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PODEMOS: UN SOVRANISMO SENZA BANDIERA (Lettera aperta a Pablo Iglesias) di Jacques Sapir e Christophe Barret

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[ 17 febbraio ]

Un lucido intervento di Sapir apparso il 13 febbraio scorso.
Lo condividiamo ampiamente.
Sapir, come noi facciamo da anni, utilizza il concetto di “borghesia compradora” per caratterizzare la natura delle diverse élite nazionali. Ma ci trova anche d’accordo il paradigma politico dell’ amico/nemico per cui, per vincere lo scontro con le oligarchie euriste (scontro di natura antagonistica) saranno necessarie alleanze tattiche momentanee tra forse oppositive e “agoniche”. Quello che per noi dovrà essere il Comitato di Liberazione Nazionale.

«Caro Pablo Iglesias,
Di fronte alla crisi multiforme che colpisce l’Unione europea, il successo elettorale di PODEMOS suscita diverse questioni. Voi proponete un nuovo discorso politico sui cui punti di forza è bene meditare. Nella battaglia per la conquista del senso comune accettato dalla stragrande maggioranza dei nostri cittadini, a voi è sembrato preferibile privilegiare alla tradizionale dicotomia sinistra/destra l’opposizione dei popoli alle loro elite. La crisi della socialdemocrazia sembra confermare la necessità di tale aggiornamento.
Neocolonialismo, compradorizzazione e populismo
Candidato del gruppo della Sinistra unitaria europea alla presidenza del Parlamento europeo in data 30 giugno 2014, voi avete giustificato le vostre scelte politiche e strategiche con queste parole:
«La democrazia in Europa è stata vittima di una deriva autoritaria (…) i nostri paesi sono diventati quasi-protettorati, nuove colonie dove poteri da nessuno eletti stanno distruggendo i diritti sociali e minacciano la coesione sociale e politica delle nostre società».
Condividiamo questa diagnosi. Le élite politiche dei paesi dell’Unione europea sono infatti soggetti ad un potere esterno. Questo colonialismo senza metropoli rappresenta una sfida per i democratici. Un concetto nato in un altro tempo e in un altro continente, può aiutarci a capire il fenomeno:  quello della “compradorizzazionedelle élite”. Secondo una definizione oggi ampiamente accettata, una “élite compradora” o “borghesia compradora” prende la sua posizione sociale ed il suo status dal suo rapporto con il potere economico straniero che domina il suo territorio d’origine. Questo concetto, che voi conoscete molto bene, è stato, in passato, di grande interesse per comprendere l’evoluzione dell’America Latina. Oggi in Europa, una nuova compradorizzazione è in atto, resa possibile dalle istituzioni europee e dalla potenza economica tedesca.
Noi facciamo nostro il progetto di Podemos di rivitalizzare la democrazia. Noi prendiamo atto che il vostro approccio populista contestatario, autenticamente di sinistra, fa coppia con la disponibilità ad assumere responsabilità di governo —malgrado questo sovranismo senza bandiera vi spinga anche ad esplorare vie mediane d’altro tipo, ovvero un “processo costituente”, concetto che sareste tenuto a spiegare meglio.
Le dinamiche europee e quelle dei movimenti di protesta
La fiducia dei vostri elettori viene dal fatto che voi siete stato, con i vostri compagni, il primo a portare al Parlamento una espressione politica del movimento degli Indignados del 2011. La rivolta delle classi medie inesorabilmente intrappolate in un processo di impoverimento che ora minaccia molte parti del continente europeo interessa molti cittadini, ben al di là circoli di attivisti di sinistra. Un incredibile soprassalto è verificato, un anno fa, in Grecia. Ahimè, questa “nave venuta dalla Grecia” cantata nel 1974 da Lluís Llach si è sfasciata sugli scogli delle politiche di austerità imposte dalle istituzioni europee. L’alleanza della socialdemocrazia con il Partito popolare europeo affinché nulla cambi, può essere considerata come una rinascita della “Santa Alleanza dei possidenti” del 1848. Per i nostri padroni, la nuova primavera dei popoli non avrà luogo!
In un lungo articolo pubblicato – già quasi in forma di bilancio – la scorsa estate nel New Left Review, voi sembravate considerare come possibile “un processo di recupero della sovranità” dei popoli. Nonostante quello che noi chiamiamo il processo di comporadorizzazione delle élite, a voi sembra ancora possibile compiere delle trasformazione del sistema produttivo e prendere in considerazione una “riconfigurazione delle istituzioni europee in una direzione più democratica”, in particolare con la costituzione un Parlamento della zona euro [1].
In questo modo voi tentate di cambiare i rapporti di forza all’interno del Consiglio europeo. Si tratta di una strategia coraggiosa, ma è anche una strategia discutibile, che può avere gravi implicazioni non solo per PODEMOS ma più in generale per  altri movimenti di protesta europei. Cercare di modificare i rapporti di forza nel Consiglio europeo implica ritenere che quest’ultimo avrebbe una qualche legittimità. Il Consiglio europeo non ha invece altra legittimità che quella di ogni altro paese. E’ un organismo di coordinamento e non esecutivo. È vero che tende ad agire come organo esecutivo; ma dovremmo accettarlo? Dovremmo inchinarci alla visione anti-democratica delle istituzioni europee? In questo modo, si perde una battaglia prima che sia condotta.
Concretamente, cambiare i rapporti di forza implica che i movimenti anti-austerità arrivino al potere contemporaneamente in diversi paesi. È chiaro che questa prospettiva non è credibile. I tempi elettorali e politici rimangono specifici per ogni paese, perché riflettono la storia e la cultura politica nazionali. Voi ne  sapete qualcosa oggi in Spagna. Così, impegnandosi nella direzione della costruzione di nuovi rapporti di forza all’interno del Consiglio europeo, Podemos fa un doppio regalo ai sostenitori dell’austerità. In primo luogo, ha fatto un regalo ai nemici del popolo, riconoscendo loro una legittimità che non hanno e, in secondo luogo, spinge i vari movimenti su una strada illusoria, quella che consiste nell’attendere che le elezioni consentano l’arrivo simultaneo al potere di maggioranze anti-austerità nei diversi paesi dell’Unione europea.
A noi pare che questo sia un percorso imboccato da PODEMOS sia pericoloso, e anche suicida.
Costruire il campo dello scontro
La domanda principale che si pone è quella della costruzione del campo politica dello scontro. Questo campo deve essere costruito sia in Spagna (come in altri paesi) che nell’Unione europea. Ma, in questa costruzione, due elementi saranno significativi per il futuro.
1.  L’Europa
La questione del rapporto con le istituzioni europee, diventate oramai il campo fortificato dei sostenitori di austerità ed effettivamente concepito come tale sin dal nascere. Noi ci auguriamo un grande coordinamento tra i paesi europei, e questo naturalmente include paesi che non sono membri dell’Unione europea, come la Svizzera, la Norvegia, la Russia e anche del Maghreb. Ma dobbiamo notare che la logica implacabile del  politico s’impone per quanto riguarda la natura dei nostri rapporti con le istituzioni europee. Qui è pericoloso alimentare e mantenere delle illusioni, e crediamo che alcuni punti del programma sono PODEMOS proprio di questa natura. E’ inutile affidarsi alla sincera volontà di costruire un “diversa” Europa, quando i leader europei sono immediatamente decisi allo scontro.
Dal momento che per i sostenitori di austerità l’avvento al potere di un movimento o partito (in uno dei paesi dell’Unione europea) rischia di minare il loro potere ed i loro privilegi, essi netteranno in atto, l’abbiamo visto nel caso della Grecia nella primavera del 2015, tutti i mezzi a loro disposizione, compresi i mezzi illegali e pratiche di corruzione, per obbligare questo movimento o quel partito alla capitolazione. La natura dei rapporti tra i sostenitori e gli oppositori dell’austerità è del tipo di quella amico/nemico. Sarà una lotta senza pietà né esclusione di colpi. Noi saremo subito gettati nella dimensione dell’antagonismo. Qui poniamo dunque la questione del programma e dell’azione di Podemos. Siete pronti per questo scontro con tutte le sue conseguenze?
Questa prospettiva implica la definizione della cerchia di relazioni “agoniche”, vale a dire tra avversari in grado di unire a resistere a nemici comuni. In realtà, la natura dello scontro con le istituzioni europee non dipende da Podemos, come non è dipesa da Syriza. Questa natura sarà determinata dalle azioni dei leader europei; se, per raggiungere un accordo, occorrono due volontà, una soltanto è già sufficiente a causare il conflitto. Ma imponendo un quadro di scontro antagonistico con i partiti anti-austeritari non appena arrivano al potere, i leader europei possono permettersi di mettere in evidenza un altro contesto, quello delle relazioni agoniche. Questo quadro è quello delle relazioni tra forze certamente opposte, ma in cui il confronto con le istituzioni europee riqualifica l’opposizione di un conflitto tra avversari e non nemici. La questione si pone quindi a voi come si pone a tutte le forze che combattono contro l’austerità in Europa: quali sono le forze con le quali si può raggiungere un accordo, o una tregua il tempo necessario per risolvere questo confronto decisivo?
2.  L’Euro
Il problema del confronto con le istituzioni europee ci porta a quello dell’Euro. Questo che è chiamato la “moneta unica” è in realtà un meccanismo che ha bloccato i necessari aggiustamenti dei tassi di cambio tra le economie le cui strutture sono molto diverse, allo scopo di permettere la creazione di uno spazio unitario per la speculazione finanziaria. Questo è il motivo per cui l’euro è oggi difeso soprattutto da banchieri e “finanza”. Ma questo è anche il motivo per cui i paesi del Sud Europa non hanno avuto altra scelta che quella di impegnarsi in strategie di svalutazioni interne, una gara mortale per il “costo minimo, miglior offerente”, le cui conseguenze sono immensamente più gravi di aggiustamenti dei tassi di cambio. Questa è la vera origine delle politiche di austerità la cui logica è quella di portare ad un “iper-austerità”.
La concorrenza si gioca ormai nel grado di impegno per l’iper-austerità.
La questione della Euro non riguarda dunque, come sembrate credere, solo il campo simbolico dell’egemonia culturale. Questa è una questione concreta, che si traduce in centinaia di migliaia di licenziamenti, in milioni di lavoratori giovani e meno giovani che perdono il posto di lavoro, nel declino di tutti i diritti sociali. Voi non potete applicare una politica anti-austeritaria senza attaccare l’euro. Anche in questo caso, l’esempio di SYRIZA e della Grecia, parla da solo; avendo rinunciato a mollare l’euro, anche se ora la maggioranza delle persone sarebbe d’accordo con questo punto di vista, il governo di SYRIZA è stato costretto ad applicare lo stesso rigore di Nuova Democrazia, perdendo del tutto quella legittimità che gli veniva dal suo discorso contro l’austerità. La strategia di cercare di “guadagnare tempo” è, molto chiaramente, una strategia perdente. Alla fine, non ne dubitate, voi sareste posti davanti alla stessa scelta. Quale sarà la vostra risposta?
In occasione della vostra visita a Parigi nel settembre 2015, voi avete detto che un’uscita dalla zona euro è possibile, da un punto di vista spagnolo, solo a condizione che un paese membro UE economicamente più pesante che la Spagna, la prenda in considerazione prima e ufficialmente.
La vostra posizione vuole essere rispettosa dei dibattiti che attraversano numerose forze politiche, tra cui Podemos —come abbiamo visto durante la vostra ultima scuola estiva. Nel numero della New Left Reviewvoi ci avete ricordato che PODEMOS è oggi pensato come un “strumento fondamentale di cambiamento politico” [2]. L’aggiornamento permanente al quale vostri attivisti sono ​​soggetti non può essere possibile se voi non accettate di discutere delle questioni e dei vicoli ciechi con cui dovremo fare i conti.
Vi preghiamo di credere, caro Pablo Iglesias, nella nostra determinazione per guidare un reale cambiamento sia in Francia che in Europa».
* Jacques Sapir, economista, direttore degli studi presso la Scuola di Studi Avanzati in Scienze Sociali, autore di sovranità, democrazia, la laicità, Parigi, Michalon 2016.

Christophe Barret, storico e saggista, autore di Podemos. Per un’altra Europa, Paris, Editions du Cerf 2015.

** Fonte: Russeurope
*** Traduzione a cura della redazione di SOLLEVAZIONE

Un pensiero su “PODEMOS: UN SOVRANISMO SENZA BANDIERA (Lettera aperta a Pablo Iglesias) di Jacques Sapir e Christophe Barret”

  1. dexxo dex dice:

    Questa è la vera questione politica sul tappeto. Altro che utopie che nella realtà stringono le catene della schiavitù.Credo che questa lettera sintetizzi in pochi passi tutti i problemi politici che non trovano soluzione (per noi ovviamente) per la gente comune.

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