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PER UN NUOVO “OXI DAY” di Leonardo Mazzei

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[ 4 luglio]
Un’Europa antidemocratica, irriformabile e politicamente fallita: come non dirgli di NO (e non solo in Grecia)?

Mancano 24 ore al referendum greco. Il risultato appare incerto. Gli effetti della paura sono difficilmente misurabili, ma un peso lo avranno. E di certo peseranno le incredibili incertezze di Tsipras. Ciò nonostante il NO può comunque prevalere, sia pure in un paese profondamente spaccato in due.
Chiara dovrebbe essere a tutti, tranne che ai marziani del KKE (il partito comunista greco ha dato indicazione di annullare la scheda), l’importanza del risultato che scaturirà dalle urne domani sera.

Comunque vada, le vicende di questi giorni sono di grande insegnamento, non solo per i greci ma per tutti i popoli d’Europa.

Vediamoli, questi insegnamenti:

1. UE antidemocratica

L’Unione Europea è un’entità assolutamente antidemocratica. Non solo per quelle che sono le sue istituzioni, per i suoi processi decisionali. L’UE è strutturalmente antidemocratica perché la sua natura – la sua natura, non solo la sua politica – è profondamente oligarchica. Una gabbia pensata e realizzata per schiacciare i popoli ed ogni istanza di giustizia sociale. Per noi non è una novità, ma la vicenda greca lo ha mostrato anche ai ciechi. «Non ci può essere scelta democratica contro i trattati europei», questo affermava già a gennaio il sig. Juncker, l’alcolista lussemburghese messo a capo dell’euro-oligarchia. Lo stesso Juncker che, insieme a tanti capi di governo, minaccia ora i greci, intimandogli di votare SI’ pena i più tremendi sfracelli. La democrazia è incompatibile con l’Unione Europea, questo è il primo insegnamento.

2. UE irriformabile

L’Unione Europea è irriformabile. Lo abbiamo detto tante volte, ma cosa c’è di meglio della prova dei fatti? In 5 mesi di “trattative” l’UE non si è spostata di una virgola dai suoi diktat. Il governo greco certo sperava in un diverso atteggiamento di alcuni governi. All’inizio aveva perfino sperato in Renzi… Alla prova dei fatti la Grecia è rimasta sola, con la Germania a far da padrona, i “nordici” ad ululare contro i “fannulloni” del Mediterraneo, gli iberici a fare il tifo per il sig. Schäuble affinché la durezza del suo messaggio arrivi ben chiara ai loro popoli in vista delle prossime elezioni. Come si fa, in un quadro come questo, a rilanciare la parola d’ordine dell’«altra Europa», come se fosse possibile modificare dall’interno un simile mostro? Non pretendiamo una risposta dai sinistrati italiani, perché costoro preferiscono la declamazione all’analisi, ma certo i popoli cominciano a capire la realtà delle cose.

3. UE fallita

La compattezza del resto dell’Eurozona contro la Grecia potrebbe far pensare che, tolti appunto i greci, stia prendendo forma nei fatti una spinta verso l’unità politica. Cosi non è. I governi europei sono uniti contro la Grecia per un solo e contingente motivo: perché vogliono rovesciare l’unico governo europeo che, pur con tanti limiti, ha un programma fortemente anti-austeritario. Se il governo Tsipras cadesse, essi tornerebbero a litigare su tutto, come la vicenda dell’immigrazione dimostra ad abundantiam. Vedrete, ad esempio, come il bulletto che disgraziatamente governa l’Italia, oggi diligente scolaretto tutto intento ad arrufianarsi la maestrina Merkel, avrà i suoi problemi in autunno quando toccherà a lui fare “i compiti a casa“. In ogni caso, dovrebbe essere chiaro a tutti che l’UE è tutto fuorché un’Unione, che non si vede quale unione politica possa essere mai possibile quando si spinge un paese al suicidio economico ed al disastro sociale, quando non solo non si prevede nessun trasferimento di ricchezza da chi è più ricco verso chi è più povero, ma si continua a pretendere pervicacemente l’esatto contrario. Impossibile non prendere atto del fallimento dell’UE come progetto di unione politica. Gli Stati Uniti d’Europa – che per noi sarebbero comunque un vero incubo – continuano forse ad essere il sogno di una certa sinistra fisiologicamente in ritardo sui processi reali, ma è un fatto che non vi sia più alcun governo europeo che vi creda davvero. Il fallimento politico dell’UE è ormai evidente a (quasi) tutti.

4. Euro moneta straniera

E’ forse questo l’aspetto più eclatante. Quello messo in evidenza dalle (peraltro per niente agitate) code ai bancomat. Con la sovranità monetaria queste scene sarebbero state semplicemente inconcepibili. Uno stato sovrano può andare certamente in crisi, può vedere svalutata al di là del voluto la propria moneta, ma non resta mai privo di liquidità. Invece, con una moneta straniera questo non solo può accadere, ma è esattamente quanto sta avvenendo questi giorni in Grecia. Se la Bce vuole il paese ellenico è in ginocchio. In quale misura metterlo in ginocchio viene graduato in base a precisi calcoli politici. E’ così difficile rendersi conto di questa mostruosità? Non crediamo proprio.

5. Non può esistere l’euro senza austerità

Il solito Schäuble lo ha detto senza infingimenti. Non è possibile avere la botte piena e la moglie ubriaca, questa è la verità. Dato che l’euro è la moneta di un’entità sovra-statuale, e dato che questa entità non vuole e non può attuare politiche solidaristiche al proprio interno, non restano che le politiche austeritarie per ottenere quella disciplina fiscale e di bilancio senza la quale una moneta senza Stato andrebbe irrimediabilmente in crisi. Ma le politiche di austerità, da applicare principalmente ai paesi della periferia mediterranea, hanno anche un altro scopo: quello di ottenere una forte svalutazione interna al posto dell’impossibile svalutazione esterna. E la svalutazione interna è quella che i popoli pagano maggiormente in termini di diminuzione dei salari, delle pensioni, dei diritti, ma anche del valore di beni piuttosto diffusi come la casa. Ad ogni modo, l’euro senza austerità è (almeno per i paesi mediterranei) semplicemente impossibile. Speriamo che i popoli interessati, a partire da quello greco, comincino a prenderne coscienza il prima possibile.

6. Ma l’austerità uccide l’economia
Che l’austerità uccida l’economia è ormai nella consapevolezza di decine di milioni di persone in tutta Europa. Sono finiti i tempi in cui si propagandava l’austerità come una virtù che avrebbe favorito la crescita. Oggi a questa favoletta edificante non crede più nessuno. I fatti che la smentiscono sono troppo grandi. Eppure – a dimostrazione di quanto siano irriformabili l’euro e l’UE – ai popoli del sud si continuano a proporre (più esattamente, ad imporre) politiche di austerità. Clamoroso il caso greco. Al governo di Atene, che ha accettato una spaventosa manovra fiscale pari al 2% del Pil (come se in Italia si proponesse una finanziaria di 33 miliardi di euro), la troika (UE, BCE, FMI) ha risposto che ancora non basta, che ulteriori sacrifici sono necessari. In realtà tutti sanno che l’economia greca, che ha perso in questi anni il 25% del Pil, non può reggere una nuova manovra di questo tipo. Essa produrrebbe un nuovo approfondimento della recessione, nuovi disoccupati, crescente povertà. Chi teme le innegabili difficoltà dell’uscita dall’euro, sappia che l’alternativa è questa e solo questa. 

7. Il referendum e il governo Tsipras 

Del referendum non c’è che da attendere l’esito. Certo, il governo di Atene avrebbe potuto respingere il diktat della troika senza sottoporsi al rischio di un voto dominato dalla paura. D’altro canto il referendum è pur sempre meglio dell’accordo che si profilava la settimana scorsa. Il fatto che Tsipras abbia fatto ricorso a questa mossa, stretto anche dallo scontro interno a Syriza, ci parla chiaramente delle contraddizioni della sua linea politica. Quelle di cui ci siamo occupati al punto 5, riguardo al fatto che non si può pretendere la fine dell’austerità restando dentro all’infernale sistema chiamato euro. Queste contraddizioni hanno riempito la cronaca dei giorni scorsi e sono un pesante fardello per quelli che ci attendono. Per capirci, ma come si fa a chiamare il popolo al giudizio supremo il venerdì, per poi cercare di riaprire il negoziato con la troika il martedì successivo? Come si fa a dichiarare (giustamente) di essere sotto ricatto, per poi promettere un inverosimile accordo entro le 48 ore successive al referendum? Anche comprendendo tutte le esigenze tattiche del caso, non si può non vedere come il governo greco abbia trasmesso in questi giorni un’immagine di straordinaria debolezza.

8. Un nuovo Oxi day

La speranza è che il popolo greco – a dispetto di tutte queste incertezze – decida di celebrare domani un nuovo Oxy day. Una nuova giornata del NO, come quella che viene ricordata ogni anno il 28 ottobre, nell’anniversario dell’ultimatum di Mussolini del 1940. Ultimatum che venne appunto respinto con un semplice NO. Vista l’incertezza non è adesso possibile prevedere il risultato. Quel che possiamo già valutare sono invece le conseguenze dell’esito referendario. Se una vittoria del SI’, per quanto di misura, rafforzerebbe non poco la dittatura eurista, quella del NO aprirebbe la strada ad uno scenario assai più favorevole a tutte le forze che contro questa dittatura si battono. Davvero non è difficile comprendere l’entità della posta in gioco.

7 pensieri su “PER UN NUOVO “OXI DAY” di Leonardo Mazzei”

  1. Anonimo dice:

    L' atteggiamento del KKE non mi sembra affatto quello di marziani, bensì quello di conseguenti oppositori dell' euro e della cosiddetta "Europa" degli strozzini della grande finanza e fautori intransigenti e decisi della riconquista della sovranità.Il referendum non chiede: vuoi restare nella cosiddetta "Europa" o riacquistare la sovranità monetaria e politica?Da invece per scontato che da questo orrendo carcere dei popoli non si debba affatto uscire.E infatti chiede: vuoi l' Europa di Merkel, Draghi, Lagarde e compagnia o una fantomatica "europa alternativa democratica, popolare", con un "euro senza austerità"? Cioé vuoi la botte piena e la moglie ubriaca?Balle penose intese a turlupinare il popolo, come nell' articolo si afferma chiaramente.A me pare che unica conseguenza coerente di tutto l' argomentare di Leonardo sia (sarebbe stata): ergo diciamo no tanto all' Europa senza maschera, con il sangue dei popoli che le cola oscenamente dalla bocca, quanto all' Europa di Tsipras e Varufachis (e non a caso anche di Fassina e di Vendola, che si sono precipitati a parassitare), non meno ingorda del sangue del popolo anche se più ipocritamente ligia al galateo (usa il tovagliolo per pulirsi la bocca che ne é comunque straboccante).Giulio Bonali

  2. Leonardo Mazzei dice:

    Caro Giulio,da sempre i comunisti fanno le battaglie importanti. Che non sempre possono avere la forma desiderata. Sappiamo benissimo quanto contraddittoria sia la posizione di Syriza e del governo Tsipras, che promette (in caso di vittoria del NO) un accordo (quale accordo?)per domani.Tuttavia, come si fa a non vedere le enormi conseguenze di una vittoria del NO e, viceversa, il disastro che produrrebbe un'affermazione del SI'?Una vittoria del NO, al di là di quel dice Tsipras, spingerebbe fortemente per la rottura con l'eurozona, aprendo in ogni caso scenari politici più avanzati. Come si fa ad essere indifferenti?Non a caso i nostri compagni della sinistra no-euro greca, quelli che hanno organizzato il Forum di Atene, sono stati impegnatissimi nella campagna per il NO.La verità è che un partito che si dichiara comunista non può prescindere dagli interessi del suo popolo, da quelli della classe che intende rappresentare, né può prescindere da un'analisi razionale della situazione concreta.Il KKE ha deciso di percorrere un'altra strada. Non credo che gli porterà bene.

  3. Francesco Buontalenti dice:

    OTRispondo ai numerosi lettori che mi hanno accusato di fare il genio incompreso.I miei toni non sono simpatici ma quello che vedo con grande stupore e un po' di rabbia è che oggi mentre grazie a due politici greci il popolo sta andando a decidere del suo destino – cosa che non è stata concessa agli italiani, agli spagnoli, ai portoghesi, a nessun altro popolo nella UE – la sinistra continua a ripetere le sue ridicole litanie dei perdenti cronici.Peter Yanez mi chiede: e se vincono i sì?Ma che diavolo di domanda è? Cosa vorresti un referendum finto in cui vincono quelli che vuoi tu?E che colpa avrebbero Tsipras e Varoufakis se il popolo greco non troverà il coraggio?COMUNQUE: anche se vincono i sì a lungo termine ci saranno delle ricadute positive PERCHE' IN QUEL CASO, come ho detto varie volte, LA GRECIA FIRMEREBBE UN ACCORDO RECESSIVO e le conseguenze sulla vita dei cittadini non tarderebbero a farsi sentire con conseguenze politiche, diciamo così, "inedite". E non nel lungo periodo.Per il resto, il fatto che non vogliate capire che pur con dei limiti (sono esseri umani) Tsipras e Varoufakis hanno non solo mantenuto le loro promesse elettorali ma hanno portato con grandissimo coraggio e intelligenza il loro popolo a poter dire l'ultima parola e i tedeschi a sputtanare davanti a tutti sé stessi e l'intera Unione è semplicemente l'ennesima conferma che la sinistra italiana è composta da un variegato ed eterogeneo ammasso di piccola borghesia perdente che definirei "l'entropia della Storia".Mi dispiace solo che non me lo aspettavo da Sollevazione, credevo che alla fine avrebbero capito apprezzando la strategia politica dei due leader greci. Vi informo cari compagni della Redazione che se come consenso elettorale state presumibilmente sullo zero virgola o forse meno è proprio perchè vi rifiutate di accettare il fatto che bisogna saper parlare ed essere persuasivi anche con gli indecisi.Meno male che c'è Grillo che infatti ha approvato di cuore l'iniziativa del primo ministro greco e che, guarda caso, aveva a sua volta proposto un referendum popolare sulle questioni relative all'UE (cioè sull'euro).Oggi è una giornata di festa e qualsiasi sarà il risultato da lunedì le cose non saranno più come prima.Ne riparleremo ma so già che anche di fronte all'evidenza vi rifiuterete di aprire gli occhi.

  4. Anonimo dice:

    Salve Mazzei. Ho una domanda per lei a cui nessuno vuole rispondere nemmeno tra chi va in tv.Il pareggio di bilancio è un vincolo di austerità.Entrate – spese = 0 (tralasciamo il discorso del ciclo economico mondiale).Ma tra le spese sono considerati gli interessi sul debito?Ho 72 anni ma nessuno mi risponde.Saluti,Leonardo Bruni

  5. Anonimo dice:

    Caro Leonardo, fare la Cassandra é sempre spiacevole e anche stavolta spero proprio di sbagliarmi, ma il no sta stravincendo e credo che tutto quello che ne seguirà sarà un nuovo accordo capestro con un spruzzata di vaselina in più (e con il popolo greco che verrà fatto passare per accondiscendente: oltre al danno la beffa di farlo passare per una "gloriosissima vittoria della democrazia"; già mi aspetto che il Buontalenti lo paragonerà alla Rivoluzione di Ottobre o a Stalingrado).Se così sarà (ma la speranza di sbagliarmi é l' ultima a morire, ovviamente), allora sarà la dimostrazione che il KKE aveva perfettamente ragione, che é stato un referendum-farsa ai danni del popolo lavoratore (e furbissimi giocatori di poker si saranno dimostrati casomai la Merkel, Draghi, Junker e la Lagarde).Rammento fra l' altro a chi accusa i Comunisti greci di essere delle specie di bordighisti che non sanno fare altro che aspettare l' "ora X" che aveveno proposto a Syriza in parlamento che la domanda referendaria fosse circa il mantenimento o meno dell' euro e la permanenza o meno nella cosiddetta "Europa" (ma contro il KKE c' é una vera e propria congiura del silenzio).Giulio Bonali

  6. Leonardo Mazzei dice:

    Rispondo a Leonardo Bruni.Quando si parla di pareggio di bilancio (quello disgraziatamente inserito nella Costituzione) sono inclusi anche gli interessi sul debito.Diverso quando si parla di avanzo (o disavanzo) primario, che invece non include il costo del debito.

  7. Anonimo dice:

    Grazie e complimenti per le cose che diffonde.Mio nipote è grillino come me e mi ha spinto a contattarla dice che è una cosa incredibile che uno come lei ne sappia più di quelli che vanno in tv e che non abbia mai avuto ruoli in qualche ministero. E' un suo fan accanito.Oggi è un bel giorno per la Grecia e per tutti ma se resta nell'euro secondo me a vincere sarà Obama.Leonardo Bruni

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