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L’ILLUSIONE DI SALVINI

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[ 28 ottobre 2018 ]

Aspettando Godot…

Di Maio ma soprattutto Matteo Salvini confidano che le prossime elezioni europee del maggio 2019 saranno una sorta di redde rationem, con una grande vittoria dei… “sovranisti”. Così ci sarà una “nuova Europa” basata su nuovi trattati. 
Sarà vero? Noi ne dubitiamo assai, come ne dubitano i principali istituti demoscopici di ricerca.
Ammesso e non concesso che i “sovranisti” ottengano la maggioranza a Strasburgo è una doppia illusione che essi possano trovare un accordo comune strategico per “riformare” l’Unione. Non lo troveranno nemmeno tattico. Altro che dissensi sulla gestione dei flussi migratori! In ballo c’è molto, molto di più, come ci spiega questo articolo su IL SOLE 24 ORE.

*  *  *

PARADOSSI SOVRANISTI

L’estrema destra tedesca boccia il governo Lega-M5S: manovra folle a spese della Germania


di Alberto Magnani

«Manovra folle. Perché dobbiamo pagare noi per gli italiani?». Ad attaccare così il governo Lega-Cinque stelle non è una qualsiasi «burocrate di Bruxelles». Ma Alice Weidel, leader del partito di ultradestra tedesco Alternative für Deutschland: una delle tante sigle del populismo Ue che dovrebbe sostenere l’esecutivo gialloverde, soprattutto nei suoi conflitti con l’apparato comunitario. In un doppio post su Twitter e Facebook, Weidel non ha usato mezzi termini per stroncare «l’orrendo indebitamento italiano. Sono pazzi, questi romani!».
Weidel denuncia il fatto che «sarà la Germania a pagare» per le misure italiane, entrando nel merito della proposta di legge di bilancio («Come si può vendere il concetto che 500mila italiani andranno in pensione, ma che ci saranno anche un reddito di cittadinanza e una flat tax?»). Lo schiaffo più vigoroso, però, è riservato proprio a Salvini: «Quando la Ue ha bocciato la manovra -scrive – il ministro degli Interni Salvini ha borbottato: “Nessuno prenderà un euro dalle tasche degli italiani”. A quanto pare sorvola sul fatto che l’Italia sarebbe finita insolvente senza la flebo dell’Unione europea». D’altronde, la voce di Weidel non è isolata fra le file dei cosiddetti sovranisti. Anzi. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, applaudito dalla Lega per i suoi toni sull’immigrazione, aveva già chiesto a Bruxelles di respingere la proposta di budget italiana. «La Commissione europea deve respingere la manovra italiana – aveva scritto su Twitter – Non siamo disposti a pagare i debiti degli altri Stati».
Il doppio fuoco “amico” su Salvini nasce da una contraddizione in termini allo stesso blocco politico. Gli interessi dei partiti nazionalisti sono destinati, per loro natura, a collidere fra loro, creando frizioni che vanno dal rispetto dei parametri europei alla gestione dei migranti. Non si è mai arrivati a fratture clamorose, anche perché l’intesa non si è evoluta oltre a qualche bilaterale (come quelli fra Italia, Austria e Germania sui migranti) e all’endorsement d’ordinanza peruna fondazione, The Movement, nata dall’ex stratega di Trump Steve Bannon. A giudicare dagli ultimi sviluppi, però, ci sono tutti i presupposti per qualche crepa nel muro che vorrebbe dividere a metà il Vecchio Continente. 
Tutti i «conflitti di interesse» fra i nazionalisti europei 
L’incompatibilità fra nazionalisti, ovvia a livello teorico, si cala nella pratica quando le forze che difendono «l’interesse del paese» si trovano di fronte all’interesse degli altri governi. «Questo è l’abc della logica politica: i nazionalisti non possono andare d’accordo con altri nazionalisti – dice Nadia Urbinati, politologa alla Columbia University di New York – Magari a livello teorico, ma poi ognuno bada ai suoi interessi». Le dissonanze si manifestano soprattutto quando si parla di gestione dei flussi migratori interni e politiche di bilancio, segnando uno scarto fondamentale fra i populisti del sud Europa (di fatto solo l’Italia) e l’asse che va da Germania e Austria ai cosiddetti paesi di Visegrad, in testa l’Ungheria di Viktor Orbán.
Sul fronte della questione migratoria, i governi sovranisti come l’Austria o l’Ungheria di Orban non hanno mai offerto alcuna forma di solidarietà all’Italia, rifiutando l’impegno di prendere in carico i richiedenti asilo in eccesso nel nostro paese e contestando l’istituzione di un meccanismo di quote per loro ridistribuzione. Roma ha dato man forte al blocco di Visegrad nell’affondare la riforma del regolamento di Dublino, senza ottenere particolari ritorni e infliggendosi un autogol a livello procedurale: un aggiornamento del trattato avrebbe consentito di superare il principio del «paese di primo sbarco», il criterio che impone a paesi come Italia, Grecia e Spagna di assumere la responsabilità di chi arriva sulle proprie coste. La stessa Austria non ha esitato a minacciare la chiusura del Brenneroper respingere i flussi “secondari” (interni all’Europa) in movimento dall’Italia. Herst Seehofer, il primo ministro bavarese che ha cercato di spingere a destra la Csu, ha prima flirtato con il governo italiano e poi ribadito la contrarietà più netta a qualsiasi prea in carico di migranti.
Sul fronte del bilancio, però, emerge una frattura anche più evidente. La ricetta del «sovranismo» può declinarsi in maniera molto diversa quando si tirano in ballo i parametri di Maastricht, i capisaldi della contabilità comunitaria (tetto del 3% sul deficit e del 60% sul debito pubblico). Mentre l’Italia rischia il rigetto della sua manovra a causa di un deficit al 2,4% , gli “alleati” sovranisti sposano la linea di Bruxelles. Vienna ha annunciato l’azzeramento del deficit entro il 2019 e non ha mai sposato i toni apertamente euroscettici che dovrebbero caratterizzare l’asse dei «patrioti» in vista del voto di maggio. Per ragioni che vanno dall’opportunità politica agli interessi, appunto, domestici. «In fondo Kurz è abile a intercettare l’aria che tira: dopo aver vinto con toni nazionalisti, ora torna a essere pro-Europa. Lo stesso non si può dire di Salvini – dice Günther Pallaver, politologo in cattedra all’Università di Innsbruck – E poi deve rispondere alle pulsioni dei vari presidenti dei lander (le regioni, ndr), molto forti in Austria. Loro non ne vogliono sapere di avere problemi con l’Europa. Quindi la Lega non fa per loro».
Del resto, neppure i paesi dell’asse orientale (dall’Ungheria alla Polonia) hanno mai fatto cenno di voler forzare la soglia del disavanzo pubblico. Anzi, lo stesso Orbán ha esibito in più occasioni le sue credenziali di affidabilità: negli otto anni del suo mandato, dal 2010 ad oggi, il deficit si è più che dimezzato (dal 5% al 2%), mentre il debito pubblico è sceso di quasi sei punti percentuali (dall’80,5% al 73,6% del 2017). Numeri che svelano una differenza di fondo nell’atteggiamento verso l’Europa: i paesi di Visegrad sono beneficiari netti di fondi europei, con un bilancio in positivo di circa 16 miliardi tra finanziamenti versati e ricevuti a Bruxelles. Non a caso, Orban ha appena espresso il suo endorsement nei riguardi di un candidato estraneo alle logiche delle nuove forze populiste: Manfred Weber, possibile spitzenkandidat del Partito popolare alle europee. In fondo è lo stesso Ppe che accoglie fra le sue file larga parte dei cosiddetti populisti, a partire da Fidesz di Viktor Orbán. Ci sono solo due assenti, per ora: Lega e Cinque stelle.

4 pensieri su “L’ILLUSIONE DI SALVINI”

  1. carlo dice:

    si è vero, i sovranità europei non vanno d'accordo, però non mi si venga a dire che vanno d'accordo gli europeisti, visto come francesi e tedeschi ci trattano da sudditi, visto come i francesi bombardano i nostri interessi in africa, libia in primis, visto come hanno gli europeisti hanno aiutato la grecia ecc ecc.

  2. Anonimo dice:

    Che articolo squallido. I dominanti stanno portando avanti in Europa lo stesso gioco che fanno in Italia: vanno alla ricerca di ogni crepa nel fronte sovranista e la ingigantiscono alla quarta potenza fra le strida del loro servidorame giornalistico. Che brutto denunziare la loro scorrettezza in un luogo e condividerla nell'altro!I diversi partiti sovranisti-nazionalisti troveranno un minimo comune moltiplicatore nell'affossare l'eurodittatura: non tramite riforme ma semplicemente sabotando i superstiti meccanismi istituzionali di un organismo in fase di dissoluzione. L'euro potrà essere superato progressivamente dissolvendone l'unitarietà, ad es. tramite emissioni crescenti di minibot che diventeranno a tutti gli effetti una valuta parallela. Man mano che i legami eur(ope)isti si dissolvono ciascuno tornerà a pensare a casa propria senza intrusioni reciproche. Con valute e bilanci distinti nessuno avrà nulla da ridire sugli indebitamenti altrui. Il problema migratorio verrà risolto tramite respingimenti e deportazioni. In campo internazionale si tornerà alla tradizionale politica di equilibrio fra le Potenze.

  3. Luca Tonelli dice:

    curiosamente infatti le dichiarazioni d'appoggio al governo italiano vengono infatti dalla Wagenknecht (o come si scrive) in Germania e da Melenchon in Francia.Questo perchè i populisti che prendono voti senza voler cambiare nulla in Europa (nei paesi core perchè a capo della baracca, nei paesi di Visegrad perchè sussidiati da tutti gli altri) così svelano la propria vera natura.Del resto nessun paese core potrà mai voler riformare l'unione. come nessun paese di Visegrad cui di fatto il sud europa paga le autostrade e ferrovie e sistema sociale, direttamente coi fondi europei o indirettamente con le delocalizzazioni subite.Per cui strutturalmente il sud europa è all'angolo, come è sempre stato, nella UE. considerato fin dall'inizio come vacca da mungere a beneficio dell'est, dove i paesi core hanno deciso dovesse dislocarsi la produzione europea a medio basso valor aggiunto.in tutto questo il Paese del sud più ricco e più industriale è sempre stato L'Italia, quindi strutturalmente il bottino maggiore, cui proprio per questo mai verranno concessi allentamenti di regole che sembrano valere peraltro solo per noi.l'Italia però a differenza del resto del sud ha la capacità di reggere l'urto con la UE. tutto sta nel decidere di andare allo scontro.

  4. RobertoG dice:

    Ma poi chi lo sa quale sono le vere intenzioni di Salvini. La sua esultanza verso il (purtroppo) neo presidente brasiliano il fascio liberista Bolsonaro, uno che oltre che essere fascista della stessa risma dei Pinochet e Videla sostiene pure ricette economiche perfettamente assimilabili a quelle che abbiamo dovuto subire dalla Ue è davvero inquietante. Va bene tutto, ma qui non siamo nemmeno più nel campo del cosiddetto populismo, qui siamo al fascismo servo del capitale di stampo classico.Con questo endorsment Salvini dimostra una volta di più di essere più che un sovranista un burattino dell'ala trumpiana di Washington.Siamo messi male, ma veramente molto molto male.

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