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LA GUERRA DEL DEBITO: LA TREGUA É FINITA

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[ 23 febbraio 2018 ]

«L’eurocrazia, che non perde occasione per esternare i suoi minacciosi desiderata, presenterà presto il conto e chiederà politiche di bilancio severissime per diminuire il debito pubblico. Ridurre ad ogni costo il debito pubblico, sin dalla prossima Finanziaria, altrimenti chiunque governi farà la fine dell’ultimo governo Berlusconi. Il debito pubblico italiano, questo sarà il fronte della guerra che s’annuncia».

Avrete saputo ciò che ha detto ieri il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker:

«C’è un inizio di marzo molto importante per l’Ue. C’è il referendum Spd in Germania e le elezioni italiane, e sono più preoccupato per l’esito delle elezioni italiane che per il risultato del referendum dell’Spd… l’Unione si deve preparare allo scenario peggiore, cioè un Governo non operativo in Italia».


Se è bastata questa frasetta per far tremare la borsa di Milano e causare una piccola impennata dello spread, cosa potrà succedere quando saranno resi noti i risultati elettorali? E’ sempre Juncker a dircelo: 

“E’ possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo, noi ci prepariamo a questo scenario».

Ecco spiegata l’ingerenza sfrontata di Juncker. Abbiamo a che fare, al contempo, con una minaccia lanciata agli italiani che andranno al voto —pensateci bene prima di mettere la crocetta che se vi sbagliate ve ne faremo pentire—, e con un ricatto verso le forze politiche, anzitutto verso i loro capibastone —che sappiano che sono sotto tiro, che non si mettano strane idee in testa, tipo deragliare dal percorso di rientro dal debito e delle “riforme”, come prevede il Fiscal compact.

Pesce-lesso-Gentiloni (alias moviola) ha subito precisato: «Tranquillizzero Juncker. Gli italiani vogliono continuità… i governi tra l’altro sono tutti operativi, i governi governano». Ospite ieri a “Porta a Porta” ha aggiunto: «Non sono d’accordo che queste elezioni saranno un salto nel buio certo sarà importante che forze più affidabili, e dal mio punto vista innanzitutto il centrosinistra, abbiano un ruolo fondamentale per non buttare via i risultati raggiunti».


Sorge il sospetto (era nell’agenda che Gentiloni e Juncker si incontrassero proprio oggi a Bruxelles) che quello tra i due sia un gioco delle parti. Se ci pensate, infatti, la sortita di Juncker è un peloso endorsement verso il Partito democratico, verso Gentiloni in particolare, considerati a Bruxelles i più affidabili scudieri dell’oligarchia eurista.

Ma sì, certo che è così, per questo tra tutte le sorprese che potranno uscire dalle urne, quella peggiore per l’eurocrazia sarebbe una débâcle del Pd. Infatti è vero che solo una tenuta del Pd renderà possibile un governo (del Presidente, di larghe intese, di scopo) che possa reggersi in piedi ed evitare il ritorno alle urne ed assicurare che Roma rispetti i diktat europei. 

Dice: ma come, in Germania sono passati cinque mesi dalle elezioni e ancora non riescono a mettere su un governo e ancor prima del voto si fa tutto sto casino? Già ma l’Italia non è la Germania, era e resta l’anello debole, ma quello decisivo della fragile catena europea. Se salta questo anello salta tutta la baracca. Detto questo Piemme, il 12 febbraio scorso indicava, assieme alla posta in palio, il motivo con cui, dopo una tregua durata quattro anni, l’eurocrazia scatenerà la prossima offensiva contro il popolo italiano:

«L’eurocrazia, che non perde occasione per esternare i suoi minacciosi desiderata, presenterà presto il conto e chiederà politiche di bilancio severissime per diminuire il debito pubblico. Ridurre ad ogni costo il debito pubblico, sin dalla prossima Finanziaria, altrimenti chiunque governi farà la fine dell’ultimo governo Berlusconi. Il debito pubblico italiano, questo sarà il fronte della guerra che s’annuncia. Che nessuno che corra alle elezioni ve lo dica, che nessuno nemmeno alluda al rischio di un nuovo golpe col rischio che l’Italia si ritrovi precipitata in un regime di protettorato carolingio, rafforza il carattere farsesco delle prossime elezioni.
Un anno e mezzo fa, in un articolo dal titolo DOPO RENZI LA TROIKA? La resa dei conti si avvicina, scrivevo a futura memoria:
«Ci sono solo due possibilità: o gli italiani, già apparentemente assuefatti e supini, si faranno impaurire e accetteranno la forma estrema di asservimento e sudditanza, oppure si solleveranno. Non ci sono vie di mezzo: o la resa o la rivolta sociale, o subire un regime di protettorato coloniale o una rivoluzione democratica».
Il nemico bussa alle porte del’Italia. Chi difenderà il Paese nella guerra del debito? Chi se non il popolo? Un fatto è certo, le élite neoliberiste nostrane staranno dall’altra parte della barricata».

5 pensieri su “LA GUERRA DEL DEBITO: LA TREGUA É FINITA”

  1. Anonimo dice:

    L'unico articolo in giro sul web che coglie il segno del momento. Nessuno ne parla ora. PER QUESTO OCCORRE ASTENERSI O DISERTARE LE URNE

  2. Vincenzo Cucinotta dice:

    Io tuttavia non sarei così certo che le elite siano pronte a farla davvero questa guerra sul debito, decidendo deliberatamente di scatenare un aumento dei tassi sui titoli italiani (per favore, abituiamoci almeno noi a non paralre più dello spread di cui in verità non capisco cosa possa interessarci, seguiamo piuttosto i tassi dei titoli italiani, dell'andamento di quelli tedeschi non è chiaro cosa ce ne possa fregare, se non eventualmente per interessi di carattere generale). Non credo che questa guerra sarà lanciata perchè oggi, a differenza del 2011, i mercati rischiano di andare fuori controllo, perchè è probabile il sopravvenire di un nuovo scoppio di bolla finanziaria, che sarebbe ben più distruttivo di quello del 2008. Per queste ragioni, io sono propenso a credere che essi possano soltanto minacciarla, battute alla Junker da rimangiarsi in questo gioco delle parti. Più che minacciare velatamente, non possono fare. Semmai, riterrei ben più probabile che, scegliendo più o meno forzatamente di interrompere il QE, i tassi possano salire contro la loro volontà. C'hanno portato sull'orlo del baratro, adesso che vedono il fondo valle così lontano e minaccioso, si guarderanno bene dal fare i bulli finanziari, ne sarebbero le prime vittime.

  3. Anonimo dice:

    Osservazioni condivisibili, Vincenzo. Ma ti propongo un'altra lettura altrettanto realistica a mio avviso: La Germania (e non solo) ha bisogno di un euro sottovalutato rispetto ai parametri economici classici (partite correnti ecc), ora con l'euro a 1,23 scatenare un po' di panico sull'Italia post elezioni potrebbe giovare molto. D'altronde è da 10 anni che utilizzano le vittime sacrificali, i cosidetti paesi PIIGS, per rendere l'euro sottovalutato. Che poi tutto gli possa sfuggire di mano, come sottindendi tu, per l'animal spirit dei mercati finanziari è possibile. In ogni caso da turbolenze e presunti fallimenti di stati (Grecia, Cipro) ci hanno sempre guadagnato lo stesso. I milioni di cittadini PIIGS massacrati non contano nulla, non sono affatto un problema. Il LORO problema è come riuscire a fare sottovalutare l'euro. Il resto non conta, compresa la vita umana. Forse, tu, umanizzi troppo le elites.Vedremo prestocordialmenteFederico

  4. Gianni Ellena dice:

    Non c'è niente di più sbagliato che astenersi dal voto. Il voto va dato, ma solo al M5S.

  5. Vincenzo Cucinotta dice:

    Federico, evidentemente non mi sono spiegato abbastanza chiaramente. Io non ho detto che le elite non scateneranno la guerra del debito per ragioni umanitarie (dove l'avresti letto?), ma che non possono farlo per non fregare sè stessi, e forse ciò che non è chiaro, è proprio questo passaggio, perchè danneggerebbero prima di tutti sè stessi. Forse non è chiaro, ma se scoppia una nuova bolla, una parte consistente del sistema bancario salterebbe, o almeno sarebbe difficilissimo salvarlo. Banche che hanno i portafogli pieni di titoli di ogni genere, si troverebbero in un batter d'occhio pieni di cartaccia buona solo per il macero. ora, noi siamo troppo abituati a vedere l'Italia come una parte insignificante del sistema finanziario internazionale. Niente di più sbagliato, l'italia è una parte consistente del tutto, e se saltasse l'Italia, non si vede, soprattutto in una situazione come quella attuale per niente stabile, che non precipita solo dopo anni di immissione di liquidità mediante i vari QE, come potrebbe resistere il resto. Mi pare che oggi ben il 40% del debito pubblico italiano è in mano a soggetti esteri. Cosa ne sarebbe di costoro se l'Italia andasse in default? L'ipotesi del default statale italiano, credetemi, non è contemplata da nessuno perchè sarebbe distruttiva per tutti. In un mondo già così globalizzato, la crisi di un paese con uno dei PIL più alti del mondo intero, è estremamente contagiosa. E poi, vi inviterei anche a guardare i fatti, l'arma del ricatto del mercato non è più utilizzata ormai da tanti anni, se ricordo bene, dal terribile 2011 e forse parte del 2012. La mia tesi è che non viene usato perchè ritenuto troppo rischioso per il sistema nel suo complesso, e quindi per coloro che costituiscono parte importante di tale sistema. Forse l'errore, caro Federico, sta nella sopravvalutazione delle elite, nel confondere il loro enorme potere con una situazione di loro stabilità permanente. Io vedo invece le elite molto deboli, come è debole l'impero USA. e tutto mi appare come un gigantesco bluff, purtroppo non compreso dalla maggioranza che ormai ha assunto come suo verbo la famigerata tesi del TINA (there is no alternative).

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