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LA CATASTROFE ITALIANA (parlano i numeri)

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[ 7 settembre ]

Chi ci accusa di essere “catastrofisti” afferma che esageriamo nel prevedere un futuro nero per il nostro Paese ed anzitutto per il popolo lavoratore. Noi abbiamo risposto che la “catastrofe” non è qualcosa di là da venire, una ipotesi sciagurata che sta oltre il presente, ma che è qui, tra noi.

Questa catastrofe non è solo economica, è una catastrofe civile, culturale, spirituale.

Non ci sarà un risorgimento ideale, morale e culturale del Paese dall’alto, in virtù di un’operazione elitaria, ma dal basso, con un risveglio che coinvolga le masse popolari. E’ quella che noi chiamiamo sollevazione popolare.

L’economia (creazione e distribuzione della ricchezza materiale) non è tutto, ma rappresenta le fondamenta su cui poggia l’intera comunità. Vediamo allora, in numeri e dati, la distruzione subita dal tessuto economico del nostro paese, una distruzione pagata anzitutto dal popolo lavoratore, anzitutto dalle sua fasce più deboli —una distruzione che la cupola globalista della borghesia italiana, quella che muove i burattini politici, approfittando della cristi sistemica, ha deliberatamente perseguito.

I numeri non ci dicono tutto, ma ci dicono molto, vediamoli:

(1) Il Prodotto interno lordo è crollato del 10%
(2) La capacità produttiva del Paese è caduta di circa il 25%
(3) Il numero di famiglie sotto la soglia di povertà è raddoppiato, superando il 30% —Nel 2013, il 12,6% delle famiglie è in condizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9% lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila). Le persone in povertà relativa sono il 16,6% della popolazione (10 milioni 48 mila persone), quelle in povertà assoluta il 9,9% (6 milioni 20 mila).
(4) Un milione di posti di lavoro persi —stando alle statistiche ufficiali, quindi cifra per difetto.
(5) Considerando gli under 45 i posti di lavoro distrutti sono stati quasi 3 milioni
(6) Centinaia di migliaia le aziende che hanno chiuso i battenti — solo nel 2014 104 mila imprese sono fallite, entrate in procedura concorsuale o liquidate —il terziario il settore più colpito.
(7) Tra il “popolo delle partite IVA” solo le chiusure hanno riguardato bel l’80%.

Si tratta di dati ufficiali, ognuno verificabile, numeri in base ai quali si può ricavare che la crisi economica che ha investito il paese negli ultimi sette anni, è stata più devastante della stessa seconda guerra mondiale. In poche parole la crisi più grave nella storia italiana.

E’ una catastrofe nazionale. Non se ne esce con mezze misure, bensì con soluzioni radicali, e le soluzioni radicali implicano che si vada alla radice. [1]

NOTE

[1] «LA NOSTRA PROPOSTA

Per noi esiste un’altra strada. Occorre andare alla radice della crisi del sistema, uscire dal marasma, attuando nel nostro paese grandi trasformazioni economiche, sociali e culturali d’emergenza.

(1) Ripudiare di pagare i debiti esteri verso la grande finanza speculativa. E’ inammissibile che il paese sia gettato nella miseria per intere generazioni per ingrassare gli speculatori internazionali. Soltanto preservando le nostre risorse interne eviteremo la deindustrializzazione, la povertà e il saccheggio dei risparmi che milioni di cittadini hanno accantonato con grandi sacrifici;

(2) Uscire in modo programmato dall’euro e dall’Unione europea, per riconquistare la sovranità politica e monetaria, attraverso la reintroduzione della lira. La moneta, infatti, è uno strumento indispensabile, senza il quale un paese non può decidere autonomamente né politica economica, né politica fiscale, né politica sociale, né politica valutaria. 

(3) Svalutare in modo equilibrato la lira per investire nell’industria e nell’agricoltura imponendo opportuni dazi su tutti i prodotti di importazione affinché sia riportata in attivo la bilancia dei pagamenti. La svalutazione se ben gestita da un governo popolare, mentre riattiverà le produzioni italiane (e dunque l’occupazione), non determinerà l’inflazione catastrofica che il sistema mediatico delle oligarchie propaganda per seminare il terrore e l’impotenza nelle classi popolari. In ogni caso, il prezzo in termini inflattivi sarà nettamente inferiore a quello causato dalle continue manovre lacrime e sangue. 

(4) Trasformare e nazionalizzare il sistema bancario e assicurativo in modo da bloccare le banche d’affari che utilizzano i depositi e i risparmi dei cittadini nel gioco d’azzardo dei mercati finanziari internazionali. Tutte le banche hanno una funzione economica e sociale di primaria importanza e devono essere messe sotto stretto controllo pubblico.

(5) Adottare un piano di nazionalizzazione degli enti che operano nei settori strategici di interesse nazionale: energia, acqua, trasporti, telecomunicazioni.

(6) Stabilire un piano nazionale per il lavoro, mettendo al centro la tutela dell’ambiente, del paesaggio, dei beni artistici, della salute e della scuola. Al tempo stesso andranno approntati piani occupazionali per riconvertire radicalmente, in senso ecologico e sociale, il settore energetico, quello dei trasporti e quello abitativo.

(7) A partire dallo spirito originario della Costituzione italiana, promuovere un’Assemblea Nazionale Costituente al fine di riconquistare un’effettiva sovranità popolare.


I partiti delle classi dominanti e i loro derivati, che hanno gestito il potere provocando il disastro economico-sociale e culturale, non sono certo quelli che possono farci uscire dalla crisi. Occorre una svolta, occorre che il popolo alzi la testa e si sollevi, altrimenti non ci sarà alternativa. Per salvare il paese dalla catastrofe occorre una rivoluzione radicale e democratica che stabilisca un governo popolare d’emergenza.

Ed è per avanzare su questa via che proponiamo con un ampio FRONTE POPOLARE che raggruppi tutte quelle forze che condividono la necessità di liberarci da questa classe politica italiana corrotta e asservita al sistema oligarchico europeo e alla finanza speculativa internazionale».

Movimento Popolare di Liberazione – 6 luglio 2012

Un pensiero su “LA CATASTROFE ITALIANA (parlano i numeri)”

  1. Anonimo dice:

    Il programma sarebbe eccellente, ma la sua attuazione richiederebbe una forza elettorale assai più consistente ed una opinione pubblica edotta della problematica. Invece, quando si arriva alle elezioni la confusione è all'apice e i risultati sono demoralizzanti. Si aggiunga a ciò il forte sospetto che le consultazioni elettorali possano essere in qualche modo inquinate (brogli?) infatti non è mai successo che un'opposizione seria abbia avuto successo. La cosa si è avuta eccezionalmente con i referendum del giugno 2011 e si visto cosa è successo dopo con l'avvento delle ere di stampo montiano.Le cause?: soprattutto dovute ai media mainstream e alla carenza sia di informazione che di formazione politica nonchè di una autentica consapevolezza democratica.

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