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PER UNA SPAGNA REPUBBLICANA E FEDERALE di Piemme

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[ 11 ottobre 2017 ]

Nella partita tra autorità catalane e spagnole si ricorre spesso all’analogia calcistica. 

La palla in pochi giorni è passata da una parte all’altra della linea che divide gli avversari. 
MA RAJOY NON È RONALDO, E PUIGDEMONT NON È MESSI
Non è il pallone che si stanno rilanciano a vicenda, ma un bomba a mano con la spoletta staccata. In quale metà campo esploderà, se esploderà, non è ancora dato sapere.

Rajoy, dopo il consiglio dei ministri di questa mattina, ha scaraventato di nuovo la bomba a Barcellona, chiedendo a Puidgemont se egli abbia dichiarato davvero la secessione. C’è da aspettarsi, da quest’ultimo, che vorrà prendersi altro tempo, con una risposta vaga e ambigua, quanto la sua quasi-dichiarazione-di-indipendenza di ieri sera —che ha fatto infuriare la sinistra radicale della C.U.P (Candidatura d’Unitat Popular) che sostiene il suo governo (tanto nazionalista quanto liberista).  Il tutto per ingarbugliare le cose ed impedire a Rajoy di attivare effettivamente i dispositivi previsti dall’Art. 155 della Costituzione post-franchista che affida a Madrid poteri eccezionali e, tra questi, di sequestrare il governo di Barcellona dalla autorità catalane, sospendendo l’autonomia e commissariando la Catalogna.

Sarebbe, quest’ultimo, un atto d’imperio gravissimo —più del demenziale tentativo di impedire il referendum catalano del 1 ottobre—, che scatenerebbe un conflitto dalle conseguenze imprevedibili. 

La domanda è la seguente: riuscirà davvero il fragile governo Rajoy (che si regge sulla non-sfiducia del PSOE) ad andare fino in fondo? Oppure Sanchez, il segretario del PSOE, si tirerà indietro dal sostenere il pugno di ferro invocando il dialogo come chiedono Unidos Podemos e Catalunya Sí que es Pot di Ada Colau.


In questo caso si aprirebbe a Madrid una grave crisi politica e istituzionale e Rajoy dovrebbe dimettersi e chiedere al Re di sciogliere le Camere per andare ad elezioni anticipate.
Puidgemont non naviga nemmeno lui in acque tranquille. Senza l’appoggio della C.U.P. al suo governo di Junts pel Sí (appoggio che considero un gravissimo errore politico) egli presiede di fatto un governo di minoranza. Elezioni anticipate anche in Catalogna quindi? Sì se Rajoy dovrà dimettersi di cui sopra.

Tendo a credere che non avremo né secessione né carri armati spagnoli a Barcellona. Sia Rajoy che Puidgemont hanno infatti bisogno, per tenersi testa l’un l’altro, di una più forte legittimazione popolare. Ed essi infatti considerano che la polarizzazione nazionalistica dei due campi porti acqua ai loro rispettivi mulini.

Chi ha sale in zucca e considera davvero democrazia e sovranità popolare come principi non negoziabili è contro entrambi questi due campi e deve sfuggire alla polarizzazione. I nodi della “transizione” spagnola (dal franchismo al regime monarchico costituzionale) sono venuti al pettine.
Se ne esce, elezioni anticipate o no, con l’elezione di un’Assemblea costituente che fondi una Spagna nuova, repubblicana e plurinazionale.

5 pensieri su “PER UNA SPAGNA REPUBBLICANA E FEDERALE di Piemme”

  1. pasquino55 dice:

    Se, come affermi, il governo guidato da Puigdemont è “tanto nazionalista quanto liberista” almeno quanto quello di Rajoy, allora non ritieni che per dei rivoluzionari antiliberali-antiliberisti sia almeno auspicabile che essi si scontrino e si combattano? Quando i lupi si scannano tra loro per gli agnelli non può che essere una festa e non bisogna mai dimenticare che da sempre per fare la frittata occorre rompere le uova.Pasquino55

  2. Anonimo dice:

    @PasquinoFare la frittata con le uova degli altri espone di più di altre frittate all'eterogenesi dei fini.Mentre mischiare uova secessioniste con quelle sovraniste può fare impazzire la maionese.francesco

  3. pasquino55 dice:

    @ FrancescoIl rischio è la prerogativa che ha accompagnato, accompagna e sempre accompagnerà la lotta dei rivoluzionari. Solo una profonda convinzione che Macchiavelli ha espresso compiutamente glielo fa accettare, ed è quella che il fine giustifica il mezzo. Io parlavo della frittata e non della maionese che è tutta un’altra cosa con tutta un’altra finalità e quindi un’altra dinamica. Riguardo poi all’utilizzo delle uova da te definite degli altri ti dico che per un rivoluzionario non esiste e non può esistere (penso al Che) il paradigma “io e gli altri” ma esiste solo quello di NOI.Pasquino55

  4. Anonimo dice:

    @PasquinoNon sono convinto sull'etichetta da mettere alle uova.Il contenitore potrebbe essere quello che si evince dai media e che in parte coincide con quello che dici tu ma non il contenuto, fatto anche di uova sovraniste no euro-pa.Mi conforta che i cosiddetti leader politici hanno sempre più problemi a covare abbastanza a lungo le loro uova per farne la frittata che vogliono loro, prima che gli si sciolgano sotto il culo. Anche la società liquida ha la sua eterogenesi dei fini, spegne rapidamente ogni passione che non supera il vaglio dell'hastang del giorno dopo.francesco

  5. Anonimo dice:

    Qui si parla di uova e frittata ma a Barcellona c'è stata una sollevazione popolare in cui bisogna stare, proprio per staccarla dalle direzioni liberiste. Chi non capisce questo non capirà mai le dinamiche delle rotture rivoluziinarie

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