 41 ore (rilevazioni Eurostat). Secondo la banca francese Natixis il totale delle ore lavorate per addetto sono 2.119 in Grecia, 1.390 in Germania.
2. I Greci sono sempre in vacanza. Falso: i lavoratori greci godono di 23 giorni di vacanza all’anno. Il record europeo è dei Tedeschi: 30 giorni.
3. I Greci hanno stipendi troppo elevati. Falso: Il livello salariale medio in Grecia è pari al 73% della zona euro (e un quarto dei lavoratori greci guadagna meno di 750 euro al mese). Gli impiegati pubblici guadagnerebbero di più dei loro omologhi europei: ma già prima della crisi gli insegnanti, ad esempio, dopo 15 anni di servizio guadagnavano in media il 40% in meno che in Germania (Fonte: Rosa Luxemburg Stiftung).
4. I Greci hanno delle pensioni d’oro, e sono tutti baby-pensionati. Falso due volte: I lavoratori maschi vanno in pensione in media all’età di 61,9 anni. In Germania a 61,5 anni. Le presunte “pensioni d’oro”, poi, sono queste: una media di 617 euro al mese, pari al 55% della media della zona euro.
5. In Grecia c’è un’eccessiva presenza dello Stato nell’economia. Falso: Prima della crisi, tra il 2000 e il 2006, il rapporto tra spesa pubblica e Pil era sceso dal 47% al 43% e si era sempre mantenuto al di sotto del livello tedesco. Per non parlare della Svezia, il cui rapporto tra spesa pubblica e Pil negli ultimi 10 anni si è sempre mantenuto tra il 51% e il 55%.
6. I Greci hanno truccato i conti. Vero. Il deficit è sempre stato superiore al limite del 3% previsto dal Trattato di Maastricht dal 1997 in poi. I trucchi contabili sono stati evidenti sin dal 2004. Come mai nessuno ha fatto niente? Perché era funzionale agli interessi di Germania e Francia (in quanto esportatori e in quanto creditori) che la Grecia fosse nella zona euro.
7. La Grecia non è competitiva. Vero. La Grecia ha da molti anni un forte deficit della bilancia commerciale, che nel 2009 ha raggiunto il 14% del prodotto interno lordo. Questo è il vero problema della Grecia. Peccato che all’origine del problema ci sia (anche) l’euro, che ha ridotto i rischi legati al tasso di cambio tra i Paesi europei e impedito le svalutazioni competitive, favorendo così le importazioni di prodotti manifatturieri dalla Germania e accentuando la specializzazione produttiva greca in servizi non destinati all’esportazione.
8. Il debito pubblico greco è troppo elevato. Vero. E’ passato dal 115% del Pil del 2007 al 143% del 2010. La causa ultima è rappresentata dal deficit della bilancia commerciale nei confronti dell’estero: quando c’è uno squilibrio prolungato di questo genere, qualcuno deve indebitarsi; nel caso della Grecia lo Stato. Ma l’impennata recente del debito è dovuta in buona parte alle pressioni speculative, la cui responsabilità grava soprattutto sulla pessima gestione della situazione da parte delle istituzioni europee.
9. La Grecia deve risparmiare di più. Falso. A causa delle misure di austerità intraprese nel 2010, il reddito dei Greci si è ridotto in media del 20%. Allora ci si può chiedere per quale motivo il debito pubblico abbia continuato a crescere. La risposta è semplice: perché – proprio a causa delle misure di austerity – si è avuto un crollo della domanda interna (-18% a marzo 2011 rispetto a un anno prima), quindi dell’economia (65mila imprese hanno fatto bancarotta), quindi anche delle entrate fiscali per lo Stato (-1,2 miliardi di euro quest’anno rispetto alle previsioni).
10. Le privatizzazioni possono rappresentare una soluzione. Falso. Quando si deve vendere per forza il prezzo lo fa chi compra e oggi è difficile trovare compratori a prezzi non di saldo. Inoltre, quando lo Stato vende aziende profittevoli, si priva per sempre dei relativi introiti.
Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2011
Ho visto Fassina alla 7Tanto moscetto…Pare che proprio gli pesi dover assumere atteggiamenti di rottura (non li chiamo "rivoluzionari" che Stefano si spaventerebbe…)Dall'altra parte poi Civati su questo aspetto della lotta dura e pura è addirittura damerinesco.A queste condizioni, in cui nessuno davvero dice "le cose di sinistra" se non annacquandole timorosamente, continuerò a votare 5 Stelle.