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L’UNIONE BANCARIA E LA RAPINA AI DANNI DEI RISPARMIATORI ITALIANI di Vladimiro Giacchè

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[ 23 dicembre ]


“Ancora una volta è stata data vinta al ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, il quale aveva affermato che non avrebbe fatto passare la mutua garanzia dei depositi fra le banche europee. Questa è la ciliegina sulla torta di una unione bancaria che è stata costruita in un modo tale che non riduce, ma enfatizza le asimmetrie tra i sistemi bancari nazionali dell’Eurozona”.
Il tutto mentre ancora non si placano le polemiche sul crack delle quattro piccole banche – Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti – da anni in grave difficoltà ma “miracolate” grazie al decreto “salva-banche” del governo italiano “aggrappato” alle regole europee.
L’unione bancaria – spiega Giacchè – si fonda su tre pilastri: il primo è la sorveglianza della Banca centrale europea sulle banche europee, il secondo è il Resolution Mechanism, il sistema accentrato per la gestione delle crisi bancarie nei paesi aderenti all’area euro, e il terzo quello che avrebbe dovuto essere la mutua garanzia tra le banche a livello europee. E che, a quanto sembra, almeno per il momento non ci sarà”.
Il primo pilastro, secondo l’economista di La Spezia, è stato negoziato dalla Germania “per sottrarre alla sorveglianza europea gran parte del suo sistema bancario. Prendiamo le casse di risparmio, le cosiddette Sparkassen, che in Germania sono 417 e fanno crediti per mille miliardi di euro: soltanto una di esse sarà controllata da Bruxelles grazie al fatto che il livello minimo di attivi necessari per essere vigilati da Bruxelles ammonterà a ben 30 miliardi di euro. Visto che il sistema bancario tedesco è meno concentrato rispetto a quelli italiano e francese, ad esempio, aver posto la soglia minima per essere vigilati da Bruxelles a un livello così alto è stato un ingiustificato privilegio per la Germania”.
Il secondo, invece, “prevede che siano sostanzialmente impediti gli aiuti di Stato alle banche in crisi”.
Le banche in difficoltà, infatti, dovranno in primo luogo chiedere i soldi ai loro azionisti, ai loro obbligazionisti e anche ai loro depositanti, il cosiddetto bail-in.
Ma qui, avverte Giacchè, sorge un ‘piccolo’ problema, poiché “dal 2008 in poi gli Stati europei hanno versato un fiume di denaro per salvare le loro banche, una cifra di 1.616 miliardi di euro che, se si includono le garanzie, supera il muro dei 5 mila miliardi”.
Ma, precisa l’economista, “a fronte di quella cifra citata prima, gli aiuti italiani alle banche in crisi ammontano ad appena 15 miliardi di euro, tra l’altro prestiti a titolo oneroso alle banche e non finanziamenti a fondo perduto. Quindi la situazione è questa: tutti i grandi sistemi bancari europei a parte il nostro sono stati salvati con enormi flussi di denaro pubblico, parliamo di cifre superiori a quelle sborsate negli Usa, riportando in vita sistemi bancari che erano in sostanza falliti nel loro insieme e quindi alterando gravemente la concorrenza tra le banche in Europa”.
Ma l’Italia non ha fatto nulla di tutto ciò: quindi, negoziare una restrizione degli aiuti di Stato generalizzata e valida per tutti allo stesso modo in realtà congela il vantaggio concorrenziale acquisito da alcuni sistemi bancari grazie al denaro dei contribuenti. Si tratta di una misura solo apparentemente equa, che in realtà è gravemente iniqua a danno dell’unico Paese che non aveva impegnato il bilancio pubblico per i salvataggi. Si sarebbe potuto pensare che alla luce di tutto questo l’Italia avrebbe potuto almeno godere di un occhio di riguardo da parte di Bruxelles in relazione alla recente richiesta di creare una bad bank, ossia un veicolo societario in cui far confluire gli asset ‘tossici’ delle banche, o anche soltanto il via libera all’utilizzo del fondo interbancario di tutela dei depositi per risolvere la crisi delle quattro banche italiane. Ma nulla di tutto questo è accaduto, l’atteggiamento di Bruxelles, in entrambi i casi, è stato di ingiustificata chiusura”.
Dunque, per i primi due pilastri, il “riassunto” di Giacchè è semplice: il primo ha delle regole con effetto asimmetrico sui diversi sistemi bancari, il secondo costituisce un ingiustificato privilegio nei confronti di chi ha speso soldi enormi per salvare banche decotte.
Due a zero contro l’Italia e il suo sistema bancario”, commenta con gergo calcistico il direttore del Centro Europa Ricerche di Roma.
E il terzo pilastro?
“Non ci sarà – commenta lapidario l’economista – anche se un meccanismo di mutua garanzia tra le banche europee, non più nazionale ma europeo, avrebbe rappresentato la vera alternativa agli aiuti di Stato. Apparentemente, questa è la scusa ufficiale, perché Schaeuble teme di dover pagare per altri sistemi bancari in crisi, crede cioè che il famoso risparmio tedesco venga impiegato per salvare altri sistemi bancari. Questo è quello che racconta e che purtroppo anche i nostri giornali ripetono. Qui però vanno fatte notare due cose. Per ora è il risparmio degli altri Paesi che ha salvato le banche tedesche, e non viceversa. In effetti il Meccanismo europeo di stabilità (Esm), ossia il cosiddetto Fondo ‘salvastati’, è servito prima a mettere in sicurezza i cattivi crediti delle banche tedesche e francesi alla Grecia, ossia a trasferire il rischio sui contribuenti europei, poi a salvare le banche spagnole. Dunque, il risparmio degli italiani è già servito più volte in questi anni a risolvere i problemi dei sistemi bancari altrui”.
Insomma – dice ancora Giacchè – volendo buttarla in battuta si potrebbe tradurre così le parole del ministro delle finanze tedesco: ‘vogliamo evitare che in futuro capiti ai risparmiatori tedeschi ciò che grazie a noi tedeschi è capitato ai risparmiatori italiani’. Ma anche questa traduzione sarebbe troppo benevola. Perché il vero motivo della ferma opposizione di Schaeuble è la paura che rientri dalla finestra ciò che lui ha tenuto fuori buttandolo fuori dalla porta: ossia che qualcuno in Europa possa finalmente guardare dentro il sistema bancario tedesco, che è e deve rimanere ‘opaco’. La posizione di Schaeuble sarebbe una difesa della poca trasparenza del sistema bancario tedesco”.
“E il perché molto semplice da spiegare. Per partecipare a un sistema di mutua garanzia, ovviamente, l’intervento delle singole banche è misurato dalla rischiosità che esprimono: in parole povere vuol dire che se io sono in ottime condizioni pagherò di meno questa sorta di assicurazione europea di quanto dovrà fare chi è messo peggio di me. Ma come si fa a sapere quale banca sta bene e quale meno bene? Deve essere di fatto sottoposta a forme di vigilanza europea ogni banca, cioè anche quelle che il ministro delle Finanze tedesco ha tenuto fuori. Schaeuble sta continuando a difendere strenuamente gli interessi del sistema bancario tedesco, e soprattutto delle casse di risparmio, storicamente vicine alla Cdu, l’Unione cristiano-democratica, che attualmente ‘esprimono” il 24 per cento dei prestiti alle imprese tedesche”.
Abbiamo costruito un altro Frankenstein normativo in Europa, ma attenzione, questo mostro non è aggressivo allo stesso modo nei confronti di chiunque, perché è evidente che chi ha rimesso a posto i bilanci delle sue banche con enorme iniezione di denaro pubblico, oggi è una posizione più sicura. Chi non lo ha fatto e negoziando male si è precluso la possibilità di farlo, oggi può avere problemi seri visibili nella percezione, da parte dei mercati, di una maggiore debolezza del sistema bancario italiano. Questa debolezza è oggettiva: il sistema bancario italiano è oggi in acque meno buone di 5 anni fa, essenzialmente a causa della crisi, la peggiore crisi economica in tempo di pace vissuta dal nostro paese dai tempi dell’Unità d’Italia, e della conseguente crescita notevolissima delle sofferenza bancarie. E tale percezione dei mercati, in assenza di meccanismi di garanzia non soltanto italiani, ma europei, può oggettivamente creare una ondata di vendita di titoli bancari e, su alcune banche particolarmente esposte, anche fenomeni di fuga dei depositanti. Per il semplice motivo che questi ultimi, grazie alle nuove regole europee come il bail-in, ossia il fatto che nei salvataggi bancari devono essere coinvolti anche i depositanti, possono vedere effettivamente a rischio i risparmi depositati in banca o almeno la quota che eccede i 100 mila euro. E si faccia molta attenzione, perché questo tipo di fenomeni avviene secondo il meccanismo, ben noto a chi opera sui mercati, delle previsioni che si autoavverano: la mia paura che la mia banca sia insolvente, se spinge me e tutti quelli che la pensano allo stesso modo a ritirare i risparmi depositati in banca può effettivamente creare l’effetto di cui ha paura, cioè l’insolvenza della mia banca. Va da se che questo può facilmente creare reazioni a catena e originare una crisi a carattere sistemico”.
Al di là di questo rischio – afferma poi – cito un ultimo dettaglio: le norme del bail-in, che coinvolgono i risparmiatori delle banche in crisi, sono anche incostituzionali per noi. Infatti, l’articolo 47 della nostra Costituzione ci dice che è tutelato il risparmio in tutte le sue forme”.
Giacché sinora non ha invece fatto alcun riferimento agli scandali trattati dai media in questo periodo, come il caso del coinvolgimento del papà e del fratello del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, nel caso della Banca Etruria, una delle quattro salvate dal governo. Perché?
“Perché si tratta in buona parte di un falso bersaglio. I fenomeni di cattiva gestione bancaria ci sono in tutto il mondo da quando esiste il sistema bancario. Ritenere che questi fenomeni siano determinanti oggi, significa non capire quello che sta succedendo: l’attacco, l’impossessamento dei risparmi degli italiani da parte di banche straniere, che tra l’altro sin dall’inizio della crisi hanno dimostrato ampiamente di fare un uso della finanza molto più spericolato delle banche italiane, e di essere gestite in modo che eufemisticamente possiamo definire molto opinabile”.
Per Giacchè, “la conclusione generale da trarre, se si vuole, è indiretta. Io mi continuo a imbattere in politici e in parte della cosiddetta élite che chiede di avere ‘più Europa’. Se l’Europa consiste in queste regole zoppicanti e asimmetriche, punitive nei nostri confronti mentre favoriscono altri, io di Europa ne voglio di meno. E sopratutto pretendo che chi negozia le regole per questo Paese sia all’altezza del suo compito. E che se ha negoziato delle normative che ci danneggiano e che oltretutto vanno contro la nostra carta fondamentale, ne paghi le conseguenze politici. L’irresponsabilità a questi livelli non può essere ulteriormente tollerata”.
* Fonte: Abruzzo Web

5 pensieri su “L’UNIONE BANCARIA E LA RAPINA AI DANNI DEI RISPARMIATORI ITALIANI di Vladimiro Giacchè”

  1. Anonimo dice:

    ScoraggiamentoGuardate questa foto di un cartello esposto da quelli che protestano contro i fallimenti delle banche e i bail in.http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2015/12/salva-banche-6752.jpgSono quasi 8 anni che c'è la crisi e la gente non ha ancora capito un cavolo…ho paura che non ci sia speranza.

  2. Anonimo dice:

    Scusate ho sbagliato immagine. Era soprattutto questa nel cartello a sinistra dove i protestatari scrivono che lo Stato assassina la democraziahttp://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2015/12/banche-proteste-risparmio-pp.jpg

  3. Karl Melvin dice:

    "Sono quasi 8 anni che c'è la crisi e la gente non ha ancora capito un cavolo…ho paura che non ci sia speranza."Sarò ingenuo ma io mi sorpendo ancora di fronte a queste frasi.Scusa ma a livello di spiegazione e rappresentazione sociale qual'è il compito di una forza politica di reale opposizione?Te lo chiedo in tutta tranquillità perché ame sembra gira che ti rigira che questo scoraggiamento perpetuo sia figlio consapevole o meno di un atteggiamento positivista riguardo il contesto politico sociale.Forse bisognerebbe capire che non sono le condizioni oggettive che impongono il cambiamento di paradigma ma sono le soggettività politiche che lo fanno.

  4. Anonimo dice:

    A me sembra strano che appaiano cartelli che dicano che lo Stato assassina la democrazia e il risparmio perché "l'assassino" forse è qualcun altro, non so come la pensi.Credo che dopo 8 anni uno un minimo di idea se la dovrebbe essere fatta e invece si ripetono continuamente le stesse tiritere sullo Stato ladrone.Secondo te è un buon segno, secondo me no.Sulla forza politica o le soggettività politiche che "impongono il cambiamento" ti invito in tutta tranquillità a guardarti intorno e considerare quanto la gente possa essere ricettiva riguardo a proposte come quelle di P101 che sono ottime ma che i cittadini evidentemente non capiscono e di cui, come l'uscita dall'euro, hanno paura nonostante la situazione peggiori di giorno in giorno.Ci si prova lo stesso ma sarà molto difficile.

  5. Karl Melvin dice:

    Premessa:credo di essere stato frainteso,non penso affatto che lo stato in se derubi i cittadini.Detto questo non considero questa ignoranza come un buon segno,al contrario la considero indicativa riguardo gli attuali rapporti di forza.Infatti se ci pensi bene,chi è che da questo tipo di spiegazioni riguardo il fatto che tutto sta andando a puttane?Le classi dominanti,attraverso l'informazione e l'istruzione che seguono dei criteri che semplicemente hanno campo libero poiché non esiste al momento alcuna forza (sulla composizione di questa non mi dilungo anche se sarebbe interessante) che si contrapponga radicalmente e complessivamente a questo paradigma.In conclusione,prendersela con le persone perchè queste non hanno coscienza politica (nel senso antico del termine)mi sembra deleterio e perdonami colpevolmente controproducente.Il compito della politica infatti è quello di dare coscienza e inquadrare gli scopi a seconda dei principi dai quali si muove,ed è indicativo che in politica al giorno d'oggi chi veramente comprende questo concetto sono coloro che ci stanno dissanguando.Quel cartello non dovrebbe farti incazzare ma dovrebbe farti riflettere.

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