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SPAGNA: DOVE VA PODEMOS? di Manolo Monereo

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Manolo Monereo e Pablo Iglesias

[ 25 febbraio 2019 ]

Sulla crisi di Podemos avevamo pubblicato, il 7 febbraio scorso, l’opinione di Manolo Monereo. Gli ridiamo la parola.
Ricordiamo due cose. La prima è che il governo Sanchez, bocciata la sua Legge di bilancio 2019, si è dimesso il 12 febbraio. La seconda è che Podemos ha votato a favore della Legge di bilancio pur di non far cadere il governo ed andare alle elezioni anticipate (si svolgeranno il 28 aprile prossimo). Ebbene, i sondaggi dicono che il PSOE di Sanchez recupera, ma le destre avranno la maggioranza nel Parlamento, mentre Podemos è dato in caduta libera. Monereo non nasconde la malattia del movimento e propone la sua terapia…

*  *  *


Sono duri i tempi in cui si deve difendere l’ovvio. Il “discorso Podemos” è ancora valido; ciò che è successo è che la politica del giorno per giorno, il politicismo e le tattiche, si sono mangiati la strategia.

Abbiamo due problemi: l’arretramento elettorale e problemi di direzione politico-elettorale. Il problema, come sempre, richiede veridicità e alternative, ovvero, partire da ciò che è e trovare i modi per superarlo.

Io sostengo un’ipotesi, che ci sia un “voto Podemos” che non si dissolve da un giorno all’altro; sulla direzione politica ciò che si deve fare è trovare misure intelligenti e fantasiose in modo che ci si possa meglio relazionare con il Paese. Nessuno può negare a Pablo Iglesias la sua capacità di inventarsi e lo farà se vorrà farlo.

Si confonde discorso e programma, ma non sono la stessa cosa. Non manca il discorso, vale a dire, cosa fondamentale, l’individuazione degli amici ed i nemici, le idee chiave programmatiche e le immagini che sono in grado di intervenire sul senso comune del nostro popolo. Primo, amici-nemici; chi è il nostro nemico-problema? Questo è ciò che definisce il discorso, che questo sia detto o meno. Ricordiamoci della casta. Qual è il grande problema della Spagna visto dalle classi lavoratrici, dalle maggioranze sociali? Il predominio, l’enorme influenza dei poteri economici. Per dirla in modo positivo, se non c’è una democratizzazione sostanziale di poteri economici, la nostra democrazia sarà sempre in pericolo, non è possibile la rigenerazione e lo sviluppo e, tanto meno, la difesa dei diritti sociali, ecologici e femministi. Questo per dirla in modo semplice e chiaro.

Secondo, tema chiave, ciò che abbiamo sostenuto fin dall’inizio, un nuovo progetto di Paese, un’altra Spagna è possibile e necessaria, senza timore parlare di repubblica, di un immaginario socialista, a partire da una proposta patriottica alternativa ai nazionalismi. La sovranità popolare come progetto e programma, la giustizia sociale come fondamento e il repubblicanismo come politica. Al centro, la lotta contro l’oligarchia finanziaria, imprenditoriale e mediatica che limita le libertà, i diritti e, soprattutto, la capacità di decidere il nostro destino.

Terzo. Ho insistito negli ultimi tempi che lo spazio del nostro discorso è simmetrico a quello del PSOE e che le questioni sono molto simili. Mi riferisco al femminismo, ai diritti sociali e alla questione territoriale. Quello che dobbiamo fare è dare una torsione per ciascuna di queste questioni uscendo dalla generalità, avanzare temi nostri, dando loro un carattere alternativo o, se si vuole, antagonistico. Ho sempre insistito su questo aspetto, partendo dal presupposto che abbiamo una voto nostro da recuperare, da consolidare, battendo la demoralizzazione, la passività e il disincanto.

Argomenti per un decalogo nazionale: processo costituente e cambiamento costituzionale. Non c’è da avere paura, tutti sanno che, più prima che poi, dovrà esserci una riforma della Costituzione (una revisione totale). L’alternativa al processo costituente è il degrado della nostra democrazia, la conversione della nostra Costituzione in qualcosa di meramente formale, sempre più lontano dalla realtà sociale e dalle richieste dei cittadini.

L’idea che provo a difendere è quella di partire dal cambiamento costituzionale e dal processo costituente (le riforme necessarie) per definire un nuovo progetto di paese costituzionalmente fondato.

Vengon così fuori alcune di idee-forza: 

1) Un’Europa confederale. Gli Stati ed i popoli sono assolutamente necessari per costruire un soggetto politico vero compatibile con i valori europei, la democrazia, i diritti sociali e il ruolo delle classi lavoratrici. 2) La lotta per una democrazia economica, sociale ed ecologica. Senza democratizzare il potere economico, la democrazia non sarà rigenerata né lo sviluppo delle libertà pubbliche sarà possibile; la democrazia deve raggiungere le aziende. 3) Diritti sociali costituzionalmente garantiti per tutti i cittadini e non modificabili dalle maggioranze elettorali. 4) Una Costituzione femminista che garantisca la libertà delle donne, la distribuzione dei tempi sociali e la socializzazione delle cure. 5) Rapporti di lavoro che garantiscano i diritti dei lavoratori, che promuovano la democrazia in azienda e la riduzione dell’orario di lavoro. 6) Uno stato forte, uno Stato stratega, in grado di regolare il mercato, la distribuzione del reddito e della ricchezza e lo sviluppo ecologico sociale. Un sistema fiscale equo e trasparente e una spesa pubblica attenta alle nostre esigenze contro le imposizioni provenienti dall’Unione europea; abrogare quindi l’articolo 135. 7) Repubblica federale, senza paura e dicendo la verità che i nostri si aspettano; la lotta per una Spagna federale, solidale e democratica. 8) Il fermo impegno per un nuovo ordine internazionale multipolare, democratico ed economicamente giusto. Un’opposizione frontale alla nuova corsa agli armamenti promossa da Donald Trump e un chiaro impegno per un’alleanza con la Russia, più potere alle Nazioni Unite, nel quadro di un programma per garantire la sostenibilità della vita sul pianeta.

Queste idee-forza hanno lo scopo di dare un senso al nostro programma e, cosa ancora più importante, annodare un’alleanza sociale e politica con classi medie illuminate e critiche con le classi lavoratrici, mettendo al centro i giovani. In breve, un programma eco-femminista, socialista e repubblicano.

Dobbiamo avanzare e vincere, non essere la sinistra del partito socialista. Dobbiamo costruire una campagna offensiva alla ricerca della maggioranza sociale e non cadere nella trappola di un’agenda che ci condanna alla subalternità. Parliamo di noi, del nostro progetto in Spagna, della giustizia sociale, del federalismo, di un femminismo difensore della vita. Unidos Podemos come creatori del futuro, difensori della Spagna del lavoro, della cultura, del processo sociale, della sovranità popolare. 

Senza entusiasmo, senza speranza, non ci sarà cambiamento. Abbiamo una base sociale, insisto di nuovo, demoralizzata, senza riferimenti, che ha capito che il cambiamento necessario potrebbe non arrivare e che ciò che verrà potrebbe essere anche peggio. La paura apre la via al male minore, a una strategia di difesa dell’esistente. Questo, per Unidos Podemos, sarebbe fatale. Questo è il motivo per cui dobbiamo fare una campagna su tre assi: a) partire dal “partito organico”, dalle vere forze del cambiamento e non dal partito-organizzazione; b) valorizzare l’unità, la convergenza e la pluralità; c) una direzione plurale, aperta e inclusiva che eviti il frastuono interno, il predominio della stretta partigianeria e la lotta per il potere; una campagna, in definitiva allegra, ottimista, che ricostruisca un soggetto politico che pare in sonno e ha bisogno di ossigeno per alzarsi in piedi. È l’effetto balena.

* Traduzione a cura della Redazione

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Un pensiero su “SPAGNA: DOVE VA PODEMOS? di Manolo Monereo”

  1. Anonimo dice:

    Risultato inevitabile di chi resta incastrato nel tirare a campare, lo stesso accadrà coi partiti (supposti) antisistema nostrani se prenderanno questa via.E tireranno tutti a campare finché non arriverà una rottura grossa fra il blocco anglo-atlantista e quello franco-tedesco. Ma arriverà questa rottura? Qui sta il busillis.

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