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CON D’ALEMA IN PRIMA FILA di Paolo Gerbaudo*

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Anna Falcone e Tommaso Montanari

[ 19 giugno 2017 ]

Alcune telegrafiche ma impeccabili considerazioni sulla kermesse dei sinistrati, svoltasi ieri a Roma, al teatro Brancaccio. 

Paolo Gerbaudo è tra i primi firmatari del manifesto di SENSO COMUNE. Per un populismo democratico
1. Tante persone (sembra 1.500) tra cui molti compagni che conosco e stimo. Sempre bello vedere alta partecipazione a eventi politici. Ma il progetto politico é convincente?

2. L’incontro sembra essere un grande “secondo movimento” della nostra sinistra. Dopo il momento delle scissioni e di nuovi partiti spuntati come funghi negli ultimi mesi arriva immancabilmente il richiamo salvifico all’unitá a sinistra. Magari sono solo io a essere disilluso e incattivito come un riccio ma ho come un dejá vu..

3. Montanari nel suo discorso ha promesso che non si tratterá di una nuova sinistra. Ma quello che sembra configurarsi é una nuova riedizione della sciagurata alleanza del 2008 in condizioni fortemente peggiori vista la diminuzione di importanza della sinistra e l’aumento dei vari capetti da mettere d’accordo. Si cerca di mettere assieme tutti: D’Alema e Fratoianni, Gotor e Montanari, gli euristi di Diem e gli anti-euristi di Fassina. Manca solo Pisapia. Ma che progetto coerente possono costruire persone con idee cosí diverse?

4. Montanari nel suo discorso ha attaccato il liderismo a cui imputa le sconfitte della sinistra. Ha pure promesso che lui non si candiderá come se fosse una cosa positiva. Se proponi un progetto secondo me ci devi mettere la faccia e preferisco un leader pubblico riconosciuto e legittimo a tanti apparatchik che si contendono il potere a porte chiuse.

5. L’evento mi sembra l’ennesima conferma che la sinistra italiana é prigioniera di un loop temporale senza fine. Mentre altrove come in Gran Bretagna vediamo una nuova sinistra populista che é sempre piú vicina al potere da noi si continuano a commettere gli stessi errori. Forse niente cambierá finché non avremo anche in Italia un movimento di piazza popolare come gli indignati spagnoli che chiuda infine la lunga agonia della sinistra novecentesca ed apra un nuovo orizzonte.

* Fonte: Paolo Gerbaudo

4 pensieri su “CON D’ALEMA IN PRIMA FILA di Paolo Gerbaudo*”

  1. Anonimo dice:

    Dobbiamo imparare a dichiararci "non di sinistra".Basta col comunismo o col socialismo e inventiamoci un'altra parola che sia meno distruttiva.Collettivismo, comunitarismo, movimento per l'uguaglianza quindi gli egualitaristi o egualitari, solidaristi…è urgente trovare un nuovo vocabolo che non sia un termine "sconfitto dalla storia" sennò non usciremo mai dal loop temporale di cui parla Paolo Gerbaudo.

  2. Anonimo dice:

    Carissimi,Primo: idea non necessariamente centrale ma non disprezzabile quella del primo commentatore. Nella storia sono esistiti molti "movimenti" più o meno organizzati che hanno rappresentato le ragioni di una o più classi subalterne o comunque non elitarie. Pensiamo ai populares della Roma repubblicana, i diggers e i levellers dell'Inghilterra del seicento e secoli prima i lollardi, i "turbanti" e i "sopraccigli" di vari colori di diverse grandi rivolte nella storia della Cina, i libertadores dell'America Latina in lotta contro la Spagna imperiale, i minutemen della guerra d'indipendenza americana, i naxaliti delle rivolte armate nell'India rurale, i mau mau del Kenya in lotta contro la Gran Bretagna, i sandinistas del Nicaragua massacrato dagli squadroni della morte USA e israeliani, i barbudos cubani, gli zapatistas del Chiapas, i camisards protestanti in uno sperduto paesello della Francia meridionale, i giacobini per restare in Francia e poi i comunardi, i fedayyin palestinesi e tanti, tanti altri!Secondo: il loop temporale (si veda il film Il Giorno della Marmotta) è partito nel 1989-1991. All'epoca quell'incapace di Occhetto trascinò in maniera manicomiale il cambio di logo e ragione sociale per oltre un anno. Avrebbe potuto benissimo convocare un congresso straordinario subito dopo il crollo del Muro, dando un mese o poco più ai "trinariciuti" più identitari (alla Ingrao, per capirci) di smaltire la sbornia e avrebbe evitato fin dall'inizio l'esistenza di Rifondazione, perlomeno con le dimensioni e il consenso che poi questa avrebbe avuto nei primi anni (che non era poco). A sinistra sarebbe rimasto uno spazio "vuoto", forse se lo sarebbero acchiappato i vari mestieranti di DP o cose simili (che invece dovettero entrare in Rifondazione) oppure… Oppure da quel "vuoto" sarebbe potuto sorgere qualcosa di buono, ma come tale incontrollabile e in nessun caso subalterno al PCI-PDS… Rifondazione evitò tutto questo. E si sono sprecati quasi trent'anni!Ma a parte questo, l'inevitabile spostamento sempre più a destra del PDS, oggi PD, da quel dì avrebbe sempre periodicamente prodotto queste sceneggiate: "cambiamo nome per essere più comunisti di prima!" (non ricordo se lo disse Ingrao…), popolo dei fax al tempo del duello D'Alema-Veltroni, "di' qualcosa di sinistra" di Moretti a D'Alema, "girotondi" di nuovo col narcisista Moretti fra le scatole, il "correntone" DS e troppe altre cose grottesche… Cose sempre finalizzate a riaffermare un qualche imprecisato e vago "afflato" di sinistra all'interno del partito-chiesa da cui non si poteva uscire, pena la dannazione eterna: extra Ecclesiam nulla salus. Siamo pur sempre un paese di retaggio profondamente cattolico. Cattolico e controriformista senza però aver avuto uno straccio di riforma nel frattempo e il libero esame di Lutero non è mai stato di moda. Dunque chi dubita deve sentirsi in colpa e rimettersi in ultimo sempre all'Infallibile Verbo della casa madre. La Chiesa ha sempre consentito innocui ordini tipo i francescani che predicavano povertà mentre il papato avallava feudalesimo e assolutismo, riuscendo poi a sopravvivere e riciclarsi con successo all'illuminismo, al liberalismo, alla democrazia; il Partito consentiva un certo margine a innocui chiacchieroni alla Ingrao mentre faceva consociativismo in parlamento chiamando ciò e le coop municipali emiliane "via italiana al socialismo" e "comunismo" e quando poi il comunismo veramente esistente è venuto giù, s'è riconvertito al volo come ceto parlamentare preferito per le "riforme" thatcheriane.Terzo: la Falcone è una bella donna. Dopo 'sta graforrea disperante, è giusto chiudere con l'unica nota positiva di questa storia.VostroBarbaro D'Urso

  3. Anonimo dice:

    POLITICA INUTILECon la politica non arriveremo mai da nessuna parte, nemmeno tra 200 anni.Questo perchè la quota degli scontenti, nelle nostre società, non supera mai il 50%. Inutile cercare il consenso. Ma qualcosa bisogna fare per far valere i diritti della minoranza che soffre. Immagino un movimento d'opinioneche non si presenta alle elezioni ma compie atti di sabotaggio ( legale )contro lo stato ladro mafioso e corrotto per mezzo di iniziative fantasiose.Penso ad esempio ad imponenti class action contro la classe imprenditorialeper l'imposizione dei turni di lavoro che è risaputo devastano il ciclocircadiano del sonno. Oppure mobilitare i disoccupati inattivi affinchèvadano a iscriversi in massa all'ufficio per l'impiego; pensate alla facciadi quei zozzoni di politici che oggi si beano perchè la disoccupazione è scesadello 0,1 quando la vedranno schizzare ad un reale 25%.Ormai la politica e la ricerca del consenso sono il passato, come il vinile,perchè loro, i dominanti, avranno sempre la potenza di fuoco per delegittimare il malcapitato movimento rivoluzionario di turno, vedi M5S.Bisogna tentare una strada diversa. Suggerisco Il movimento degli scontenti che unisce principalmente disoccupati studenti, poi precari lavoratori.Una fitta rete di sedi e server in ogni comune che interagiscono tra loroper partorire in continuazione idee che vadano a fiaccare ( legalmente )la tirannia del regime dominante e l'indifferenza dei cittadini dormienti.

  4. Tonguessy dice:

    Quello che io noto è che la sinistra in questione non ha ancora capito il senso dell'euro. Quindi non può definirsi di sinistra, dato che Egalité è il minimo sindacale non raggiungibile con l'euro, che divide e impoverisce.Abbandonare poi la parola stessa (sinistra) per sostituirla con un lemma postmoderno mi trova dubbioso. Vogliamo buttare alle ortiche oltre due secoli di storia e dare ragione a chi vede questo termine politico antico oltre il ragionevole? Dopo gli anatemi della destra (sinistra è brutto, il comunismo ha ucciso 100 MIGLIONI di umani, nell'ex URSS le vetrine dei negozi erano impolverate) ci mettiamo d'impegno anche noi adesso? Servirebbe un confronto serrato su queste cose, ma temo che all'ordine del giorno ci siano altre priorità. Prevedo quindi che sì, verrà abbandonato il termine "sinistra" ed entrerà in gioco qualcosaltro. Sigh…

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