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UNIRE I PATRIOTI COSTITUZIONALI di Giuseppe Angiuli

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[ 9 luglio 2018 ]

Ego della Rete ha pubblicato un intervento del compagno Giuseppe Angiuli che riteniamo doveroso far conoscere ai nostri lettori. E lo pubblichiamo perché, in gran parte, lo condividiamo (sulle differenze avremo modo di soffermarci). E questo accordo di fondo non c’è per caso se è vero che assieme ad Angiuli abbiamo fondato la  Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN), l’esperienza senza
 dubbio più avanzata nel campo della sinistra italiana. Dissidi interni (che andrebbero riconsiderati alla luce della situazione italiana dopo il 4 marzo e la formazione del governo giallo-verde) hanno obbligato la CLN a mettersi in stand by
Angiuli conclude il suo contributo con l’appello ad «affrancarsi definitivamente da una sinistra fellona e traditrice, da decenni posta al servizio permanente del finanz-capitalismo e, in secondo luogo, quello di serrare le fila per ritrovarsi tutti quanti nel progetto ambizioso e non più rinviabile di dare vita ad una nuova area politica del patriottismo costituzionale». Un appello condivisibile e in sostanziale sintonia con quanto propone Programma 101 nelle sue TESI PER UNA SINISTRA PATRIOTTICA.


1 – IL NUOVO QUADRO INTERNAZIONALE: LA CRISI DELLA GLOBALIZZAZIONE NEO-LIBERISTA


Il mondo intero è immerso in una fase di profondi e decisivi cambiamenti.
La nuova fase politica, inaugurata a livello globale dall’insediamento dell’amministrazione Trump negli USA e dall’affermazione della BREXIT in Gran Bretagna, ha innescato una serie di mutamenti negli assetti e negli equilibri tra poteri i cui effetti è difficile prevedere ma di cui non è impossibile leggere fin da adesso le caratteristiche predominanti.

L’attuale fase è contraddistinta in via principale da uno scontro in atto, nel campo occidentale, che vede da una parte un capitalismo che ha l’esigenza impellente di rilanciare quanto prima la produzione di beni materiali e, dall’altra parte, il cosiddetto “finanz-capitalismo” ossia un capitalismo finanziario speculativo, parassitario e improduttivo che ha costruito negli ultimi decenni le sue fortune sui meccanismi della cosiddetta “globalizzazione neo-liberista” e sulla messa in circolazione di una quantità immane di denaro virtuale.

Lo scontro tra le due fazioni o cordate oggi contrapposte nel campo occidentale è diventata ormai evidente a tutti nel corso dell’ultima riunione del G7 in Canada.
La cordata del capitalismo produttivo è apertamente decisa a porre fine ai principali trattati di libero commercio (che hanno fatto la fortuna della Cina) ed a rilanciare la centralità della produzione manifatturiera anglo-statunitense, il tutto in vista di uno scenario, non ancora per molto procrastinabile, che prima o poi vedrà contrapposto l’intero blocco occidentale al blocco delle forze dominanti nel campo dei Paesi emergenti, riunite attorno ai BRICS.

La seconda cordata attualmente operante nel campo occidentale, quella globalista, ancora fortemente connessa agli interessi del capitale finanziario speculativo e improduttivo (per semplificare, una cordata che include Soros, i democrats americani e l’intera impalcatura tecnocratica della U.E.) oggi avverte il fiato corto, dopo avere inanellato una serie clamorosa di sconfitte e sente ormai vicino anche il prossimo e probabile processo di implosione dell’€urozona, uno scenario per il quale è chiaro che lavorano alacremente gli ambienti attualmente dominanti negli USA e in Gran Bretagna, a cominciare dall’amministrazione Trump.

2 – IL NUOVO QUADRO POLITICO IN ITALIA


Nel nostro Paese, la faticosa e travagliata nascita del Governo Conte deve essere vista e letta alla luce del contesto internazionale appena descritto e può a giusta ragione essere interpretata come una ulteriore vittoria della fazione anti-globalista.

Infatti, è apparso evidente a tutti che all’atto di ostacolare in ogni modo l’insediamento del nuovo Governo giallo-verde si è segnalato l’ostruzionismo clamoroso della Germania e dei noti ambienti della finanza parassitaria occidentale riuniti attorno alla figura di Mario Draghi, attualmente messi in difficoltà dagli esponenti della fazione anti-globalista ma decisi a vendere cara la pelle: la spiegazione dell’ostruzionismo di tali ambienti (di cui l’azione del Presidente Mattarella è stata espressione) verso l’insediamento di Conte a Palazzo Chigi è semplice, in quanto il destino dei loro interessi è fortemente legato al mantenimento degli schemi della globalizzazione/liberalizzazione dei mercati ed alla stessa persistenza in vita dell’Unione Europea, le cui istituzioni e i cui Trattati hanno rappresentato in questi decenni la più perfetta materializzazione dell’ideologia neo-liberista (libertà di circolazione del capitale finanziario, controllo ossessivo dei prezzi, privatizzazione di tutti i principali servizi pubblici, svalutazione e precarizzazione sistemica del lavoro dipendente).

In questo contesto, è più che plausibile che il Governo Conte abbia ricevuto il decisivo imprimatur proprio da quei settori anglo-americani che hanno deciso di ridimensionare il mercantilismo tedesco e che, per raggiungere tale obiettivo strategico, hanno in mente di favorire un allentamento delle assurde politiche di austerità che in questi ultimi anni hanno innescato un circuito perverso di recessione, deflazione salariale e disoccupazione record in tutti i Paesi deboli dell’area latino-mediterranea dell’Europa, tra cui il nostro Paese (le cui cifre sulla denatalità sono impressionanti).

Se i nuovi equilibri geopolitici dovessero consentire al Governo Conte, alla Lega di Salvini ed al Movimento 5 Stelle di attuare un’effettiva inversione di marcia rispetto al quadro ordo-liberista e globalista degli anni recenti, nonché di accantonare le folli politiche di austerità tutte “tagli e sacrifici” e di porre mano ad una inedita iniziativa di investimenti pubblici funzionali alla ripresa dell’economia e dell’occupazione, ciò andrà indubbiamente a vantaggio di tutte le classi sociali del popolo italiano e meriterà un convinto sostegno politico da parte delle nostre imprese, dei lavoratori e dei giovani precari, angariati da anni di impoverimento frutto delle errate ricette di Bruxelles e della Troika.

Che il nuovo Governo Conte sia stato accolto con freddezza ed ostilità da parte dell’establishment del capitalismo finanziario occidentale è ampiamente confermato dalla recente decisione di Mario Draghi di porre fine al meccanismo del quantitative easing (che per un certo periodo ha avuto un effetto calmiere sulla impennata dello spread sui titoli del debito pubblico italiano) nonchè dalla improvvisa ripresa degli sbarchi di un gran numero di immigrati clandestini decisi a raggiungere ad ogni costo le coste del Belpaese.
Sotto quest’ultimo punto, è apparso apprezzabile l’atteggiamento di grande fermezza con il quale ha mosso i primi passi il neonato Governo italiano, apparso deciso a riaffermare i principi di autorità, sovranità e sicurezza dei nostri confini, ben conscio delle finalità perverse sottese al fenomeno dell’immigrazione clandestina e degli interessi poco limpidi del circuito di certe ONG europee e della criminalità nordafricana, le quali strumentalizzano il dramma di tanta gente disagiata per spingerla deliberatamente verso il nostro Paese, con dei numeri insostenibili per la nostra società, già al collasso per il crollo del PIL e per lo smantellamento del nostro sistema di stato sociale.

Nel discorso inaugurale del Presidente Conte pronunciato al Senato, è apparso oltremodo positivo l’intendimento del nuovo Esecutivo di volere affermare un rasserenamento delle relazioni con la Russia, muovendo dall’abrogazione delle assurde sanzioni economiche fatte scattare dall’amministrazione Obama in coincidenza con la crisi ucraina.
E’ altresì auspicabile che il nuovo Governo prosegua col suo annunciato intendimento – espresso nei discorsi di Salvini e Di Maio – di intervenire con dei correttivi incisivi sulle famigerate controriforme di marca ordo-liberista di questi ultimi anni, come la legge Fornero, il JOB’S ACT di Renzi e la cosiddetta “buona scuola” (sic), provando a rimediare in qualche modo alle conseguenze drammatiche prodotte dai pesantissimi interventi dei Governi a guida PD.

Non da ultimo, meritano sostegno e comprensione anche le parole pronunciate dal neo Ministro della Famiglia Fontana, consapevole dell’utilizzo strumentale che negli ultimi anni la sinistra politica ha fatto delle tradizionali rivendicazioni dei movimenti omosessualisti col malcelato obiettivo di scardinare la centralità del modello della famiglia tradizionale e di colpire alla radice la stessa distinzione valoriale tra le due figure genitoriali di madre e padre.

3 – IL COLLASSO DELLA SINISTRA ITALIANA E LA NECESSITA’ DI UNA NUOVA CULTURA POLITICA DEL PATRIOTTISMO COSTITUZIONALE. L’ESIGENZA DI CONIUGARE IL RECUPERO DELLA SOVRANITA’ NAZIONALE CON L’AMBIZIONE A VIVERE IN UNA SOCIETA’ PIU’ GIUSTA E PIU’ EQUA

Nel contesto di grandi cambiamenti appena descritto, appare raccapricciante il ruolo politico che oggigiorno viene svolto da tutte le soggettività storicamente appartenenti al campo della “sinistra”: dal PD renziano fino alla estrema sinistra dei centri sociali raccolti attorno alla esperienza demagogico-velleitaria di Potere al Popolo, passando per gli epigoni dalemiani di Liberi e Uguali e di Sinistra Italiana, l’intero campo della sinistra oggi getta la maschera e si presenta a tutti per ciò che realmente è, ossia la componente “sinistrata” della globalizzazione neo-liberista.


La demonizzazione del concetto di sovranità nazionale così diffuso nella impresentabile sinistra odierna, il suo semplicistico (e delirante) accostamento di ogni rivendicazione connessa al ripristino della dimensione nazionale quale tradizionale terreno di lotta per le rivendicazioni sociali delle classi subalterne ad un presunto scivolamento verso posizioni “egoiste”, “nazionaliste” o addirittura “fasciste”, ci dà la più evidente conferma di quale sia il ruolo della sinistra odierna al giorno d’oggi, quello di cavallo di Troia o quinta colonna dei poteri forti globalisti nel loro disegno di smantellamento degli Stati nazionali, da essi percepiti come ultimo ostacolo da abbattere per l’affermazione di un nuovo ordine mondiale in cui non è prevista la presenza di alcuna barriera alla circolazione del capitale finanziario speculativo e in cui si prevede che, accanto alla caduta di tali barriere, saranno eliminati confini nazionali, identità etno-culturali e tutte le forme di vita comunitaria al di fuori di quelle strettamente connesse alla dimensione del consumismo individualistico.

Appare oggi sinistro e rivelatore l’endorsement dell’avvocato Gianni Agnelli il quale, intervenendo al convegno dei giovani di Confindustria nell’ormai lontano ottobre del 1996, ebbe ad affermare pubblicamente che “oggigiorno la sinistra è il migliore schieramento politico per realizzare delle buone politiche di destra”.
La rassegnazione e lo smarrimento politico-culturale in cui sono caduti negli ultimi anni milioni di lavoratori, giovani precari e disoccupati italiani, abbandonati a sé stessi da un ceto politico-sindacale di sinistra fellone e strutturalmente al servizio dei poteri forti finanziari, è un fenomeno drammatico che grida giustizia.

La sinistra di questi ultimi anni è oggettivamente invotabile da chiunque abbia conseguito un minimo di comprensione su tutte le principali dinamiche della globalizzazione neo-liberista e sui meccanismi che un quarto di secolo fa portarono alla nascita della nostra famigerata “seconda Repubblica”: liberalizzazione selvaggia dei salari e dei prezzi, smantellamento di diritti sociali frutto di un secolo e mezzo di lotte sociali del movimento operaio, appiattimento ideologico sui dogmi dell’europeismo, smantellamento del welfare, distruzione della scuola pubblica, tutte le controriforme di questi ultimi anni hanno sempre ottenuto il sostegno politico, talora aperto talaltra subdolamente occultato, da parte della dirigenza politica e sindacale della sinistra italiana.

La sinistra di oggi è ormai del tutto lontana dal rappresentare gli interessi delle componenti deboli della società capitalistica ed anzi è diventata un prodotto trans-genico, in quanto raccoglie un impasto di pensieri moralistici e “politicamente corretti” del tutto funzionali agli interessi del capitalismo finanziario globalista: un mix di liberismo economico, europeismo demenziale, omosessualismo corporativo, femminismo isterico, immigrazionismo dogmatico e, dulcis in fundo, l’antifascismo di maniera in assenza di fascismo.

E dunque, oggigiorno, per tutte le persone libere e che vogliano aiutare l’Italia a venire fuori dalle secche dell’ultra-liberismo, è prioritariamente essenziale mantenersi ben lontani da tutto ciò.

Al contempo, è divenuto quanto mai necessario ed urgente battersi per la nascita anche qui in Italia di una nuova area politica a carattere popolare, socialista e patriottico con l’obiettivo di rimettere al centro dell’agenda i diritti sociali della gente che vive del proprio lavoro e che negli ultimi anni, priva di rappresentanza politica, ha assistito inerme ad una cinica operazione di arretramento del nostro sistema di relazioni sociali a livelli pre-novecenteschi.

Nel breve periodo, sarà giusto e saggio che tale area politica si rapporti in modo dialettico con la neonata compagine di Governo targato Lega e Movimento 5 Stelle, senza farle sconti ma senza nemmeno coltivare inutili pregiudizi ideologici: i fautori del patriottismo costituzionale dovranno dimostrarsi sempre pronti a sostenere ogni iniziativa del Governo giallo-verde che andasse effettivamente nella direzione di un accantonamento delle folli ricette di austerità finanziaria e di un rilancio della nostra economia e dell’occupazione giovanile sulla base di iniziative di ispirazione neo-keynesiana, semprechè gli inediti rapporti di forza tra Roma e le istituzioni di Bruxelles consentano dei reali margini di azione per mettere in atto gli auspicabili interventi finalizzati agli investimenti ed alla spesa pubblica produttiva.

Da questo punto di vista, la designazione del prof. Alberto Bagnai alla Presidenza della Commissione Finanze al Senato e la nomina a sottosegretario agli Affari Europei di Luciano Barra Caracciolo, due insigni intellettuali che hanno animato per anni un fecondo dibattito tra le pur esigue nicchie del libero pensiero ancora residue nel campo cosiddetto “progressista”, potrebbero costituire una irripetibile opportunità per la erigenda area del patriottismo costituzionale, consentendole di costruire un ponte di collegamento con l’attuale maggioranza parlamentare, non senza provare – ove le concrete circostanze lo consentissero – ad influenzarne in ogni modo possibile l’operato.

L’appello rivolto a tutti i patrioti, ai socialisti, ai lavoratori, ai giovani disoccupati e precari, a tutte le forze popolari desiderose di ritrovarsi finalmente in una nuova comunità politica a cui affidare la rappresentanza dei propri interessi è, prima di tutto, quello di affrancarsi definitivamente da una sinistra fellona e traditrice, da decenni posta al servizio permanente del finanz-capitalismo e, in secondo luogo, quello di serrare le fila per ritrovarsi tutti quanti nel progetto ambizioso e non più rinviabile di dare vita ad una nuova area politica del patriottismo costituzionale.

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