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NUOVA (PATETICA) CAPITOLAZIONE ITALIANA di Emmezeta

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[ 4 febbraio]

La pittoresca retromarcia del governo Gentiloan: l’Italia pagherà (e subito) il “conto di Renzi”

Ma che figura! E che rapidità! Il “conto di Renzi” verrà saldato per intero e senza indugio. Del resto gli amici sono amici. Ed i compagni di merende del Bomba proprio non se la sono sentita di scontrarsi con Bruxelles.
Il bello è che all’arrivo della letterina della Commissione europea il duo Gentiloni-Padoan (Gentiloan) aveva annunciato fuoco e fiamme: loro non avrebbero mai ceduto a quella richiesta, di manovre neanche a parlarne visto che erano alle prese con terremoti e slavine.
A Bruxelles si erano leggermente incazzati, dato che quei due decimali di riduzione del deficit richiesti (pari a 3,4 miliardi) erano stati concordati ad ottobre con il loro principale, quello che doveva stravincere il referendum e saldare il conto subito dopo.
Cedere all’istante dev’essere sembrato a quel duo comunque disdicevole, ma in quanto a provare a resistere non ci hanno mai pensato sul serio. Ecco cosa scrivevamo due settimane fa:

«Ora il governo fotocopia di Gentiloni non sa come venirne a capo. Dire troppo platealmente “signorsì” equivarrebbe ad una clamorosa figuraccia sia per l’attuale esecutivo che per quello precedente. Sarebbe come ammettere il trucchetto di aver abbellito la Legge di bilancio solo a scopo propagandistico. D’altra parte dire invece “signornò” non appare affatto più semplice. Primo, perché ci vorrebbe almeno un briciolo di quel coraggio che notoriamente chi non ce l’ha (guardate la faccia di Gentiloni e valutate…) non può darselo. Secondo, perché in quel caso a Bruxelles sembrano decisi ad avviare la cosiddetta “procedura d’infrazione”, per poi arrivare magari ad una bella multa all’Italia».

E’ andata così in scena una finta resistenza che neanche Renzi avrebbe tanto malamente inscenato. Pensate che l’opposizione di Gentiloan ad una manovra correttiva è durata ben 16 giorni, dal 17 gennaio (giorno dell’arrivo della lettera al governo) al 2 febbraio (giorno della dichiarazione di resa pronunciata da Padoan al Senato). Sedici giorni… Non esattamente un’eternità per trasformare un’irremovibile “no” in un pieno ed indiscusso “sì”.

La tecnocrazia eurista ovviamente ringrazia. «Accogliamo con favore l’impegno politico espresso dal ministro Padoan di adottare misure perché l’Italia torni ad essere rispettosa dei suoi impegni di bilancio», ha detto compiaciuto il falco Dombrovskis che della Commissione è vice-presidente.
E così tanti saluti ai terremotati ed alla promessa di non piegarsi all’UE. Chi vuol farsi due risate clicchiqui per richiamare alla memoria quel che il governo diceva a metà gennaio.
Adesso ci si chiede dove verranno presi i soldi. Per cercare di salvarsi la faccia si parla ovviamente di lotta all’evasione fiscale, ma i 3,4 miliardi arriveranno principalmente da ulteriori tagli alla spesa (sapremo solo più avanti a chi toccherà stavolta) ed al solito aumento delle tasse. Ma siccome la parola “tasse” è assai antipatica, si preferisce parlare solo di “accise” sui carburanti. Come se queste non fossero tasse, mentre non solo lo sono ma sono pure tra le più odiose, dato che colpiscono in maniera indiscriminata e senza alcuna progressività chi si reca alla pompa di benzina.
Tassa odiosa, ma anche già elevatissima, visto che in Italia è già superiore di 22,2 centesimi al litro rispetto alla media europea. Perché allora andranno proprio a colpire lì? Ma perché sperano di non dare troppo nell’occhio. Con il caos dei prezzi liberalizzati, chi saprà alla fine da cosa sarà dipeso l’ennesimo aumento di benzina e gasolio?

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Il “signorsì” di Gentiloan conferma dunque, ed in maniera plateale, l’attuale miseria della classe dirigente italiana. Che è misera perché non ha il minimo coraggio di assumersi le proprie responsabilità, ed è doppiamente misera nel suo servilismo verso la tecnocrazia eurista.

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