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TUTTO FA BRODO CONTRO PODEMOS di Manolo Monereo

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[ 1 febbraio ]

Podemos si appresta a celebrare la sua seconda assemblea congressuale (10-12 febbraio).

Dello scontro tra i due leader principali —Inigo Errejón e Pablo Iglesias— ne parlavamo un mese fa, quando si stava decidendo le modalità (la proposta di Iglesias è risultata maggioritaria) per andare al congresso.

Quella qui sopra è la prima pagina digitale di El Pais del 22 gennaio: “Errejón forza Iglesias per chiudere la strada ad una fusione tra Podemos e Izquierda Unida (IU)”.

Data la perentorietà del titolo, siamo entrati nell’articolo. La sua presunta base è che nel documento organizzativo Inigo Errejón, si dice che la fusione con qualsiasi altra forza politica richiederebbe l’accordo dei due terzi dei membri del Podemos. Tutto qui. Siamo andati alla ricerca di indizi e non li abbiamo trovati. Nessun dirigente di IU, nessun leader del Podemos ha mai parlato di una possibile fusione organica tra le due formazioni e, tanto meno, questo è il tema della prossima assemblea congressuale di Podemos.

Doverebbe esserci una connessione tra il documento di Iñigo Errejón in vista dell’assemblea congressuale di Podemes col titolo contundente del quotidiano El Pais. L’unica cosa che gli può essere anche solo lontanamente associata è la riunione di membri di Unidos Podemos tenutasi a Madrid il giorno prima. Alberto Garzón [portavoce di IU, Ndr] ha difeso la necessità di continuare con forza nella unità elettorale tra IU e Podemos. Cose simili sono state dette da Domenech, Xavi e Yolanda Diaz. Il carattere rilassato e unitario dei tono ha spinto Garzon a riconoscere che ci sono alcuni non sanno se sono di Podemos o IU, la qual cosa che gli sembrava positiva. Pablo Iglesias ha concluso ribadendo la necessità di consolidare la convergenza già raggiunta e che la prossima assemblea di Podemos sarà anche essere un passo avanti unitario, non solo per Podemos, ma per la costruzione di una solida alternativa alle destra e alle sue politiche.

Che cosa ha a che vedere tutto questo con il titolo di El Pais? Niente. Si tratta di una grossolana manipolazione tipica della stampa gialla che non ha altro scopo che il disgregamento politico ed elettoralmente di Podemos e cercare di condizionare la sua agenda pubblica. Nella storia di El Pais e PRISA non è qualcosa di nuovo. Ciò che sorprende è la virulenza, il giornalismo di bassa qualità, e la mancanza di argomenti seri per influenzare in modo decisivo il dibattito interno a Podemos. E’ lo stesso stile, sono le stesse procedure utilizzate già con il PSOE di Pedro Sánchez. Non voglio dire tra El Pais e la corrente di Inigo Errejón vi è un coordinamento né tantomeno complicità, semplicemente è l’ennesimo tentativo di rompere Podemos e danneggiare elettoralmente una formazione politica che impedisce che la crisi del regime si chiuda nella direzione auspicata dei poteri forti.


Si deve sempre trarre dovute lezioni da quelli che comandano e non si presentano alle elezioni. Indicano la strada e ci rivelano le loro tattiche e le loro manovre. Nessuno ha preso in seria considerazione una fusione tra Podemos e IU. Tuttavia, vale la pena chiedersi perché certe cose sono dette e il perché di alcuni editoriali. In primo luogo, da fastidio l’unità, l’ampio fronte costruito intorno a Podemos ed ai suoi leader. Si tratta della più grande unità politica costruita in Spagna dai tempi del Fronte Popolare [negli anni ’30, Ndr]. SI tratta di una forza politica che ha il potere di veto e blocca la restaurazione in corso e continua a generare una quantità enorme di speranze e illusioni politiche. Unidos Podemos è venuto per rimanere e, lo sottolineo di nuovo, contro-corrente rispetto ad un’Europa che vede la rovina della socialdemocrazia, la scomparsa della sinistra sociale e politica e l’emergere di populismi di destra. In un’Europa così, in Spagna cresce e si sviluppa una formazione politica con reali possibilità di essere un’alternativa di governo e di potere. I poteri interni ed esterni faranno del loro meglio per indebolirla, dividerla e romperla in mille pezzi. Se mi è consentito, per me che sono un vecchio nostalgico, si tratta di lotta di classe in senso stretto, poiché ha al suo centro la contesa per il potere politico.

Tuttavia, questo dibattito pseudo suscitato dal quotidiano El Pais dice che la lotta per una propria agenda è da sempre un segno di autonomia e di costruzione vera di una egemonia nazionale popolare. La questione dell’unità, della costruzione di un blocco popolare e democratico alternativo dovrebbe essere un elemento centrale nelle nostre discussioni, non invece un nuovo strumento per generare più confusione e creare un ambiente ostile verso alleati che stanno mostrando segni di fedeltà e prudenza in momenti per nulla facili per Podemos. Politica di unità, costruzione di forti alleanze sociali e politiche, organizzazione di poteri sociali sono gli elementi fondamentali di una strategia che ha al suo centro la trasformazione del paese. Il problema potrebbe essere posto nel modo seguente: nel sud della Unione Europea, nel quadro dei trattati esistenti, con le politiche economiche di austerità legate all’euro, un governo democratico popolare, populista —o come lo si voglia chiamare—, avrebbe margini di manovra interni ed esterni molto stretti e sempre incerti. Come ottenere margini di autonomia macro economici, capacità di intervenire seriamente nei mercati e difendere lo Stato sociale? Senza un contropotere sociale capace di diventare soggetto attivo, potere costituente del cambiamento politico ed economico, difficilmente ci si riuscirà. Pertanto, l’unità è sempre decisiva, un’unità che va al di là del livello puramente elettorale, che si concretizzi programmaticamente e renda possibile l’unità di azione. Parlare di fusione tra Podemos e IU è un modo per evitare il vero dibattito ed equivocare la fase e il paese.

Dopo febbraio viene marzo. Qualunque cosa accada in Vistalegre II [la seconda assemblea congressuale di Podemos, Ndr] avremo un indirizzo legittimo e una politica collettiva eletta. Entreremo in un ciclo politico-elettorale lungo e complesso. Il PP di Rajoy rimarrà al centro della restaurazione politica. A loro volta, dovranno utilizzare di nuovo il PSOE per impedire l’egemonia di Podemos a sinistra. Il regime avrà bisogno dell’unità delle sue forze fondamentali ed aggredire il cosiddetto “problema catalano”. Podemos dovrà andare avanti restando il perno di una vasta politica di alleanze che sarà difficile da governare, che richiederà molta abilità e intelligenza. Se vogliamo davvero sconfiggere la destra e le sue politiche, dobbiamo continuare a rafforzare i soggetti sociali, potenziando il conflitto, costruendo l’unità dal basso, qualificando meglio il nostro lavoro istituzionale per essere in grado di offrire un progetto di paese credibile, alternativo e possibile. Questo è il compito decisivo; il resto sono manipolazioni del potere..

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