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SCUOLA: RESOCONTO DI UN’ASSEMBLEA CONTRO LA “BUONA SCUOLA” DI RENZI di Mpl Salerno

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[ 4 novembre ]

Lunedì 26 ottobre, presso Spaziodonna a Salerno si è svolta un’assemblea pubblica sulla riforma scolastica imposta dal governo Renzi promossa da un gruppo di docenti del Liceo “De Sanctis” di Salerno e “De Filippis” di Cava de’ Tirreni, che si sono costituiti come Coordinamento docenti Salerno e provincia, dal Collettivo studentesco cavese ed organizzata dai Cobas.
L’assemblea ha visto una buona partecipazione di professori e studenti ed è stata coordinata da Teresa Vicidomini, [nella foto sotto] segretaria provinciale dei Cobas e membro dell’Esecutivo nazionale del sindacato. 
“Rilanciare la lotta contro la cattiva Scuola di Renzi che cancella la Scuola pubblica, il diritto allo studio e la libertà d’insegnamento”: questa la parola d’ordine dell’incontro.
Nell’intervento introduttivo la Vicidomini ha fatto il punto della situazione, dopo l’approvazione delle legge 107, nonostante la grande mobilitazione della primavera-estate scorsa, ed ha espresso la finalità dell’incontro, volto a riprendere nuovamente la battaglia per contrastare a partire dalle scuole l’applicazione della legge, che giunge dopo 6 anni di blocco contrattuale e “concede” aumenti salariali di 8 euro lordi (in tutti i sensi…) al mese. Di qui la necessità di riprendere in senso non ritualistico una mobilitazione comune di docenti, genitori, alunni e ata per boicottare ove possibile l’applicazione della legge, nonchè organizzare lo sciopero del 13 novembre prossimo. 
Si è dato poi inizio agli interventi in cui sono emerse varie posizioni.
I docenti del “De Sanctis” hanno ricordato come l’assemblea sia nata da una lettera aperta scritta e firmata dagli stessi per contrastare l’applicazione immediata in forma autoritaria del RAV (piano di valutazione interna connesso alla riforma) e di come questo abbia aperto uno spazio di critica e interlocuzione che bisogna sfruttare. Enrico Voccia, dei Cobas di Napoli, ha menzionato le varie iniziative del suo collettivo che ha esteso la protesta dal mondo della Scuola agli altri ambiti lavorativi e sociali investiti dal “riformismo peggiorativo” renziano ed ha rilevato come la strategia di normalizzazione aziendalista e produttiva proceda sempre con lo stesso collaudato copione di isolare preventivamente un segmento professionale e sociale a livello politico e mediatico per poi colpirlo più efficacemente. E’ invece importante comprendere e cercare di disarticolare con opportune iniziative dal basso questa modalità.
Maurizio del Grippo ha richiamato l’attenzione sulla continuità tra la riforma Berlinguer e l’attuale, ispirate ad un ideale “autonomistico” che non rende la Scuola autonoma nella sua funzione di promozione culturale e umana, ma —come asserisce anche Fabio Bentivoglio— autore in tempi non sospetti di un’articolata riflessione in proposito insieme a Bontempelli e a Preve, la subordina a finalità politiche, economiche e finanziarie estranee alla sua dimensione propriamente culturale. 
Infatti l’autonomia scolastica inaugurata dalla sinistra moderata già con la legge Bassanini del 1997 e poi con la riforma Berlinguer costituisce la negazione dell’autonomia culturale della Scuola, perchè si realizza nel suo asservimento alle esigenze della sfera produttiva e della sempre più esplicita logica mercantile”. 
Questo tratto, che subordina l’istruzione e quindi la formazione dei giovani alle istanze di un potere esterno, che non ha nemmeno più il volto dell’autorità tradizionale, idelogica, politica e religiosa, ma solo quello anonimo del Mercato è stato ben colto dai rappresentanti degli studenti e del Collettivo studentesco.
Altri intervenuti alla riunione hanno sottolineato l’aspetto di incostituzionalità che la riforma Renzi possiede, poichè la chiamata diretta del Preside costituisce una gravissima limitazione della libertà di insegnamento ed una violazione della legge, che prevede in Italia l’assunzione nella P.A. solo mediante concorsi pubblici. 
Molto critica con la categoria degli insegnanti la prof. Maria Fausta Di Marino, che ha espresso la sua sfiducia nei confronti di un gruppo socio-professionale che ha finora accettato con fatalismo e rassegnazione il lento degrado dell’istituzione cui appartiene e ha delegato ad una minoranza ed agli studenti la difesa dei propri interessi e del ruolo intellettuale e formativo della Scuola.
Nello de Bellis invece ha insistito sulla necessità di ricostruire il quadro storico delle “innovazioni distruttive” (Bontempelli) degli ultimi anni, culminate nella legge della “Buona Scuola” e di non disperdere il patrimonio di riflessioni e di analisi che hanno sedimentato una preziosa, imprecindibile letteratura cui rifarsi per affinare le armi della critica,i nquadrando il contesto da cui sono scaturite le riforme. La flessibilizazione e la precarizzazione spinta del lavoro scolastico, con l’obbligo delle 200 ore di lavoro esterno gratuito per gli studenti, è anche l’effetto della subalternità di questo Governo alle direttive dell’Unione Europea. “Non è concepibile alcuna battaglia politica, sindacale e ideale che prescinda da questo dato di fatto. Ogni discorso politico che non riconduca la propria specificità alla critica del liberismo eurocratico, è sempre una giustificazione dell’esistente, anche quando si presenti sotto l’aspetto suggestivo di critica all’ingiustizia sociale”. 
Durante l’assemblea sono stati distribuiti materiali e articoli ad hoc di MPL e Sinistra contro l’ Euro (tra cui la Dichiarazione di Assisi).
In conclusione è emersa la ferma consapevolezza di proseguire con coerenza e determinazione la battaglia, concentrandosi come prima tappa sullo sciopero del 13 novembre e organizzando in seguito ulteriori incontri di lavoro.

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