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«RENZI È UN AGENTE DEL MOSSAD» (D’Alema)… E SALVINI VA IN ISRAELE (alla faccia di Di Stefano e Casa Pound)

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[ 29 marzo]

PRIMA NOTIZIA

«Renzi è un uomo del Mossad. Bisogna sconfiggerlo».

A dirlo non è stato un trinariciuto antisemita ma niente meno che Massimo D’Alema —che di certo di queste cose se ne intende visto che il Nostro, tra le altre cariche, è stato presidente del Consiglio fra il 1998 e il 2000, e poi ministro degli Esteri.
Lo avrebbe affermato, come riporta, tra le righe, il Corriere della Sera del 7 marzo, nel corso di una cena romana organizzata dalla fondazione d’alemiana Italiani Europei. Nessuna smentita da parte di D’Alema, al quale si debbono sì ascrivere infinite porcate nonché il vero e proprio crimine di avere, nella primavera del 1999, portato il nostro Paese in guerra contro la Jugoslavia, ma non si può certo dire che sia supino verso la politica guerrafondaia di Israele. [1]
Un’accusa pesante e attendibile. 
Non importa qui sapere se gli israeliani versino a Renzi uno stipendio su qualche conto cifrato. L’accusa di D’Alema è tutta politica, rivelatrice dei sostegni esterni di cui Renzi gode, di chi siano certi suoi sponsor internazionali, delle sue concezioni geopolitiche.

SECONDA NOTIZIA

Proprio oggi, 29 marzo, Salvini è finalmente riuscito a fare il suo agognato viaggio di tre giorni in Israele. Lo fa a capo di una delegazione della Lega Nord, che sarà ricevuta in pompa magna alla Knesset (parlamento). 
Quindi Salvini vedrà il Presidente della Commissione Esteri e Difesa della Knesset Tzachi Hanegbi e il Vice Ministro per la Cooperazione Regionale, Ayoub Kara. Meno istituzionale, ma politicamante e simbolicamante significativo, il colloquio del giorno seguente con il leader del partito sionista e di estrema destra “Israel Beitenu”, Avigdor Liberman.


Perché diciamo “agognato”? Era da un pezzo che Matteo Salvini tentava di ottenere dalle autorità ebraico-sioniste il semaforo verde alla sua visita; ma fino a pochi mesi fa il governo israeliano si era opposto.[2] E se la pratica si è sbloccata una ragione dev’esserci. Quale se non che in camera caritatis Salvini ha fatto voto di vicinanza alla causa sionista, se non proprio uno di obbedienza? 
Scommettiamo che, come fece l’ ex-fascista Fini, anche Salvini andrà al Muro del Pianto facendosi immortalare con la kippà in testa —il gesto simbolico inequivocabile di solidarietà con la causa sionista.

Perché Salvini lo farà? Ma è semplice, perché per andare al governo in Italia, non bastano i voti, occorrono diverse credenziali e tra queste il lasciapassare di Israele, che non è solo uno Stato, ma la prima linea del blocco dei paesi occidentali intruppati nella NATO.

Sembra che Di Stefano (Casa Pound) ci sia rimasto male.
Povero coglione!
Per tentare di uscire dall’angolo in cui sono depositati i rottami fascisti ha accettato di diventare gregario della Lega Nord abbracciando Salvini come grande leader. 
Il tutto in nome di un soggetto lepenista in Italia.

Come si giustificherà adesso Di Stefano davanti all’ennesima piroetta di Salvini? 
Che con le sue giravolte egli è diventato un pupazzo e non è più alfiere del lepenismo?
La darà a bere agli sciocchi ed ai suoi accoliti.
Ai francesi è infatti noto da tempo che Marine Le Pen, in nome dell’islamofobia e della xenofobia, ha da tempo dichiarato la sua vicinanza alla causa israeliana.
NOTE

[1] Meno di due mesi fa, intervistato proprio dal Corriere della Sera, D’Alema parlò di Israele come di “un problema, più che un alleato” per via del “ruolo negativo” che svolge sull’altra sponda del Mediterraneo. E all’ambasciatore d’Israele a Roma, Naor Gilon, azzardatosi a scrivere al Corriere per dolersi della “ossessione” avvertita “da molti anni dal signor D’Alema” nei riguardi dello Stato ebraico, scambiato più per la causa, o concausa, che per la vittima del terrorismo che insanguina il Medio Oriente, il nostro rispose contestandone il lavoro che svolge in Italia. Un lavoro, ad avviso di D’Alema, più “attivo” e “dinamico” che diplomatico, più di partecipazione alla politica italiana che di rappresentanza del proprio governo.

[2] «Con Israele le cose sono andate diversamente. Tutto si è consumato (finora) nella massima discrezione, anche perché il disco rosso di Israele assume tutto un altro peso. L’ambasciata a Roma che fa capo a Naor Gilon ha fatto sapere in via ufficiosa come la missione venga considerata politicamente inopportuna alla luce delle posizioni che il capo leghista ha assunto sulle politiche per l’immigrazione, ma anche per le alleanze “estreme” strette in Europa.
Il tandem con la destra populista e con venature razziste di Marine Le Pen non è considerata la migliore credenziale per presentarsi a Gerusalemme. Per di più, lo stop è stato notificato qualche giorno prima della manifestazione di Piazza Maggiore a Bologna. Su quel palco Salvini è salito con Silvio Berlusconi ma anche con Giorgia Meloni, erede della destra italiana, e tra i manifestanti erano ben visibili le insegne (e le teste rasate) di Casa Pound. Una piazza, anche quella, che sembra sia “piaciuta poco” all’ambasciatore Gilon». La Repubblica del 11 novembre 2015

2 pensieri su “«RENZI È UN AGENTE DEL MOSSAD» (D’Alema)… E SALVINI VA IN ISRAELE (alla faccia di Di Stefano e Casa Pound)”

  1. Anonimo dice:

    E' la sindrome di Stoccolma.

  2. francesco la mantia dice:

    La lega nord è stato fin dalla sua fondazione un partito filo-sionista. In Europa il vecchio nazifascismo ( che resiste un po in Italia e un po in Germania) è stato sostituito da movimenti anti-islamici e filo Putin, questa adesso è la destra del XXI secolo

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