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ITALIANI, POPOLO DI PECORONI? di Luca Massimo Climati

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[ 18 agosto 2017 ]

L’esercito vigliacco e presuntuoso degli “auto-razzisti”
Un triste mantra accomuna i radical chic ed i finti coatti da bar dello sport, che poi sono due facce della stessa regressione barbarica.

La loro irricevibile sentenza empirica, ci descrive e consegna un popolo di presunti pecoroni, incapace di ribellarsi-sollevarsi: quello degli “Italioti, razza dannata!”.

Come se tutti gli altri Popoli, a prescindere dalle oggettive condizioni, naturalmente a-sincroniche di sviluppo, cultura e storia, fossero tutti più portati all’eroismo o quantomeno ad avere un minimo senso civico o di appartenenza o comune senso di giustizia.

Se riflettiamo un attimo sul numero di commentatori sputacchianti sul popolo italiano e la loro magnifica diffusione, ne verrebbe fuori un vero e proprio esercito di potenziali militanti, capace di spazzare via, se unito, qualsiasi nemico reazionario o corrotto, che vanifichi i loro desiderata e cambiamenti …da chiacchiere e distintivi.

Invece no: nulla cambia, i loro commenti fluidificano e battono il tempo dei nostri problemi come una noiosa messa cantata coralmente.

In fondo è un alibi perfetto, gattopardesco e fancazzista: affinchè nulla cambi, bisogna rendere nulla l’evoluzione storica, sociale e culturale. Sottoscrivere rivoluzioni galattiche, super-internazionalismi ed anti-capitalismi, mai masticabili per colpa di quei pezzenti degli “italioti”…..quindi meglio starsene a casa, ad inviare mail narcisiste ed atomizzate o ad emettere inutili sentenze.

C’è qualcosa di profondamente “razzista” e “super-omista”, diciamolo, chiaramente fascistoide nel loro pensiero da bancarella: il disprezzo delle masse e la presunzione di avere capito tutto, dall’alto di una esperienza parziale-settoriale-provinciale (senza offesa per chi sia oggettivamente abitante in centri minori) e dalle probabili prime fregature ricevute nel duro cammino della Liberazione.

“Loro hanno capito tutto”… la colpa è degli esseri inferiori che non permettono che le loro idee superiori per investimento divino o di razza eletta, possano applicarsi. Essi proiettano nell’Iperuranio un cinquantuno per cento irraggiungibile, per colpa o degli idioti che credono alle chiacchiere degli imbonitori o di chi si vende per un piatto di lenticchie.

Il loro idealismo però si muta in cinismo, dal momento che se ne guardano bene dal domandarsi il vero perché delle cose, come mai e quale consolidamento di sfiducia porti la loro disprezzata plebe italiota a preferire l’uovo subito piuttosto della gallina invisibile.

Il razzista vero disprezza il Popolo, la gente: non possiede sentimenti di empatia o di pietas: è la vergognosa monade o la nullità atomizzata che giudica e corregge gli errori con la doppia matita colorata, ma non ne cura causa ed effetti.

Se non si hanno sentimenti genuini di amore per gli esseri umani, percependo la sofferenza e l’ingiustizia nelle loro vite, ascoltandone il sibilo e il dolce suono delle sane aspirazioni, non si può aspirare ad un processo rivoluzionario o di minimo positivo cambiamento.

Sono oramai troppi coloro i quali si appellano alla presunta impossibilità del Popolo Italiano alla propria legittima Rivoluzione, per la quale si può decidere scientemente di destinare tutta una vita, illusioni perdute e sconfitte comprese. In questo caso la scelta è tutta vostra, cari censori degli “Italioti”, ma ve ne guardate forse da tali fatiche, o meglio RESPONSABILITÀ.

Invece di emettere sentenze da bar dello sport, studiatevi la storia, ma soprattutto prima impegnatevi e date un senso alla vostra probabilmente inutile ed invisibile esistenza o linea di galleggiamento, su questi mari nostri.

10 pensieri su “ITALIANI, POPOLO DI PECORONI? di Luca Massimo Climati”

  1. Anonimo dice:

    se ce ne sono di pecoroni è per seguire "leaders" "alla pecorina" (raccogliendo mance lasciate cadere dalle lobbies).francesco

  2. Luca Massimo Climati dice:

    Qualche cattivello e malizioso potrebbe sostenere che questo breve e legittimo commento sia "alla pecorina" ,o meglio prone ad una molteplice interpretazione. Ma siccome il nostro scopo è dialogare e confrontare le idee per passare all'azione, fuori dai bar dello sport che pur frequentiamo senza alcun ribrezzo snobistico, l'articolo si prefigge due obiettivi centrali. Il primo che si può quantificare i cuor di leone che disprezzano venduti e creduloni o zotici italioti ,appecoron-appecorinati ( la pecorina è trasversale al censo ed istruzione o nobili ideali)in decine di migliaia: se lo volessero, potrebbero per forza, numero , tigna e pompa, spazzare via corruttori e corrotti ed appecorinati. Questo non succede….udendo lo stanco ritornello inqusitorio-dipregiativo ed auto-razzista.Il secondo aspetto : quello del profondo nazi-fascismo "super-omistico" e sciovinista dei latori magari inconsapevoli di simil sub-pensiero o mantra.Poi c'e'l'aspetto finale e lo peccato mortale: la sentenza autorizza il riposo eterno r la rinuncia permanente a qualsiasi tentativo di lotta e costruzione…..favorendo le sodomie perfecte e l'incremento dell'appecoronamentSo.Sillogismo

  3. Anonimo dice:

    RASSEGNAZIONE MIA FATTI CAPANNAGuardate… non mi sento offeso, anch'io tante volte ho parlatodi 51% irraggiungibile. Vi spiego perchè sono triste e perchè non parlerò mai più di politica con i miei simili. Abito in Venetoe frequento sagre e balere dove c'è tanta gente. Nessuno vuoledire come la pensa su qualsiasi argomento della vita. Ognuno è solo con le proprie convinzioni inattaccabili. Ognuno evitaaccuratamente di esporsi e di confrontarsi. I veneti hanno un solo dogma: partecipare attivamente all'antica e meschina garaper la sopravvivenza senza lamentarsi. Se restano disoccupatilo nascondono per timore di rimanere isolati socialmente. E cosìsembra che nessuno abbia problemi e tutti siano felici.Tutti hanno la pace interiore.

  4. Luca Massimo Climati dice:

    Gentile lettore, combinazione vuole che mi trovi a passare con la mia famiglia un beve periodo di vacanza in un luogo di originari veneti, trapiantati in Maremma, dopo la requisizione delle terre degli Hoenzollern (Leopoldo di Toscana ne era un ramo),ove frequento , bevo e mangio in modo divino, all'antica (fino a quando vi saranno le donnine di una volta…)e ballo il liscio ed il tango, grandi balli popolari e proletari . Ieri ho assistito alla presentazione della polisportiva, auto-finanziata dalla sagra, che milita in prima categoria . Ho provato sentimenti di stima ed empatia per questa profonda Italia e Le garantisco che molti discorsi, contro l'euro ed il riscatto sociale…ma soprattutto per una necessaria RIVOLUZIONE ITALIANA, venivano compresi meglio che ad una festa disfigati sinistrati radicali o anche di destra o altro. Il panorama è frastagliato : il Veneto Veneto è sempre stato bombardato di preti, Madonne, Gladio ed estremismi funzionali vari, compresi i Toni negri vari . Allora il "conto torna"…è difficile :EPPUR BISOGNA ANDAR!

  5. Luca Tonelli dice:

    Io credo che i veneti siano i più chiusi di mente fra tutti gli italiani.Con 10 piste sui secondi.Oltreche penso che lavorativamente siano in media fra i più sfruttati in Italia.

  6. Anonimo dice:

    Vero, ci vorrebbe una metafora più sofisticata, per chi non è il proprio corpo che vende.francesco

  7. Anonimo dice:

    La battuta politicamente scorretta è dovuta dal non conoscere il percorso e la prospettiva politica di chi scrive, ma limitatamente a quanto letto quello che mi è risuonato è un moralismo non troppo distante da quello-i denunciato-i. Reagisco sempre così quando si antepone la Forma alla Sostanza, ho studiato dalle suore. Giudicare italiani che giudicano altri italiani non mi sembra un metodo che risolve l'autorazzismo, semmai lo aggrava.E sarebbe una contraddizione se in virtù di un ulteriore giudizio ci si attribuisse più coraggio di quelli che giudichiamo cuor di leone auto compiaciuti dei propri giudizi. Però se conoscessi la prospettiva politico esistenziale di chi parla (scrive) potrei avere almeno il coraggio intellettuale di commentare, se ne sarò in grado, sull'assertività, se c'è, di ogni singolo punto da cui scaturisce ogni singolo giudizio.Il rischio di essere latore inconsapevoli di autorazzismo non mi farebbe dormire la notte, ma queste sono le mie manie super-omistiche, o ipocondria morale come la chiama qualcuno.francesco P.s. meglio un amorale onesto che un moralista disonesto (non ricordo se e dove l'ho letta),e meglio un Dio che danza a uno che giudica e mette in croce.http://www.oshoworld.com/e-books/search.asp?search=zarathustra&select_search=search_title Tutti evolviamo, grazie a dio, perché non c'è nessun dio (Osho)(la forma che segue la sostanza ha una grazia diversa di quella che la precede)https://www.youtube.com/watch?v=hhjOnYbKJJw

  8. Anonimo dice:

    E questo però è auto razzismo al contrario.

  9. Fernando Volponi dice:

    Non sono per niente d'accordo. Io la vedo anche dalle mie esperienze pratiche nello sfruttamento del lavoro dove sto. Solo che mi batto su cose ovvie e giuste a livello sindacale a fronte di italioti che preferiscono stare nella passività aspettando che le soluzioni caschino dal cielo, dall'alto della classe padronale avvinghiati in lobby clientelari sindacali pure svenduti in parte, senza una voglia di riprendere un senso critico sull'esistente e riprendere le lotte. Meglio sollazzarsi sulle cazzate degli smartphone, il pallone e cazzate varie preferiscono, aspettando il "salvatore della patria". Non mi ritengo un razzista e neanche chi fa chiacchiere da bar e le rispedisco al mittente. Queste tue affermazioni sono tipiche di un'impostazione di destra, come anche il "sovranismo nazionale".

  10. Luca Massimo Climati dice:

    La lingua batte…..dove il dente duole. Si vede che l'articolo ha colpito nel segno, sinistrati e "altri" emettenti sentenze.Siamo sulla strada giusta.Riguardo l'ultima battuta , non sussiste nemmeno una replica,in quanto si dovrebbe riflettere sul contenuto genuinamente e militantemente antifascista e conseguenziale dell'articolo. Si espone una subalternità ai propri carnefici Non sono io ad essere in disaccordo con il disaccordo, ma la durezza e sostanza dei fatti.

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