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ANTIEURISTI D’AFRICA CRESCONO di Sandro Arcais

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[ 5 settembre 2017 ]

SOLIDARIETÀ CON KEMI SEBA!

Kemi Seba è un intellettuale africano, un panafricanista, che sogna un’Africa sovrana ed indipendente dai retaggi del colonialismo e del neocolonialismo (qui). È uno che afferma combatte contro il CFA, la moneta unica a cambio fisso con l’euro con cui Parigi stringe in una morsa neocoloniale le sue ex-colonia africane.



Altri elementi del pensiero e programma di Kemi Seba sono questi:
  • «… sinceramente non credo al concetto di razza, le persone possono avere il colore della pelle diversa ma che lo si voglia o meno i popoli sono diversi fra loro e bisogna rispettarli». (qui)
  • «Nell’Ottocento le forze progressiste giustificavano il colonialismo nel nome della civilizzazione delle razze inferiori, oggi invece i cosiddetti anti-razzisti sono i primi a sostenere le guerre in Medio Oriente e in Africa». (qui)
  • «Il mondo moderno non è poi così contraddittorio quando si conosce il modo di operare dell’oligarchia. Io direi d’altronde che quest’ultima si regge su due tipi di discorsi, quello della virtù, della fratellanza, dell’unità, mentre il suo ruolo è quello di asfissiarci, ucciderci, dividerci. L’Imperialismo nasce e sussiste nel nostro malfunzionamento, e per portarsi a termine, deve distruggere le matrici dei popoli. La nozione di patria, la nozione di famiglia, la nozione di unione uomo-donna, la nozione di procreazione. Più vi sarà degenerazione tra i ceti di bassa condizione più aumenteranno il loro profitto le classi alte». (qui)
  • «La conservazione della propria identità è l’ultimo bastione di resistenza al mondialismo.». (qui)
  • «Quelli che conoscono un minimo i fatti della guerra planetaria che viviamo oggi sanno che le élite hanno prodotto un concetto vestito del mantello dell’amore e della pace mentre il contenuto è genocidario. Personalmente, lo nomino l’”Imperialismo della virtù”. Ci parlano dei diritti dell’Uomo, ma vogliono sopratutto che l’Uomo cammini dritto nella trappola che questi demoni dal volto umano gli tendono. E’ quindi evidente che il multiculturalismo genera una società multi-conflittuale. Certi popoli non hanno granché da vedere culturalmente, e se è evidente che la condivisione arricchisce, non possiamo neanche negare che la coabitazione forzata distrugge. Lo penso dal più profondo del mio cuore, ne ho fatto l’esperienza, la società multi-conflittuale, ne sono il frutto». (qui)
  • «Di informarsi bene sulla destinazione che pensano essere un paradiso terrestre. Perché si potrebbe benissimo dare che sia un inferno su terra» (consiglio ai migranti in Europa). (qui)
«Kemi Seba è stato arrestato la settimana scorsa a seguito di una denuncia sporta dalla Banca Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale (BCEAO)» «per aver dato fuoco a una banconota da 5.000 franchi CFA» (qui)
Pochi giorni dopo, Kemi Seba «è stato assolto da un tribunale della città di Dakar, capitale senegalese». (qui)
«Kemi Seba è tra i molti attivisti che chiedono di abbandonare il franco CFA, affermando che sia un lascito del colonialismo francese». (qui)
«Il Franco CFA nasce nel 1945 con gli accordi di Bretton Wood; infatti all’epoca si chiamava Franco delle Colonie Francesi Africane. Successivamente nel 1958 cambia nome e diventa Franco della Comunità Francese dell’Africa.
Fino a qui tutto normale se non per due piccoli particolari. 1) il Franco CFA è una moneta ancorata ad un cambio fisso, prima con il Franco Francese e ora con l’Euro. 2) La piena convertibilitá del Franco CFA è garantita dal Ministero del Tesoro francese, che però chiede il deposito, preso un conto del ministero, del 65% delle riserve estere dei paesi aderenti all’unione monetaria.
Dietro queste due tecnicalità si nasconde il diavolo del colonialismo. Infatti il cambio fisso azzera il rischio di cambio per gli investimenti delle multinazionali occidentali nel paesi dell’Unione monetaria. Non basta, il cambio fisso (per giunta garantito dal Ministero del Tesoro francese) favorisce l’accumulo nei forzieri delle banche occidentali di immensi tesori frutto della corruzione dei governanti locali (spesso dittatorelli amici dei nostri governi).
Come se non bastasse, tutto questo avviene a scapito dell’economia reale locale, soffocata dalla rigidità del cambio con una moneta fortissima come l’Euro.
Il secondo punto probabilmente è anche peggio del primo. Quale nazione sovrana depositerebbe, a garanzia della convertibilitá della propria moneta, ben il 65% delle proprie riserve estere presso il ministero del Tesoro di uno stato estero per giunta quello del paese ex coloniale? Nessun paese sovrano farebbe mai una cosa del genere, che consegna le chiavi dello sviluppo (o del sottosviluppo) ad una nazione straniera.
(…)
Grazie a questo sistema le nostre multinazionali hanno invece l’opportunità, a rischio di cambio pari a zero, di depredare le immense riserve di materie prime dell’Africa Occidentale: uranio, metalli rari, oro, petrolio, gas ma anche legname pregiato e derrate alimentari.» (qui)
L’unico vantaggio per gli Africani è che «un cambio esageratamente basso tra Euro e Franco CFA fa sì che i lavoratori africani in Europa possano mantenere le loro famiglie con pochi euro in Africa». (qui)
 Le morali di questa storia?
  1. La moneta unica è uno strumento coloniale.
  2. La classe dirigente italiana è per lo più venduta e idiota.
  3. Alla base dell’immigrazione degli Africani in Italia e degli Italiani in nordeuropa ci sono le stesse identiche dinamiche colonialiste.
  4. Non c’è riscatto che non passi per il recupero della sovranità e dell’identità, per l’opposizione al colonialismo e all’imperialismo, per la lotta al meticciato forzato e alla cultura meticciara.
  5. Il più grande favore che possiamo fare agli Africani è far saltare l’euro e l’unione europea e contrastare i progetti neoloniali di Francia e Germania.
Magari ce ne saranno anche altre, ma a me non vengono in mente.

Un pensiero su “ANTIEURISTI D’AFRICA CRESCONO di Sandro Arcais”

  1. Ippolito Grimaldi dice:

    dopo averlo ascoltato nei due video ho maturato la convinzione che sarebbe giusto aiutarlo a casa sua

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