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LA DEFLAZIONE (DEI SALARI) METTE TUTTI D’ACCORDO di Alberto Bagnai

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[ 29 luglio ]
Alberto Bagnai [nella foto] sarà uno dei protagonisti del III. Forum internazionale no-euro che si svolgerà a Chianciano Terme dal 16 al 18 settembre.

Tempo fa Federico ha segnalato su Twitter questa “notizia“: secondo la scienza (che poi sarebbe una fondazione olandese legata al gioco d’azzardo) nei prossimi 30 anni l’automazione occuperà il 50% degli attuali posti di lavoro.

Vabbè…

Tralasciando il fatto che i simpatici frisoni avrebbero anche altro a cui pensare (qui due disegnini tratti dall’ultima in depth review:

clicca per ingrandire




Lo sapevate? Il debito delle famiglie olandesi arriva al 230% del loro reddito disponibile…), e che quindi di quello che dicono dobbiamo tenere il debito conto, cioè zero, mi pregio di sottoporre alla vostra riverita attenzione (scusandomi se vi distraggo dalla crociata) due costanti di questo tipo di notizie.

La prima è che queste analisi si fondano su un paralogismo talmente evidente che non si vede (un po’ come, secondo Pitagora, noi non percepiamo l’armonia delle sfere: ma questo lo sa solo chi era a Tignale): ci viene detto che le macchine che esisteranno fra tre decenni saranno in grado di fare il 50% di quello che gli uomini fanno oggi, nel mondo di oggi, con le macchine di oggi. Ora, la dottoressa Arcazzo non saprebbe esprimere concetto più profondo.

Applicate la backward induction. Pensate: con una Browning M2 un soldato di oggi, purché posto in posizione lievemente dominante e adeguatamente munito di munizioni (appunto), potrebbe sterminare (se ci fosse) un’intera orda di unni del V secolo d.C. lanciati al galoppo. Secondo i gambler frisoni questo spiega perché oggi gli eserciti, come tutti vedono, sono disoccupati, giusto? Ragionamento impeccabile, con un unico lieve e facilmente occultabile difetto: nel XXI secolo non ci sono gli unni del V secolo (però c’è il Fmi).


Noi non sappiamo come sarà il mondo fra 30 anni.

Però da circa 3000 anni sappiamo com’era il mondo 30 anni fa, ed era più o meno come quello di oggi. Il progresso c’è sempre stato, ed è stato fuoco, amigdala, ruota (non so esattamente l’ordine, ma sicuramente fra voi c’è un paleoantropologo), bronzo, ferro, ecc. Ci sono sempre stati i forti e i deboli, e i primi non hanno quasi mai ambito a fare l’interesse dei secondi, perché aiutare i deboli a diventare forti significa ridurre la propria fetta di torta. Dice: “Ma il progresso aumenta la torta! Vuoi mettere, ad esempio, un aratro di legno con l’agricoltura industrializzata che il TTIP ci vuole imporre! Sai la produttività?” Certo. Il progresso porta un aumento della produttività. Ma l’evoluzione della società porta uno sviluppo delle aspirazioni individuali, un aumento dei bisogni (reali o presunti ma comunque sempre legittimi). Alla fine il limite analitico di queste analisi sta nel considerare solo il lato dell’offerta. Certo che per produrre quello che ci occorre oggi le macchine di domani saranno più efficienti. Ma domani ci occorrerà quello che ci occorrerà domani (se avete difficoltà a capire la frase rileggetela, pensando che domani è un altro giorno, e non è ancora arrivato), e quindi avremo bisogno di creare molto più valore aggiunto di quanto ce ne occorra oggi, perché domani ne domanderemo di più.

Strano, eh? Gli uomini non vogliono stare bene: vogliono stare meglio. Ve ne eravate accorti? Certo. il meglio rischia di essere nemico del bene. Ma chi si accontenta gode poco, e comunque da quattro milioni di anni noi funzioniamo così. Attendo fiducioso la #pirreviù dell’antropologo di turno.

Quindi le analisi dei simpatici gambler frisoni non valgono la carta sulla quale potreste stamparle. Come dico ne L’Italia può farcela, se lo squilibrio distributivo (o la disoccupazione, che poi è la causa e l’effetto dello squilibrio) fossero un portato del progresso tecnico, a parecchie decine di migliaia di anni dall’invenzione dell’amigdala un’unica persona dovrebbe guadagnare 60.000 miliardi di dollari, e gli altri sei miliardi di persone avere un reddito zero (e essere disoccupate). Non è così, ovviamente.

Ma qui si inserisce la seconda considerazione, la seconda costante di questo tipo di “ragionamenti”. In tutta evidenza, “notizie” di questo tipo vogliono condurvi subliminalmente ad accettare come dato “naturale”, perché portato di un progresso “tecnico” supposto “neutrale” in termini di scelte sociali e politiche, il fatto che voi veniate pagati di meno. E certo: se quello che fate voi lo può fare una macchina, sarete disoccupati: pensate! Il 50% della forza lavoro sarà sostituita da macchine (fatte da chi?). Eh, è proprio vero, signora mia… Purtroppo er progresso è tanta ‘na bella cosa, se sa, ma laggente rimangono senza lavoro, e bisognerà da pagalli perché se ne stieno a casa…

Chiaro, no?

Ovviamente, se questa notizia ti arriva tornando da un concerto fatto a 45 minuti da Perugia, in una località collegata da strade percorribili solo a 30 all’ora perché sono una interminabile sequenza di buche (e con segnaletica non sempre in ottimissime condizioni), dove sta il trucco lo capisci prima…

Ma credo che dove sia il trucco lo vediate anche voi.

Quella di distribuire il reddito in un modo o nell’altro è una scelta intrinsecamente politica: la disoccupazione deprime la quota salari, e la scelta di darsi come obiettivo politico l’occupabilità, invece dell’occupazione, è una precisa scelta politica inquadrata in un disegno politico formulato dal quell’organismo di indirizzo politico privo di responsabilità politica che è l’OCSE ormai da anni, come ci ha spiegato Agénor.

La sintesi è che se sarete disoccupati, o sottopagati, oggi come fra trent’anni (o come trenta, o tremila, anni or sono), la tecnologia, la scienza, c’entrano ben poco. C’entra invece la politica, che sa prendere forme insidiose per sottrarvi ciò che vi spetta.

Ascoltando Lavoie all’EAEPE Summer School ho avuto diversi momenti di autentico godimento (unico problema: non vuole prendere atto del fatto che esiste una gerarchia internazionale dei mezzi di pagamento e quindi un vincolo esterno: ma di questo credo che avremo occasione di parlare con calma a marzo a Paris XIII). Uno di questi momenti si è presentato quando Lavoie ha argomentato, con ricca bibliografia, la critica a uno dei caposaldi del donaldismo, il famoso ELR (Employer of Last Resort).

(…per gli ultimi arrivati: me ne fotto se Trump si chiama Donald. Per noi Donald è un’altra cosa. Ho scritto un glossario. Leggetelo. Se non vi va di farlo, andatevene. Se non avete voglia di imparare siete inutili, quindi dannosi…)

In effetti, è difficile sfuggire all’impressione che le cose stiano proprio come le metteMalcolm Sawyer:

Di fatto, costituendosi come “datore di lavoro di ultima istanza”, lo Stato interverrebbe nel conflitto distributivo fissando il livello del salario di riserva. Se lo stato ti dà 700 euro al mese per farti tagliare l’erba nelle aiuole, ovviamente sarà difficile che un imprenditore possa dartene più di 700,50 per farti fare un’altra cosa. Tanto, se ti lamenti, l’imprenditore ti dà un calcio nel sedere, e babbo Stato (controllato dai potenti e non dai deboli) interviene a darti la mancetta, sedando (che non viene da sedere, ma da sedare, anche se alla fine finisce lì) il conflitto sociale.

Geniale, vero?

Per quanto ciò possa sembrare assurda, questa storia quadra molto con la favoletta del giornalista indipendente di regime che va un anno in America (cioè nella potenza imperialista attualmente interessata a mantenere in vita l’euro) e torna sapendo tutto perché ha studiato un sacco con un sacco di economisti un sacco fichi e un sacco di sinistra, per poi diventare intellettuale critico di regime in una trasmissione dove la metà del pubblico ai bei tempi era composto da comparse di FARE (lo ricordate?) e la cuiraison d’être era molto evidentemente buttarla in vacca, facendo apparire per pazzo chiunque articolasse una critica scientificamente fondata all’euro… Tutto il dibattito farlocco su “il reddito di cittadinanza (aka reddito della gleba) non è il reddito minimo”, “l’ELR è una cosa un sacco alternativa che ha salvato l’Argentina perché ne parla un giornalista un sacco coraggioso” ecc., va ovviamente in cocci di fronte non appena si faccia un minimo sforzo per innalzarsi e ampliare gli orizzonti. Lo scopo è sempre e solo uno: orientare il conflitto distributivo a favore del capitale, o placare gli sconfitti di questo conflitto (dove “o” sta per “vel” e non per “aut”: ma “e/o” lo lascio scrivere ai sindacalisti).

Cadono veramente le braccia di fronte all’ingenuità di certi commentatori (e dell’infinito numero dei tifosi da stadio). Ma questa è la democrazia, pare…

Eppure non è strano. Lo scopo del capitale è appropriarsi di una quota preponderante di valore aggiunto, e per farlo, naturalmente, il capitale deve sottrarla al lavoro. Ci sono tanti modi per farlo. Chiedere allo Stato, governato da interessi oligarchici, di fissare un salario di riserva da fame è uno dei tanti possibili modi: alla fine, il più pulito. Poi ce n’è un altro, questo:

Ciao Alberto,
spero che tu e tutta la tua famiglia stiate bene e mi auguro di poter trovare il tempo di partecipare a qualche evento, magari al Goofy 5 non foss’altro che per avere il piacere di salutarti di persona.
Ti disturbo perché sono stato contattato dalla “International academy of Florence” che mi propone nientepopodimeno che di partecipare ad un progetto finanziato dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, mirante alla:
PROMOZIONE DELLA MOBILITA’ INTERNAZIONALE DEI LAVORI ATTRAVERSO TIROCINI FORMATIVI DI CITTADINI STRANIERI CHE FANNO INGRESSO IN ITALIA.
Il programma intende contribuire alla qualificazione dei flussi migratori di ingresso in Italia anche al fine di promuovere meccanismi efficienti di incontro domanda-offerta e sperimentare modalità sostenibili e innovative per la mobilità circolare dei lavoratori.
I percorsi di tirocinio devono avere una durata minima di 3 mesi e massima di 6 mesi.L’attività di lavoro dovrà avere una durata compresa tra un minimo di 20 ed un massimo di 30 ore settimanali.·         Il tutto con il semplice pagamento dei seguenti costi: 
“Fornire vitto ai tirocinanti·         Sostenere i costi di assicurazioni INAIL ed RCA.
I Soggetti Promotori (Mahasara Italia ong) si impegnano :
·         Rimborso di un’indennità mensile erogata al Lavoratore di € 500,00·         Sostenere i costi per l’alloggio dei lavoratori·         Sostenere le procedure presso gli Uffici regionali e i costi per il visto d’ingresso e il permesso di soggiorno”.
(il virgolettato è preso pari pari dal testo)
In pratica fornendo vitto gratuito (senza peraltro specificare le condizioni quindi va bene anche pane e cipolla) più poche decine di euro mensili per inail e rca  mi verrebbe fornita manodopera nella quantità desiderata: uno, dieci, cento? Al costo per me di euro 0 al mese per 30 ore settimanali ovvero 130 mensili di lavoro, mentre i soggetti promotori erogherebbero al lavoratore la strabiliante cifra di euro 500,00 mensili, per una fantastica paga oraria di euro 3,85 scarsi  e  l’alloggio alle condizioni che orsù gli pare.  Una genialata! La svalutazione del lavoro all’ennesima potenza, per la serie a noi la riforma Hartz ci fa una s..a.
Nelle attuali condizioni di mercato, con decine di migliaia di imprese alla canna del gas non dubito che più di qualche imprenditore coglierà la palla al balzo per sostituire gli inefficienti lavoratori autoctoni con i nuovi schiavi, pardon, “stranieri in tirocinio formativo”, appositamente fatti affluire nel nostro esangue paese per sostituire i riottosi scansafatiche Italiani che, poffarbacco, si rifiutano di lavorare per lo strabiliante salario di euro 3,85 l’ora, peraltro pagati da ente erogatore diverso dall’azienda e quindi a carico dello stato, senza contributi, previdenza, assistenza sanitaria… forse e pensione post mortem….
Non sono neanche più arrabbiato, sono furioso, perché so che presto mi ritroverò ad affrontare una concorrenza che userà ed abuserà di questi strumenti e mi spingerà fuori mercato, visto che mi rifiuto di essere complice di questo schifo.
In allegato troverai il testo completo che mi hanno inviato per mail, te lo invio insieme ad una fornitura di maalox che ti sarà oltremodo utile durante la lettura. E’ solo una paginetta, ma basta ed avanza.  Naturalmente c’è la solita tiritera sulle finalità sociali le pari condizioni dei tirocinanti con i lavoratori Italiani che a  me sembra quasi una minaccia : ”presto anche voi Italiani sarete trattati e pagati così”, perchè questo sembrano dire, ma forse mi sbaglio, forse sono maldisposto e prevenuto nei confronti di queste iniziative caritatevoli volte ad integrare questa marea di poveri disperati che sta sommergendo il nostro paese  e che si continua a far arrivare a ranghi serrati per usarla come forza d’urto per distruggere in via definitiva la nostra costituzione, i nostri diritti, la nostra dignità, la nostra cultura ed identità di popolo.
Sono quasi sicuro che siamo ormai arrivati al punto di non ritorno e che l’esito sarà talmente traumatico e violento da far impallidire le violenze e gli eccidi accaduti durante la seconda guerra mondiale.  Qui si rischia una carneficina, alimentata da odii sociali, razziali e religiosi impensabili anche solo vent’anni fa e quel che è peggio, creati ad arte per meschini interessi economici e luridi giochi di potere, voluti da elite dementi, arroganti ed insaziabili.  Gente che non si è ancora resa conto che non si salverà questa volta, perchè dal collasso di una nazione, di una società e di un popolo intero non si salva mai nessuno.
Hanno voluto avere tutto e tutto perderanno….però il costo dei loro errori ed orrori sarà pagato soprattutto da tutti noi.  No non ci può essere pietà o perdono per ciò che è stato fatto e non ce ne sarà.  La storia insegna a chi la vuole studiare e soprattutto capire.
E adesso che cosa si fa per impedire questi esiti e cercare di fermare la valanga od almeno tirarsi di lato prima di essere travolti?  Questa è la domanda che rivolgo a me stesso tutti i giorni ed alla quale non ho ancora trovato una risposta.  La stampa e la televisione parlano del niente, i partiti sono tutti per il “più europa”, con la sola eccezione della Lega nord, Fratelli d’Italia [Ndc: non sono così sicuro che Fratelli d’Europa sia veramente critica verso l’Europa, ma va bene così: alla fine, il mio problema non è il loro europeismo, ma quello di chi vorrei votare] e di pochi altri piccoli movimenti di fatto assai marginali.
A sinistra il nulla ed anzi l’attiva collaborazione alla realizzazione di questi folli disegni, ma in nome del “sociale” e “dell’accoglienza”, perché noi siamo la sinistra.
Tutti gli altri sono populisti, ma essere populisti significa ascoltare e cercare di mettere in pratica la volontà del popolo!!! Si chiama DEMOCRAZIA, un termine oscuro ai più, quasi una bestemmia per la sedicente sinistra e per i cosiddetti progressisti.  Che la linea la devono tracciare gli illuminati, perché il popolo non può capire, va guidato per il suo bene perché non sa quali sono i suoi veri interessi:  trovare finalmente lavoro a 3,85 euro l’ora senza previdenza, assistenza, pensione diritti, fino alla prossima deflazione salariale che la moneta unica non si tocca, perché l’eurone ci protegge e ci dà lavoro, sicurezza e stabilità, ci protegge dalla Cina e ci fa più belli e più grandi…..QUOUSQUE TANDEM  ABUTERE  CATILINA PATIENTIA NOSTRA!!!!Un caro saluto (emphasis added)



In effetti l’iniziativa descritta dal nostro amico sarà senz’altro mossa dalle migliori intenzioni, non ne dubito, ci mancherebbe: l’accoglienza, l’integrazzzzione, siamo tutti fratelli…

Peraltro, cosa deve fare una ONG, se non profittare di un’iniziativa finanziata da un Ministero?


Ma i potenziali risultati quali sarebbero? Quelli che descrive lui, fra l’altro andando contro i propri interessi, perché in quanto imprenditore nel settore NACE 5510 a lui un’orda di poracci sottospecializzati e zeropagati farebbe proprio comodo. Solo che essere imprenditore non significa necessariamente essere un coglione autocentrato “a fazz tut mi!”: diciamo che non è condizione necessaria né sufficiente (anche se da qui qualcuno ne è passato). Ce ne sono alcuni (pochi, lo ammetto) che capiscono che il gioco del “paga un poraccio” visto dal lato dell’offerta è senz’altro remunerativo, ma visto dal lato della domanda molto di meno. Se gestisci un albergo, non ti ci vuole molto a capire che chi è pagato 3,85 euro all’ora non potrà mai essere tuo cliente, e non perché è un tuo dipendente, ma perché, se anche fosse il dipendente di un altro, non potrebbe permettersi una vacanza. A quel punto, ti basta alzare lo sguardo, vedere che questo è il gioco che tutti stanno giocando, e da lì a preoccuparsi è un attimo. Se invece, che so, fai l’avvoltoio che compra macchinari da aziende fallite per venderle ad aziende fallende, ecco, in questo caso, data la particolare natura della tua clientela (che è a qualche grado di separazione dal consumatore finale, quello pagato 3,85!) magari ci metti un po’ di più a capire, anche perché la crisi, finché dura, ti fa comodo: comprare a prezzo stracciato da un collega alla canna del gas è bello quanto pagare zero degli sventurati spinti sulle nostre coste dall'”esportazione della democrazia” (per la quale vedi le considerazioni del nostro amico)! Ma sei pur sempre una brava persona, anche se condanni i tuoi figli alla guerra civile (dando però tanti soldi in beneficenza agli istituti religiosi, anche loro, da sempre, in prima fila nell’accoglienza: ma anche loro hanno un modello di business un po’ particolare…).

Ecco: reddito della gleba, reddito minimo garantito, “integrazione” dei “migranti”… Tutto concorre alla disintegrazione del lavoro nel migliore dei mondi possibili per il capitale.

A questo punto chi non ha capito o è coglione o è complice. Ma anche qui, forse, sono eccessivamente prolisso: perché essere complici di un processo simile, e non capire che alla fine schiaccerà anche te, significa, oggettivamente, essere ma di molto coglione…
* Fonte: Goofynomics

5 pensieri su “LA DEFLAZIONE (DEI SALARI) METTE TUTTI D’ACCORDO di Alberto Bagnai”

  1. Valdo dice:

    Mah, continua a ripetere sempre le stesse cose da anni… E lo farà anche al convegno…

  2. dexxo dex dice:

    Si, infatti. Ed è un fatto che le cose stanno andando in quella direzione magari non precipitevolissimevolmente come in Grecia, ma ci stiamo arrivando. E poi ormai i meccanismi sono chiari, che cosa si vuole dire di più. Quello è. Adesso sarebbe ora di organizzarsi e pensare a cosa fare per il futuro.Però anche secondo me finirà male, molto molto male…

  3. Rosanna Spadini dice:

    Arguzie architettate ad arte: votalega e abbasso i 5 stelle … a proposito, ma l'euro non doveva saltare nel 2012 ??

  4. Giovanni dice:

    "It is also argued that ELR workers would retain many of the characteristics of being an industrial reserve army"Ho visto questa critica quando l'ha twittata e devo dire che mi è piaciuta molto. Anche io ho sempre pensato che i PLG della MMT ed il RdC non siano poi troppo diversi, anzi potrei dire col RdC la proposta di lavoro la puoi rifiutare tre volte (certo sai che vantaggio) mentre coi PLG neppure una (però ti arriva dallo stato e non sei a disposizione di agenzia di collocamento privato). Ma il punto che voglio esprimere adesso non è la polemica con MMT e RdC, è un altro.Se il RdC è insidioso ed i PLG pure allora resta un bel problema: non c'è via di scampo. Molti infatti si rifugiano nella nostalgia per il tempo che fu, il trentennio dorato (quello con le gabbie salariali e l'emigrazione verso le zone industrializzate), gli anni '70 quando le aziende quasi cercavano i lavoratori (ma solo alcuni profili con particolari specializzazioni e solo in alcune zone). E non basta neppure dire pianifichiamo degli investimenti pubblici perché non hai garanzia che questo porti alla piena occupazione. Se tappi i buchi delle strade saranno contenti i muratori che ci lavorano e scontenti tutti gli altri.Io ho già detto che per me se fatta bene e come misura temporanea MMT o RdC è accettabile. Chiamiamolo come ci pare ma deve essere chiaro che si tratta di una indennità di disoccupazione universale (se sono escluso dal diritto al lavoro sono danneggiato e mi devono indennizzare) e non un sussidio di povertà. Tuttavia il problema della misura temporanea è: verso cosa? Questo è punto che mi sembra che sia gravemente scoperto. Io in un commento ad altro articolo ho scritto che trovare lavoro deve essere facile come iscriversi a scuola. Dunque vengo al punto e faccio quella che ritengo essere "la" domanda: qual'è l'organizzazione sociale che riesce a realizzare la piena occupazione coprendo tutti in modo esaustivo? Proviamo a leggere un articolo di Formenti che sdogana una parola che impronunciabile a sinistra e dal titolo inequivocabile: Evviva il corporativismo. In particolare dove dice: "distruggere le difese “corporative” di chi sta in basso per rendere ancora più selvaggi i privilegi di chi sta in alto" (lasciamo perdere, per carità di Marx, il riferimento all'infido Piketty). Voi avete insistito sulla necessità di parlare di populismo di sinistra. Allora parole come "corporativismo popolare" non potrebbero essere qualcosa da tenere in conto senza essere accusati di rossobrunismo? Al commesso di negozio che salta da un lavoretto all'altro per campare e sa che se vuole salvarsi deve provare ad entrare magari nella forestale, nei carabinieri, nei vigili se dici RdC o MMT lui ti guarda perplesso ed ha ragione. Ma se gli prospetti un assetto in cui lui fa parte di un ente più grande che provvede ad allocarlo in maniera preferenzialemnte stabile senza mai fargli mancare lo stipendio come avviene per gli statali forse gli si da una prospettiva ragionevole. E di questi enti (corporazioni?) devono esisterne per ciascun settore lavorativo.Ripeto che non so cosa sia stato il corporativismo nel "ventennio piombato", ne conosco vagamente i difetti illustrati da Bordiga ma era un altra epoca. Il mio è più un pensiero buttato lì, la domanda importante che voglio fare però è quella che ho scritto sopra e che ripeto: qual'è l'organizzazione sociale che riesce a realizzare la piena occupazione coprendo tutti in modo esaustivo?. Di questo mi pare si continua a non parlare e la cosa non mi piace affatto.

  5. Alberto dice:

    Certo che in un mondo feudale di lavoro ce ne sarà sempre, soprattutto nei servizi alla persona, cioè il feudatario.In un mondo autenticamente democratico invece la tesi di Bagnai non mi convince del tutto. L'automazione dei processi produttivi non è un fattore "neutro", paragonabile a qualsiasi lento cambiamento del passato. E' un cambiamento storicamente molto veloce, e non c'è esperienza precedente che vi possa essere paragonata. Questo aumenterà sempre più la "produttività", che fa rima con "profittabilità", già, ma di chi? O dello Stato o dei feudatari, terzium non datur. Decisione politica? Teoricamente sì, in pratica la vedo dura. Qui sì che la storia può dare una mano, ma realisticamente è la mano che vorremmo?La libera circolazione di merci, capitali, persone andrebbe ridenominata in "schiavile circolazione", e quindi contrastata senza se e senza ma, ma dubito che il nostro sia pronto a questo passo cruciale. Di corollari ce ne sono moltissimi, tra cui la scelta tra "lo star bene" e "lo star meglio", che il nostro nemmeno discute, prendendolo come dato storico immutabile.Insomma, la politica dovrebbe fare cose drastiche e coraggiose proprio nel momento in cui è più debole, tanto quanto il Bagnai-pensiero, o non-pensiero fino a quando non si configura in soluzione generale, necessariamente ideologica.

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