FRANCIA: LE PEN+SARKOZY+HOLLANDE. Le destre ottengono il 100×100 di Emmezeta
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[ 15 dicembre ]
Sarkozy: 40,24%
Hollande: 32,12%
Le Pen: 27,10%
La dicotomia destra-sinistra non è morta affatto. Defunte sono le sinistre così che le destre non sono mai state così forti.
E’ andata come previsto. Il voto “contro”, esaltato dal sistema elettorale a doppio turno, ha assicurato una grigia vittoria ai “repubblicani” ed ai loro alleati. E’ un voto che mette in luce i limiti dell’avanzata del Front National, che conferma un notevole spostamento a destra dell’elettorato francese, che mostra un Paese assai confuso circa le prospettive future.
Quello di domenica scorsa è un voto che viene analizzato soprattutto in vista delle presidenziali del 2017. Le uniche che contano davvero. E questo già la dice lunga sullo stato della democrazia in Francia. Roberto D’Alimonte si compiace stamattina, sulle pagine del Sole 24 Ore, di un risultato che ha mostrato un’affluenza ai seggi più alta al secondo turno rispetto al primo, di un meccanismo (il ballottaggio) che favorisce comunque i partiti “sistemici”, nonché della maggiore democraticità del “suo” Italicum rispetto al sistema francese. E da nemici acerrimi della nuova legge elettorale italiana, dobbiamo senz’altro riconoscere che il sistema transalpino è per certi aspetti ancora più antidemocratico di quello con il quale Renzi punta a costruire il suo personalissimo regime qui da noi.
Detto questo, torniamo alla Francia. Il risultato del ballottaggio mostra i limiti del Front National, che resta però il primo partito, confermando un trend di crescita da non
sottovalutare.
Il partito, fondato da Jean-Marie Le Pen nel 1972, sfonda elettoralmente solo alle europee del 1984, quando raggiunge un inusitato (all’epoca) 11%. Risultato confermato alle europee del 1989 (11,7%), alle legislative del 1993 (12,7%) ed a quelle del 1997 (14,9%). Si arriva dunque alle presidenziali del 2002, quando Le Pen arriva clamorosamente al ballottaggio con Chirac, fermandosi però al 16% dei voti. Seguono anni di declino, fino al passaggio delle consegne alla figlia del fondatore, Marine Le Pen, che avviene nel 2011. Inizia da quel momento una crescita elettorale che non si è ancora fermata: 17,9% alle presidenziali 2012, 24,9% alle europee 2014 (diventando così il primo partito francese), 25,2% alle elezioni dipartimentali del marzo 2015, ed infine 27,3% al primo turno delle elezioni regionali di cui ci stiamo occupando.
Questa lunga serie di dati ci è utile per inquadrare correttamente il fenomeno Front National. Un fenomeno non nuovo, presente sulla scena francese da oltre trent’anni, che ha avuto i suoi notevoli alti e bassi (un po’ come la Lega da noi), ma che appare comunque in fortissima crescita da quando è scoppiata la crisi economica in cui siamo immersi. E siccome la crisi è tutt’altro che finita, e la Francia non sembra messa per niente bene, aspettiamoci pure una prosecuzione del trend favorevole al partito guidato da Marine Le Pen.
Giustamente, commentando i risultati del primo turno, Piemme ha scritto di una «conferma per l’ennesima volta di una delle lezioni della storia europea: quando la cosiddetta sinistra scimmiotta la destra e la insegue sul terreno liberticida della “sicurezza” e dello sciovinismo nazional-imperialista, è sempre quest’ultima ad essere premiata nelle urne». Un’affermazione per nulla smentita dai risultati del ballottaggio, dato che mentre il Front National ha comunque incrementato i propri consensi di 800mila voti, è stata la destra “repubblicana” di Sarkozy – anch’essa fortemente “securitaria” e sciovinista – a conquistare il 40% e ben 7 regioni sulle 12 in cui è stato recentemente diviso l’Esagono. Un risultato ottenuto anche grazie alla “desistenza” decisa dal Partito Socialista nelle due decisive regioni del Nord Pas de Calais – Piccardia e della Provenza – Alpi – Costa Azzurra.
Il forte spostamento a destra del primo turno è stato dunque del tutto confermato al secondo. I socialisti hanno perso ben 7 regioni, mentre la sinistra del Front de Gauche è letteralmente scomparsa, restandogli al più il ruolo di ruota di scorta del partito di Hollande. Il voto a favore dello Stato d’emergenza, dato dai parlamentari della sinistra a novembre, è stato il sigillo di un suicidio politico annunciato.
Sta anche in ciò – nell’assenza di una sinistra capace di mettere al centro una chiara posizione sulla crisi, sull’euro e sull’Europa – una delle ragioni dello sfondamento del Front National. Uno sfondamento oggi fermato grazie al voto “contro” di tutti gli altri, ma domani chissà. Dal punto di vista del calendario il 2017 è vicino, ma sarà un anno e mezzo tutt’altro che ordinario. Chi pensa (Sarkozy, ma non solo) che il risultato di domenica sia di per sé una garanzia per conquistare la presidenza sbaglia.
Dal punto di vista politico il 2017 è lontano. Dalle urne (e ancor prima dalla campagna elettorale) è emerso un paese stanco, grigio, senza idee sul futuro, se non quella di provare a ritrovare un’identità nella sua dimensione neo-coloniale ed imperialista. Incapace di uscire dal pantano europeo, da una crisi che è politica ancor più che economica, il governo francese ha scelto la linea della guerra all’esterno, dello stato d’emergenza permanente e dell’islamofobia all’interno. Difficile che da una simile scelta – tanto più se non contrastata a sinistra – non si avvantaggi alla lunga la forza che meglio rappresenta una spinta reazionaria così forte.
Possiamo dunque prevedere l’ingresso di Marine Le Pen all’Eliseo? Non necessariamente. Anzi, questa possibilità appare al momento assai scarsa pur se non nulla. Ma una cosa è essere sconfitti col 16% come accadde al padre, altra esserlo con il 30 o magari con il 40%. Il punto debole del Front National risiede nella scarsa attrattività verso l’elettorato degli altri partiti, ma quanto mai sono invece attrattivi questi ultimi per l’insieme della popolazione? Quanto sapranno esserlo nei prossimi anni? La verità è che la crisi politica in Francia appare assai grave, e nulla fa pensare ad una sua soluzione a breve.
Il futuro per la sinistra mi sembra confortante, ripartendo dallo 0% non si può che migliorare.Il miglior commento l' ho letto ieri: "i ballottaggi greci ci portano una buona ed una cattiva notizia. La buona notizia è che la Le Pen è stata sconfitta,la cattiva è che hanno vinto gli altri".