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LA CAPITOLAZIONE. Tsipras ha sfasciato la sua maggioranza. E ora?

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[ 11 luglio ]

Il Parlamento greco ha dato mandato a Tsipras di chiudere l’accordo con l’Unione europea.

A favore della mozione hanno votato 251 deputati su 300, i no sono stati 32, otto le astensioni

E la sinistra interna di di Syriza? Ha scelto l’astensione per evitare la caduta del governo.
Tutti e otto gli astenuti appartengono al partito del premier, solo due dei suoi rappresentanti si sono espressi contro, sette non erano in Aula. 
In totale 17 deputati di Syriza su 149 hanno manifestato il proprio dissenso. E si tratta di pezzi da novanta, come l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, ufficialmente assente per ragioni famigliari, o il presidente dell’assemblea Zoe Constantopoulou e il ministro dell’Energia e leader dell’ala sinistra del partito Panagiotis Lafazanis, che si sono limitati a rispondere “presente” al momento di voto, di fatto astenendosi. 
A favore si sono espressi invece almeno 100 esponenti dell’opposizione: la maggioranza dei centristi filo europei di To Potami (che conta 17 parlamentari) ma anche molti del centrodestra di Nea Dimokratia (76) e del socialista Pasok (13). 

TSIPRAS QUINDI CE L’HA FATTA, MA COI VOTI DEI  PARLAMENTARI-QUISLING CHE HANNO PORTATO LA GRECIA NELL’ABISSO (Pasok e Nuova Democrazia), AVENDO PERSO IL SOSTEGNO DELLA PARTE MIGLIORE DEL SUO PARTITO. Un quadro di alta instabilità, mentre dovranno essere applicate le nuove misure neoliberiste di austerità.

Ieri informavamo della riunione, drammatica, della Piattaforma di sinistra [sinistra di SYRIZA]. Qui sotto una versione ridotta della dichiarazione presentata dalla Piattaforma sinistra nella riunione plenaria di ieri, 10 luglio, del gruppo parlamentare di Syriza.

L’alternativa all’austerità


«In questo momento critico, il governo Syriza non ha altra scelta che respingere il ricatto delle “istituzioni” che cercano di imporre un programma di austerità, di deregolamentazione e privatizzazione.

Il governo deve dichiarare alle “istituzioni” e deve annunciare al popolo greco che, anche all’ultimo momento, senza un compromesso positivo riflesso in un programma che ponga fine all’austerità, fornisca liquidità sufficiente per l’economia, porti alla ripresa economica, e comprenda una maggiore cancellazione del debito,  è pronto a seguire un percorso progressivo alternativo che metta in dubbio la presenza del nostro Paese nella zona euro, ed insieme interrompa il rimborso del debito.

Al fine di affrontare le pressioni e le richieste inaccettabili dei creditori, il processo che potrebbe portare la Grecia fuori dalla zona euro è un problema serio e complessa, che avrebbe dovuto essere sistematicamente redatto dal governo e da Syriza. Tuttavia, a causa dei tragici blocchi che hanno prevalso sia nel governo che nel partito, questo non è stato fatto.

Ciò non di meno, anche ora il governo può e deve rispondere al ricatto delle “istituzioni”, ponendo la seguente alternativa: o un programma senza ulteriore austerità, fornendo liquidità, e che porti alla cancellazione del debito, o l’uscita dall’euro ed il default sul il rimborso di un debito ingiusto e insostenibile.

Se richiesto dalle circostanze il governo ha, ancora oggi, la possibilità e il minimo di liquidità che è necessaria per attuare un programma di transizione per la moneta nazionale, che le consentirà di attuare i suoi impegni verso il popolo greco, e in particolare per adottare le seguenti misure:

 1) La riorganizzazione radicale del sistema bancario, la sua nazionalizzazione sotto controllo sociale, e il suo riorientamento verso la crescita.
 2) Il rifiuto completo di austerità fiscale (avanzi primari e pareggio di bilancio) al fine di affrontare in modo efficace la crisi umanitaria, coprire i bisogni sociali, ricostruire lo stato sociale, e portare l’economia fuori dal circolo vizioso di recessione.
  3) L’attuazione delle procedure che portino all’uscita dall’euro ed alla cancellazione della maggior parte del debito. Ci sono scelte assolutamente gestibili che possono portare ad un nuovo modello economico orientato verso la produzione, la crescita, e la variazione dei rapporti di forza sociali a vantaggio della classe operaia e del popolo.

L’uscita dalla zona euro nelle condizioni attuali è un processo difficile ma fattibile che consentirà al paese di seguire un percorso diverso, lontano dai programmi inaccettabili inclusi il pacchetto Juncker.

Dobbiamo sottolineare che l’uscita dall’euro non è un fine in sé, ma il primo passo di un processo di cambiamento sociale, di recupero della sovranità nazionale e del progresso economico coniugato alla crescita e la giustizia sociale. Fa parte di una strategia globale basata sulla ricostruzione produttiva, il rilancio degli investimenti, e la ricostituzione dello stato sociale e lo stato di diritto.

Di fronte al comportamento intransigente dei creditori, il cui scopo è quello di costringere il governo di Syriza alla piena resa, la fuoriuscita dall’euro è una scelta politicamente ed eticamente giusta.

Uscire l’euro è, infine, un percorso che comprende il confronto con potenti interessi nazionali ed esteri. È per questo che il fattore più importante per affrontare le difficoltà che si presentano è la determinazione di Syriza ad attuare il suo programma, traendo forza dal sostegno popolare.

Più in particolare, alcuni degli aspetti positivi dall’uscita comprendono:

 a) Il recupero della sovranità monetaria, il che significa automaticamente recuperare la capacità di fornire liquidità all’economia. Non c’è altro modo per tagliare il cappio della Banca centrale europea sulla Grecia.

  b) L’elaborazione di un piano di sviluppo basato sugli investimenti pubblici, che però permetterà anche il rilancio degli investimenti privati. La Grecia ha bisogno di una nuova e produttiva relazione tra il settore pubblico e privato e di entrare in un percorso di sviluppo sostenibile. La realizzazione di questo progetto sarà possibile una volta che la liquidità verrà ristabilita, combinata con il risparmio nazionale.

  c) Riconquistare il controllo del mercato nazionale sui prodotti importati, rivitalizzare e valorizzare il ruolo delle piccole e medie imprese, che restano la spina dorsale dell’economia greca. Allo stesso tempo, le esportazioni saranno stimolate con l’introduzione di una moneta nazionale.

  d) Lo Stato sarà liberato dalla morsa dell’Unione monetaria europea a livello di politica fiscale e monetaria. Sarà in grado di raggiungere la sostanziale abolizione delle austerità, senza vincoli irragionevoli sulla fornitura di liquidità. Ciò permetterà anche allo Stato di adottare misure che porteranno alla giustizia fiscale ed alla redistribuzione della ricchezza e del reddito.

  e) La possibilità di una crescita accelerata dopo i difficili mesi iniziali. Le risorse che sono diventate inattive durante i sette anni di lungo periodo di crisi possono essere rapidamente mobilitate per invertire la disastrosa politica del memorandum, e ciò non e fattibile se non vi è liquidità sufficiente e la stimolazione della domanda. Questo aprirà la possibilità di una diminuzione sistematica della disoccupazione e un aumento del reddito.

Infine, lasciando la UEM, la Grecia non diventerà meno europea, essa semplicemente seguirà un percorso diverso da quello seguito dai paesi del nucleo dell’Unione europea, un’opzione che è già in fase avanzata in paesi come la Svezia e la Danimarca. L’uscita dalla zona euro non solo non isolerà il nostro paese ma, al contrario, permetterà di acquisire un nuovo ruolo sulla scena internazionale. Un ruolo basato sull’indipendenza e la dignità, molto diversa dalla posizione di un paria insignificante come ci han fatto diventare le politiche neoliberiste del memorandum.

Il processo di un’uscita dalla UEM richiede naturalmente legittimità politica e il sostegno popolare attivo. Il referendum ha dimostrato la volontà del popolo di respingere una volta per tutte l’austerità a prescindere dalle sfide poste dai dominanti esteri e nazionali.

E ‘ormai chiaro che il nostro governo sarebbe sostanzialmente costretto a uscire l’euro a causa del rifiuto finale dell’UE di accettare proposte ragionevoli sulla riduzione del debito, l’eliminazione di austerità, e il salvataggio dell’economia greca e della società, come dimostra il nuovo ultimatum inviato dopo il referendum».


* Traduzione di Enea Boria

3 pensieri su “LA CAPITOLAZIONE. Tsipras ha sfasciato la sua maggioranza. E ora?”

  1. Anonimo dice:

    Varufakis sarà pure un "pezzo da 90" (o non piuttosto un pezzo di …qualcos' altro?), ma la scusa dei "motivi di famiglia" per assentarsi anziché assunersi le sue responsabilità di fronte al popolo lavoratore e combattere contro lo scempio della sovranità e del popolo greco perperato in parlamento mi sembra decisamente penosa.A parte la dichiarazione verbale-cartacea (che mi ricorda molto di Bersani-Civati-Fassina-Vendola-Ferreo e via facendo pena), la sinistra di Syriza ha anche intenzione di fare qualcosa di concreto e produttivo, per esempio una scissione, o intende fungere da foglia di fico al quisling Tsipras così come i suddetti italioti lo fanno a Renzi?Giulio Bonali

  2. Anonimo dice:

    Ma questo documento della sinistra di Syriza in cui si dice che bisogna uscire dalla UE, è sostenuto pure da Varoufakis?

  3. Redazione SollevAzione dice:

    No, Varoufakis, pur essendo contro l'accordo capestro, non aderisce a Piattaforma di Sinistra.

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