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GRECIA: LA PROPOSTA DI UNITÀ POPOLARE di Antonio Ntavanellos

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[ 16 novembre]


Giovedì 12 novembre, si è svolto il primo sciopero generale [nella foto uno dei cortei ad Atene] dopo il voto che ha dato vita al secondo governo Tsipras, versione memorandum. Lo sciopero ha avuto successo soprattutto nel settore pubblico, mentre non si conoscono ancora le cifre nel settore privato. Le manifestazione sono state partecipate. Certo non siamo di fronte ai numeri di qualche anno fa, comunque ad Atene si contano 30.000 partecipanti nei tre diversi cortei, ancora una volta partiti da concentramenti separati. E’ da qui che può ripartire un forte movimento che punti a rovesciare il memorandum.


Il dibattito sull’orientamento della sinistra radicale in Grecia si trova ad un tornante. E’ definito dall’inizio del terzo assalto del memorandum – sotto la direzione politica del governo di coalizione Syriza- Anel (Greci indipendenti) – dalla questione della possibilità-plausibilità di una resistenza di massa, operaia e popolare, e dalla questione dell’espressione politica di questa resistenza nell’era post Syriza (nel senso di post governo Tsipras, eletto a gennaio 2015, e della sua evoluzione fino al 13 luglio 2015, data della proposta da lui fatta per un terzo memorandum).

Unità Popolare (UP) è un “luogo” centrale in questa discussione. Perché, malgrado la disfatta elettorale del 20 settembre 2015 [UP ha preso il 2,86% di voti, non raggiungendo la soglia del 3% che permette di entrare in parlamento], UP mantiene un numero importante di militanti a livello nazionale, un contingente organizzato, in modo sia pure rudimentale, in “organizzazioni” locali e settoriali, forze militanti che fanno riferimento al marxismo (con angolature diverse) e ad una prospettiva socialista. Nelle sue fila esiste un insieme di militanti che dispongono di esperienza nell’organizzazione delle lotte e nell’ intervento di massa.

Allo stesso tempo, UP potrebbe e dovrebbe giocare un ruolo chiave: nella svolta degli uomini e delle donne che si sono staccati da Syriza (e che continueranno a staccarsene…), nella relazione di tutti i suoi militanti con le componenti di Antarsya [Fronte anticapitalista], ma anche nei legami possibili con frazioni della base militante del KKE (PC).

E’ per questo che la discussione in seno a UP, in vista della prima Pre-conferenza nazionale (di fine 2015), ma anche della Prima Conferenza nazionale – inizio 2016 – è di grande importanza. Vediamo qualche punto fondamentale di questa discussione.

1°. Il risultato delle elezioni del 20 settembre era una vittoria rilevante per le forze del memorandum e soprattutto della direzione Tsipras (Syriza) e Kamenos (ANEL). Tuttavia questa vittoria è stata “forzata”: è stata ottenuta prima che le masse potessero fare esperienza dell’applicazione concreta del terzo memorandum, con la promessa ingannevole di misure di “correzione” e di un programma parallelo di umanizzazione dell’austerità, sotto la minaccia ipotizzata del ritorno al governo delle forze tradizionali del memorandum di destra (Nuova Democrazia, To Potami, Pasok), e con il sostegno di tutto il sistema politico-governativo, delle forze della borghesia del paese (con la loro influenza sui media), e anche dei “creditori” (cioè Merkel, Hollande, Lagarde ecc.). In questo senso, la vittoria di Tsipras e Kamenos il 20 settembre 2015 è instabile e minata.

2°. Gli indici di instabilità sono presenti anche nei risultati elettorali, lo si riscontra : nei voti che SYRIZA ha perduto in cifra assoluta, nell’astensione senza precedenti, nel voto antipolitico a favore di Vassilis Leventis [con il 3,43%]. Ma l’instabilità e l’incertezza derivano soprattutto dalle obbligazioni del governo dopo l’accordo vergognoso del 13 luglio 2015.

Il governo di Tsipras e Kamenos è obbligato a cominciare immediatamente il lavoro che mira ad imporre il programma classista e rigoroso del terzo memorandum. Le menzogne utili della campagna elettorale sulle misure “correttive” e il programma “parallelo” ora sono finite. Siamo davvero, di nuovo, sul ceppo del macellaio….

La demolizione del sistema di sicurezza sociale, il racket fiscale delle classi popolari, le privatizzazioni rapide e massicce, l’insistenza inflessibile sulla politica di riduzione dei salari e delle spese sociali, tutto ciò costituisce un programma di sostegno ai capitalisti, ai creditori e un deterioramento della situazione dei lavoratori e delle classi popolari. In altri termini, un programma in continuità assoluta con i memorandum 1 (2010) e 2 (2012). La ricapitalizzazione delle banche comporta la gestione dei “prestiti incerti” (non rimborsati) fatti alle imprese, il che implica un cambiamento dei rapporti tra frazioni della classe dirigente. Simili operazioni non sono mai state condotte pacificamente. Il governo Tsipras sta per affrontare una intensificazione delle rivalità in seno alla classe borghese, con gravi tensioni politiche probabili.

3°. La storia della lotta di classe in Grecia ricorda che la resistenza sociale a questo tipo di politiche ha già condotto al rovesciamento di governi: del governo di G. Papandreu (novembre 2011), di Lukas Papademos (maggio 2012), di Samaras e Venizelos (gennaio 2015). Non c’è alcuna ragione per supporre che, a medio termine, questa resistenza sia più “tollerante” di fronte all’attuale governo di Tsipras e Kamenos.

Tuttavia, il fatto che l’attacco del memorandum è questa volta condotto da un partito che parla a nome della sinistra e che utilizza il “linguaggio” e i simboli dell’anti-austerità implica dei compiti particolari. Noi non possiamo e non dobbiamo attendere passivamente che il movimento spontaneo raggiunga la sua maturità. La sinistra radicale deve prendere delle iniziative per aiutare a superare lo choc elettorale e permettere di ritrovare fiducia nella mobilitazione dei lavoratori e dei giovani.

La decisione di UP di organizzare campagne specifiche (sulla sicurezza sociale, le privatizzazioni, i diritti dei giovani) è sulla buona via di una ripresa politica.

4°. Una parte integrante di questa ripresa politica risiede nell’elaborazione del programma. A nostro avviso, l’esperienza dell’”era SYRIZA” ha messo in evidenza quattro pilastri che devono essere presi in conto come piattaforma politica unica [del “fronte” costituito da UP].
a) Mantenere l’impegno di rovesciare i memorandum per contrastare e abbattere l’austerità.
b) Per attuare realmente questa prospettiva: mantenere l’impegno di fermare i versamenti ai creditori, annullare il debito (o almeno la più grande parte di esso), nazionalizzare le banche e abolire alcune “libertà” fondamentali del capitale.
c) A partire dall’esperienza di Cipro, ma soprattutto dall’esperienza del “negoziato” del governo Tsipras con le “istituzioni” – che è durato 7 mesi – dobbiamo dedurre che bisogna insistere sulla scelta di uscire dalla zona euro così come sulla disobbedienza-conflitto con la zona euro e la UE.
d) Tutti i punti menzionati più sopra devono essere integrati in una prospettiva chiara, che tenda all’emancipazione sociale. E’ l’elemento che chiarifica politicamente tutte le nostre domande, intermedie e transitorie, staccando la sinistra radicale da politiche anti-memorandum confuse o semi-borghesi.

E’ vero che, durante al campagna elettorale, UP ha sofferto di mancanza di elaborazione sufficiente circa la sua proposta di uscire dalla zona euro. Questa discussione deve avanzare e arrivare ad una conclusione, non solamente a livello di presentazione “tecnica”, ma soprattutto a livello dell’integrazione della nostra politica “anti-euro” in un programma completo della sinistra radicale, che sostenga in nome delle masse lavoratrici una risposta all’aggressività capitalista del neoliberismo.

5°. Di eguale importanza è la risposta di UP alla questione delle alleanze. La proposta di unità della sinistra politica nell’azione (unità tra UP, ANTARSYA e una parte della base militante dl KKE, senza abbandonare la critica dell’orientamento e della pratica dei suoi dirigenti) è anche una condizione necessaria per radunare e dare espressione politica al “mondo della resistenza”.

Questa politica non dovrebbe essere difesa in maniera passiva, aspettando che i gruppi dirigenti di sinistra “maturino”. UP deve prendere, in tutta urgenza, iniziative che puntino a coordinare le forze di classe sui luoghi di lavoro – lontano dal controllo della burocrazia sindacale – , iniziative miranti a coordinare le forze radicali dei giovani, iniziative volte a coordinare l’azione antifascista e antirazzista.

6°. E’ possibile che il punto più cruciale sia l’immagine che UP offre del modo in cui si considera e si configura essa stessa. Oggi, noi abbiamo bisogno di un Fronte: un fronte di organizzazioni ed individui, con un funzionamento interno chiaro; un fronte che metta l’accento sulle “organizzazioni di base”, che avranno responsabilità e diritti nella loro regione, in seno alle quali la partecipazione delle/i militanti sarà diretta; delle strutture in cui sarà applicato il principio “un membro-una voce” e dove le decisioni sono prese sulla base del consenso, o – se ciò è necessario – saranno prese secondo il principio della maggioranza.

Abbiamo bisogno di un Fronte, ma abbiamo coscienza che UP è ancora “in corso di costruzione”. Ciò significa che dobbiamo insistere sulla necessità del suo allargamento: in direzione di gruppi politici che lasciano SYRIZA, ma anche verso i gruppi politici dell’”altra” sinistra. Ciò vuol dire che dobbiamo mettere l’accento sull’ammissione di fatto che le decisioni politiche e programmatiche, come gli organi dirigenti, sono temporanei e non potranno essere formati che dopo la Prima Conferenza nazionale.

Una Conferenza alla quale aspiriamo veder partecipare più militanti di quelli che hanno seguito UP dai suoi primi passi nel corso dell’ultimo, “infuocato” mese di agosto. Si tratta di un’ambizione che non può essere soddisfatta che con un approccio “aperto” e pienamente democratico per la fondazione di un nuovo “alveo” comune anti-memorandum della sinistra radicale in Grecia. Una fondazione che è assolutamente necessaria e realizzabile.


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