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CONSULTAZIONE PRC: chi va con lo zoppo impara a zoppicare di Ugo Boghetta

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[ 29 dicembre ]

Dal 1 al 19 dicembre nel Prc c’è stata una “consultazione” tra gli iscritti. Il quesito * chiedeva se aderire o meno al progetto unitario a sinistra con Sel, Sinistra italiana, i civatiani ecc. Qui sotto le otto considerazioni critiche di Ugo Baghetta.

«Il responsabile dell’organizzazione Locatelli ha presentato i risultati della consultazione enfatizzandone risultati e partecipazione. Lo ha fatto, tuttavia,senza rispondere alle obiezioni da più parti avanzate e senza affrontare le questioni politiche organizzative che i dati sollevano. Eppure sono importanti: di merito e di metodo.


1) La prima osservazione è che la consultazione non è mai stata normata.
Non c’è un regolamento discusso e approvato. E siamo già alla seconda esperienza. Non c’è la garanzia che le posizioni alternative vengono esposte: non c’è la presenza obbligatoria dei si e dei no. Anche il controllo è abbastanza aleatorio. Con questo voglio dire che ci sono stati brogli? Stante queste osservazioni credo sia possibile ma la questione di legittimità è ben altra. Il secondo aspetto riguarda il quesito. Ancora una volta è stato stilato di fatto dalla segreteria. Sarebbe invece opportuno che venisse presentato da una commissione unitaria, ad esempio la Commissione di garanzia. Ciò al fine di evitare quesiti scandalosi come quello precedente, o furbeschi come quello recente.

2) Se poi guardiamo i dati emerge che ben 136 circoli hanno visto partecipare fra i 6/9 compagni, 4/5 in altri 63 circoli, 29 fra 2/3 e 11 con una sola persona!
E parliamo di partecipanti ad una votazione. Come ben sappiamo per arrivare al numero degli attivisti dobbiamo ridurre ancora. La domanda che sorge è: a che servono circoli come questi? Sono circoli o gruppetti di amici? Fanno politica? Che discussione possono fare? Viene il dirigente di turno e si vota sulla fiducia. Succede nel CPN! Così non si fa politica. In questo quadro è comprensibile la fuga in una sinistra qualsiasi. L’unità è
un’aspirazione generica: meglio essere in più. Spesso si confondono le situazioni descritte con i problemi nazionali. La questione è una sola: elezioni. Con buona pace del documento congressuale che afferma il contrario. Il risultato è, dunque, anche specchio dallo stato del partito.
3) È del tutto evidente che un partito così dis/organizzato non serve ad una “guerra di posizione”: è troppo debole politicamente e culturalmente. Non serve ad una “guerra di movimento”: è troppo frastagliato, spoliticizzato, detronizzato. Non serve nemmeno per fare una discussione dignitosa. Doveva, questo, essere un tema della conferenza ma non se ne è fatto nulla. Again. Abbiamo lo stesso modello (del PCI!!) da 25 anni.
4) Guardiamo altri i dati. Ha votato il 43% degli iscritti. La linea vincente ha il consenso di solo un/terzo degli iscritti. Se fosse un’elezione borghese grideremmo alla scandalo.
5) Locatelli ha evitato di rispondere a chi chiedeva di sospendere la consultazione in quanto la rottura del tavolo faceva cadere il quesito. Su cosa si è votato? Locatelli dice che ci sono stati degli aggiustamenti. Quali!? Decisi da chi? Comunque il quesito non e stato “aggiustato”. Allora abbiamo ancora votato sull’unità della sinistra in generale; ma questo doveva comportare un bilancio delle esperienze fatte, dell’ennesima rottura, e la formulazione di un’altra proposta. La nostra politica è nella più grande confusione.
6) Sinistra italiana va avanti. In questo senso va anche ”l’appello anonimo”. Ferrero e Civati firmano un documento sulle amministrative. È l’unico nostro alleato ma che non vuole unirsi!? Vendola afferma: facciamo come Podemos dopo aver già detto facciamo come Syriza e non so che altro.

7) Ultime considerazioni. Il fatto è che l’unità a sinistra non è, quella di cui c’è bisogno. Questa sinistra alla sinistra del PD non c’entra una mazza con quello che abbiamo detto al congresso. Questa sinistra non ha nulla a che fare con quella sinistra che faceva riferimento al socialismo. Non si pone l’obiettivo di un’alternativa di sistema poiché, in modo post-moderno, lo ha accettato come limite invalicabile. Fa battaglie sui diritti (“cosmetici” li chiama qualcuno). Fa riferimento ai lavoratori ma in termini sindacali: non classisti, non marxisti. Mette in discussione l’austerità (come Renzi) ma non le cause.
Personalizza lo scontro: Berlusconi, Renzi, Salvini cercando di ritagliarsi uno spazio nel circo Barnum mass-mediatico. Come non capire che costoro: Bertinotti, Vendola, Revelli, Negri sono coloro che stanno distruggendo culturalmente la sinistra.
8) Capisco un gruppo dirigente che, come Tsipras, avendo cannato il piano A e non avendo elaborato nemmeno un piano B, si trovi in difficoltà. Ma sbagliare è normale. Allontaniamoci in fretta prima che andando con gli zoppi finiamo anche noi per zoppicare. Le alternative ci sono. Difficili anche queste.
Ma ci sono. Resettiamo tutto. Cerchiamole insieme».


* ECCO IL TESTO DEL QUESITO:


“Il nostro obiettivo è mettere al centro, in continuità e in attuazione della linea politica stabilita al congresso di Perugia, la strada del rafforzamento e del rilancio del Partito della Rifondazione Comunista e della costruzione attraverso un processo unitario, partecipato e democratico, del nuovo soggetto della sinistra in Italia. Questo processo che vedrà una prima tappa positiva nella convocazione dell’assemblea del 15/17 gennaio 2016 convocata sulla base del documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida” deve essere finalizzato a costruire un soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista, chiaramente alternativo al Pd e collocato in Europa nell’ambito del GUE e della Sinistra Europea”

Un pensiero su “CONSULTAZIONE PRC: chi va con lo zoppo impara a zoppicare di Ugo Boghetta”

  1. Anonimo dice:

    E lo so ma se la gente non si sveglia cosa possono fare?Ferrero effettivamente è solo un sindacalista, non gli si può chiedere una visione di lotta che sia realmente poitica.Ma MpL la visione ce l'ha…il popolo vota MpL? Non sa nemmeno che esiste…Gli assiomi fondamentali sono due:1) la gente non vuole "conoscere", vuole "che gli si diano certezze"2) la gente non vuole"libertà e autonomia", vuole "essere protetta da un'autorià severa ma anche generosa"La prova lampante è nella interessantissima chiusa di questo post di Bagnaihttp://goofynomics.blogspot.it/2015/12/la-corruzzione-rende-ciechi.htmlRiferendosi a Travaglio che come è noto parla sempre malissimo dei politici e dei vizi degli italiani che non pagano le tasse:"Ci aspettano tempi molto, molto difficili, dai quali usciremo solo appellandoci a un rinnovato senso di coesione nazionale. Non possiamo, del resto, chiedere al cittadino di essere "compliant" (come dicono i fighi), cioè di pagare le tasse, a beneficio di una certa compagine nazionale, mentre gliela dipingiamo come un'armata Brancaleone di cialtroni.Magari sarà anche così (a me non risulta), ma i tempi che ci aspettano richiedono una virtù che fu dei resistenti, quelli che col loro sangue scrissero la Costituzione cui Marco nello stesso articolo dice di ispirarsi: il patriottismo."Quella "certa compagine nazionale" volutamente lasciata nel vago con quel "certa"- della quale a Bagnai "non risultano" le malefatte – è evidentemente la classe dirigente italiana composta dai politici, dal governo e dalla alta burocrazia cioè gli stessi banditi che hanno venduto i lavoratori, e si sono venduti essi stessi, alla finanza deregolata durante gli ultimi quarant'anni.Gente che adesso che gli stanno toccando le banche, ossia lacradice del loro potere di vassalli, improvvisamente si sveglia e comincia a invocare la difesa della patria in pericolo.Perché, notate bene, la chiusa del pezzo significa CHE PATRIOTTISMO VUOL DIRE PER PRIMA RISPETTARE LA PROPRIA CLASSE DIRIGENTE!Ma mica perché Bagnai è cattivo, è che lui ha compreso che la gente solo quello capisce, solo l'adorazione di un capo paternalista che gli permetta di deresponsabilizzarsi e farsi gli affaracci propri in tutto comodo.E allora in questa condizioni le colpe di quel diversamente genio politico di Ferrero diminuiscono molto di gravità.

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