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DI MALE (M5s) IN PEGGIO (i sinistrati) di Leonardo Mazzei

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[ 20 settembre 2017 ]

Se M5S ha deciso di trasfigurare la sua originaria carica anti-sistemica nel volto senza idee di Di Maio l’insipido, qual è la proposta della sinistra sinistrata?
Piemme si è occupato ieri l’altro della farsa pentastellata, quella che ci ha portato dalla “democrazia della rete” alle primarie senza avversari. Quelle fatte solo per incoronare Di Maio l’insipido. Non solo una scelta neo-democristiana, ma pure una scelta perdente. Ieri sera, un ex M5S – una categoria in costante aumento – mi ha detto: «secondo me i vertici del movimento hanno deciso di perdere». Non sono sicuro che questa sia la diagnosi corretta, ma la prognosi mi pare certa. 


Aggettivare come “bulgara” la farsesca votazione dei Cinque Stelle è ormai un luogo comune di cui abusano tutti, i piddini in primo luogo. E, tuttavia, come dargli torto in questo caso, vista la figuraccia che i pentastellati si sono confezionati da soli? E poi, come non vedere che è tutto il loro sistema di selezione dei candidati che fa acqua da tutte le parti? Ieri è arrivata la notiziadella “sospensione” delle primarie siciliane di M5S da parte del tribunale di Palermo. Sia chiaro, chi scrive detesta e condanna questa continua intromissione della magistratura in vicende interne di partiti e movimenti, ma non è forse sempre stato M5S a benedire e santificare ogni rutto tribunalizio? Bene, chi è causa del suo mal pianga se stesso. 


Astrattamente parlando, l’incipiente crisi pentastellata dovrebbe aprire grandi praterie a sinistra. Ma così non è e così non sarà. Ce lo dicono con chiarezza – ma sinceramente non avevamo dubbi – le ultime news provenienti dalla sinistra sinistrata.
Ma che cos’è esattamente la sinistra sinistrata? Non è semplicemente la sinistra che perde, che questo di per sé non è una colpa. E’ invece la sinistra che non può vincere, visto che ha scelto di separarsi deliberatamente dal popolo, dal comune sentire degli strati più profondi della società, quelli più colpiti dalla crisi e dalla globalizzazione. E’ una sinistra che ha molti slogan ma nessuna idea; tanti “valori” ma nessun programma.
Naturalmente in questa sinistra sinistrata c’è un po’ di tutto: persone oneste quanto confusionarie, come maneggioni e saltimbanchi sempre pronti all’ennesima giravolta. Politicamente, essa si può suddividere all’ingrosso in due categorie: gli ultrasinistri e gli ultraopportunisti. I primi sono ormai al livello della setta, dei secondi ci occuperemo nelle prossime righe. 
Dice una diffusa narrativa, ma ancor più ce lo dicono i fatti, che esista una sorta di catena che tiene in qualche modo legati fra loro il Pd e le sinistre che si vorrebbero “alternative” e/o “radicali”. Almeno un tempo le cose erano chiare. Esisteva un cosiddetto centrosinistra che inglobava anche due liste falcemartellate (il Prc ed Il Pdci). Ma adesso? Adesso di acqua ne è passata sotto i ponti, e solo a dire “Pd” si prova una certa vergogna. Dunque la catena è più nascosta, ma pur sempre esistente.
Ma quanti e quali sono gli anelli di questa catena? Ce lo dicono assai chiaramente le cronache degli ultimi giorni. 
Intanto elenchiamo gli anelli. Andando dal Pd verso sinistra, essi sono: Campo Progressista, Mdp, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista.
La vocazione di Campo Progressista, a partire dal suo leader Pisapia, è fin troppo chiara. Costui, messo in pista dai soliti poteri forti (sfacciata la sponsorizzazione de la Repubblica), ha sempre detto di voler fare da spalla a Renzi. Del resto nelle urne del 4 dicembre egli depose un gigantesco Sì, e tanto poteva bastare. In ogni caso, non più tardi di lunedì, per l’ex primo cittadino di Milano ha parlato l’attuale sindaco di Cagliari Zedda, il quale ha sentenziato che «Non può esistere il centrosinistra senza Pd». E come dargli torto, se l’obiettivo è quello di rifare il centrosinistra?
Quale sia l’offerta politica di Campo Progressista ce lo dice del resto il suo stesso sito, che è utile vistare per rendersi conto – oltre che dell’inesistente “aggiornamento” delle informazioni – dell’assoluta mancanza di contenuti. Ad ogni modo due sono le notizie che campeggiano nella home. La prima (8 settembre), che vorrebbe essere una minaccia: «Pisapia: “Basta con il fuoco amico o farò un passo indietro“». La seconda, che rimane pur sempre una simpatica confessione, è la seguente: «Pisapia: “Il Pd non è il mio nemico. L’abbraccio a Boschi polemica inutile». Questa frase epocale è del 24 luglio, ma il suo evidente valore storico ha consigliato di lasciarla ben in vista per due mesi…
Che il piccolo anello di Campo Progressista sia ben avvinghiato all’anellone chiamato Pd è cosa talmente ovvia da non dover sprecare altre parole. Se lo facciamo è solo perché Pisapia-il-nulla è stato recentemente riconosciuto come leader dalla stessa congrega dei fuoriusciti dal Pd, denominatasi per ora Mdp. Tra costoro non mancano i mal di pancia, ma visti i magri sondaggi, e considerato che la loro storia politica non ha prodotto leaders ma al massimo solo qualche peones, sembrano non poter fare a meno del volto pacioso quanto nulladicente del Pisapia. Il che spiega già tutto.
Ad ogni modo ci ha pensato il senatore Manconi a precisare che nell’incontro tra Mdp e Campo Progressista, Pisapia ha posto delle condizioni. Tra queste quella decisiva sancisce che: «Il rapporto con il Pd è ineludibile». E qui – non che ci fossero dubbi – anche il secondo anello, rappresentato da Mdp, viene ben fissato alla catena.
E Sinistra Italiana? In realtà costoro sono una certezza. Ha voglia il Fratoianni di sbracciarsi a proclamare l’alternatività al Pd: e chi gli crede? Il suo partitello altro non è che una piccola Sel, altro mostriciattolo che nacque giusto per non uscire da quella strutturale subalternità. Ora, è vero che gli organismi viventi si evolvono, ma il Dna una sua importanza ce l’ha sempre.
A scanso di equivoci c’è comunque la Sicilia. Lì Sinistra Italiana (SI) ha scelto senza se e senza ma l’alleanza con Mdp, operazione che fa da apripista all’inciucio per le elezioni politiche. Chiudiamo con costoro con una piccola nota di colore sempre sulla Sicilia. Siccome unire tante forze solo per provare a raggiungere lo sbarramento del 5% è cosa un po’ disdicevole, ecco che la sparano grossa: secondo il sito di SI, il candidato del listone sinistrato Claudio Fava sarebbe al 25%. Boom, boom, diciamo (come si esprimerebbe il correligionario D’Alema) quadruplice boom, visto che per ottenere il loro risultato quel venticinque andrà diviso grosso modo proprio per quattro. 
Bene, dopo aver sistemato anche il docile anello di SI, rimane quello di Rifondazione Comunista. I rifondaroli si agitano, ma come al solito non hanno una linea politica degna di questo nome. “Mai più con il Pd”, dicono da tempo. Ma questo significa che abbiano una strategia alternativa? Neanche per sogno. Anche in questo caso la Sicilia insegna. Contro certe dichiarazioni di Fava strilla il segretario nazionale Acerbo e strillicchia quello siciliano Cosentino, ma ad oggi non risulta alcun ripensamento sulla scelta di stare tutti uniti, più o meno appassionatamente, nel listone sinistrato.
Certo, alle elezioni del 2018, per il Prc sarà un po’ più dura fare da quarto anello di una catena tenuta in mano dal Pd e dai poteri forti, ma ancor più difficile sarà una scelta di rottura e di autonomia politica. Questo per due motivi: primo, perché manca appunto un’autonomia strategica; secondo, perché tale assenza va di pari passo con l’ossessione del rientro in parlamento. Sarà dunque quest’ultimo aspetto a rivelarsi decisivo. Vorrà il listone dei sinistrati uniti accogliere nelle proprie fila, assicurandogli almeno due/tre seggi, anche Rifondazione Comunista? Al momento non lo sappiamo, ma visto che i sondaggi sono alquanto magri per tutti, è probabile che qualche strapuntino venga infine trovato anche per i rifondaroli. E siccome il regista di tutto ciò sarà verosimilmente Massimo D’Alema, che almeno certi conti li sa fare, è probabile che Acerbo e Ferrero saldino il loro quarto anellino della catena.
Dice: e il Brancaccio? E i “mitici”, si fa per dire, Falcone e Montanari? Al momento usciti dai radar, e chissà mai se vi rientreranno. Ma se lo faranno sarà solo per controbilanciare, non certo per contrastare, il progetto Pisapia-Mdp.

Ecco qui l’altro chiodo che crocefigge definitivamente le speranze alternativiste del Prc. Essersi messi alla coda del duo di cui sopra è stato il solito errore marchiano di un gruppo dirigente ormai allo sbando.

In conclusione, se di M5S possiamo oggi dire tutto il peggio possibile – e per il sottoscritto la cosa peggiore non è neppure l’incoronazione di Di Maio l’insipido (tanto a Palazzo Chigi non ci andrà di certo), quanto la rinuncia al combattimento a viso aperto di chi pure non è d’accordo con lui – sui sinistrati dobbiamo dire anche qualcosa di più. La loro inutilità politica dal punto di vista del popolo lavoratore è manifesta da tempo, ma costoro non si risparmiano davvero per ricordarcela ad ogni mossa.
Cosa resta da fare allora in vista delle prossime elezioni politiche? Pur con tutte le difficoltà dell’impresa, l’unica proposta seria è quella della Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN). Una proposta che potrà materializzarsi solo se scenderanno in campo migliaia di attivisti. Tutto da verificare, è ovvio. Ma almeno in questo caso una proposta chiara c’è, è quella di un’Italia Ribelle e Sovrana. Un’alternativa non solo elettorale, ma politica. Che guarda all’oggi ed ai passaggi decisivi di un domani assai vicino. 
Chi non si arrende, chi vuol iniziare a ribellarsi, batta subito un colpo. 

2 pensieri su “DI MALE (M5s) IN PEGGIO (i sinistrati) di Leonardo Mazzei”

  1. Barbaro D'Urso dice:

    Egregio Mazzei,credo che la questione del M5S possa essere liquidata in modo molto semplice: si è sempre trattato del progetto politico di un astuto e capace manager della comunicazione, il fu Gianroberto Casaleggio, e della sua azienda, la Casaleggio Associati srl. Questo progetto ha portato in parlamento nel 2013 – e lo farà di nuovo nel giro di pochi mesi – una vasta squadra di volti "nuovi", "giovani", decisamente diversi dalla solita gerontocrazia della politica italiana, ma al tempo stesso proprio perché di primo pelo, almeno per quanto riguarda l'arena della politica, manovrabili a piacere. Fatte salvo poche, fisiologiche eccezioni, che comunque paiono non aver mai causato gran sconquasso. E il bello è che il M5S, grosso e pesante come un macigno, ha assorbito fino ad oggi quasi tutto il potenziale voto "antagonista" rispetto agli equilibri di potere economico e politico oggi prevalenti.Ebbene, un simile "pacchetto" potrà rivelarsi, al momento oppurtuno, merce preziosissima da proporre ai centri di potere economico che contano veramente. A dir la verità, col recente incontro di Cernobbio, ciò è già avvenuto.Peccato, davvero peccato che gli sforzi e le speranze di migliaia e migliaia di persone in assoluta buonafede siano andati così sprecati e, con essi, anche anni preziosi in una situazione già al limite. Almeno oggi tutto questo è alla luce del sole e non ci sono più scuse per nessuno, ma si colga l'occasione per guardare avanti e non si perda tempo ad imbastire processi contro i "ritardatari" all'insegna di acidi "te l'avevo detto!".Riguardo a ciò che qui prende il nome di "sinistra sinistrata", ebbene credo che il compianto ed eretico Costanzo Preve, dopo decenni trascorsi in certi ambienti e parlando dunque con piena cognizione di causa, avesse formulato una prognosi sostanzialmente giusta sulla natura di tutto ciò che, dal 1991 in poi, ha occupato lo spazio politico ed elettorale alla "sinistra" di quello che era il Pci, poi il Pds (1991-98), poi i Ds (1998-2007), oggi il Piddì. In parole povere: guardia plebea elettorale di complemento a qualsiasi coalizione di centrosinistra incentrata sul "serpentone metamorfico" (geniale metafora!) Pci-Pds-Ds-Piddì, sempre mobilitabile all'infinito grazie all'eterno pericolo di Berlusconi, dei leghisti e dei fascisti rispetto ai quali va bene tutto, anche Prodi gran precarizzatore del lavoro (pacchetto Treu) col sovrappiù di Ciampi ed entrata nell'Euro a tutti i costi, D'Alema gran bombardatore di Belgrado su ordine USA-NATO nonché privatizzatore a prezzi osceni di fondamentali asset strategici nazionali, Amato, il dottor Sottile che non ha bisogno di presentazioni e di nuovo Prodi per un fenomenale revival degli anni '90 nelle annate 2006-2008. Spiacevoli incidenti di percorso furono le fughe in solitaria nel 2001 di Rifondazione e ancora nel 2008 con la sigla Sinistra Arcobaleno, entrambe alzate d'ingegno di Bertinotti, uomo di formazione libertaria e luxemburghiana, dunque capace di imprevedibili atti d'autonomia e d'indipendenza intellettuale (ancorché dilettanteschi!) di contro al grigio autoritarismo gerarchico e inquadrato della tradizione togliattiana del Pci.Un chiarimento: l'evocazione del "fronte antifascista" per giustificare le coalizioni di centrosinistra è a dir poco ridicola, ma ciò non toglie che ogni coalizione berlusconiana realmente esistita – e tuttora esistente – sia sempre stata uno spettacolo assai poco edificante e che il più delle volte abbia dato prova d'un piglio antipopolare, privatizzatore, poliziesco, supino ai diktat d'oltralpe e d'oltreoceano seppure con modalità almeno superficialmente diverse da quelle del centrosinistra. Dunque, sono avversari irriducibili di un progetto politico di vera emancipazione tanto il Piddì con cespugli annessi da una parte, quanto le adunate del Berlusca con fascisti e legaioli dall'altra.CordialmenteBarbaro D'Urso

  2. Valdo dice:

    Quindi dovremmo aspettare il CLN (cui faccio i migliori auguri, intendiamoci, ma che andrà alle calende greche prima che rappresenti una seria alternativa) e nel frattempo boicottiamo il voto al M5S? Intendiamoci, è vero che è molto probabile che non riesca ad andare a Palazzo Chigi, però è anche vero che l'unica (unica, unica, unica) possibilità, seppur ardua, di sparigliare le carte è che vinca, ottenga l'incarico di governo e poi faccia una alleanza dopo il voto con la Lega. Altrimenti avremo csx o cdx o larghe intese, quindi governi sistemici al 100%. Tra la morte certa e una pur difficile eventualità (bisogna vedere se l'alleanza sarà proposta e soprattutto se sarà accettata dai leghisti), io scelgo la seconda, conscio dei rischi ma anche avvezzo a fare qualcosa di pratico quando la situazione precipita e non a stare fermo a sognare. Mi dispiace ma non ho il tempo per aspettare che si concretizzi questo CLN di cui parlate da anni e che dopo anni non ha ancora partecipato manco a una elezione, se ben ricordo, esattamente come la galassia di partitini sovranisti di cui si è riempito il Paese. Sorvolo infine sul commento che mi ha preceduto, ripieno delle solite fantasie complottare di cui è zeppo il sovranismo, mentre concordo sul giudizio verso la sedicente "sinistra". Di cui ci sarebbe un gran bisogno ma che semplicemente è una dependance del Pd.

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