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ELEZIONI E RACCOLTA FIRME: HA RAGIONE EMMA BONINO

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[ 20 novembre 2017 ]

Giorni addietro abbiamo pubblicato una scheda, a cura di Programma 101, sulla legge elettorale Rosatellum 2.0, con particolare riferimento al pesante sbarramento per il diritto di accesso alla sfida elettorale di movimenti che non abbiamo già un gruppo costituito in Parlamento.
La scheda spiega in dettaglio come stanno le cose in quanto a raccolta firme. Sentiamo:

«Per la Camera – grazie ad un dimezzamento disposto dalle norme transitorie della nuova legge che vale solo per le prossime elezioni —servono da 750 a 1.000 firme per ogni collegio plurinominale, indipendentemente dall’ampiezza dello stesso. Poiché il numero dei collegi è ancora incerto, non è al momento determinabile il numero di firme complessivo per presentarsi in tutta Italia. Tuttavia, ipotizzando 70 collegi (ma su questo esistono solo indiscrezioni giornalistiche e dunque la prudenza è d’obbligo), ed un margine di sicurezza del 10% rispetto al minimo richiesto, il totale ammonterebbe a 57.750 firme.
Al Senato sono necessarie da 1.500 a 2.000 firme per collegio plurinominale, ma a differenza della Camera il dimezzamento è previsto solo in caso di presentazione in tutte le circoscrizioni regionali. Poiché la legge prevede un meccanismo di definizione dei collegi abbastanza elastico, ma sostanzialmente conforme a quello della Camera, si può ipotizzare un numero di collegi variabile da 35 a 40. Sempre calcolando un margine di sicurezza del 10% rispetto al minimo, arriveremmo così ad un totale nazionale compreso tra 57.750 e 66.000 firme».

Questo sbarramento rappresenta il principale (non il solo, ma il principale) ostacolo alla presentazione di una lista dei sovranisti costituzionali. Si fa presto a capire perché: solo una forza con centinaia di attivisti, disposti a lavorare, pancia a terra, per di più nello spazio stretto di 45-50 giorni (nel caso si voti entro metà marzo) può pensare di raccogliere più di 100mila firme per Camera e Senato.


Contro questa soglia di sbarramento (che colpisce ogni nuova forza politica e premia invece quelle già esistenti, ovvero presenti nel Parlamento dei nominati) sono scesi in campo, con un intervento sul Corriere della Sera, Emma Bonino, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi.

Non condividiamo niente di questi liberisti d’assalto (figuratevi, la loro lista si chiamerà “Forza Europa”), tuttavia essi, nel loro implorare il governo di fare un decreto che abbassi questa soglia di sbarramento (come altre volte fatto, del resto), hanno ragione da vendere, soprattutto quando segnalano:

«La previsione di un numero elevatissimo di firme per la presentazione di liste e candidati richiesta soltanto ai gruppi e movimento non già rappresentati nelle due Camere si configura come una disposizione volta ad impedire nei fatti il concreto esercizio del diritto di tutti i cittadini —tutelato dall’art. 49 della Costituzione— di associarsi liberamente e di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale e del diritto di elettorato passivo previsto dall’articolo 51 della Carta».

Ben detto! Staremo a vedere se il governo, con apposito decreto (può farlo), abbasserà il numero di firme da raccogliere. da questo, e dall’auspicabile slittamento delle elezioni a maggio, dipende la possibilità che i cittadini trovino nelle urne una lista no-euro dei sovranisti costituzionali.

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