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COSA NE PENSANO I GRECI?

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[ 12 agosto ]

Sapir commenta i risultati di un recente sondaggio di Bridging Europe sull’opinione pubblica in Grecia. Nonostante Syriza mantenga ancora la maggioranza relativa nelle preferenze, la stragrande maggioranza degli intervistati ritiene che il partito di Tsipras abbia abbandonato le promesse elettorali e si sia arreso ai creditori. Cosa più interessante, il sostegno all’euro è crollato sotto la metà, e il numero di coloro che vorrebbero uscire è in crescita.


Un sondaggio che è stato condotto in Grecia da BridgingEurope.net tra il 22 e il 24 luglio 2015 ha dato dei risultati interessanti, che mostrano un cambiamento di atteggiamento da parte della popolazione greca [1]. 
Il disincanto verso Syriza appare ora chiaramente, ma senza cambiare, per il momento, le previsioni per le elezioni legislative anticipate, che molto probabilmente si terranno in autunno. Il cambiamento più spettacolare riguarda l’euro. La differenza tra i numero di greci che vogliono mantenere l’euro e quelli che vorrebbero uscire appare molto inferiore a quella dei sondaggi condotti a inizio luglio. Inoltre, la maggioranza assoluta degli intervistati pensa che la Grecia sia destinata a uscire dall’euro, indipendentemente dal fatto che approvi o disapprovi questa opzione.
È bene essere prudenti su questi risultati. I sondaggi sull’opinione pubblica in Grecia non sono molto affidabili. Tuttavia questo è stato fatto da un’organizzazione estera, utilizzando il metodo delle chiamate telefoniche. Questo metodo comunque tende a sottostimare l’opinione delle classi sociali più deprivate economicamente (come anche quella dei giovani), e a traslare il campione, per quanto solo di pochi punti percentuali, verso la classe media, che come è noto è largamente contraria a un’uscita della Grecia dall’euro. Si potrebbe quindi ragionevolmente ritenere che la differenza sia ancora inferiore rispetto a quella indicata in questo sondaggio d’opinione.

Un “tradimento” da parte di Syriza

La prima domanda riguarda l’apprezzamento verso le politiche di Syriza. Le attuali politiche del governo vengono rifiutate, o considerate insoddisfacenti, dal 77 percento degli intervistati. Ma la cosa veramente importante è il motivo per il quale queste politiche vengono rifiutate:

Tabella 1

Pensa che Syriza abbia abbandonato il programma elettorale?
Sì  83 %
No  9 %
Non sa / non risponde  8 %

Pensa che il governo greco si sia arreso ai creditori?
Sì  76 %
No  9 %
Non sa / non risponde  15 %

Scopriamo così che solo il 9 percento delle persone intervistate ha risposto “no” a ciascuna delle due domande. Più di tre greci su quattro ritengono che il governo si sia in effetti “arreso” alle pretese dei creditori. La sensazione della popolazione greca, se dobbiamo stare a questi sondaggi, è dunque quella di essere stati traditi.

Tuttavia, e questo punto è importante, la rottura all’interno di Syriza conseguente al diktat del 13 luglio non è stata percepita come una cosa positiva.

Tabella 2
Pensa che la rottura all’interno di Syriza abbia rappresentato uno sviluppo positivo o negativo?


Tutti gli intervistati
Positivo  31 %
Negativo  58 %
Non sa / non risponde  11 %

Elettori di Syriza

Positivo  16 %
Negativo  79 %
Non sa / non risponde  5 %

Questi numeri mostrano che, in un certo senso, la popolazione grecia resta ancora attaccata al governo di Syriza. Considerando il sistema elettorale greco, che è stato ben recepito dalla popolazione, una divisione all’interno di Syriza rischia di portare al potere il centro-destra (Nuova Democrazia o il partito To Potami, “Il Fiume”). Ciò perché le elezioni seguono un sistema proporzionale, ma il partito che arriva primo riceve un premio di 50 seggi. L’ovvio rischio è che, in caso di divisione, Syriza potrebbe arrivare in seconda posizione dietro Nuova Democrazia (che, come scherzano molti greci, non è né nuova né democratica). E non sono solo gli elettori di Syriza a non volere che questo avvenga, ma sembra che non lo voglia neanche la popolazione nel suo complesso, stanca dell’alternanza tra Pasok (i socialisti) e Nuova Democrazia, che sono ugualmente nepotisti e corrotti. Ciò è confermato dalle seguenti intenzioni di voto:

Tabella 3

Intenzioni di voto in caso di elezioni anticipate


Syriza  33,2 %
Nuova Democrazia  18,6 %
To Potami (Il Fiume)  6,4 %
Alba Dorata  5,9 %
KKE (Partito Comunista Greco)  5,2 %
Greci Indipendenti (ANEL)  4,1 %
Pasok  3,0 %
Altri  4,2 %
Nessuna preferenza  19,4 %

Questi risultati sono molto interessanti. Prima di tutto mostrano che il blocco degli elettori di Syriza rappresenta ancora, e fortemente, la maggioranza. In secondo luogo, i partiti tradizionalmente europeisti restano molto deboli. Il blocco Nuova Democrazia – To Potami – Pasok infatti arriva, complessivamente, solo al 28 percento dei voti. Non si può escludere una ripresa, specialmente a seguito della disillusione verso Syriza, dei partiti che sostengono una posizione tradizionale di accettazione delle condizioni della Troika. Il blocco dei tre partiti tradizionali, che rappresentano la “speranza” delle istituzioni europee, resta molto debole nelle intenzioni di voto. Similmente, i partiti che esprimono un’opposizione radicale, sia Alba Dorata (a destra) che il KKE (a sinistra) non stanno progredendo. Infine, e questo punto è importante, c’è un forte aumento di quelli che non esprimono alcuna preferenza. Comunque non è impossibile che all’interno di questa categoria ci siano ex-elettori di Syriza che aspettano di poter votare un nuovo partito di sinistra, o elettori che non osano ammettere di aver scelto in favore di Alba Dorata. Sembra infatti che tale importante aumento in questa categoria rifletta un problema reale tra gli elettori greci.

L’euro, una questione meno fastidiosa

Un’altra lezione di questo sondaggio riguarda l’evoluzione delle idee riferite all’euro. Prima di tutto dobbiamo sottolineare l’estremo scetticismo dei greci riguardo l’accordo firmato il 13 luglio.

Tabella 4

Pensa che l’accordo sul “salvataggio” porterà un miglioramento delle condizioni economiche e sociali in Grecia?


Tutti gli intervistati
Sì  8 %
No  73 %
Non sa / non risponde  19 %

Elettori di Syriza

Sì  7 %
No  82 %
Non sa / non risponde  11 %

Ciò che qui sorprende è la relativa unanimità delle risposte. In modo concorde, le persone intervistate non pensano che le condizioni economiche e sociali della Grecia miglioreranno grazie all’accordo con i creditori. Ovviamente, l’accordo del 13 luglio viene percepito per quello che è: una resa, che non porterà alcun miglioramento alla situazione. La prospettiva di un’uscita dall’euro viene conseguentemente vista come inevitabile, e la differenza percentuale tra coloro che sono contrari e coloro che sono a favore dell’uscita dall’euro si sta stringendo. Alla fine di giugno circa il 75 percento dell’opinione pubblica era contraria all’uscita dall’euro.

Tabella 5
Nelle attuali circostanze, preferirebbe restare o uscire dall’euro?


Restare  41 %
Uscire  36 %
Non sa / non risponde  23 %

Pensa che la Grexit sia stata evitata?

Sì  32 %
No  58 %
Non sa / non risponde  10 %

In un certo senso quest’ultima domanda è ancora più importante della precedente. Se la popolazione “crede” che ci sarà un’uscita dall’euro (Grexit), si comporterà di conseguenza, specialmente nel proprio comportamento verso il sistema bancario. A queste condizioni c’è un grosso rischio che l’uscita sia inevitabile. Questo fenomeno è noto come “profezia che si auto-avvera”. Il fatto che il 58 percento degli intervistati, e presumibilmente della popolazione, pensa che un’uscita sia inevitabile ha un peso considerevole sui comportamenti economici e finanziari delle famiglie e delle imprese. Ma si deve notare anche il fatto che il numero degli intervistati che è favorevole a restare nell’euro è crollato nel giro di meno di un mese. Al momento solo il 41 percento degli intervistati vuole restare, a fronte di un 36 percento che ritiene preferibile uscire. Un margine d’errore del 5 percento tra le due posizioni è piuttosto basso e presumibilmente corrisponde al margine d’errore da considerare in un sondaggio condotto via telefono.

Stiamo dunque vedendo un mutamento delle opinioni su questo punto.

[1] Il sondaggio può essere scaricato qui

da Voci dall’estero

2 pensieri su “COSA NE PENSANO I GRECI?”

  1. Anonimo dice:

    Il 75% dei greci, a giugno, nel pieno della farsa "negoziale"con la Troika,era contraria all'uscita dall'euro,oggi,a due mesi esatti dalla capitolazione,il numero sembra ridursi,sembra…Non sarà che il martoriato popolo greco abbia le idee un pochino confuse sulla funzione ed il ruolo(politico) della famigerata moneta unica?E' davvero stupefacente che dopo 7(sette)anni di devastazioni provocate dall'oligarchia eurista vi sia ancora un 41% di persone pervicacemente sostenitrici dello strumento principe in mano al capitale multinazionale per distruggere diritti sociali e ben il 75% ancora due mesi fa,quando gli effetti della "cura" tedesca erano già drammaticamente sotto gli occhi di tutti.E poi, quanto può essere conseguente e affidabile per le classi dominate una formazione politica a tal punto ecclettica da imbarcare i voti di quelle classi sociali che fino all'altro giorno,in piena emergenza umanitaria,applaudivano "la responsabile linea" tenuta dai precedenti governi collaborazionisti?Insomma,la possibilità di uscita dall'inferno costruito dalla Troika è stata un abbaglio,o una matura presa di coscienza dell'intento criminale della stessa?Luciano

  2. Anonimo dice:

    Se avessero rimesso subito in sesto la tv pubblica e spiegato ai cittadini la verità forse il sostegno per una uscita immediata dall'euro l'avrebbero avuta.Il problema per Tsipras e compari è però proprio questa: LA VERITA'Se i sacrifici li fanno adesso i greci senza avere in cambio nemmeno la speranza di un miglioramento, figuriamoci se non li avrebbero fatti con la prospettiva di un effetto positivo nel lungo termine mediante l'uscita dalla moneta unica.Adesso il popolo mi pare che da solo cominci a unire i puntini nonostante la propaganda.Fra l'altro vedendo le varie dichiarazioni di Varoufakis, non credo che abbiano fatto nessuna seria discussione con Russi e Cinesi per un eventuale sostegno.Perchè per trattare ci voleva qualche programma concreto dietro.Con quali carte si sarebbero presentati se Varoufakis ha messo su solo un comitatino, con cosa si sarebbbero presentati a trattare? Questi sarebbero uomini di stato?Riccardo.

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