SE BERLUSCONI DICE: “DRAGHI NON SI TOCCA!” di Piemme
[ 13 novembre 2017 ]
«Non è, quello di Berlusconi, un cristiano perdono. E’ il gesto simbolico di chi è obbligato ad ostentare il proprio stato di vassallaggio. C’è un rango nella gerarchia dei poteri in quest’Europa bancocratica a trazione tedesca, e quello del Nostro è il ruolo dello scudiero».
Si fa un gran parlare, con le elezioni alle porte, del “ritorno” in campo, come protagonista, di Silvio Berlusconi.
In verità, il Cavaliere, dalla scena non c’era mai uscito, per la semplice ragione che i poteri forti eurocratici non hanno mai davvero voluto che ne uscisse.
Che Berlusconi fosse un fidato uomo di regime, la sua seconda gamba visto che la prima è il Pd, venne dimostrato platealmente nel novembre 2011 quando, dopo essere stato malamente defenestrato, votò la fiducia al Governo Monti.
Berlusconi sapeva benissimo che quella Fiducia gli sarebbe costata cara —vedi il tracollo elettorale nelle elezioni del febbraio 2013—, ma era il dazio che doveva pagare per dimostrare alla cupola sistemica la sua fedeltà. E’ un segreto di Pulcinella che solo grazie ad una volontaria trasfusione di sangue (non solo Verdini) l’attuale legislatura è giunta alla sua conclusione naturale.
Missione compiuta: evitate le elezioni anticipate. Con la fava berlusconiana la cupola sistemica ha quindi ottenuto due piccioni: mentre è stata scongiurata la minaccia di un’ulteriore avanzata dei Cinque stelle; concesso il ruolo di finta opposizione sul lato destro dello schieramento sistemico, Forza Italia ha così evitato lo sfondamento della Lega salviniana.
Il tutto in nome del primo comandamento: sbarrare la strada ai populismi.
E qui veniamo all’oggi, alla funzione di Berlusconi in vista delle prossime elezioni. Dato che il Pd è in discesa libera in quanto a consensi e potrebbe perdere le elezioni, Forza Italia deve agire come ruota di scorta e assicurare, per nome e per conto delle oligarchie euriste, la continuità dell’azione governo. Affinché Berlusconi possa effettivamente funzionare come la polizza vita del regime è stata infatti concepita la nuova legge elettorale.
Per tranquillizzare i poteri forti che non devono temere l’alleanza col populismo salviniano, Berlusconi ha compiuto un nuovo, eclatante atto di fede. Nella scomposta e potenzialmente esplosiva rissa sulle torbide vicende bancarie —esemplare lo scontro tra Bankitalia e Consob— Matteo Renzi, pur di sponda, ha tirato in ballo il ruolo di Mario Draghi in occasione della madre di tutte le crisi bancarie: l’acquisizione da parte di MPS di Antonveneta.
Chi si aspettava che Berlusconi avrebbe preso la palla al balzo per rinfacciare ai banchieri ed ai politici di area piddina (del tempo) le loro pesantissime responsabilità, si è sbagliato di grosso… Il Berlusca è invece sceso in campo come alfiere del governatore della Bce.
Lo ha fatto ieri con un’intervista al Quotidiano Nazionale —vedi foto sopra.
Ma ascoltiamo cosa dice Berlusconi:
D. Presidente Berlusconi, che opinione si è fatto dello scontro su Bankitalia?
R.«Vedo un tentativo di usare la questione banche a scopi elettorali, da diverse parti. Non è così che si dovrebbe trattare un tema tanto delicato, una vicenda che ha messo a rischio e in tanti casi ha danneggiato o distrutto i risparmi degli italiani. Gettare la colpa in modo indiscriminato sul sistema bancario, o su Bankitalia, o sulla Consob non soltanto è sbagliato, ma non serve a capire chi sono i veri responsabili, né a punirli. Io credo che la responsabilità sia sempre personale: come da un lato non ho mai condiviso il tentativo d’inchiodare i vertici del Pd a responsabilità che – se esistono – riguardano loro familiari, così non condivido l’idea di mettere sotto processo il sistema bancario perché alcuni singoli banchieri hanno operato male o hanno truffato i clienti. A maggior ragione questo vale nei confronti della Banca d’Italia: se qualcuno ha commesso degli errori, li si esamini, senza incolpare i vertici in modo generico».
D. L’ex governatore di Bankitalia nonché presidente della Bce, Mario Draghi, è sembrato in qualche momento nel mirino. Qual è il suo giudizio su di lui? Lo vedrebbe ancora bene come presidente del Consiglio in Italia?
R. «Coinvolgere Draghi è davvero da irresponsabili. È l’uomo che con le sue politiche ha contribuito a stabilizzare l’economia italiana e probabilmente ha salvato l’euro in questi anni. Ero riuscito a portarlo alla presidenza della Bce con un mio forte impegno personale. Peraltro avevo citato il suo nome non per candidarlo, non lo avrei certamente fatto senza consultarlo, ma per fare un esempio, per indicare un profilo adatto a guidare l’Italia. A quanto mi risulta Draghi non ha alcuna intenzione di lasciare il suo mandato a Francoforte».
A noi viene in mente la famigerata lettera inviata al governo Berlusconi il 5 agosto del 2011 dal presidente Jean Claude Trichet e dal futuro numero uno dell’Eurotower, Mario Draghi. Un vero e proprio ultimatum che annunciava la congiura dello spread e quindi il “colpo di Stato” con cui, nel novembre successivo, lo stesso Berlusconi venne spodestato.