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NO, NON É MARX CHE L’HA DETTO di Beppe De Santis

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[ 22 luglio 2017 ]

In Sicilia, quindi, il dado è tratto.
Dopo mesi pellegrinaggi in giro per l’Isola, incontri e riunioni. Dopo il successo in sei comuni nelle elezioni municipali del giugno scorso, il 17 luglio scorso, in conferenza stampa, abbiamo ufficialmente annunciato la nostra partecipazione alle prossime elezioni regionali del 5 novembre. 


La lista si chiama NOI SICILIANI CON BUSALACCHI – SICILIA LIBERA E SOVRANA.

Sappiamo che abbiamo davanti una enorme montagna da scalare, sappiamo che l’impresa è ardua. Per entrare nell’ARS [Assemblea Regionale Siciliana, NdR] occorre superare lo sbarramento del 5%. In voti assoluti significa ottenere, dipende dalla percentuale dei votanti, tra i 170 e i 200mila voti.
Quella nostra è una coalizione, una coalizione politica e sociale. 

Se sul piano sociale mobilitiamo i diversi ceti del devastato tessuto sociale siciliano —lavoratori pubblici e privati, disoccupati, contadini, imprenditori. Ed essi tutti saranno rappresentati nella nostra lista— su quello politico tre sono le componenti: quella autonomista, quella sovranista e quella indipendentista. 

Come fate a mettere assieme sovranisti e indipendentisti, ci chiedono quelli che vogliono farci le pulci? Semplice: noi tutti immaginiamo un’Italia democratica e federale, fondata sui principi scolpiti nella prima parte della Costituzione. Siamo dunque per una Sicilia davvero autonoma in un’Italia di nuovo sovrana e liberata dalla gabbia eurocratica. Ove quest’autonomia ci venisse ancora negata (a causa di classi dirigenti siciliane corrotte e più globaliste di quelle romane la Sicilia è in una condizione di sudditanza), ove il popolo siciliano fosse costretto al Letto di Procuste colonialista, l’indipendenza, per quanto di ultima istanza, è un’opzione legittima.

Ci viene chiesto quale sia il nostro programma sociale, l’idea di società che abbiamo in mente. In conferenza stampa ne abbiamo annunciato i capisaldi. Quanto prima sarà sfornato il nostro programma, basato sui principi della democrazia sociale, solidaristica e popolare, proponendo tuttavia misure e soluzioni urgenti per lenire le sofferenze grandi del nostro popolo.

L’ho fatto nei mesi scorsi, intervenendo nei diversi comuni in cui ho avuto l’onore di prendere la parola. Per far capire che società abbiamo in mente, che il nostro autonomismo non è un cascame di quello finto che abbiamo subito; per far capire che abbiamo una visione ampia e una vista lunga, ho citato spesso frasi di Papa Francesco. Le ripeto ora, alle porte delle elezioni regionali.


No, non è Carlo Marx, è Papa Francesco….

«Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una NUOVA TIRANNIA INVISIBILE, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dalla loro reale potere di acquisto».
EVANGELII GAUDIUM PAG. 56

«La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietà, con conseguenze funeste… crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente… siamo dell’era della conoscenza e dell’informazione, fonte di nuove forme di un potere molto spesso anonimo».
da EVANGELII GAUDIUM PAR. 52

«Oggi dobbiamo dire no a un’economia dell’esclusione e dell’iniquità. Questa economia uccide».
da EVANGELII GAUDIUM PAR. 53

«Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada. Mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione… oggi tutto entra nel gioco della competitività, dove il potente mangia il più debole».
EVANGELII GAUDIUM PAR. 53

«Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un decoroso sostentamento, ma che possano avere prosperità nei suoi molteplici aspetti. Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune».
da EVANGELII GAUDIUM PAR. 192

«Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali dell’iniquità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema dei mali sociali».
da EVANGELII GAUDIUM PAR. 202

«Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. L’economia non può più ricorrere a rimedi che sono nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi».
da EVANGELII GAUDIUM PAR. 204

«La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. (…) 

Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano.

da LAUDATO SI’ PAR.13

«Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi».
da LAUDATO SI’ PAR. 24

«Anche le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva troppo legati al risultato immediato. La perdita di foreste e boschi implica allo stesso tempo la perdita di specie che potrebbero costituire nel futuro risorse estremamente importanti, non solo per l’alimentazione, ma anche per la cura di malattie e per molteplici servizi».
da LAUDATO SI’ PAR. 32

«Ricordiamo, per esempio, quei polmoni di biodiversità che sono l’Ammazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai. È ben nota l’importanza di questi luoghi per l’insieme del pianeta e per il futuro dell’umanità. Gli ecosistemi delle foreste tropicali hanno una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate ora sei al suolo per accresce le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti. Tutta via, un delicato equilibrio si impone quando si parla di questi luoghi, perché non si possono ignorare nemmeno gli enormi interessi economici internazionali che, con il pretesto di prendersene cura, possono mettere in pericolo le sovranità nazionali. Di fatto esistono proposte di internazionalizzazione dell’Ammazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali».
da LAUDATO SI’ PAR. 38

«L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il problema ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale.  Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli».
da LAUDATO SI’ PAR. 48 e 53

«La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei Vertici mondiali sull’ambiente. (…) I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità e sull’ambiente.
da LAUDATO SI’ PAR. 54 e 56

«Ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale Che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati. Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il “primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale”. La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto ed intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata».
da EVANGELII GAUDIUM PAR.192

«Non si può pensare di sostenere un altro paradigma culturale e servirsi della tecnica come di un mero strumento, perché oggi il paradigma tecnocratico è diventato così dominante, che è molto difficile prescindere dalle sue risorse, e ancora più difficile è utilizzare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica. Non si tratta né di utilità, né di benessere, ma di dominio; dominio nel senso estremo della parola».
da LAUDATO SI’ PAR. 108

«Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica. L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale».
da LAUDATO SI’ PAR. 109

«La liberazione dal paradigma tecnocratico imperante avviene di fatto in alcune occasioni. Per esempio, quando comunità di piccoli produttori optano per sistemi di produzione meno inquinanti, sostenendo modello di vita, di felicità e di convivialità non consumistico».
da LAUDATO SI’ PAR. 112

«La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità. È necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture, in tal modo comprendere che lo sviluppo di un gruppo sociale suppone un processo storico all’interno di un contesto culturale e richiede il costante protagonismo degli attori sociali locali a partire dalla loro propria cultura».
da LAUDATO SI’ PAR. 144

«Abbiamo bisogno di una reazione globale più responsabile, che implica affrontare contemporaneamente la riduzione dell’inquinamento e lo sviluppo dei Paesi e delle regioni povere. Il XXI secolo, mentre mantiene una governance propria di epoche passate, assiste ad una perdita di potere degli Stati nazionali, soprattutto perché la dimensione economico-finanziaria, con caratteri transnazionali, tende a predominare sulla politica».
da LAUDATO SI’ PAR. 175

«La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficentista della tecnocrazia».
da LAUDATO SI’ PAR. 189

«Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo».
da LAUDATO SI’ PAR. 189

Un pensiero su “NO, NON É MARX CHE L’HA DETTO di Beppe De Santis”

  1. Anonimo dice:

    Apprezzo lo sforzo che Beppe De Santis sta facendo in Sicilia per la presentazione di una lista sovranista,ma con pari schiettezza devo dire che mentre sovranismo e indipendentismo possono trovare una convergenza,il secessionismo,sia pure paventato come ultima "ratio",sicuramente,no.Anche sull'assetto federalistico ho più di una perplessità storica e politica.La storia del secessionismo futuro non la conosciamo ancora,quella del secessionismo passato ce la ricordiamo ancora bene( mafia,influenze USA,banda Giuliano,etc.) e non può piacerci.Capisco che si cerca di convogliare il massimo del consenso,ma occorre stare attenti a non suscitare forze poi difficilmente controllabili.Attutirei pure l'entusiasmo traboccante per Papa Francesco. Bisogna predicare con l'esempio,non solo con le parole,per quanto importanti.Che la Chiesa cattolica paghi l'IMU per i suoi immobili(esclusi i luoghi di culto): darebbe un concreto aiuto allo Stato italiano e ai suoi cittadini, date tutte le gravi emergenze in atto,non ultima quella dell'immigrazione. Cecco Angiolieri

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