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COSA C’È DIETRO ALLA CONTESA SUI VERTICI DI BANKITALIA di Piemme

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[ 19 ottobre 2017 ]

Contro la mossa dei renziani e relativa mozione approvata dal Parlamento per un “cambio di passo” in Bankitalia, impressionante e fulminea è stata la levata di scudi in difesa del governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

Degni di nota gli argomenti dei paladini del governatore. “La mossa di Renzi è maldestra e irresponsabile”, “è un’invasione di campo”… “espone il sistema italiano ai mercati internazionali”.

Essi non difendono dunque Visco a causa dei suoi meriti, che non ha per niente. Essi lo difendono a prescindere, in base al principio neoliberista della “assoluta indipendenza della banca centrale”. Vedi quanto afferma Massimo Riva su la repubblica.

Cosa intendano per “indipendenza” gli armigeri del “partito tedesco” è presto detto: indipendenza dal Parlamento, ovvero dall’organo che dovrebbe rappresentare la sovranità popolare. Ciò che in pratica si traduce nella sudditanza della Banca centrale rispetto alla Bce, alle grandi lobbi finanziarie transnazionali e, per finire rispetto alle grandi banche d’affari, italiane ed europee.
Francesco Verderami, sul CORRIERE DELLA SERA di ieri, a nome e per conto del “partito tedesco”, insinua che dietro l’attacco a Visco vi sia quello a Draghi e alla Bce, avverte mafiosamente Renzi:

«Ma il blitz ha un costo, mostra il leader democrat isolato rispetto ai vertici isituzionali. E il rischio che l’establishment internazionale —dalle cancellerie europee fino all’eurotower— lo considerino inaffidabile, può segnare la sua corsa verso le urne».

Lungi da noi prendere le difese di Matteo Renzi. Tuttavia non crediamo a quanto insinuano i suoi avversari, che il suo attacco al “santuario” dei poteri forti sia una “mera mossa elettorale”. C’è di più, c’è una battaglia in seno alle élite italiane tra chi, pur di tenere in vita l’Unione euro-tedesca, è deciso ad ubbidire ai diktat di Berlino e chi, Renzi tra questi, recalcitra e preferisce guardare altrove, oltre Atlantico. Ne abbiamo parlato QUI, QUI,  e QUI.


Sarà un caso ma la mossa renziana viene dopo le dichiarazioni di Wolfgang Schäuble che chiede regole più “stringenti” per le banche riguardo al credito, subito raccolte dal presidente dell’Ssm, l’organo di supervisione bancaria europea, Danièle Nouy sugli Npl (i crediti deteriorati in pancia alle banche). Una stretta che ove venisse applicata rappresenterebbe una vera e propria mazzata per la già asfittica economia italiana.

Il SOLE 24 Ore di oggi, a conferma che la politica non deve mettere il naso a Palazzo Koch, ci ricorda che:

«Una volta anche il governatore della Banca d’Italia era nominato a vita, regola cancellata alla fine del 2005 dopo gli scandali finanziari emersi nell’estate, con il tentativo di difendere Antonveneta dalla scalata lanciata dall’olandese ABN Amro. Da allora la nomina ha una durata di sei anni, rinnovabile una sola volta e passa per un Dpr del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri e sentito il parere del Consiglio superiore della Banca. Il Parlamento non ha alcun ruolo in questo processo decisionale, ed è per questo che la mozione del Pd votata martedì scorso contro Visco, con il parere favorevole del Governo, è stata interpretata come un vulnus. Lo si capisce anche senza andare a sfogliare lo Statuto del sistema europeo delle banche centrali (SEBC) e della Bce, di cui Bankitalia è parte integrante, e senza leggere l’articolo 7, che tutela l’indipendenza assoluta dei membri dei consigli direttivi di ogni banca centrale nazionale e della stessa Bce dal potere politico».

Appunto. Il problema è che una carica strategica così importante come quella di governatore della banca centrale italiana, non può essere nelle mani di una ristretta confraternita di banchieri privati, con il Presidente della Repubblica che solo conferma, come un notaio, le decisioni gradite al regime bancocratico con la Bce in testa.

In base al principio democratico per cui tutte le cariche pubbliche più importanti debbono essere decise dai cittadini, riteniamo che anche quella di governatore della banca centrale debba avere legittimità popolare. Non è sovrano un popolo in cui la Banca centrale non sia sottoposta a controllo pubblico.

Se ne riparlerà quando finalmente usciremo dalla gabbia dell’euro e dell’Unione euro-tedesca…

2 pensieri su “COSA C’È DIETRO ALLA CONTESA SUI VERTICI DI BANKITALIA di Piemme”

  1. Anonimo dice:

    Stefano Micossi (titolo: la spallata salariale degli inizi degli anni settanta ha prodotto le Brigate Rosse).Per la serie: "Oggi le comiche".G.B.

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