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VERSO LE ELEZIONI SCHEDA 8: LA LEGA

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[ 14 febbraio 2018 ]

La Lega di Salvini e l’Europa
Che sull’Europa – meglio, sull’euro e l’UE – la politica della Lega, al pari di quella di M5S, abbia subito una profonda svolta nell’ultimo anno è un fatto sotto gli occhi di tutti. Sarà stata la sconfitta di Marine Le Pen in Francia, come pure la scelta di allearsi con Forza Italia, ma sta di fatto che il “Basta euro” ricorda ormai solo una delle tante felpe salviniane del passato.
Ma vediamo cosa ci dice in proposito l’attuale programma leghista, scaricabile QUI.
A pagina 8 si legge che:

«L’Unione Europea è… un gigantesco ente sovranazionale, privo di una vera legittimazione democratica e strutturato attraverso una tentacolare struttura burocratica che detta l’agenda ai nostri Governi anche a scapito della tutela fisica ed economica dei cittadini dei singoli Stati membri».

Insomma, un giudizio fortemente negativo, al quale segue però questo passaggio:

«Noi vogliamo restare all’interno dell’Unione Europea solo a condizione di ridiscutere tutti i Trattati che pongono vincoli all’esercizio della nostra piena e legittima sovranità, tornando di fatto alla Comunità Economia Europea precedente al Trattato di Maastricht».

Come si vede anche Salvini ha deciso di adottare una sua variante della stessa litania altreurista che caratterizza quasi tutte le liste in campo. Ridiscutere i Trattati? Sia pure in forme diverse lo chiedono un po’ tutti, come se l’esperienza di questi anni e le stesse normative europee che impongono l’unanimità non rendessero questo obiettivo semplicemente impossibile.
Chiunque conosca minimamente le cose europee sa perfettamente quanto sia disonesto agitare l’obiettivo della “riforma della UE”, come quello della “ridiscussione dei Trattati”. Ma Salvini va oltre nella sua narrazione “riformatrice”. Ecco cosa dice il suo programma sulla moneta unica:

«L’euro è la principale causa del nostro declino economico, una moneta disegnata su misura per Germania e multinazionali e contraria alla necessità dell’Italia e della piccola impresa. Abbiamo sempre cercato partner in Europa per avviare un percorso condiviso di uscita concordata. Continueremo a farlo e, nel frattempo, faremo ogni cosa per essere preparati e in sicurezza in modo da gestire da un punto di forza le nostre autonome richieste per un recupero di sovranità».

Già, la bella chimera dell'”uscita concordata”. E se non si riesce a concordala – come ovvio che avvenga, visti i diversi interessi in campo – che facciamo? Questo è meglio non saperlo, e difatti il programma tace, mentre intanto si va alle elezioni in coalizione con quel Silvio Berlusconi che è andato a Bruxelles a giurare sulla sua fedeltà ai vincoli europei.
Se l’anti-eurismo di Salvini è ben poco credibile, ancor meno lo è il suo sovranismo. Intanto, nonostante l’amicizia con Putin, egli ribadisce piena fedeltà alla Nato, solo (pag. 21) si vorrebbe una Nato in grado di integrare in qualche modo la Russia «in un progetto comune secondo lo spirito del Vertice Nato di Pratica di Mare del 2002».
Ma il sovranismo salviniano risulta ingannevole soprattutto per un altro motivo. Esso non è – a dispetto di qualche furbesco riferimento alla Carta del ’48 – un sovranismo costituzionale. E non lo è perché l’ideologia che lo ispira è sempre e solo quella neoliberista.
Nel programma leghista lo Stato ha da essere “massimo” solo nelle sue funzioni repressive, mentre in economia deve essere “minimo” e subordinato al “mercato”. Ma che razza di sovranità sarebbe mai quella salviniana? Essa sarebbe solo una finzione, per riconsegnare il potere alle solite oligarchie, continuando a dar fondo ad ogni porcheria neoliberista.

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–> Esageriamo? No, non esageriamo. E per i dubbiosi rimandiamo alla madre di tutte le porcherie, quella flat tax di cui ci siamo già occupati, e che non a caso è al primo posto – altro che euro e sovranità! – del programma di Salvini.

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