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DOVE VA LA FRANCIA? di Moreno Pasquinelli

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[ 8 maggio 2017 ]

Grazie al diabolico sistema elettorale francese — non a caso quello che Renzi tentava di affibbiarci con l’Italicum— una minoranza ha espugnato in Francia la presidenza della repubblica. [1] 

Macron aveva infatti ottenuto, al primo turno, 8 milioni e mezzo di voti, meno di un quinto degli aventi diritto.
Ha vinto grazie al meccanismo ricattatorio del ballottaggio, superando il 65% dei consensi, ovvero quasi 21 milioni, che non fanno comunque la maggioranza, visto che i francesi aventi diritto dono 47 milioni e mezzo.

Peggio è andata alla Le Pen, che con 10 milioni e mezzo di voti al secondo turno di ballottaggio, ha incassato circa un quarto dei consensi.

Tuttavia, rebus sic stantibus, Macron ha vinto di larga misura. Per questo le élite euro-liberiste, a nome e per conto della cupola finanziaria mondialista, tirano un grosso sospiro di sollievo. Ora la prova decisiva sono le elezioni parlamentari di giugno. Riuscirà Macron a vincerle? Non è detto. Potrebbe essere costretto alla cosiddetta “coabitazione”, ovvero a fare i conti con una maggioranza parlamentare a lui ostile. Risultato molto probabile, cosa che getterebbe la Francia nella instabilità politica italian-style. Al che quella di domenica risulterebbe essere la più classica delle vittorie di Pirro. Macron potrebbe tuttavia farcela visti appunto i meccanismi elettorali truffaldini che premiano la minoranza dominante. [2]

Che Macron sia un fantoccio della potente casta finanaziario-bancaria francese ce lo conferma un insospettabile Massimo Franco sul Corriere della Sera di oggi: 

«Macron è il prodotto di un esperimento tecnocratico della banca d’affari Rotshild… Figlio dell’élite tecnocratica incarna una strategia europeista e centrista che ha fatto tabula rasa sia del gollismo, sia della sinistra. Rappresenta una Francia che rifiuta le ideologie [che è il modo per dire che la sua ideologia è quella neoliberista, Ndr] e che guarda alla Germania».

L’ha detta giusta Mélenchon: 

«Nasce la presidenza più deplorevole della Quinta Repubblica. Il programma del nuovo monarca è conosciuto, solo la nostra resistenza potrà essere vittoriosa». 

Ecco: ha vinto la Francia che “guarda alla Germania”. Detto in altre parole: ha vinto la potente casta finanziario-bancaria d’Oltralpe legata da una irresistibile relazione simbiotica con il grande capitalismo tedesco. E’ un matrimonio d’interessi, certo, ma non per questo fragile. E’ proprio questo sodalizio il vero e più grande successo dell’euro. E’ questo il più profondo mutamento geopolitico prodottosi con l’Unione europea: l’asse strategico franco-tedesco, senza il quale la Ue sarebbe già crollata. Un asse di ferro che la Brexit, togliendo di mezzo l’ingombrante coinquilino inglese, ha rinsaldato.

Dice Sylvie Goulard, l’eurodeputata candidata in pectore a primo ministro di Macron:

«Per la Francia si apre la possibilità di essere di nuovo un ponte fra la Germania e l’Europa del Nord da un lato e il mondo mediterraneo dall’altro, perché il nostro Paese appartiene un po’ a due universi». [Corriere della Sera del 8 maggio]

E proprio qui sta il dilemma francese. Smarrita nella grande globalizzazione la sua missione universalistica (e imperialistica) la Francia soffre di una profonda crisi d’identità, non sa più cosa essa esattamente sia. A cavallo tra l’universo tedesco, quello atlantico e quello mediterraneo è destinata ad oscillare, in ogni caso in una posizione subalterna. Il destino della Francia, possiamo dirla così, non si decide a Parigi, ma altrove. Fino a quando la calamita tedesca eserciterà tutta la sua enorme potenza attrattiva la Francia resterà dov’è, in un regime di more uxorio con Berlino. Per parafrasare Dostoevskij, essa è un campo di battaglia tra grandi blocchi geopolitici, esistenti e nascenti, e la posta in palio è la sua stessa anima.

Che proprio questo suo essere condannata a campo di battaglia riesca a resuscitare le sue immense energie dormienti, vedremo. Se accadrà avremo lo scontro frontale tra le due anime profonde, quella giacobina rivoluzionaria e quella legittimista, versigliese. A quel punto, da campo di battaglia solo virtuale tra grandi blocchi, la Francia potrebbe nuovamente diventare punto di scontro effettivo. E’ solo passando attraverso questa porta stretta che la Francia riguadagnerà la sua sovranità perduta. Dove si collocherà a quel punto la sua grande borghesia non c’è dubbio: chiese l’aiuto del nemico tedesco per schiacciare la Comune di Parigi nel 1871, si schierò, via Pétain, con l’occupante nazista nella seconda guerra mondiale. Ubbidirà nuovamente alla sua pulsione reazionaria.

E qui che si deve collocare la questione del Front National di Marine Le Pen. Cos’è esso in verità? E cosa vuole diventare? La retorica repubblicana neo-gollista serve solo a nascondere la sua incertezza, la sua crisi esistenziale. Il Front vede le sue radici nella grande rivoluzione dell’89 o in chi la combatté? Il fatto è che il sovranismo, in Francia, ha due forme e due sole: o è giacobino o è bonapartista (quello di Napoleone Bonaparte non dei suoi epigoni nani come suo nipote o Charles De Gaulle). E il Front non può, non vuole essere né l’uno né l’altro.  Una terza via non c’è, ed è destinata all’irrilevanza. [3] Qui sta forse il fattore segnalato dal Mazzei: “il caso del Front National ci dimostra che il sovranismo di destra, xenofobo e nazionalista ha un limite congenito, e non potrà mai essere egemonico”. [4]

Scomparsi il Ps ed il Pcf Mèlenchon non si illuda per questo di avere il vento in poppa. Ha fatto due mosse giuste, prima con France Insoumise, quindi non cadendo nella trappola antifascista, rifiutando di sostenere Macron. Ma la strada è lunga e irta di pericolosi ostacoli. Molte pagnotte dovrà mangiare per essere all’altezza dello scontro decisivo che si approssima.

ps
Ciò che accadrà in Italia, più che in ogni altro paese, sarà determinante per capire da che parte oscillerà la Francia futura, se resterà incatenata al ceppo tedesco o se rivolgerà lo sguardo a Sud, verso il Mediterraneo, riscattando la sconfitta algerina, ma liberandosi delle sue smanie imperialistiche.

NOTE

[1] Il meccanismo elettorale delle elezioni legislative, basato sui collegi uninominali con doppio turno fu introdotto nel 1958 contestualmente all’adozione della Costituzione della famigerata Quinta repubblica. Nel 1962 De Gaulle lo estese all’elezione del Presidente.

[2] Per  capire cosa potrebbe succedere nel giugno prossimo è utile guardare a quanto accadde alle ultime del 2012. Il Partito socialista, che un mese prima con Hollande aveva vinto le presidenziali, con appena il 29,35% dei consensi ottenne ben 280 deputati sui 577 totali, arrivando alla maggioranza assoluta con i parlamentari di altri piccoli partiti di centro-sinistra alleati.

[3] Sintomatiche le mosse, di alto valore simbolico, compiute dalla Le Pen tra il primo ed il secondo turno. Ha anzitutto sfumato radicalmente la posizione anti-euro [Liberation del 29 aprile], l’apertura all’elettorato della destra fillionista, quindi l’alleanza con il gollista Nicolas Dupont-Aignan di Debout la France [le Monde del 29 aprile]

[4] Vedi il suo intervento all’assemblea della Confederazione per la Liberazione Nazionale il 25 aprile scorso a Roma

11 pensieri su “DOVE VA LA FRANCIA? di Moreno Pasquinelli”

  1. Anonimo dice:

    metà degli elettori di macellòn han votato macrò.ci sono i flussi.

  2. Anonimo dice:

    L'asse franco-tedesco si rafforzerà finché riuscirà a barcamenarsi fra le tensioni USA-Russia riversandone il prezzo su di noi.Intanto vedo da un tweet di Marco Rizzo che Bertinotti ha dichiarato a La7 che lui avrebbe votato per Macron. Costui non si smentisce mai e non merita nessun credito, ma su questo non avevo dubbi.

  3. Anonimo dice:

    Articolo ben centrato e profondo soprattutto laddove scava nelle radici dell'anima francese e nella nuova declinazione di cui abbisogna.Toglierei ogni incertezza soprattutto per quanto concerne l'identità Frontista. Essa è storicamente Controrivoluzionaria, in linea di continuità con il legalismo (più che legittismo) securitario e ordinista dell' "Etat, son moi!". Se tale statalismo monista e monocratico provenga da Vichy o dal gollismo, è inessenziale; entrambi, esperimenti nazionalcattolici, rappresentano l'antitesi politica di una tradizione rivoluzionaria autoctona che parte da Proudhon ed ha in Sorel il suo più acuto, profondo teorico. Se avesse vinto Marine, oggi le truppe LGTB, colorate e arcobaleno di Macron starebbero incendiando Parigi, ben ordinate in truppe di fuoco da Soros e Rotschild. Dove è la Francia eterna di Marine? Nella sala da ballo dei dirigenti del Front National che han fatto i complimenti all'agente Rotschild, prossimo Presidente?Dunque condivisibile il finale: la destra xenofoba raccoglie una tipologia di elettorato sì popolare, sì "protestante", ma non ribelle e non integrabile in una strategia politica antagonista al capitalismo mondialista.Purtroppo, la via concretamente e politicamente antagonista percorsa dal Front National dopo il 2001, ossia alleanza con l'ala politica dei ghetti lager metropolitani rappresentata da Dieudonné , presenza interna di candidati arabi antimondialisti, politica estera segnata dal superamento del razzismo neocolonialista e dalla proposta di alleanza con il fronte antisionista e antiamericano, è stata abbandonata a vantaggio di una linea nazionalxenofoba, che avanza sì, ma che consegna tutte le varie componenti dell'Islam francese e della protesta interna alla banca Rotschild.

  4. Anonimo dice:

    VI segnalo quanto scrive oggi lo sconfortato Bagnai — tifava per Le Pen e solo ora si accorge….«L'elemento più interessante dal punto di vista politico è il suicidio della Le Pen in diretta televisiva nel corso del secondo dibattito. Io non so che dibattito abbiano visto molti di voi. Io ho visto quello in francese, nel quale fin dalle prime battute la Le Pen ha percorso una strada chiaramente inefficace. Non ho idea del perché l'abbia fatto. Temo però che la risposta sia sempre la solita: fare l'opposizione al proprio governo nazionale è un mestiere molto più comodo che non opporsi allo Zeitgeist. Sicuramente ha giocato un ruolo la scarsa preparazione nel campo determinante per orientare il voto (o la scarsa volontà di entrarci, magari determinata da una errata percezione delle priorità). L'analisi di Agénor sul blog di a/simmetrie mostra che le determinanti socioeconomiche erano state fondamentali al primo turno (e tali si poteva presumere che restassero al secondo). L'incapacità della Le Pen di spiegare cosa volesse effettivamente fare dell'euro, la sua incredibile inefficacia di approfittare delle tante palle "alzate" da Macron (quando questi ha ammesso l'esistenza di disoccupazione di massa, ci voleva tanto a chiarire che questa è funzionale al progetto europeo?), hanno determinato un risultato peggiore del prevedibile».

  5. Tempesta insurrezionale dice:

    Contro MACRON, contro il governo dei banchieri, contro il capitalismoInsurrezionehttps://www.youtube.com/watch?v=etsr-l0AzhM

  6. ottimist(A) dice:

    Articolo molto preciso, sul versante istituzionale, dimentica però totalmente la questione sociale. Il movimento di lotta contro la legge lavoro di Hollande è stato un grande movimento, l'ultimo della serie dei movimenti di protesta che hanno scosso anni prima Grecia, Spagna e in parte nella breve stagione 2010-2011 l'Italia. Ma è anche stato il primo movimento interamente classista di questo secolo, a differenza di questi. E' stato un movimento di lavoratori, di operai, di studenti e di disoccupati. Quel movimento non solo ha contribuito al buon risultato della sinistra, ma in un certo senso ha anche sorpassato in radicalità quest'ultima.In queste due settimane di ballottaggio, la parte più incazzata della Francia non si è lasciata inglobare nel fronte antifascista. Di più. Nell'ultima giornata di campagna elettorale tutti i licei (non quelli bo-bo, ma quelli della periferia nord di Parigi) erano occupati e sugli striscioni c'era scritto: "nè col fascismo né col liberismo, nè con Le Pen né con Macron. Anarchia").Contemporaneamente, verso le 21, si sono scateneti gli scontri nelle periferie già infiammate 12 anni fa: è suggestivo che gli scontri più grossi siano stati proprio a Belville. Insomma pronti a fare gli scontri: non solo contro la Le Pen (ci sarebbero stati anche di più, dato il residio di antifascismo di questo movimento) ma anche contro Macron. Bravi ragazzi!Un movimento giovanile, non borghese, ma nemmeno "operaio" nel senso classico, fatto di disoccupati, di "disagiati" delle periferie, che aveva, durante gli scioperi riempito i cortei, li aveva trascinati allo scontro con le guardie e li aveva protetti "militarmente" dalle carica della polizia. Questi movimenti non sono minimamente finiti nell'analisi di Pasquinelli. Perché? Forse perché non rientrano negli schemi sovranisti di questo blog?Eppure questi movimenti saranno protagonisti dei prossimi 5 anni. Possiamo scommetterlo. Macron ha già detto che vuole completare la controriforma del lavoro. Vuole abolire le 35 ore. Vuole licenziare 120 mila dipendenti pubblici. E' prevedibile una nuova ondata di proteste sindacali e il pericolo che questi giovani si "infiltrano" in esse di nuovo per rendere ingovernabile Parigi è grande. Oggi i potenti festaggiono, ma in Francia si aprono 5 anni di dura lotta di classe. Io sono ottimista

  7. Anonimo dice:

    Pare che ci siano proteste a Parigi contro entrambi i candidati alla presidenza. Speriamo non sia una cosa occasionale e priva di struttura.

  8. roberto b dice:

    Più che l'asse Francia-Germania, io ci vedo il piano inclinato: Germania-Francia. E, a proposito del more uxorio, al netto di tutto una cosa Marine Le Pen ha detto di giusto alla fine del (perdente) débat televisivo con Macron Lolitò "Comunque sia, sarà una donna a governare la Francia: o io o la Merkel". Infatti, lei non la governerà, quindi rimane la Merkel.

  9. Anonimo dice:

    Sconfitto il "nazifascismo".Finalmente si potranno adottare quelle misure necessarie a sostenere il tenore di vita di tutta quella ignobile plebaglia che ha osato mettere in discussione i nostri "sani principi". La prima sarà una bella campagna propagandata dai nostri cari media inerente la bontà, necessità ed efficacia economica dei tanto vituperati lager,modello per cui noi,classe eletta,ci siamo spesi così tanto per insegnarvi quanto sia benefica per voi;ci avete votato in massa,quindi vi ringraziamo,ma adesso toglietevi dai piedi e lasciateci lavorare,lo facciamo per NOI.

  10. dexxo dex dice:

    Questo mio commento anche se non sembra è inerenta al tema, più che altro su un punto specifico. L'informazione, infatti Macron è arrivato lì grazie all'informazione pilotata, altrimenti col cavolo se sarebbe arrivato dove è adesso.Perchè a sinistra non si comincia a metter mano all'informazione? Possibilie che si debba sempre dipendere dai gazzettieri di regime? Questa sarebbe una battaglia da combattere! Come mai non ci sono strumenti di informazione che facciano arrivare al grande pubblico le informazioni alternative a quelle del mainstream? Sarebbe ora di occuparsi di questo. E prima Berlusconi e poi la Repubblica e il corriere, solo per rimanere in terra italiana, sono sempre dalla parte della grande finanza, possibile che a sinistra non si arrivi a metter su qualcosa? La Brexit è riuscita ad esempio, al di la dei toni, ma dal fatto che la stampa era variegata nelle posizioni e i grandi media avevano più o meno due visioni che proponevano al pubblico. Se non si arriva a questo come si può pretendere di arrivare al grande pubblico? Nel Regno Unito poi la BBC, il Guardian e l'Independent, che sono quelli di sinistra (?) non hanno fatto che attaccare Corbin in tutte le maniere minandone la leadership o pensate che non venga considerato credibile solo per quello che dice? E questo è un esempio. In italia che dibattito abbiamo sull'euro? Quello del sole 24 ore? Non scherziamo. La battaglia a questo punto deve essere fatta nel sistema informativo. Non nei giornali, ma nel costruire qualcosa di nuovo che proponga una visione diversa, anche per attrarre militanti e gente comune, che deve capire quali sono i propri interessi e avere una via per difenderli. Macron è l'esempio che la comunicazione ha assunto un potere che non gli deve essere più concesso, in Italia abbiamo avuto Berlusconi e si continua a non capire il punto. Robe da matti. Per forza ci manovrano come vogliono, non hanno opposizione sui media!E poi, su Micromega abbiamo avuto la scomunica di Brancaccio da parte di Flores d'Arcais, perchè aveva sostenuto Melenchon. Ma dico… Possibile che uno che ha combattutto Berlusconi per la sua potenza mediatica, non abbia riconosciuto la grande regia dietro l'ascesa di Macron da parte dei grandi Media francesi? A danno poi di Melenchon e se vogliamo anche di Hammon (anche se penso che volessero fermare più il primo che il secondo) non dobbiamo dimenticare! Chi sono questi giornalisti e per agire così? Come è possibile che uno come Flores non riconosca il fascismo di questo indirizzo dei media? Questo per dire che Macron è andato su perchè lo volevano in plancia di comando col suo padre putativo Attali, ho addirittura una articolo del Guardian che conferma questo indirizzo dei media francesi (al'unisono, ci sono foto di edicole con 7/8 riviste con la faccia di Macron e 1 della Le Pen e 2 con tutti e due – tanto per dire sulla obiettività).E appunto, di queste voci dal sen fuggite, sui grandi giornaloni di sinistra, che mettono qualche articolo onesto in un mare di bugie, come è possibile che gli intellettuali non se ne accorgano? Sono onesti gli intellettuali? I giornalisti che fanno parte di queste redazioni, perchè non si dissociano da questo andazzo e non fanno loro giornali e informazione corretta? Almeno quelli che ci tengono alla verità, perchè quelli che ragionano col portafoglio se ne fregano!

  11. Tonguessy dice:

    Secondo me non è "dove va la Francia" l'oggetto di questa analisi di Moreno ma dove sta andando il mondo intero. In realtà lo scontro è stato tra l'esponente dell'aristocrazia globalista e la cyborg rossobruno. Si sono scontrati i due aspetti dell'indifferenziato postmoderno che è capace di distinguersi solo in questi due dettagli. Tutti gli altri (quelli che una volta partecipavano alla lotta per il potere) sono stati lasciati fuori. Questo è il fatto principale. Dice bene ottimist(A) quando spiega che il dissenso adesso si dichiara "nè col fascismo né col liberismo". E cioè con chi o cosa? Con il comunismo? Con l'anarchia? Ma fatemi la cortesia…..L'avvicinamento dei poli (le convergenze parallele dell'abortito compromesso storico) è in realtà la causa di tutto questo. Frange sempre maggiori di profughi si infiltrano tra le linee "nemiche" facendole diventare "amiche" in un'unico melting pot postmoderno. Vedi Trump, coacervo di intelligenza e nonsense, tra loro indistinguibili. Il partito unico ha così vinto, indipendentemente da chi viene mandato sul trono.

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