ACCOGLIENZA! ACCOGLIENZA! di Sandokan
[ 1 agosto 2018 ]
Ieri un molto importante uomo politico italiano ha detto riguardo alla tragedia degli emigranti:
«Terreno agevole per queste nuove forme di schiavitù è il fenomeno migratorio. Ogni giorno migliaia di persone pongono a rischio la propria vita e quella dei propri cari per mare e per terra, in condizioni disperate; una tragedia figlia delle guerre, della povertà, dell’instabilità dello sviluppo precario, alimentata e sfruttata da ignobili trafficanti di esseri umani, che li avviano a un futuro di sopraffazioni: sfruttamento lavorativo, adozioni illegali, prelievo di organi, reclutamento da parte della criminalità organizzata, sfruttamento sessuale. Nessun Paese è immune da questa sistematica violazione della dignità umana».
«Davanti a questo dramma il primo sentimento che ci viene è quello della pietas, di un’empatica vicinanza verso questi esseri umani vittime di quella che non può essere diversamente chiamata che “nuova tratta degli schiavi”. La modernità borghese fece dell’abolizione del commercio degli schiavi, anche allora africani, fra il XVI e il XIX secolo, una sua bandiera di civiltà. Oggi questo commercio, miracoli dell’ipocrita ideologia cosmopolitica e umanitaria, viene definita “migrazione”. La deportazione viene chiamata “diritto al futuro.La sostanza è tuttavia la medesima: la mercificazione dell’essere umano, che questa economia porta alle sue estreme, più brutali conseguenze. Ieri gli schiavi venivano deportati in catene per portarli a lavorare nelle piantagioni dei colonialisti. Oggi i migranti si auto-deportano per venire a fare gli schiavi nelle metropoli occidentali.
Davanti a questo esodo biblico, epocale, la pietas rischia di diventare la foglia di fico dell’imperialismo umanitario, di una economia capitalistica che usa i migranti come merce, come strumento supplementare delle politiche neoliberiste di pauperizzazione generale e di distruzione dei demos e delle comunità nazionali.
La pietas deve lasciare il posto alla politica, e politica, se non è demagogia (di qualunque marca essa sia, xenofoba o umanitaristica) implica una visione del mondo, della società, dello Stato.
Nella nostra visione socialista non c’è posto alcuno per la barbarie globalista».