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ALITALIA: IL 21 LUGLIO SI APPROSSIMA di Sandokan

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[ 6 luglio 2017 ]

Quindi per Alitalia, con l’indegna complicità del governo Gentiloni, si profila un sanguinoso spezzatino. La ciccia (aerei e slot) verrà venduta alla cordata Air France e Delta, quindi licenziamento e trasferimento (a chi?) di alcune migliaia di dipendenti. E i debiti? Paga pantalone, ovvero se li accollerebbe lo Stato.


Questo afferma una fonte ben informata —vedi nel dettaglio quel che scrive più sotto.

Una soluzione inaccettabile, tipica di un governo miope formato da fantocci, disposti a tutto pur di svendere Alitalia e pescecani stranieri: non solo il massacro delle maestranze ma la copertura pubblica dei buchi di bilancio. Lo schema è lo stesso adottato per le banche venete: vendute ad un euro! a Banca Intesa, mentre i 20 miliardi di debiti previsti se li accollerà lo Stato. La quale Banca Intesa licenzierà migliaia di dipendenti e chiuderà centinaia di sportelli. Ma non poteva lo Stato, dato che ci mette 20 miliardi, prendere possesso delle banche venete? Così per Alitalia: se i costi se li accolla lo Stato perché non procede alla nazionalizzazione per rilanciare la compagnia di bandiera?


La vicenda Alitalia si approssima al triste finale di partita. Prevista per l’autunno. Si tenga conto che le proposte d’acquisto, pur non vincolanti, devono essere presentate entro il 21 luglio.
Solo un nuovo scatto di orgoglio delle maestranze Alitalia può evitare la tragedia.
Siamo giunti ad un punto in cui occorre andare al di là degli scioperi.
Qui occorre inventarsi azioni eclatanti, simboliche e contundenti, che rompano il muro del silenzio e catturino l’attenzione dell’opinione pubblica, che suscitino la più ampia solidarietà. Azioni che mettano governo e partiti con le spalle al muro.
Un’azione intelligente e spettacolare. Il 21 luglio si approssima.

Air France-Klm vertice con Delta su Alitalia

«Il vettore franco-olandese non si è esposto direttamente nelle manifestazioni d’interesse presentate ai commissari della compagnia italiana (Luigi GubitosiEnrico LaghiStefano Paleari), ma sta ugualmente seguendo con grande attenzione il dossier.
Il progetto, secondo quanto Poteri Deboli ha appreso da fonti autorevoli, prevede un’offerta congiunta insieme a Delta Air Lines, la grande compagnia americana che è partner di Air France-Klm nell’alleanza SkyTeam ( di cui fa parte anche Alitalia) ed è partner della joint venture per i voli transatlantici tra Europa e Usa alla quale, nel 2011, ha aderito anche Alitalia.
I dettagli del progetto su Alitalia verranno discussi in un vertice riservato fissato a brevissimo, nei prossimi giorni. Il vertice si svolgerà a Parigi, tanto per far capire quanto stiano a cuore ai francesi i destini della malridotta, ma sempre in volo, compagnia italiana. Dagli Stati Uniti arriveranno alcuni manager chiave della compagnia che ha come scalo principale il mega-hub di Atlanta, in Georgia.
Il progetto sembra studiato apposta per favorire una combinazione tra vettori europei e il partner degli Usa. Delta, non essendo un soggetto della Ue, in base alle norme comunitarie non potrebbe possedere più del 49,9% di Alitalia, come di qualunque altra compagnia comunitaria. Altrimenti questa perderebbe lo status di vettore Ue e pertanto i diritti di traffico previsti dalle norme sulla liberalizzazione in vigore nell’Unione europea. In pratica Alitalia non potrebbe più volare, salvo per quanto consentito dai trattati bilaterali con alcuni paesi al di fuori della Ue.
Delta ha già una partecipazione azionaria importante in una compagnia europea, la Virgin Atlantic di Richard Branson. Delta ha comprato il 49% che apparteneva a Singapore Airlines, con un’offerta lanciata a fine 2012 e perfezionata nel giugno 2013. Il tetto massimo consentito dalle norme Ue.
Nel progetto in discussione con Parigi dovrebbe essere pertanto Air France-Klm ad avere almeno la maggioranza assoluta (il 50,1%) della società-veicolo che lancerà l’offerta di acquisto di Alitalia, se il programma allo studio sarà effettivamente concretizzato. La joint venture per i voli transatlantici dà risultati commerciali molto buoni secondo Delta e anche secondo Air France-Klm.
Nel periodo in cui Alitalia era di fatto gestita da Etihad, che era azionista con il 49% fino al commissariamento, i suoi vertici, soprattutto l’allora presidente Luca Cordero di Montezemolo, avevano detto più volte che volevano rinegoziare l’accordo transatlantico perché _ a loro avviso _ limita la possibilità per Alitalia di aumentare destinazioni e frequenze negli Usa.
Ma modificare il contratto senza l’accordo di Delta e Air France-Klm è impossibile. Alitalia avrebbe dovuto pagare una penale per uscirne. In ogni caso, all’interno della compagnia si dice che, attraverso Delta, Alitalia vende molti biglietti negli Usa. Quindi un’uscita senza avere un partner sostitutivo probabilmente non sarebbe stata una mossa azzeccata.
Il coordinatore dei commissari, Gubitosi, ha già avuto contatti informali con Delta, come con altri pretendenti. In questi giorni Gubitosi è in Cina, per incontrare, secondo quanto risulta a Poteri Deboli, i vertici di Hainan Airlines, la principale compagnia privata cinese. Basata nell’isola di Hainan, la compagnia ha un potenziale interesse su Alitalia e dispone di abbondanti capitali. Fa parte del gruppo Hna, che deve la sua fortuna al turismo e al gioco. L’isola di Hainan ha conosciuto un elevato sviluppo turistico ed è considerata una sorta di Las Vegas cinese.
Ovviamente la partita non si può dire chiusa a favore dell’uno o dell’altro contendente. In campo ci sono anche Lufthansa, l’emiratina Etihad, ci sono le low cost Ryanair e easyJet, ci sono fondi d’investimento.
La sorpresa delle ultime ore è l’arrivo di Elliott, il fondo americano che fa capo a Paul E. Singer, il finanziere di New York che in Italia ha investito somme importanti, in Ansaldo Sts e nel Milan: ha fornito i soldi (circa 300 milioni) necessari alla cosiddetta cordata cinese (o forse pseudo-cinese, l’identità è schermata) per chiudere l’acquisto della squadra di calcio da Silvio Berlusconi.
L’interesse di Air France-Klm e di Delta non è sull’intero perimetro di Alitalia, ma solo su una parte dell’attività, della flotta e dei dipendenti. Del resto nessuno dei pretendenti sembra intenzionato a prendere tutta la compagnia, anche se ancora nessuno ha scoperto le carte. I progetti industriali non sono stati presentati. Certo nessuno è interessato ai debiti, ma solo alla polpa. Le proposte d’acquisto non vincolanti devono essere presentate entro il 21 luglio. Per le offerte vincolanti passerà più tempo, si andrà almeno all’autunno.
Per Alitalia si profila uno spezzatino. O, nella migliore delle ipotesi, un mezzo spezzatino. Con la compagnia divisa in due. Una parte dei beni, aerei e gli slot venduti a un compratore, con il trasferimento di alcune migliaia di dipendenti.
Il resto sarebbe un problema sociale e un bel buco nei conti della finanza publica. Probabilmente toccherà allo Stato ripianarlo. Sarebbe un epilogo come per le banche venete».

2 pensieri su “ALITALIA: IL 21 LUGLIO SI APPROSSIMA di Sandokan”

  1. Anonimo dice:

    Calmi eh?Niente sciocchezze che ho un biglietto in prima classe per Rio a novembre…tenetene conto.

  2. Anonimo dice:

    È sconfortante che uno dei pochi articoli in cui si faccia riferimento a lotte vere su questioni vere e in cui si chieda pure consiglio su quali modi adottare per meglio portarle avanti, non riceva nessuna risposta se non quella dell'anonimo qui sopra che deve andare a Rio a novembre… Ma se ne vada pure in un certo posto che non dico per educazione, ma che Lei conoscerà benissimo, visto che ce la manderanno spesso!Devo ammettere che purtroppo non ho la più pallida idea su cosa fare a livello di "gesti eclatanti". Intendiamoci: se vogliamo evitare d'inciampare nel codice penale, tutte le azioni dimostrative possibili mi sembrano vane. E dico questo perché ho l'impressione che ormai il grosso della società italiana sia in preda non solo a una profonda apatia, ma anche a un diffuso fastidio e direi pure disprezzo nei confronti di certe azioni. Voglio dire: i lavoratori di Alitalia in lotta vengono visti da molti come dei rompiscatole, presuntamente privilegiati che hanno pure da ridire e facendolo, rovinano le vacanze a qualcuno (vedi il signore di Rio qua sopra). E stiamo parlando di gente che in gran numero, se non è proprio nella stessa condizione lavorativa ed economica, rischia di trovarcisi tutta molto presto, che se ne renda conto o meno.Mi torna spesso alla mente il nome di Mariarca Terracciano, l'infermiera napoletana che, non venendo pagata per il suo duro e spesso ingrato lavoro, prima scese in sciopero della fame, poi addirittura si salassò letteralmente per alcuni giorni. Nel giro di poco tempo si aggravò e morì. Era il 2010. Ora, fate pure una ricerca su internet e ditemi se, diversamente da me, nelle prime dieci pagine di risultati riuscite a trovare qualche pagina datata dopo il 2010, tranne cinque o sei eccezioni su cinquanta risultati.Ecco, se in Italia ci fosse stata qualche speranza, oggi ci sarebbero vie e piazze centrali in tutte le città dedicate a Mariarca Terracciano e i genitori racconterebbero ai figli chi era questa donna e perché è giusto e importante ricordarla. Invece…Chiudo alleggerendo un po': pensiamo a Giovanni Cialdini e alla sua epica smerdata del presidente toscano Rossi. Del Piddì, ovviamente!VostroBarbaro D'Urso

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