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CONGRESSO PRC: UNA MAIONESE IMPAZZITA di Ugo Boghetta

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[ 30 gennaio ]
In Francia, Benoît Hamon, il “populista di sinistra”, ha vinto le primarie del partito socialista col 58%.

Sarà quindi lui il candidato del Ps alle prossime, elezioni presidenziali.
Scrivono i giornali di regime italiani preoccupati: «Il candidato prescelto, su cui nessuno o quasi avrebbe scommesso fino a qualche settimana fa, è il simbolo di una svolta verso la base più radicale della sinistra. Il suo programma: orario di lavoro a 32 ore settimanali, reddito universale per tutti i cittadini pagato dallo Stato, nuova tassa sui robot per le imprese. Il “Sanders alla francese” rappresenta un ritorno al “socialismo rivoluzionario” di altri tempi dopo cinque anni di esercizio di governo che hanno profondamente spaccato la gauche». Hamon non lo dice, ma sa che per realizzare anche solo il 50% del suo programma, occorre far saltare l’Unione europea. La vittoria di Hamon è il sintomo che la Francia ribolle, che non c’è solo la destra lepenista, che anche a sinistra… c’è vita.
E in Italia? Che succede a sinistra? Stiamo messi male ma…
CONGRESSO PRC: UNA MAIONESE IMPAZZITA 

di Ugo Boghetta


Jared Diamond in: “Collasso: perchè le società decidono di vivere o morire” espone varie ipotesi al riguardo.  

Ne cito alcune: 

«Non si è riusciti a prevedere l’insorgere del problema, fallimento della soluzione del problema che comunque si conosce, gli interessi di alcuni (gruppi dirigenti) vengono prima di quelli collettivi, il dilemma del prigioniero: … tanto gli altri faranno quello che faccio io quindi meglio che lo faccia prima io, una soluzione ci sarebbe ma servono le condizioni di fiducia e di uguaglianza, gli interessi delle elitè sono diversi da quelli dell’intera corpo sociale, il mantenimento dello status quo conviene ad un certo gruppo, c’è uno scontro fra obiettivi a lungo termine ed a breve, c’è la psicologia di massa, c’è il rifiuto psicologico della verità o della soluzione».

Queste ipotesi possono essere applicate anche alle forze politiche? Sbizzarritevi a pensare perchè le forze di sinistra siano al collasso. E, a proposito di collasso, basti vedere come il PRC va al congresso: sembra una maionese impazzita.

Per quanto mi riguarda non ho firmato il “Documento alternativo“, tantomeno quello del segretario Ferrero. Facendo parte del Comitato Politico Nazionale, devo delle spiegazioni.

Il documento Ferrero si guarda bene dal fare un bilancio nonostante che il partito abbia perso oltre la metà dei tesserati in due congressi (ma oltre 42mila compagni ci danno il 2×1000), e una mezza dozzina di fallimenti del soggetto unitario della sinistra. E’ un atto di grande arroganza e di non rispetto del partito. Ma si capisce, se si fosse fatto un bilancio avrebbero dovuto dimettersi o non potrebbero riproporre la stessa linea politica.

La ri-proposta del soggetto unitario, l’unica in campo, è quanto mai fumosa visto lo stato della cosiddetta sinistra. Si scrive poi che “l’Unione europea è irriformabile”, ma si ripropone una politica che vuole… “cambiare i Trattati”. Tutti, tranne quello di Maastricht dove si decise l’Unione e l’euro visto che l’una e l’altro devono rimanere. Quindi l’irriformabilità è una bugia!

Si dice che ci si deve battere per “l’attuazione della Costituzione”, ma è un’altra bugia perchè, nell’Unione ed nell’euro, questo è impossibile.

Il documento, nella parte analitica generale, scivola verso il revisionismo ed il riformismo (si sarebbe detto un tempo) allontanandosi dal marxismo e dal combinato disposto forze produttive-rapporti di produzione. Siamo sempre all’economicismo. Ma, mentre il rinnegato Kautsky motivava la scelta moderata aspettando il crollo del capitalismo, qui la stessa scelta avviene per il contrario: l’abbondanza da questi prodotto. L’abbondanza, in realtà presunta visto che si tratta di capitale in larga parte speculativo. Abbondanza possibile dalla sconfitta ideologica, politica e sociale del movimento operaio e comunista, quindi non riproducibile con rapporti sociali diversi. Piccolo particolare, il documento quasi non si avvede che la globalizzazione è finita!!

Abbondanza che consentirebbe anche il passaggio all’alternativa di sistema senza passare per la fase del “comunismo di guerra”. Ma, nonostante questa transizione sembri un pranzo di gala, il comunismo ed il socialismo sono vaghe petizioni di principio. Posizioni generiche che servono per poter essere accolti nell’ipotetico variopinto soggetto della sinistra. Del resto il segretario non ha forse detto che condividiamo il 90% delle idee con la sinistra!

Noi condividiamo il 90% delle idee con la sinistra liberal-libertaria e anticomunista!!??

È, dunque, un documento continuista nel peggioramento. Votarlo è un atto di fede ed è il passaggio ad una generica sinistra: altro che Rifondazione e Comunista!?.

Le opposizioni interne


A fronte di questa proposta non c’è dubbio che il primo obiettivo sarebbe quello di riaprire la dialettica interna e sconfigge la gestione burocratica del partito.

In secondo luogo, stante la mancanza di identità ideologica e politica, sarebbe necessaria una proposta politica alternativa chiara e sensata e una cultura politica adeguata. C’è, infatti. La necessità di ri-idelogizzare, ri-politicizzare, ri-organizzare il partito.

Negli ultimi tempi si era via via costruita nei fatti una convergenza sui temi della contrarietà alla confluenza nel nuovo soggetto di sinistra, Unione, euro, con Dino Greco, Domenico Moro, Pegolo, Targetti, parte dei Giovani Comunisti, ed il “Documento 3”. Per quanto riguarda invece l’eurodeputata Forenza la sua critica era alla gestione del partito di Ferrero mentre ne condivide la sostanza dell’impostazione di fondo. “Abbiamo la stessa cultura politica”, ha affermato al fine di sostenere l’ipotesi del congresso a tesi. Ma, purtroppo, così non è più.

Dino Greco e Moro hanno rigettato la prospettiva unitaria [ di tesi unitarie delle opposizioni, Ndr] motivandola in vario modo, finendo per emendare un documento per sua natura inemendabile. Così facendo, Greco e Moro, si sono assunti gravi responsabilità: non aver contribuito al documento per tesi alternativo, portare voti ad un documento insostenibile. Rendere il documento Ferrero comprensivo di maggioranza e opposizione cosicchè, come diceva il marchese del Grillo: “tutti gli altri non sono un cazzo”. Inoltre, finito il congresso, dovranno avere un atteggiamento conforme al documento che hanno sottoscritto.

Nonostante queste defezioni si è lavorato a costruire un documento alternativo. Ovviamente è stato un percorso faticoso ma il documento: “Il partito che vogliamo”, aveva una sua dignità di proposta politica: Costituzione, uscita dall’Unione e dall’euro, ruolo del Prc.

Questa quadra è stata messa in discussione per allargare il fronte alla compagna Forenza. Ma le difficoltà a stilare un documento integralmente unitario si sono subito palesate viste le impostazioni diverse quando non opposte. Cosa fatta rilevare dal sottoscritto e condivisa da Eleonora. La possibilità unitaria stava solo nella necessità di riattivare la democrazia e la dialettica interna.

Ma è prevalsa la solita volontà unitarista senza tener conto che questo partito non si salva con una marmellata. Fa più danni l’unitarismo della peste.

Era dunque inevitabile che si addivenisse ad un documento pasticciato: da una parte una proposta politica che stava sull’asse Costituzione, rottura Unione e dell’euro, ruolo dei comunisti, dall’altra l’anarco-negrismo di Eleonora fatto di movimentismo, europeismo e altermondialismo fuori tempo. Anche il punto controverso del soggetto della sinistra era diverso: da una parte la proposta di un Fronte Popolare Costituzionale dove i comunisti operano in piena visibilità ed autonomia, dall’altra quella di un soggetto di sinistra fatto dal basso —impostazione a cui Ferrero risponde: dall’alto e dal basso. Il tutto come se fosse un problema altimetrico. Un documento, dunque, con approcci e proposte giustapposte. Un documento dove, per altro, ci sono due emendamenti: uno contro l’euro e l’altro pro.


Certo ci sarà chi giustamente voterà qualsiasi cosa pur di rompere la gabbia che sta soffocando il partito, ma c’è anche il dovere e la necessità di una proposta alternativa chiara.

Io, francamente non me la sono sentita di sottoscrivere questo pasticcio. Da nessuna parte, infatti, c’era una proposta organica alternativa al Documento 1 [della maggioranza di Ferrero, Ndr].

Secondo le procedure, poi, e qui la maionese fa un altro impazzimento, coloro che hanno scelto i due documenti ad un certo punto si separeranno. Per fare che cosa? Per discutere e votare gli emendamenti. Emendamenti che sono sugli temi ma in documenti opposti!!!???

La maionese infatti impazzisce perché i vari ingredienti non si amalgamo. Per recuperare una maionese impazzita ci vuole un altro tuorlo d’uovo e usare forte la frusta. Cercasi soluzione.

3 pensieri su “CONGRESSO PRC: UNA MAIONESE IMPAZZITA di Ugo Boghetta”

  1. Anonimo dice:

    Ben detto. A tutti coloro che ancora si rifiutano di mettere in discussione l'eurofederalismo occorre far presente, come scrive bene il pedante, che: "gli invasati che celebrano negli USE un antidoto ai nazionalismi sono tecnicamente nazionalisti, con l'aggravante psichiatrica di celebrare una nazione che non esiste"Essi non sono per niente internazionalisti come credono ma dei seguaci del nazionalismo paneuropeo che appendice dell'imperialismo statunitense.

  2. Anonimo dice:

    Ma non vi rendete conto che la sinistra è finita?Quante conferme volete ancora?Adesso le persone veramente di sinistra possono e devono solamente decidere per chi votare.Quindi o Grillo o Lega, perché prima che ci si metta d'accordo fra comunisti passeranno decenni.Poi tenere conto che il sistema si sta avviando a una crisi irreversibile nel giro di un anno o due e lí magari, nel momento obbligato della lotta, si ritroverà qualche forma di unità.Attenzione perché se non prendete una posizione chiara in questo senso ADESSO (non fra sei mesi, ADESSO) la gente si ricorderà del casino che avete combinato e non ve la perdonerà mai più.Oggi prima si fa saltare il tavolo, purtroppo l'unica opzione rimasta, e poi se le cose si smuovono si riuscirà a individuare una nuova prospettiva comune ben definita.

  3. Anonimo dice:

    Gentile Anonimo, non è la sinistra ad essere finita.E' il sinistrismo come lo chiamo Boghetta ad essere finito, sono le false sinistre che in nome di questa aberrazione che è stato l'unitarismo, ha creato solo comitati elettorali permanenti, sono finiti i finti riformisti e i finti radicali della sinistra che per la difesa delle rendite di posizione e delle segreterie, non hanno più credito presso le persone proprio perchè si ricordano dei problemi e dei bisogni del paese solo quando si tratta si racimolare voti.Andate tra le persone comuni a vedere se la sinistra è finita, andate a vedere proprio tra chi ha bisogno e sta pagando a caro prezzo la crisi, se con una proposta CONCRETAMENTE e REALMENTE di sinistra, non c'è più sinistra fuori dalle conventicole.Se la destra è più viva che mai lo si deve solo a questa follia collettiva che ha pervaso le segreterie perchè il popolo della sinistra è solo lì che aspetta che si ritorni a lottare.E smettiamo anche di parlare di sinistra radicale.La sinistra è sinistra e basta.Che diventi radicale lo vede solo chi per decenni si è nutrito di un centrismo che oggi fa apparire il riappropriarsi dei grandi temi della sinistra come qualcosa di estremistico.E' ora di fare pulizia di termini, inazione, chiusure e ripiegamenti su se stessi e di tornare sul nostro terreno.Ma se pensiamo di sconfiggere una destra quantomai feroce, senza una sinistra, allora non stiamo capendo il nostro tempo e consegnando alla Storia uno degli errori più grandi che si possano immaginare alimentando il dettato neoliberista che vuole l'omologazione e l'azzeramento della storia della sinistra e l'annientamento della sua rinascita, anche attraverso la semantica.

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