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EPPUR SI MUOVE di Fiorenzo Fraioli

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[ 20 luglio ]

Resoconto del seminario «Europa, sovranità democratica e interesse nazionale» organizzato da “ideecontroluce” svoltosi a Roma il 16 luglio scorso.

Buonumore

Ce l’hanno fatta, i temibili marxisti dell’Illinois sono entrati in Parlamento! 
Sia pure da un ingresso secondario, e grazie alle giacche gentilmente messe a disposizione dal servizio accoglienza visitatori, è tuttavia un fatto che ieri, 16 luglio 2015, una pattuglia di marxisti dell’Illinois ha stazionato per alcune ore in una dependance di Montecitorio! Infiltrato tra loro il sottoscritto, nell’abituale veste di spia al servizio dei movimenti dal basso (che nun pagheno). Purtroppo non ho potuto effettuare riprese perché mi sono fatto beccare come un dilettante da uno dei promotori, tale Alfredo D’Attorre, che mi ha imposto di spegnere la telecamera. Sono però riuscito a registrare l’audio dell’intervento (che non pubblicherò) di uno dei convenuti, uno sconosciuto professoruccio di un’università di provincia abruzzese, un certo Alberto Bagnai (chi lo conosce è pregato di fornirmi ragguagli sulla sua persona e sul suo ruolo). Pare che questo Bagnai, che quando ha preso la parola tutti lo ascoltavano come fosse chissà chi, sia un tipo strano. Boh! Io so solo che ha salutato tutti tranne me. Eppure da qualche parte io questo l’ho già visto…

Il seminario

Al seminario, organizzato da ideecontroluce, erano presenti quasi tutti i soggetti che, da un quinquennio a questa parte, stanno alimentando la polemica contro l’euro e l’Unione Europea, sia pure con diverse declinazioni che, talvolta, sono state all’origine di polemiche molto dure. Gli ultimi avvenimenti in Grecia stanno – io credo – mettendo in secondo piano le divergenze, suscitando non dico un moto unitario, ma almeno una spinta al dialogo. Se questa lettura è corretta, allora il seminario di ieri potrebbe avere un’importanza maggiore di un semplice incontro in cui ci si scambiano idee e punti di vista, ed essere invece il punto di inizio di una fase più o meno lunga in cui i principali protagonisti della battaglia per la democrazia in Italia e in Europa, minacciata dal collasso dell’euro e dalla sua sottostante ideologia, potrebbero ricominciare a dialogare.

Consentitemi di tornare alla chiave goliardica con cui ho aperto questo post (poi ci do un taglio, prometto): se ieri i commessi di Montecitorio avessero ricevuto l’ordine di sequestrare i convenuti per scaraventarli nelle segrete del Palazzo, ebbene avrebbero messo a tacere buona parte della centrale ideologica da cui promanano le idee antieuriste e antiliberiste che stanno demolendo, giorno dopo giorno, sistematicamente e con la forza congiunta della ragione e della passione, la narrazione tossica messa in campo dalle élites finanziarie per giustificare la loro azione.

Tra i relatori c’erano dei grandi assenti, questo è vero, ma le loro posizioni erano tuttavia rappresentate tra gli astanti. Poiché non intendo nascondevi nulla faccio i nomi: i sovranisti dell’ARS e i memmettari (per essi Mario Volpi). Mancavano anche Nino Gallonie Antonio Maria Rinaldi (che pure abbiamo incontrato all’ingresso, ma che non ha partecipato ai lavori – #nonsoperché).

Non c’erano, a dire il vero, nemmeno rappresentanti della Lega Nord e del M5S, ma non credo che ad alcuno passi per la testa l’idea che costoro abbiano titolo per essere inclusi nel concetto di “centrale ideologica” testé citato. Presenti invece alcuni rappresentanti della cosiddetta sinistra internazionalista (o #altreuropeista che dir si voglia): Franco Giordano (ex-segretario del PRC), Alfonso Gianni (ex-SEL) e l’economista Salvatore Biasco.

Promotori dell’incontro Alfredo D’Attorre (PD) e Stefano Fassina (ex-PD – qui il suo intervento). Hanno preso la parola tra gli altri, (oltre a Fassina e D’Attorre) Sergio Cesaratto, Luciano Barra Caracciolo, Emiliano Brancaccio (qui il suo intervento), Vladimiro Giacchè, Moreno Pasquinelli, Alberto Bagnai. Alcuni interventi (Giacchè, Cesaratto, Brancaccio) hanno avuto al centro tematiche macroeconomiche, soprattutto in riferimento al caso greco; Barra Caracciolo ha trattato gli aspetti giuridici relativi alla rottura (sic stantibus rebus) dei trattati europei.

Gli interventi eminentemente politici sono stati quelli di Fassina, Pasquinelli e Bagnai.

Sostiene Fassina: «Che fare? Siamo a un bivio sto­rico. Da una parte, la strada della con­ti­nuità vin­co­lata all’euro, ossia della ras­se­gna­zione alla fine delle demo­cra­zia delle classi medie oppure dell’illusione di “svol­te­buone”: un equi­li­brio pre­ca­rio di sot­tooc­cu­pa­zione e di rab­bia sociale, minac­ciato da rischi ele­va­tis­simi di rot­tura. Dall’altra, il supe­ra­mento con­cor­dato, senza atti uni­la­te­rali, della moneta unica e del con­nesso assetto isti­tu­zio­nale, innan­zi­tutto per il recu­pero dell’accountability demo­cra­tica della poli­tica mone­ta­ria: un per­corso imper­vio, incerto, dalle con­se­guenze dolo­rose almeno nel periodo iniziale… La scelta è dram­ma­tica. Fare l’euro è stato un errore di pro­spet­tiva poli­tica. Siamo stati inge­nui o, peg­gio, incon­sa­pe­voli degli effetti di mar­gi­na­liz­za­zione della poli­tica impli­cati nei Trat­tati… La strada della discon­ti­nuità può essere l’unica per ten­tare di costruire una forza poli­tica in grado di ria­ni­mare la Costi­tu­zione della “Repub­blica demo­cra­tica, fon­data sul lavoro”».

Gli ha fatto eco Pasquinelli, che ha ricordato i concetti gramsciani di “senso comune”, di “egemonia” e di “politica nazional-popolare”.

Per Gramsci (Quaderno 21) «In Italia gli intellettuali sono lontani dal popolo, cioè dalla “nazione”, e sono invece legati a una tradizione di casta, che non è mai stata rotta da un forte movimento politico popolare o nazionale dal basso». Questo, per Pasquinelli, è il peccato originale della moderna sinistra italiana la quale, caduta nella trappola di un “cattivo universalismo”, non solo ha rifiutato di coniugare le istanze di classe con quelle della sovranità nazionale, ma ha aderito ad un globalismo astratto e parolaio che ha finito con l’essere funzionale agli interessi del grande capitale, questo sì genuinamente internazionalista, cioè globalista. Una sinistra che voglia realmente difendere gli interessi del lavoro deve quindi, per Pasquinelli, recuperare l’orizzonte dell’interesse nazionale, ponendosi l’obiettivo concreto di costruire il socialismo nello spazio dove la dialettica dei rapporti di forza è più favorevole agli interessi del mondo del lavoro. Per Pasquinelli la condizione necessaria, seppure non sufficiente, per costruire il socialismo è l’esistenza di un’identità nazionale, cioè di una coscienza di popolo, mentre l’internazionalismo è il luogo del confronto nel quale gli Stati socialisti possono giocare la propria partita. Pertanto, conclude Pasquinelli, è necessario respingere la costruzione europea, a partire dalla moneta unica e fino al recesso dai trattati neoliberisti che disegnano l’assetto dell’Unione Europea. Pertanto è necessario, in questa fase, dare vita a un nuovo partito che si apra a una forte partecipazione dal basso chiamando a raccolta il mondo del lavoro e le classi medie devastate dall’assetto neoliberista dei trattati e dalle conclamate disfunzionalità della moneta unica, senza escludere alleanze con tutte quelle forze democratiche che rivendicano la riconquista della sovranità e la difesa della Costituzione.

Alberto Bagnai ha ricordato che l’euro è uno strumento del capitale, come dimostrato da un dibattito durato decenni al quale ha contribuito la stessa Barbara Spinelli che, in un articolo sul Corriere della Sera del 1996, si preoccupava della possibile involuzione democratica che la moneta unica avrebbe provocato. Per Bagnai Tsipras, e chiunque sostenga di voler combattere l’austerità restando nell’euro, ad esempio Podemos, è un illuso. C’è un problema comune a molti esponenti della sinistra italiana ed europea, ed è l’impreparazione in campo economico che conduce molti suoi esponenti, anche quando sono in buona fede e ammesso che lo siano, a considerare come possibili soluzioni che, per banali ragioni tecniche, tali non sono. I cosiddetti “Stati Uniti d’Europa” implicano necessariamente la devoluzione del potere politico a élites non elette, dunque non democratiche. Non vi è, per Bagnai, altro modo possibile di gestire la moneta unica nel quadro degli attuali e concreti interessi in gioco, sia nazionali che di classe. E’ necessario recuperare il senso della realtà dei fatti economici e politici, anche riappropriandoci di alcune verità della scienza economica che ci venivano insegnate a scuola, che oggi sono negate e sostituite da narrazioni fantasiose come quella per cui l’inflazione sarebbe creata da un eccesso di emissione da parte di una Banca Centrale (che ovviamente, secondo la stessa narrazione, deve essere “indipendente”, cioè sottratta al controllo democratico degli elettori). L’aver accettato, da parte della sinistra, questa narrazione, ha comportato e comporta una paradossale inversione delle priorità, per cui viene pacificamente accettato che l’Unione Europea ponga al primo posto il contenimento dell’inflazione, anche a scapito della difesa dei livelli occupazionali. Questa è una visione intrinsecamente fascista, sostenuta da un Einaudi, elevato al rango di Padre della Patria attraverso percorsi “che non voglio capire”, il quale era il Giavazzi di Mussolini quando il Corriere della Sera era con Mussolini!

E per finire… bunga! bunga!

Per dovere di cronaca tento di riportarvi anche l’intervento dell’ex-segretario del PRCFranco Giordano… Anzi no, ci rinuncio. La verità è che proprio non sono riuscito a capire cosa volesse dire. Sarò io che non sono preparato, sarà che lui, Franco Giordano, proprio parlava per dar fiato alla bocca, sarà quel che sarà ma io non ci ho capito gnente! E dire che sono il Magnifico Rettore della facoltà di gnentologia dell’Università di Castro dei Volsci!

Dice: ma che è la gnentologia? Ah ragazzi, adesso vi spiego. Avete presente Bastiano, il pastore ciociaro interpretato da Nino Manfredi? Ebbene Bastiano, quando il signorotto locale gli faceva un bel discorsetto per convincerlo che a pagargli di più il latte e le marzoline ne sarebbe derivato un danno per l’intera nazione, lui si grattava la testa e gli rispondeva: ma gnente gnente me voi ‘ncula’?

Invece il “compagno”Alfonso Gianni, quando gli hanno detto che per stare in Europa bisognava contenere i salari, ha risposto: che bella l’Europa!
* Fonte: Ego della rete

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