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CON QUESTI RISCHIAMO DI PERDERE di Piemme

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[ 9 ottobre ]

L’ARMA LETALE DEI RENZIANI

In vista del 4 dicembre i sondaggi danno ancora in ampio vantaggio il NO. Tuttavia inizia a serpeggiare l’incertezza. Perché accade? Accade dopo i due duelli televisivi, il primo tra Renzi e Zagrebelsky il secondo tra la Boschi e Salvini. Entrambi vinti dai primi due.

Sento dire: “se continua di questo passo, altri due o tre  duelli televisivi e siamo fregati, il SÌ vincerà”.
Non è possibile, in verità,  sapere quanto potranno incidere i confronti televisivi nel determinare il risultato finale. Secondo gli stregoni della comunicazione di massa tantissimo, secondo gli internettari invasati pochissimo. Vedremo.

Se varrà anche in Italia ciò che è accaduto nel Regno Unito con la Brexit, dove alla fine il fattore davvero decisivo per la vittoria è stato quello che possiamo definire “istinto di classe”, cioè la volontà della maggioranza sociale di usare il voto per far sentire forte la loro rabbia e punire le élite mondialiste, abbiamo ragione di ritenere che il NO resterà in vantaggio e alla fine risulterà vincente.

Tuttavia meglio prepararsi al peggio e non sottovalutare l’impatto di questi duelli televisivi. Essi ci mostrano infatti che i renziani hanno un’arma letale. Quale? ma è semplice: tirare fuori gli innumerevoli scheletri che chi ha preceduto Renzi al governo ha nei propri armadi. I renziani vincono e vinceranno tutti i confronti finché dall’altra parte ci saranno i mostriciattoli politici e sacerdoti della casta che hanno, a fasi alterne, per decenni, governato e/o occupato i posti di rilievo delle istituzioni, coloro che portano sulle spalle le responsabilità dello sfascio sociale, politico e morale del Paese.

Dopo l’uno a zero di Renzi con Zagrebelsky avete visto la Boschi? Aveva facile gioco a rinfacciare a Salvini tutte le porcherie compiute dalla sua Lega alleata di Berlusconi, tra cui non solo il “Porcellum”, non solo un federalismo fallito, ma la riforma costituzionale alla fine bocciata dagli elettori, e che era non meno infame di quella renziana. Ed ha avuto facile gioco, la Boschi, a segnalare gli scandali che hanno travolto i leghisti.
E Salvini? Salvini si impappinava contestando la “riforma” renziana perché… “pasticciata”, non perché sancisce, in ossequio ai poteri forti, il passaggio ad un regime ancora formalmente parlamentare ad uno oligarchico, in cui il popolo non sarà più sovrano e le leve del potere saranno concentrate nelle mani dell’esecutivo. E come potrebbe, il Salvini, essere credibile come patriota democratico se egli per primo (sorvoliamo per carità di patria sul resto) è favorevole al presidenzialismo? Ed ecco la Boschi che, in brodo di giuggiole, può spiegare che il suo governo non fa che finalmente realizzare tutti i desiderata delle destre e delle sinistre che si sono succedute al governo del Paese, ma senza giungere a tanto.

Immaginatevi ora un confronto con Brunetta. Basterà ricordare a questo pagliaccio che la “riforma” è stata concepita col “Patto del Nazareno”, ovvero col pieno assenso di Forza Italia. Un duello finirebbe con un cappotto clamoroso a favore del SÌ.

Sento dire che invece un duello tra Renzi e D’Alema sarà vinto da quest’ultimo. Questa è una coglionata belle a buona. Dio ce ne scampi e liberi. 
Se c’è uno il cui armadio trabocca di scheletri e nefandezze, questo è proprio “baffetto”.
Ho già avuto modo di mettere in guardia dal passaggio di D’Alema nel campo del NO, ora vorrei fare gli scongiuri da un eventuale sfida Renzi D’Alema.
Se Renzi ha umiliato Zagrebelsky tirando fuori la sua intervista a La repubblica in cui si dichiarava favorevole sia al premio di maggioranza che al ballottaggio pur di assicurare “governabilità”, otterrebbe risultati ancor più devastanti se avesse davanti D’Alema.

Renzi di sicuro tirerebbe fuori l’intervista programmatica che D’Alema rilasciò l’11 aprile 2010 a Il Sole 24 Ore e che noi segnalammo data la sua ripugnante sfrontatezza. Ve ne diamo un assaggio:

«Ha ragione Emma Marcegaglia: è tempo di fatti, non più di promesse. La destra si è presentata come una grande forza di modernizzazione del paese ormai 16 anni fa. Un tempo storico, sarebbe il tempo di fare un bilancio anziché insistere con le solite promesse. Si è seriamente ridotta in questi anni la pressione fiscale in Italia? No. Si sono realizzate la semplificazione della burocrazia e la riduzione della spesa corrente? No. Non si è fatto nulla. In 16 anni nulla. Le uniche riforme vere, anche se certamente in misura insufficiente, le abbiamo fatte noi: da quella delle pensioni alle privatizzazioni, all’entrata nell’euro, alle prime liberalizzazioni. Loro magari le hanno smontate, come avviene oggi sulle tariffe minime dei professionisti. Così i problemi da affrontare sono ancora lì: le incrostazioni corporative, la necessità di una maggiore mobilità sociale, la meritocrazia, la liberalizzazione dei mercati, la costruzione di un nuovo patto sociale più favorevole alle generazioni più giovani. (…) Io credo che tra le riforme importanti che sono state fatte in questo paese ci siano quelle a firma Amato-Ciampi che hanno liberato il sistema bancario dal condizionamento della politica. È stato un passo decisivo per il paese, spero che non si torni indietro. (..) Sì, io dico più liberalizzazioni, più concorrenza, più incentivi al merito e alla qualità. E poi penso che sia maturo il tempo per discutere un nuovo patto sociale, con il grande tema delle tutele del nuovo lavoro. In Italia abbiamo, da una parte, la tendenza a proteggere eccessivamente chi è già garantito e, dall’altra, ci incrudeliamo sui nuovi lavoratori che sono davvero privi di garanzie e tutele. Dobbiamo invece costruire un nuovo patto solidaristico universale. Questa sì che è una delle grandi riforme fondanti necessarie».

Si contestava in buona sostanza alla destra di non saper fare la destra, e si rivendicava che la sinistra aveva fatto di meglio. E anticipava addirittura il Jobs Act.


E sul modello isituzionale cosa proponeva D’Alema?
Nella stessa intervista “baffetto” contestava il modello presidenzialista delle destre berlusconiane, proponendone una versione rafforzata:

«E’ evidente che un presidente della repubblica eletto dai cittadini, sul modello francese, non può essere espressione di una maggioranza relativa. C’è un problema di legittimazione democratica. Per questo serve il doppio turno, perché attraverso il doppio turno si forma una maggioranza assoluta. Se non lo si vuole ci si dimentichi il presidenzialismo. Le due cose vanno di pari passo, come è evidente e come ha detto Fini».

In sostanza la stessa logica perversa e oligarchica sottesa alla “riforma” Renzi-Boschi. Ed è solo una delle chicche per smerdare D’Alema. Figuratevi se l’équipe renziana non abbia già collezionato le perle più devastanti, se non pensi di ricorre a questa arma letale. Auguriamoci perciò che questo duello non avvenga mai.

Va bene isolare Renzi, allargare il fronte, ma dobbiamo sapere che non saranno i D’Alema, i Brunetta e i Salvini ad aiutare il NO a vincere. Anzi, essi sono una quinta colonna del nemico.

4 pensieri su “CON QUESTI RISCHIAMO DI PERDERE di Piemme”

  1. Legge Mancino n°205 dice:

    Non saranno i D'Alema , i Brunetta e i Salvini?vero.Ma neppure l'ANPI e l'ANM….

  2. Angelo Carbone dice:

    Solo per capire,che senso ha continuare a parlare di salvini,dalema,che sono entrambi di dx quando invece cio' che manca è sempre la sx?Se perderemo è perchè una vera sx non esiste,una sx che non voglia immigrazione perchè provoca deflazione salariale,perchè modifica la cultura di un paese impoverendolo delle sue tradizioni (e quindi piu' addomesticabile dal capitale) e cosi via,una sx che non abbia esponenti che la comandano come berlinguer (che era ricco),ma esponenti del popolo e per il popolo,che provino sulla loro pelle cosa voglia dire vivere con 1000 euro al mese (quando ci sono),fino a quel momento prendiamocela con salvini vero?

  3. Peter Yanez dice:

    Il camaleontismo di Zagrebelsky e D'Alema è figlio dell'insipienza tattica e strategica di certa sinistra che non solo non riesce mai a cogliere l'attimo per mettere in un angolo la destra populista ma addirittura s'impegna per favorirla …

  4. Veritas odium parit dice:

    Sì ma alla fine, chi dovrebbe andare a parlarci con Renzi e i suoi emissari? E poi, con tutte le promesse che si è rimangiato, Renzi dovrebbe essere almeno tanto vulnerabile quanto i suoi interlocutori.Infine, siamo sicuri che il gregge mediatizzato sia in grado di valutare la pertinenza degli argomenti, e che la "vittoria" non si giochi principalmente sui toni, sulle battutine, sulle immagini lasciate balenare nel corso del botta e risposta stile reality show?

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