“AREA B” A MILANO … di Alceste De Ambris
[ 22 febbraio 2019 ]
… OVVERO L’AMBIENTALISMO AL SERVIZIO DEI RICCHI
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Scarsa eco mediatica ha avuto ieri la protesta degli ambulanti di Milano contro l’introduzione dell’ Area B, che entrerà in vigore il 25 febbraio. I manifestanti mostravano dei cartelli, come quello che ho fotografato. [vedi più sotto].
L’Area B, a differenza dell’Area C che riguarda solo il centro urbano, si estenderà sulla quasi totalità del territorio cittadino. Il divieto di circolazione riguarda i mezzi diesel, motoveicoli autoveicoli e autocarri, se non nuovi; successivamente la limitazione si estenderà anche ai mezzi a benzina, sempre se di vecchia fabbricazione. Ad esempio per le auto il divieto riguarda qualsiasi veicolo diesel che non sia di classe almeno “Euro 5”, cioè se immatricolato precedentemente al 2011.
I maggiori disagi ricadranno sulle fasce più deboli: precari, disoccupati, anziani, immigrati, artigiani ecc. e chiunque non abbia l’immediata disponibilità economica per compare un nuovo veicolo.
Le deroghe previste (5 giorni all’anno di libera circolazione, o 25 per i residenti, peraltro da chiedere preventivamente con una complessa procedura) evidentemente non attenuano il problema.
I disagi non toccheranno invece chi è proprietario di una macchina nuova o chi, abitando in centro, può utilizzare comodamente i mezzi pubblici o il car sharing: quella borghesia milanese fintamente di sinistra che ha sostenuto il sindaco Sala (il centro di Milano è l’unica zona della Lombardia dove il Pd è primo partito); quel ceto di professionisti manager e imprenditori, spesso legati al settore della finanza, che arrivano da tutto il mondo per lavorare temporaneamente in città (a Milano ha sede una multinazionale su tre in Italia); oltre ai turisti stranieri.
Abbiamo dunque una contrapposizione élite/popolo e centro/periferiamolto simile a quella che emerge in Francia con il movimento dei Gilè gialli: da una parte i residenti nelle periferie e nell’hinterland che subiranno il costo economico di questa misura restrittiva, e dall’altra una classe privilegiata nazionale e globale, che invece trarrà vantaggio dal miglioramento ambientale, e nemmeno comprende le ragioni del malcontento.
Il tutto avviene in assenza di dibattito pubblico e nell’indifferenza dei media. Ricordiamo il clamore suscitato dalla proposta dell’Area C, che era una restrizione molto più limitata, e aveva almeno il vantaggio di generare risorse per il Comune: ora invece gli ingressi non sono possibili nemmeno a pagamento.
L’inquinamento atmosferico (in particolare il particolato Pm10) è un problema reale per la salute, ma ci sono diversi strumenti per contrastarlo: si è scelta una modalità allo stesso tempo classista e irrazionale. Infatti è chiaro che le emissioni dei veicoli non sono l’unica fonte di smog (contribuiscono di più i riscaldamenti domestici) e che comunque anche i veicoli nuovi producono emissioni, pur se in misura minore. Per contrasto ricordiamo che in passato nei periodi di emergenza si era utilizzato l’espediente delle targhe alterne: creava disagi agli automobilisti, ma distribuiti tra tutti in modo “democratico”.
Peraltro le ragioni profonde del bando del diesel in Europa – questo argomento richiederebbe una trattazione a parte – appaiono più di ordine “geopolico” che ecologico.
In conclusione, Milano si propone come città internazionale e turistica ma, con il pretesto ecologista, vietata ai “poveri” locali (in Lombardia la povertà è relativa, ma c’è); l’effetto dell’Area B sarà un’ulteriore “gentrificazione” ed espulsione dei residenti a basso reddito. L’esperimento della “città chiusa” è il primo in Italia: Milano spesso anticipa i fenomeni (positivi ma più spesso negativi) che poi si diffondono altrove, sicché consiglio a tutti di stare all’erta.
Il provvedimento è a mio parere persino sospetto di incostituzionalità, in quanto crea ingiustificate discriminazioni al diritto di libertà di movimento dei cittadini (art. 16).

Ben sapendo che non sarà rieletta a prescindere, la ex- ex- ex-sinistra adempie fedelmente alle ingiunzioni dei suoi elettori, cioè delle case automobilistiche che la, ehm, sponsorizzano, e contemporaneamente crea una situazione spinosa per la giunta a venire. Con un crollo del mercato automibilistico del 19% non vorrete mica consentire alla gente di usare un'auto per l'intera durata del suo ciclo vitale? Se uno non è abbastanza chic/inebetito per cambiare l'auto per sfizio bisogna imporglielo per decreto. Quanto viene oggi fatto per il diesel fra 7-8 anni lo si ripeterà per la benzina e successivamente per l'ibrido. Così i costi ecologici di produzione delle nuove auto supereranno i vantaggi delle emissioni ridotte, ma questi dettagli a Pantalone non interessano. La nuova bolla ecologica è in programma da oltre 20 anni e il suo servidorame politico ha il compito di realizzarla senza indugio.
(integrazione al commento precedente)In un senso bisogna comunque ammettere che la giunta milanese non punta a mungere soldi alla povera gente di città: in prospettiva mira a spremere la gente di fuori città. E' notizia recente che la zona C (centro storico) che quando fu istituita si era giurato sarebbe rimasta gratuita per le auto ibride fra qualche mese diventerà a pagamento anche per loro.Fra 5-6 anni la nuova zona B verrà messa a pagamento per i non residenti e così il comune spremerà i quattrini che non riesce a rapinare cogli agguati della stradale e degli autovelox.E' la nuova idea degli enti locali per tirare avanti la baracca nonostante i continui tagl(eggiament)i governativi: a Stoccarda si è fatta la stessa cosa in maniera più casereccia, mettendo l'intera città in parcheggio a pagamento per i non residenti. Se non vengono fuori i gilet gialli aspettatevi imitazioni a gogo.