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SBAGLIAMMO AD ACCETTARE L’EURO di Fabio Amato*

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[ 30 novembre ]

«Fu sbagliato, invece, essere favorevoli alla moneta unica, in quanto ci illudemmo che questa potesse aprire, insieme allo sviluppo delle lotte su scala europea, un reale processo di democratizzazione dell’Ue. Con ogni evidenza il processo di unità europea è invece diventato sempre più tecnocratico».

* Fabio Amato [nella foto] è il responsabile relazioni internazionali del Partito della Rifondazione Comunista

«L’esito delle elezioni italiane, e altri fattori come la spinta francese a una monetizzazione del debito da parte della Bce, non hanno alcun impatto sull’unità di intenti dell’Europa verso le riforme. Molti dei processi di risanamento continueranno ad andare avanti con il pilota automatico».

Mario Draghi, presidente della Bce


Le parole di Mario Draghi sono la rappresentazione concreta di cosa è oggi l’Europa e di quali sono i suoi meccanismi reali di governo. Il punto fondamentale di analisi che ne consegue è che non esiste alcuna possibilità di uscita dalla crisi all’interno delle politiche attuate a livello europeo e che queste politiche sono diretta conseguenza dei trattati che regolano il funzionamento dell’Unione Europea. 

L’Unione Europea così com’è stata costruita è strutturalmente un’Europa neoliberista a trazione tedesca, che sta distruggendo il livello di civiltà conquistato nel secondo dopoguerra ed è concreta la possibilità che questa gestione della crisi la porti ad implodere e disgregarsi. Allo stato attuale, senza metterne in discussione le fondamenta, ovvero i Trattati vigenti e ruolo della Bce, il patto di stabilità e crescita e il Fiscal compact, è inesistente la possibilità di modificare dall’interno l’Unione Europea, puntando sull’ipotetica costruzione di una “Europa politica”, come vengono proponendo il Pd e la socialdemocrazia europea. Il sistema di governance europea esiste, si fonda sul dogma monetarista, e non prevede democrazia nelle scelte di politica economica ma, appunto, piloti automatici. 

Fabio Amato e Alexis Tsipras



Questa constatazione, fermo restando il giusto intento, che qui ribadiamo, di conseguire una dimensione europea del conflitto di classe e del processo di trasformazione, mette però in discussione il punto di analisi che ci aveva caratterizzato e che individuava nell’Unione europea uno spazio aperto alla possibilità di determinare politiche di fuoriuscita dal neoliberismo. Fu giusto e fummo gli unici a opporsi risolutamente al Trattato di Maastricht, ai suoi parametri e criteri chiaramente ispirati da una concezione neoliberista e monetarista dell’economia, del ruolo degli stati rispetto ad essa, e fu giusto indicare la natura a-democratica e apertamente tecnocratica del processo di unificazione europea. Per le stesse ragioni fu giusto opporsi al Trattato costituzionale europeo e a quello di Lisbona poi. 

Fu sbagliato, invece, essere favorevoli alla moneta unica, in quanto ci illudemmo che questa potesse aprire, insieme allo sviluppo delle lotte su scala europea, un reale processo di democratizzazione dell’Ue. Con ogni evidenza il processo di unità europea è invece diventato sempre più tecnocratico.

* Fonte: Fabio Amato Pagina Fb

2 pensieri su “SBAGLIAMMO AD ACCETTARE L’EURO di Fabio Amato*”

  1. Anonimo dice:

    Questo può considerarsi un cambiamento di linea rispetto al teorema del dentifricio di Ferrero? Amato a quella corrente di rifondazione appartiene?

  2. Anonimo dice:

    Ancora con queste fumisterie senza coraggio…Queste stesse cose le aveva già dette Flash Gordon (Paolo Ferrero) al convegno all'albergo Principe di Piemonte a Roma concludendo che però ormai il dentifricio è fuori dal tubetto.Quindi che RC avesse fatto una stronz… avesse sbagliato ad accettare l'euro è un fatto riconosciuto da tempo anche dalla dirigenza.Che questo significhi che RC è diventata anti euro è tutt'altro paio di maniche e almeno in queste dichiarazioni Amato non accenna neanche lontanamente al problema.Finché non cacciano via quel cataplasma di Ferrero non si può sperare nemmeno di iniziare a ragionare seriamente con quel partito.

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