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LA POVERTÀ CI FARÀ BENE?

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[ 29 agosto 2018 ]

Ci pare utile pubblicare un vecchio intervento dell’amico Massimo Fini, l’antimodernista. E’ del dicembre 2007, quando la Grande crisi faceva capolino. Quella di Fini, con ogni evidenza, è una versione della decrescita, con buona pace della versione “felice”di Pallante.

Magari viene fuori una discussione seria.. 

*  *  * 

LA POVERTÀ CI FARÀ BENE  
di Massimo Fini

«La responsabilità non è né del governo Prodi né di quello precedente. Il nostro impoverimento dipende da quel meccanismo che si chiama globalizzazione che è, in estrema sintesi, una spietata competizione planetaria. 

Per rimanere all’altezza tutti gli Stati sono costretti ad investire sempre di più, chiedendo sacrifici sempre più pesanti alle popolazioni, sia in termini di aumento del lavoro che di riduzione dei salari (ottenuta o direttamente o con l’aumento delle tasse o con l’inflazione). 

Il bello (si fa per dire) è che nessuno esce realmente vincente da questa competizione. 
Se tutti corrono a una velocità sempre più folle, è come se tutti stessero fermi. E’ però anche vero che chi rallenta è perduto. 
Della situazione si avvantaggiano, apparentemente, alcuni Paesi che sono partiti più tardi nella corsa del libero mercato internazionale, perché hanno più margini. 
Ma a costi umani devastanti. In Cina, da quando è iniziato il boom, il suicidio è la prima causa di morte fra i giovani e la terza fra gli adulti. 

Ha un senso, un senso umano dico, tutto questo? No, non ce l’ha. Tanto più che alla fine della folle corsa, iniziata due secoli e mezzo fa con la Rivoluzione Industriale, non ci può essere che la catastrofe, che sarà o energetica (basta vedere che cosa provoca un semplice sciopero dei Tir) o ecologica (il pianeta non ci sopporterà più) o finanziaria (c’è in giro una colossale quantità di denaro di cui il 99% non corrisponde a nulla se non a scommesse sempre più iperboliche sul futuro). 

In ogni caso penso che un po’ di povertà ci farà bene. Ci renderà, forse, più solidali e, soprattutto, ci costringerà a riflettere sul modello paranoico che stiamo vivendo e subendo».

Un pensiero su “LA POVERTÀ CI FARÀ BENE?”

  1. Vincenzo Barbarulli dice:

    Massimo Fini dall'alto del suo status di benestante lancia elogi alla povertà. Ovviamente quella altrui; il che la dice lunga sull'argomento e sulla mentalità di quelli che hanno il potere (e soldi): la povertà ben venga. Certo, finché è quella degli altri. Mentre io vivo una condizione di soddisfazioni di tutti i bisogni e di uno Stato Sociale privilegiato è un discreto conto in banca.Questa la premessa (ill)logica, fatte due sonore risate veniamo al dunque.Il trasfondo generale di questa epoca storica è permeato da una verità rivelata; il dogma economicista del denaro che si configura come una vera e propria religione desacralizzata.Questo dogma prevede fondamentalmente l'affermazione di una scarsità generale fondata sulla penuria di denaro, teoria la quale sappiamo essere in contraddizione con la fine della scarsità raggiunta negli anni 60.In realtà, ci sarebbero le risorse materiali per fare tutto ma non si può fare niente perché mancano i soldi! Ma tutto questo non ha una spiegazione logica, non viene spiegato razionalmente, è vissuto nella sfera emotiva, quasi Mistica di una religione e come tale viene portato a dottrina con un "Mistero" (i dogmi neoliberisti, sarebbe lungo parlarne).In fondo non parla Fini, ma il trasfondo storico che si sta configurando come un neo-medioevo. La coscienza smette di guardare il futuro inizia a pensare ad un (presunto) Glorioso passato, che deve tornare. Bisogna pentirsi del passato nel quale abbiamo "vissuto al di sopra delle nostre possibilità". L'uomo di fronte al mondo troppo grande che non riesce affrontare trova la fuga, nella religione rivelata del denaro. C'è sempre più sopprusi e moralismo, siamo in ingresso in un periodo oscuro, retrogrado, violento ed assurdo.Ovviamente, il processo è manipolato da quelli che stanno in cima alla piramide. Che poi Fini, sia cosciente di tutto questo, oppure no, è anche un dettaglio.

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