PERCHÉ EMIGRANO DALL’AFRICA di Silvestro Montanaro
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[ 10 luglio 2018 ]
Ci si chiede come poter fermare un problema radicale, quello dei flussi migratori. Per rispondere occorre andare, appunto, alla radice, alle cause.
L’Unione europea ha appena deciso di triplicare i fondi per la gestione dei migranti: la somma messa a bilancio passerà dagli attuali 13 miliardi di euro (anni 2014-2021) ai futuri 35 miliardi di euro (anni 2021-2027).
Prima di compiere l’analisi dei costi preventivati, dove i soldi vanno, per fare cosa, dobbiamo sapere cosa noi prendiamo dall’Africa, e cosa restituiamo all’Africa. Se noi aiutiamo loro oppure se loro, magari, danno una mano a noi.
Conviene ripetere e magari ripubblicare. Quindi partire dalle basi, dai luoghi in cui i migranti partono.
Roberto Rosso, l’uomo che dai jeans ha ricavato un mondo che ora vale milioni di euro, ha domandato: “Come mai spendiamo 34 euro al giorno per ospitare un migrante se con sei dollari al dì potremmo renderlo felice e sazio a casa sua?”.
Già, come mai? E perchè non li aiutiamo a casa loro?
Casa loro? Andiamoci piano con le parole. Perchè la loro casa è in vendita e sta divenendo la nostra. Per dire: il Madagascar ha ceduto alla Corea del Sud la metà dei suoi terreni coltivabili, circa un milione e trecentomila ettari. La Cina ha preso in leasing tre milioni di ettari dall’Ucraina: gli serve il suo grano. In Tanzania acquistati da un emiro 400mila ettari per diritti esclusivi di caccia. L’emiro li ha fatti recintare e poi ha spedito i militari per impedire che le tribù Masai sconfinassero in cerca di pascoli per i loro animali. La loro vita.
E gli etiopi che arrivano a Lampedusa, quelli che Salvini considera disgraziati di serie B, non accreditabili come rifugiati, giungono dalla bassa valle dell’Omo, l’area oggetto di un piano di sfruttamento intensivo da parte di capitali stranieri che ha determinato l’evacuazione di circa duecentomila indigeni. E tra i capitali stranieri molta moneta, circa duecento milioni di euro, è di Roma. Il governo autoritario etiope, che rastrella e deporta, è l’interlocutore privilegiato della nostra diplomazia che sostiene e finanzia piani pluriennali di sviluppo.
I Paesi ricchi chiedono cibo e biocombustibili ai paesi poveri. In cambio di una mancia comprano ogni cosa. Montagne e colline, pianure, laghi e città. Sono circa cinquanta i Paesi venditori, una dozzina i Paesi compratori, un migliaio i capitali privati (fondi di investimento, di pensione, di rischio) che fanno affari. E’ più facile trasportare una tonnellata di cereali dal Sudan che le mille tonnellate d’acqua necessarie per coltivarle. E allora la domanda: aiutiamoli a casa loro? Siamo proprio sicuri che abbiano ancora una casa? Le cronache sono zeppe di indicazioni su cosa stia divenendo questo neocolonialismo che foraggia guerre e governi dittatoriali pur di sviluppare il suo business. In Uganda 22mila persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per far posto alle attività di una società che commercia legname, l’inglese New Forest Company. Aveva comprato tutto: terreni e villaggi. I residenti sono divenuti ospiti ed è giunto l’avviso di sfratto… Dove non arriva il capitale pulito si presenta quello sporco. La cosiddetta agromafia. Sempre laggiù, nascosti dai nostri occhi e dai nostri cuori, si sversano i rifiuti tossici che l’Occidente non può smaltire. La puzza a chi puzza…
Il presidente del Kenya, volendo un porto sul suo mare, ha ceduto al Qatar, che si è offerto di costruirglielo, 40mila ettari di terreno con tutto dentro. Nel pacco confezionato c’erano circa 150 pastori e pescatori. Che si arrangiassero pure!
L’Africa ha bisogno di acqua, di grano, di pascoli anzitutto. Noi paesi ricchi invece abbiamo bisogno di biocombustibile. Olio di palma, oppure jatropha, la pianta che – lavorata – permette di sfamare la sete dei grandi mezzi meccanici. E l’Africa è una riserva meravigliosa. In Africa parecchie società italiane si sono date da fare: il gruppo Tozzi possiede 50mila ettari, altrettanti la Nuova Iniziativa Industriale. 26mila ettari sono della Senathonol, una joint-venture italosenegalese controllata al 51 per cento da un gruppo italiano. Le rose sulle nostre tavole, e quelle che distribuiscono i migranti a mazzetti, vengono dall’Etiopia e si riversano nel mondo intero. Belle e profumate, rosse o bianche. Recise a braccia. Lavoratori diligenti, disponibili a infilarsi nelle serre anche con quaranta gradi. E pure fortunati perchè hanno un lavoro.
Il loro salario? Sessanta centesimi al giorno.
oh basta che non passi il messaggio che dato che il gruppo Tozzi possiede 50mila ettari in Africa e fa grassi guadagni facendoci lavorare degli schiavi locali a me, Luca Tonelli sfigatissimo signor nessuno, mi torni in tasca il benchè minimo vantaggio eh?Perchè quando Eni corrompeva funzionari di Stato per avere le concessioni petrolifere a me cosa è tornato in tasca? NIENTE. appunto.
Attenzione a scrivere quello che fanno gli "imperialismi" in Africa, che qualche sovranista denoaltri potrebbe pensar male, che qui solo dei problemi degli italiani si deve parlare, di tutto quello che succede fuori, che purtroppo poi ci tocca come conseguenza come l'immigrazione e/o l'economia, non si deve parlare. Il "sovranismo", il patriottismo o come lo volete chiamare sta diventando un motivo di paralisi della ragione, rendetevene conto quando leggete commenti di presunti sovranisti.La paralisi della ragione, come il sonno, genera mostri. Saluti,Carlo.
Essere contrari al neocolonialismo e all'imperialismo non è in contraddizione con l'esserlo contro l'immigrazione di massa e il 'mondialismo reale' in generale.D'altronde, i popoli europei e quelli africani(o asiatici) sono sullo stesso fronte nei confronti del 'mondialismo reale' e i 'signori del mondialismo' sono spesso anche sostenitori dell'imperialismo e del neocolonialismo… si veda il caso Benetton, che sfrutta i Mapuche e fa propaganda immigrazionista e favorevole all'imposizione del meticciato in Europa e, indirettamente, alla graduale'sostituzione etnica dei popoli europei'(che sono temi che hanno riscontro e che comunque è vero che vengono strumentalizzati ma ciò è altro discorso), https://www.informazioneconsapevole.com/2018/06/benetton-fa-propaganda-per-i-profughi-e.html , https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cosa_c_di_pi_ipocrita_della_campagna_antirazzista_di_oliviero_toscani_per_benetton/6119_24412/, https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/13/la-lotta-dei-mapuche-contro-benetton/3384721/
Se ti senti colpevole per la situazione africana spero almeno tu abbia la coerenza di agire praticamente di conseguenza.Che colpevolizzare il prossimo credo aiuti poco il terzo mondo.
Luca Tonelli, non so perché hai paura che l'articolo debba generare senso di colpa. l'articolo espone fatti e indica i colpevoli che poi non sono altro che gli attori del capitalismo internazionale fra i quali possiamo annoverare anche diversi italiani.l'operaio italiano che viene licenziato è vittima tanto quanto l'operaio del terzo mondo a cui viene prima tolta la terra da lavorare e poi "obbligato" a lavorare nelle fabbriche delocalizzate per un tozzo di pane.Certo, in effetti colpevole dovrebbe sentirsi chiunque inconsapevolmente a avallato queste politiche votando per quei partiti che le appoggiavano, tutti i partiti dal PD all'estrema desta collusi col capitalismo.Io non li ho votati e non mi sento in colpa.
Io ho sentito Fusaro dire che le migrazioni sono causate dal piano Kalergi..
Bravissimo Astolfo Paladino, sono completamente d'accordo con te !!! La paralisi della ragione, come il sonno della stessa, crea mostri che sono ovviamente i capitalisti e conseguentemente… imperialisti !!!