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UNIONI CIVILI E ASTENSIONI GATTOPARDESCHE

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[ 12 maggio ]

Alla fine il neo-duce in pectore Matteo Renzi ha deciso che sulla Legge Cirinnà sarebbe stato posto il voto di fiducia sul governo. Se non andiamo sbagliati questa è la sua (di Renzi) 51esima richiesta di fiducia: un record assoluto —vedi il recente dossier di Openpolis.
Come forse pochi avranno capito c’è stato un voto disgiunto: il primo è stato appunto quello sulla fiducia al governo, il secondo, di merito, sulla Legge Cirinnà. Renzi ha avuto la maggioranza in tutti e due i casi.

Perché mai il neo-duce in pectore ha quindi posto la fiducia? Non solo per ostentare il suo piglio decisionista —dato che sembra gli porti consensi tra la plebaglia qualunquista e anzitutto appoggi nelle classi dominanti che non ne possono più del “caos politico”. 
Come hanno sottolineato a ragione diversi esponenti delle opposizioni parlamentari, imporre il voto di fiducia implica la velocizzazione delle procedure deliberative, col risultato di strozzare il dibattito in aula e di imporre la supremazia dell’Esecutivo sul parlamento stesso.
Si capisce dunque la stucchevole esultanza di Renzi, vedi sotto.


Detto questo, detto che sarebbe stato inammissibile votare la fiducia al governo —che prima se ne va è meglio è—; che la  Legge Cirinnà sia passata è un fatto positivo. 

Al di là delle alchimie semantiche e delle diavolerie giuridiche, come abbiamo a suo tempo scritto, è giusto che anche coppie dello stesso sesso godano dei diritti sociali delle coppie eterosessuali — ciò al netto delle nostre critiche all’utero in affitto.

Perché mai, dato che il voto era disgiunto, i parlamentari del Movimento 5 Stelle, dopo avere giustamente votato contro sulla fiducia, si sono astenuti quando si è trattato di votare sulla legge Cirinnà in quanto tale.

Alcuni parlamentari grillini hanno motivato la loro astensione col fatto che la Cirinnà messa ai voti ieri non era quella iniziale che essi avevano invece caldamente sostenuto, che cioè la sua ultima versione sarebbe stata “troppo morbida”, con eccessive concessioni agli alleati papalini di Renzi.

Nessuno crede che questa giustificazione, come dire, “radicale”, sia il motivo vero dell’astensione.

Non si deve dimenticare che il 6 febbraio scorso, alle porte del voto in Senato, col pretesto che nella versione della legge allora al voto c’era la “stepchild adoption“, il blog di Beppe Grillo intervenne per dare il contrordine: non voto favorevole ma… “libertà di coscienza”.

La stragrande maggioranza dei commentatori politici sostiene che l’astensione sia in realtà determinata non solo dalla necessità di non far emergere la spaccatura in seno al Movimento 5 stelle, ma di accattivarsi, alle porte delle decisive elezioni romane, le simpatie, se non della Chiesa, dell’elettorato cattolico conservatore.

A pensare male si fa peccato ma a volte ci si azzecca…

Un pensiero su “UNIONI CIVILI E ASTENSIONI GATTOPARDESCHE”

  1. Anonimo dice:

    Articolo lucido e condivisibile al 100%. Mi permetto però solo una battuta: ora Landini si potrà sposare con Marchionne.

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