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ALITALIA: TERZA BUGIA (GRANDE E GROSSA) di Sandokan

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[ 9 maggio 2017 ]

Pagina di Solidarietà coi lavoratori Alitalia, fatela conoscere!


Due le bugie (grandi e grosse) che ho segnalato sulla vicenda Alitalia: la Prima è che non sarebbe un’azienda strategica per il nostro Paese; la Seconda è che l’Unione europea non sarebbe una causa decisiva del suo declino.

Oggi mi occupo della Terza bugia grande e grossa: quella che lo Stato non avrebbe le risorse sufficienti per nazionalizzare Alitalia.

Poniamoci la domanda: quanto incassa lo Stato con le tasse? 
La risposta è questa: nel 2016 esso ha intascato circa 450 miliardi l’anno
Una montagna di soldi.

Non è quindi un problema di risorse che mancano, è un problema di come questi quattrini vengono spesi, e in certi casi sperperati.


Non è qui la sede per analizzare in dettaglio il bilancio pubblico.  Alcuni esempi sono tuttavia eclatanti e davvero istruttivi.

La Tabella qui sotto (elaborazione su dati ufficiali) può rendere l’idea.

Si guardi all’istogramma di colore giallo (che spezziamo altrimenti in altezza non entrerebbe nella tabella).

Di questi 450 miliardi 75/80 (più o meno il 5% del Pil) se ne vanno ogni anno solo per pagare gli interessi sul debito pubblico —chi sono i beneficiari? In grandissima parte banche fondi speculativi.

Si dirà: ma lo Stato è obbligato a ripagare i suoi creditori. Fermi tutti! Ripagare anche a costo, come accade, di strangolare l’economia e dissanguare i cittadini con le tasse? 
Uno Stato effettivamente sovrano (e l’Italia non lo è visto che è commissariata dalla Unione europea), uno Stato che avesse come prioritario il benessere dei suoi cittadini, dovrebbe almeno chiedere una moratoria, potrebbe imporre ai creditori-pescecani una ristrutturazione del proprio debito. Coi tanti soldi così risparmiati si potrebbero avviare grandi piani di investimenti pubblici (il settore privato non ne è capace e non vuole) che darebbero milioni di posti di lavoro.

Utopistico! ci rispondono gli economisti accecati dal loro liberismo e a cui fanno eco i politicanti di destra e di sinistra. Ammettiamo ma non concediamo.
Prendiamo altri esempi dalla tabella.


L’Italia invia a Bruxelles 58 miliardi all’anno per i fondi europei ESM e EFSF, ovvero per tenere in vita con la flebo il moribondo euro (istogramma verde).
20 miliardi sono stati spesi nel 2016 dal governo per salvare le banche fallite (istogramma arancione). Non udimmo, in questo caso, le paturnie e gli schiamazzi che sentiamo in queste settimane contro il salvataggio di Alitalia. Gli spaventapasseri liberisti (quelli per cui lo Stato non deve immischiarsi in economia se non per farsi depredare) sanno bene anche loro che con una cifra ben più modesta si potrebbe rilanciare la nostra compagnia aerea!

Un altro esempio? L’adesione alla NATO costa all’Italia, ogni anno, 17 miliardi (istogramma blu). Secondo l’Istituto di Ricerca Internazionale sulla Pace di Stoccolma sarebbero in realtà 23 miliardi (64 milioni al giorno!).

Lo Stato si è quindi impegnato a sperperare 13 miliardi per acquistare gli americani aerei da guerra F35 (istogramma celeste). Immaginate come cambierebbe il futuro di Alitalia se anche solo la metà di questa cifra fosse investita per rilanciarla!

Infine, con tutto il rispetto per i disgraziati migranti, 3,3 miliardi lo Stato spende per la loro accoglienza (istogramma beige).

Osservate quindi l’istogramma nero: rappresenta i 600milioni che il governo ha detto sborserà per Alitalia. Una bazzecola!

Alitalia per essere salvata dev’essere rilanciata, che anzitutto chiede un adeguato piano di investimenti. Ad esempio in acquisto di aerei per il lungo, medio e corto raggio. Senza aeroplani non c’è compagnia aerea. Senza l’acquisto di nuovi aerei (che né i capitani coraggiosi” né Ethiad hanno acquistato) non ci sarà rilancio di Alitalia.

Ma quanto costano questi aerei?

Molto, molto meno degli F35, che non portano passeggeri ma bombe.

Ora facciamo un’ipotesi. 

facciamo l’ipotesi che invece di buttarli nel F35 il governo li investisse in Alitalia.

Con 13 miliardi degli F35 si potrebbero acquistare (e farlo conviene rispetto al laeasing —a patto di avere come un tempo aveva Alitalia il know-how per manutenzione, ecc) ben 130 (CENTROTRENTA) Airbus 350!
Ne basterebbero ovviamente molto meno, per la precisione un decimo, per far risorgere Alitalia.

IL GOVERNO NON CI VENGA QUINDI A DIRE CHE NON CI SONO SOLDI!
LA VERITÀ È CHE IL GOVERNO, UBBIDISCE ALL’UNIONE EUROPEA E NON VUOLE TORCERE UN CAPELLO AI CONCORRENTI DI ALITALIA. 

2 pensieri su “ALITALIA: TERZA BUGIA (GRANDE E GROSSA) di Sandokan”

  1. Anonimo dice:

    Sandokan, quando qualcuno ne dovrà parlare alla tv sarebbe bene tirare fuori i dati precisi dell'indotto quindi dell'enorme vantaggio che ne ricavano le piccole e medie imprese."Quanto e "in quanti" ci guadagnano con l'indotto?Quanto in termini di spesa per acquisti di vario genere viene generato da più di diecimila dipendenti?Poi se me lo consenti c'è un flaw nella tua successione di post.Nel primo avevi annunciato che nel secondo avresti spiegato perché è necessaria una compagnia che sia "di bandiera" ma (nel primo) hai scritto solo" Messi all'angolo i liberisti rispondono che questo non vuol dire che essa debba essere di Bandiera, tantomeno pubblica. Che si può ben volare con compagnie straniere. La loro massima è "non importa che il gatto sia bianco o nero, basta che acchiappi i topi.Su questa seconda bugia alla prossima puntata.Dimostreremo che la nazionalizzazione di Alitalia non è solo necessaria, ma un grande e grosso affare per lo Stato."Bisognerebbe spiegare bene perché deve essere di stato e non privata.Credo che ci siano alcuni punti e certamente molti altri ne potrai indicare tu:1) tutti i grandi paesi hanno una loro compagniadi bandiera "che lavora spesso con pochi profitti o anche in perdita" (il trasporto aereo non rende molto).E' evidente che esiste un profitto "indotto" e uno di "prestigio nazionale" che vengono ritenuti più importanti del profitto direttamente ottenuto dalla compagnia aerea2) una compagnia privata può cambiare idea sulla strategia quindi cessare di mantenerla precisamente mirata al benessere del paese in cui opera.3) una compagnia privata si preoccupa molto meno dell'indotto e se è straniera intanto porta i profitti all'estero ma il know how e la ricerca non ricadono sul paese che le ospita4) una compagnia di bandiera è obbligata per esempio a servire delle zone disagiate del paese difficili da raggiungere come certe isole. E' da dimostrare che una compagnia privata sia disposta a fare lo stesso.5) una compagnia di bandiera cerca di allargare il proprio mercato ossia la propria rete di scali creando quindi una rete di voli "diretti" alle principali città d'Italia.Un turista o una persona che viaggia per lavoro ha interesse nel volo diretto quindi con ricadute positive per l'intero paese.Se haipoco tempo preferisci il volo diretto e te ne vai a Parigi invece che a Roma o sceglie altre compagnie.La gente che sta in transito compra al duty free e nei locali di ristorazione dello scalo di transito non italiano mentre con i voli diretti o comunque con scalo intermedio in Italia i turisti (milioni di turisti) comprerebbero nei negozi o ristoranti o bar italiani.Il giro di affari di un aeroporto relativamente a questo aspetto è enorme. C'è sicuramente altro.Comunque se ti si può contattare mi farebbe piacere parlarti.

  2. Redazione SollevAzione dice:

    Per contattare Sandokan scriveteci una mail: sollevazione@gmail.com.

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