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ECCO LA RISPOSTA DELL’EUROCRAZIA di Luciano Barra Caracciolo

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[ 7 dicembre ]

Juncker ha affermato che il voto degli italiano è stato “irresponsabile”. Un segnale dello sconforto nei piani alti dell’Unione europea. Luciano Barra Caracciolo prevede il peggio…

1. L’enorme “pateracchio” istituzionale scaturito dall’esito del referendum fa venire al pettine tutti i nodi dell’anomalia di un sistema politico-parlamentare ormai subordinato non tanto alle transeunti esigenze dell’Esecutivo, quanto alla natura servente di quest’ultimo rispetto ai “obblighi comunitari e internazionali” assunti nella sede europea e al connesso “vincolo dell’equilibrio di bilancio (per usare una formula ormai “cara” alla nostra Corte costituzionale).
In realtà, data la non coincidenza tra dimissioni del governo, da un lato, e decreto di scioglimento della camere in vista di nuove elezioni, ovvero incarico ad un nuovo premier per la formazione di un nuovo governo, dall’altro, dall’accettazione immediata delle dimissioni non scaturiva un impedimento costituzionalmente normativo all’approvazione della legge di stabilità entro la fine di dicembre
2. Ma, si dice, occorre evitare l’esercizio provvisorio di bilancio: ma siamo sicuri? L’esercizio provvisorio, comunque, nonostante quanto con leggerezza diffuso dagli espertoni televisivi, non influisce sull’impegnabilità, liquidazione e pagamento, delle spese ordinarie derivanti da leggi di spesa permanenti o pluriennali già in vigore e, anzi, per le spese e le entrate derivanti dal progetto non ancora approvato, ne autorizza erogazione e riscossione sia pure per “dodicesimi” pro-mese.
Nulla a che vedere col “sequester” che può inscenare il sistema parlamentare, bicamerale, anche in tema di spesa pubblica, negli USA.

Va peraltro segnalato che un governo che sia dimissionario, o dimissionario condizionato, svolge praticamente un identico ruolo “depotenziato” di fronte alle Camere ai fini dell’approvazione di bilancio e relativa “manovra”: e questo tanto più che proprio da oggi stesso, l’esame in Commissione bilancio del Senato della relativa legge è già calendarizzato e si sta probabilmente svolgendo in questo momento, in vista di un rapida calendarizzazione in aula.
Dunque, l’impuntatura del Capo dello Stato pare più legata a voler far risaltare la formale assunzione di responsabilità dell’attuale governo rispetto a “questa” manovra di stabilità, al fine di rassicurare l’UE e i “mercati”. 
3. Nella sostanza, come abbiamo visto, cambia molto poco. 
Il governo dimissionario, infatti, rimane in carica per gli affari correnti e per quelli urgenti; equand’anche, su un atto “dovuto” (per obbligo di trattato €uropeo…), le Camere fossero state sciolte (il che non è), rimane sempre il loro obbligo di esercitare i loro poteri “correnti”fino alla riunione delle nuove Camere (art.61 Cost, cpv, quello “famoso” dellaprorogatio…ad infinitum); poteri tra i quali rientra senz’altro l’approvazione di una legge di bilancio già approvata alla Camera dei deputati, e con iter già incardinato al Senato stesso. 
Tra l’altro, anche a tal fine, risulta inoltre legittimamente esercitabile il potere di convocazione del Senato (e in genere delle Camere) spettante al PdR in base all’art.62 Cost. (dimissionario o meno che sia il governo).
4. Ma la “rassicurazione” (che dovrebbe derivare dall’approvazione della legge di stabilità e del bilancio) pare più essere in senso contrario, cioè dell’UE rispetto all’Italia: e proprio in seguito alle dimissioni del governo. Cioè, con l’accettazione momentanea, da parte dell’UE-M, di una manovra che sarebbe stata altrimenti “bocciata”!!! 
Rassicurazione, appunto, solo momentanea e in vista di una manovra aggiuntiva (di circa 15 miliardi) attesa da parte del nuovo governo (anticipando un pochino…troppo l’esito della crisi in corso): 
“Infatti, come ha precisato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, “vista la situazione politica, è impossibile chiedere al governo italiano di impegnarsioggi per queste misure aggiuntive”.
Insomma, “l’Eurogruppo “prende nota del non rispetto ‘prima facie’ della regola del debito” e ricorda che la Commissione stenderà un nuovo rapporto ad hoc. L’Eurogruppo “monitorerà l’attuazione delle misure aggiuntive (chieste ad otto Paesi tra cui l’Italia) a marzo 2017“.
Entro marzo, quindi, una quindicina di ulteriori miliardi di entrate o di tagli di spesa, per l’€uropa, occorrerà trovarli. Sperando che bastino, perché nel frattempo viene a “maturazione” la questione della ricapitalizzazione bancaria (non solo di MPS…).
5. D’altra parte, l’€urogruppo è chiaro: la copertura, per il deficit strutturale e magari ancheper l’intervento statale di ricapitalizzazione bancaria (ove mai autorizzato), va trovata con “entrate straordinarie” (windfall revenues), cioè essenzialmente quella “forte” tassazione patrimoniale (su conti correnti e immobili) che da tanto tempo l’€uropa indica come soluzione TINA. Altamente recessiva, nelle circostanze della provata economia italiana.
6. Ecco dunque, come si giustifica questa analisi Marco Zanni:

7. Ma il futuro che ci attende sarebbe quello di un governo “tecnico”, con il ministro Padoan “favorito” (proprio in chiave rassicurazione €uropeista) o, al più istituzionale: ebbene, nulla è più politico, cioè operante mediante scelte niente affatto neutre e prive alternative tecnico-economiche, di un governo “tecnico” che attui le politiche fiscali ed economiche imposte dall’€uropaassumendo cioè come prioritaria, su ogni altro obbligo e valore costituzionale, questa costante imposizione.
Solo che, come abbiamo visto, si tratta di una “diversa” politica: non quella rispondente a un (non pervenuto) indirizzo elettorale del popolo sovrano, – che pure qualche indicazione col referendum potrebbe averla data-, ma quella pedissequamente attuativa dell’indirizzo politico formatosi all’esterno di ogni espressione del voto, e fortemente caratterizzato da presupposti, obiettivi e strumenti estranei a quelli previsti da norme inderogabili della nostra (appena “confermata”) Costituzione.
8. Stando così le cose, le istituzioni politiche italiane, nel loro complesso, si stanno indirizzando verso un ritorno ad una forte recessione, per via di correzione della manovra per il 2017 e per via della (ben) possibile copertura in pareggio di bilancio del salvataggio pubblico delle banche (da rivendere poi a “investitori esteri”!),  e con in più un paradosso particolarmente beffardo.
Se il pareggio di bilancio e la stessa Unione bancaria sono fortemente, se non decisamente, contrari ai principi non revisionabili della nostra Costituzione, il voto referendario, sebbene così imponente nel manifestare la volontà popolare di difendere la vigente Costituzione, minaccia di servire da presupposto per l’ennesimo “stato di eccezione” che celebri le “esequie frettolose di una Costituzione ancora viva”.
Insomma, il referendum stante il quadro della legittimità costituzionale che esso intendeva ribadire, era proprio sull’€uropa: e a Bruxelles se ne sono accorti benissimo. 
Solo che, in tempi di totalitarismo (“irenico”) ordoliberista, il “banco vince sempre”.

ADDENDUM: poi se qualche “sognator€” più realista dell‘imperatore germanico avesse qualche “ingenuo” dubbio:

A BERLINO SI PARLA DI TROIKA PER L’ITALIA

* Fonte: Orizzonte 48

3 pensieri su “ECCO LA RISPOSTA DELL’EUROCRAZIA di Luciano Barra Caracciolo”

  1. Anonimo dice:

    Le borse sono 3 giorni che festeggiano. Quale risposta migliore a chi, come questo blog, sosteneva che col referendum si sarebbe fatto crollare tutto…

  2. Luca Tonelli dice:

    La migliore risposta ai commenti come quello di sopra invece è il ricordare che gli investitori sanno benissimo che l'Italia fuori dall'euro tornerebbe un Paese in cui è conveniente investire.

  3. Luca Tonelli dice:

    Inoltre mi pare proprio che fossero i media di regime a dire che colla vittoria del NO saremmo morti tutti….non certo questo blog.

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