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PERCHÉ DI MAIO E SALVINI FANNO MELINA

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[ 3 aprile 2018 ]

Nella sezione INFODATA Il Sole 24 Ore ha pubblicato la nuova mappa europea dei redditi, a cura dell’Agenzia europea di statistica.
Una mappatura che oltre a mettere a confronto le diverse province, mostra l’andamento del loro reddito negli ultimi anni.

Cosa scopriamo? Almeno tre  fenomeni: (1) l’enorme divario tra le zone dell’Unione europea più ricche e quelle più povere; (2) negli ultimi anni di “ripresa” economica questo divario lungi dal diminuire è cresciuto; (3) l’Italia è un paese spaccato letteralmente in due, tra province che stanno anche molto al di sopra della media europa (29mila euro annui) e province che stanno anche molto al di sotto.

Per stare all’Italia, essa… 

«… è divisa grosso modo in un terzo e due terzi, con parte del centro-nord sopra la media e il centro-sud decisamente sotto. Per fare qualche confronto, province come Napoli – e in effetti l’intera Campania – sono ormai state superate da nazioni fino a pochi decenni fa molto più povere come la Polonia».

Inoltre:

«Quella di Napoli, d’altra parte, non è neppure l’area più povera d’Italia: record negativo che spetta alla provincia di Medio Campidano (Sardegna), 14.600 euro di reddito annuo per abitante, poco sopra quella di Agrigento (Sicilia). In entrambe il tenore di vita degli abitanti è simile a quello di diverse aree in Grecia, Ungheria o Romania».

Tuttavia, pur se Milano risulta la provincia italiana con il reddito maggiore (51.600 euro per abitante) essa si colloca…

«… in posizione inferiore rispetto a capitali come Praga, Varsavia o Bruxelles, per non parlare di Parigi, Amsterdam o Oslo».

Di più, notiamo che il processo di impoverimento o meggiornificazione riguarda oramai non solo la gran parte dell’Italia centrale ma anche diverse province settentrionali: Gorizia, Rovigo, Ferrara, Lodi, Pavia, Alessandria, Asti, Vercelli, Biella, Imperia, Savona, ecc.

Questi dati sul reddito medio annuo per abitante, confrontati con quelli sulla disoccupazione [vedi grafica sopra] ci consentono di capire meglio i risultati emersi dalle urne il 4 marzo scorso. Sociali, anzitutto sociali, sono le ragioni che spiegano l’avvenuto terremoto elettorale, o meglio, la rivolta elettorale.

Una rivolta che ha premiato i “due populismi” del M5S e della Lega.

Alle luce di questi macroscopici dati sociali, si capisce la melina che fanno Di Maio e Salvini, il loro recalcitrare a fare essi il governo. La maggioranza dei cittadini chiede lavoro, reddito, sicurezza sociale. Di Maio e Salvini sanno molto bene che per esaudire anche solo la metà delle aspettative che hanno determinato la loro vittoria elettorale, debbono spezzare le catene eurocratiche e disobbedire al “pilota automatico”. Gli tremano quindi i polsi perché sanno altrettanto bene anche un’altra cosa: che con la stessa velocità con cui sono stati portati alle stelle potranno essere gettati nelle stalle. 

Ecco spiegato, tra le altre cose, perché noi aderiamo ed invitiamo a firmare l’appello affinché M5S e Lega facciano il governo e rifiutino ogni inciucio con i poteri forti.




5 pensieri su “PERCHÉ DI MAIO E SALVINI FANNO MELINA”

  1. Luca Tonelli dice:

    notare bene: i redditi medi di città come Praga e Varsavia, ma anche Milano o Parigi, non hanno assolutamente niente a che vedere col reddito degli abitanti di queste città.I valori pesantemente sopra media, nel caso dei Paesi dell'est e di Londra moltiplicati rispetto a quelli del resto del Paese, vengono quasi esclusivamente dai profitti di impresa delle numerose filiali di multinazionali che, nei paesi dell'est, hanno sede esclusivamente nella capitale…determinando una distorsione gigantesca e un dato assolutamente inutilizzabile ai fini di stabilire il tenore di vita della popolazione residente.

  2. Anonimo dice:

    i dati sono taroccati. sappiamo bene che i professionisti possono scaricare tutto e quindi dichiarare reddito zero: entrate +30, uscite(spese)-30

  3. Redazione SollevAzione dice:

    Se per taroccati si intende la media del pollo di Trilussa, beh, questo è senz'altro vero.Poveri e poverissimi ci sono evidentemente anche a Londra o Milano.Tuttavia non c'è dubbio che essi, come appunto sottolineiamo, ci dicono molto dell'andazzo generale e degli enormi squilibri regionali in seno alla Ue.

  4. Anonimo dice:

    Secondo me emergono due problemi complementari e fra loro collegati. Per sua stessa natura il sistema industriale deve concentrarsi da qualche parte. Questo comporta che le zone periferiche rispetto a questa concentrazione subiscono un processo di impoverimento dovuto alla desertificazione, essendo necessarie solo per quei livelli di spesa che mantengono il livello di consumi necessario ai centri industriali per non morire.Dall'altro lato i centri industriali vanno crescendo a dismisura creando degli aggregati umani sempre più grossi in cui, dopo un iniziale ed illusorio benessere, comincia dilagare la povertà. Soprattutto, ma non solamente, per il proibitivo costo dell'abitazione. Roma, Milano, ma anche Londra o San Francisco ne sono evidenti esempi.Un circolo vizioso infernale che non si sa come spezzare.Giovanni

  5. fabio campedelli dice:

    Ragionando in termini di esperienza personale , come dice l'amico F.Fraioli ,e conoscendo chi ( amici , parenti ,e conoscenti appunto ) qui in Veneto ha votato Lega e 5 Stelle debbo dire , a malincuore , che piu'che con gli amici di Sollevazione mi sento di concordare con l'analisi di Marco Damilano nel suo ultimo editoriale sull'Espresso : Nel Grande Centro della crisi infinita. E che quindi , non abbiamo da aspettarci alcun cambiamento , purtroppo , da queste due forze politiche .

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