MARIO TRONTI, UN BOLSCEVICO IN SENATO? di Moreno Pasquinelli
[ 27 ottobre 2017 ]
Poi dice che i pennivendoli di regime non servono a niente.
Che invece una qualche utilità ce l’abbiano, ce lo mostra Aldo Cazzullo, celebre firma che per il CORRIERE DELLA SERA si arrabatta nel seguire la cronaca politica e parlamentare.
E’ grazie a Cazzullo se siamo venuti a sapere delle bizzarrie accadute al Senato mentre il Presidente Grasso, suo malgrado, doveva avallare ben cinque voti di fiducia sulla infame legge elettorale Rosatellum 2.0.
Tra gli interventi pittoreschi Cazzullo ci segnala, in particolare, quello del senatore piddino Mario Tronti [nella foto]. Nella grande caciara scatenatasi in Senato tra un voto di fiducia e l’altro, Tronti ha chiesto la parola ed ha pronunciato, segnalando il centesimo anniversario, un’appassionata apologia della Rivoluzione d’Ottobre e dei bolscevichi che l’han promossa.
Scrive Cazzullo il 24 ottobre:
«Tra i voti segreti respinti e la fiducia chiesta dalla povera e vituperata Finocchiaro, s’avanza l’uomo del momento: il professore operaista Mario Tronti, senatore Pd. Dalle finestre del Senato arrivano gli strepiti dei manifestanti tenuti a bada dai carabinieri, ma sono altri i tumulti che vedono gli occhi di Tronti: “L’anima e le forme è lo splendido titolo di un libro del giovane Lukàcs che esce nel 1911. Era l’anima dell’Europa… Colleghi, lo spirito anticipa sempre la storia .. Il 24 ottobre del 1917, secondo il calendario giuliano, o il 7 novembre, secondo il calendario gregoriano, esplodeva nel mondo la Grande Rivoluzione russa…Soldati, operai, contadini russi, non sparate contro i soldati e i contadini tedeschi, ma voltate i fucili e sparate contro i generali zaristi!… La lucida strategia dei bolscevichi contro i menscevichi era che i comunisti dovevano mettersi alla testa della rivoluzione democratica…».
Il giorno dopo Cazzullo ritorna sul siparietto, segnalando cosa, nel surreale dibattito, Gasparri abbia risposto a Tronti:
«Ma se Tronti è figlio della Grande Rivoluzione, allora è cugino di Pol Pot?… Consiglio al professor Tronti di rileggersi Le livre noir du communisme, lui è talmente colto che potrebbe apprezzare l’edizione originale…La rivoluzione di cui Tronti si sente figlio oggi non ci consentirebbe di discutere la legge elettorale, perché le elezioni non ci sarebbero!».
L’agenzia AGI è più precisa nel riportare quanto detto da Tronti:
«Vorrei ricordare un evento di cui ricorre quest’anno il centenario. Il 24 ottobre, secondo il calendario giuliano, o il 7 novembre, secondo il calendario gregoriano, del 1917 esplodeva nel mondo la rivoluzione in Russia. Mi sono interrogato sull’opportunità di proporre qui, nel Senato della Repubblica, il ricordo di questa data; sono consapevole che questo può arrivare a turbare la sensibilità di alcuni e di alcune, che legittimamente possono nutrire nei confronti di quell’evento un’ostilità assoluta, ma siamo a cento anni da quella data e possiamo parlarne, come io intendo fare, con passione e nello stesso tempo con disincanto. Non voglio nascondere, tantomeno giustificare, le deviazioni, gli
errori, la violenza e i veri e propri crimini commessi… la prima rivendicazione, che forse più di altre produsse il successo della rivoluzione, fu la rivendicazione della pace: la pace ad ogni costo, si disse, anche a costo di perdere la guerra. Quando Lenin, contro tutti, firmò il Trattato di Brest-Litovsk, accettò tutte le più pesanti condizioni, pur di riportare a casa i soldati… Lenin era l’autore di quella che a mio parere è stata la più audace forma di appello rivoluzionario, quando disse ai soldati, agli operai ed ai contadini russi che combattevano in guerra di non sparare contro i soldati e contadini tedeschi, ma di voltare i fucili e sparare contro i generali zaristi. C’era quella idea, che era stata per prima di Marx, dell’internazionalismo proletario; un’idea niente affatto di parte, che affonda invece le sue lunghe radici nell’umanesimo moderno».
Da un’altra fonte veniamo a sapere che l’intervento di Tronti ha suscitato la replica di un altro senatore di Forza Italia, Mario Mauro:
«Quei giorni della Rivoluzione d’ottobre rappresentano la chiave di interpretazione delle ideologie del Novecento e hanno sintetizzato un punto di vista sull’uomo molto semplice: il potere è tutto e l’uomo non è niente. Quando Lenin e Stalin presero il potere in Russia, volevano creare una società su misura per gli operai e per i nuovi ceti proletari; ma la Russia non era quel Paese. Hanno preso, allora, 20 milioni di piccoli contadini proprietari, i kulaki, e li hanno uccisi, perché la realtà potesse stare dentro quella da loro immaginata».
«Vi dico che non sarei qui se non fossi partito da lì, qui a fare politica per gli stessi fini con altri mezzi; è un esercizio addirittura spericolato, ma entusiasmante, se entusiasmo può esserci ancora concesso in questi tristi tempi. Vi chiedo ancora scusa».
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Carl Schmitt |
imbestialire, per il suo recupero della teologia apocalittica, e quindi il pensiero di Carl Schmitt, tante anime belle di sinistra. Vi troverete intuizioni grandi, imprescindibili a chi voglia oggigiorno fare politica, come dire, rivoluzionaria. Segnalo questo lampo:
« La politica è per sua natura —per la sua natura moderna— un comportamento di pensiero e di azione scorretto rispetto alla Storia: perché si contrappone ad essa, non accetta il suo corso e si propone di deviarlo. La mia idea di politica pensa per capire, ma capisce per cambiare».
«Ripartire da Carl Schmitt è la prima mossa intellettuale obbligata. Non è la sua persona, è il suo pensiero a risultare centrale su questo tema. Si può separare il pensiero dalla persona? Penso di sì».
Condivido tronti in tutto e per tutto anche con gli inebitabili distinguo. È difficile per una come me schierarmi politicamente oggi figurati con la sua storia…. non condivido affatto l'autore di quest'articolo