31 visite totali, 1 visite odierne

Browse By

LA CINA E IL MEDITERRANEO di F.S.

31 visite totali, 1 visite odierne

[ 25 marzo 2019]


Riceviamo e volentieri pubblichiamo

[Nella foto accanto il raffronto tra una giunca imperiale cinese agli ordini dell’ammiraglio Zheng He (1371-1434) e la Santa Maria di Cristoforo Colombo]

Il canale di Suez, in seguito all’ampliamento del 2015, ha rafforzato il suo ruolo di snodo mondiale strategico. I dati di settembre 2018 mostrano complessivamente sulle 13 mila navi transitate per un totale di 600 milioni di tonnellate di merci. Il canale consente il transito nelle due direzioni, permettendo una fluidità di traffico senza precedenti e il flusso di meganavi senza limiti di dimensioni. Al grande canale egiziano si sono appunto aggiunti gli investimenti cinesi nel Mediterraneo nel quadro della BRI. Ciò mostra, con l’armamento tattico della Marina cinese del resto, la strategia marittima del Celeste Impero: solo per citare un esempio, negli ultimi due anni, le società cinesi (COSCO su tutte) hanno investito circa 6,5 miliardi di euro in otto porti. 

Non possono sfuggire dunque due elementi fondamentali. Il primo è che la Cina è una potenza assolutamente marittima, non tellurica, come molti analisti invece pensano. Di conseguenza punta strategicamente a sostituirsi alla potenza talassocratica americana disegnando concretamente un nuovo ordine globale, non pensa affatto a un accordo tattico o un bilanciamento dei poteri. Il secondo è che, di nuovo, abbiamo il Mediterraneo come cuore strategico del pianeta. Né Eurasia, né Asia-Pacifico e non più Occidente estremo. Ciò implicherà una progressiva, sempre più accentuata, marginalizzazione del fronte carolingio franco-tedesco, che ha goduto di una inaspettata quanto immeritata centralità dal 2002 ad oggi; per rimettersi in gioco avrà l’unica opportunità di essere il braccio armato di una potenziale NATO a rigorosa guida americana, diretta sempre più contro la Russia ortodossa e contro la Cina neo-confuciana. Ciò implicherà anche un ancora maggiore rafforzamento del polo islamico. Siamo infatti portati a ritenere che proprio all’interno della lotta politico-religiosa tra le varie enclavi strategiche e faglie dell’ecumene musulmana si giocheranno i destini del potere globale. Chi ha del ferro ha del pane, già principio sacrosanto oggi, sarà legge politica e di sopravvivenza domani. Chi non avrà ferro sarà definitivamente schiavo. Ancora di più di quanto oggi lo sia e lo possa essere. 

La Cina di Xi è giustamente considerata una potenza revisionista, sul piano dei rapporti di forza globali; ciò ha significato e significa mettere in discussione l’ordine globale come scaturito dalla seconda guerra mondiale. Vi è una certa continuità, pare evidente, tra la maoista “Teoria dei Tre Mondi”, tra la dottrina della linea orizzontale, egualmente maoista ma fortemente rivista dal neo-confucianesimo denghista, ed il grande pragmatismo mandarino di Xi, il quale, come ben evidenzia il sinologo M. Scarpari, punta a lasciar evaporare socialismo e capitalismo liberista in un pragmatismo statalistico neo-confuciano con un capitalismo economico totalmente guidato dall’elite politica confuciana. Se tale modello, definito di Armonia globale sotto il Cielo, caratterizzato dal “sogno universale del popolo Han”, potrebbe funzionare con un Occidente, ormai sempre più stanco, dissanguato da un lato dalla dittatura mercantilistica e globalista ben incarnata dal Quarto Reich germanico, dall’altro dall’Oppressione mondialista e turbofinanziaria angloamericana (nonostante il populismo conservatore dell’alteramericanismo trumpiano), non può certamente funzionare nell’ecumene musulmana, che assumerà, nell’ordine geopolitico che si sta sviluppando, una forza e un protagonismo con peso primario e decisivo sui destini economici e politici universali. 

E’ lecito ritenere che sia ai rivoluzionari sciiti, sia ai jihadisti sunniti, il pragmatismo morale e commerciale del nuovo ordine globale confuciano non faccia fare salti di gioia. Parlare di alleanza sino-iraniana, come del resto di alleanza russo-iraniana, significa non conoscere tradizioni e storia iraniane e menare il can per l’aia. Del resto, sarebbe già una forzatura parlare di alleanza strategica e ideologica tra il panarabismo laico baathista siriano e la Repubblica islamica dell’Iran. Figurarsi negli altri casi. 

Se però, come i fatti ben osservati e ben letti sembrano voler testimoniare, l’onda lunga della Rivoluzione iraniana del 1979 non si è ancora interrotta, oggi le oppresse masse musulmane possono finalmente riprendersi quanto gli Stati Uniti hanno loro ingiustamente tolto nel 1989. La guerra fredda tra USA e URSS non si sarebbe di certo conclusa così se non avessimo avuto da un lato la Rivoluzione iraniana la quale, chiudendo radicalmente a ogni ipotesi di affermazione comunista in Iran e a ogni alleanza, anche tattica, con il “piccolo Satana” sovietico, rappresentò simbolicamente l’irruzione di una nuova idea del mondo e del vivere politico-sociale tra i due contendenti tradizionali; dall’altro la Resistenza afgana che finì per avere definitiva ragione dell’URSS e dell’Armata rossa. E va qui detto, oggi 2019, che nessuna potenza guerriera nella storia può mettersi sul medesimo piano dei combattenti islamici afgani: Inghilterra 1842, URSS 1989, USA 2019, sono tre le grandi superpotenze distrutte sui campi militarizzati dell’Afghanistan. 

Dunque oggi le masse e le élite islamiche, che hanno ieri distrutto l’URSS, possono dare la definitiva spallata all’imperialismo americano. L’ahmadinejadismo ha negli anni scorsi tradotto il lascito antimperialista e terzomondista di Imam Khomeini in una “nuova” prassi imperiale, statalistica, grande-persiana; con il Presidente Ahmadinejad per ora in posizione defilata, ma sempre presente, il più grande rappresentate istituzionale di tale tendenza è il generale Soleimani, assai critico verso l’esecutivo Rohani, al punto che ha spesso definito il deal Obama-Rohani come una nuova versione del Trattato di Turmenchay, ovvero del trattato tra impero zarista e impero persiano del 1828, in seguito al quale i persiani persero tutti i propri territori settentrionali. 

Lo faranno? L’Afganistan ha dato l’ ulteriore esempio a tutto il mondo islamico. Sarà comunque decisivo l’atteggiamento strategico cinese. La Cina confuciana a trazione globale, se non vuole esportare ideologie e rivoluzioni, se può disinteressarsi di quanto avverrà politicamente a Parigi o a Francoforte, non potrà però disinteressarsi della furiosa lotta settaria e di fazioni che si andrà svolgendo in Medioriente; sarà costretta a puntare su uno schieramento preciso, fosse anche Israele paradossalmente, e a sponsorizzarlo sino alla definitiva vittoria. Gli occidentali potrebbero a quel punto avere gioco facile a sviluppare nuove forme di guerra ibrida o nuove forme di guerra terroristica proprio nel Mediterraneo, in funzione strategica anti-cinese. La guerra definitiva per il nuovo ordine globale si giocherà proprio in questo spazio geopolitico.

Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101

11 pensieri su “LA CINA E IL MEDITERRANEO di F.S.”

  1. Anonimo dice:

    Veramente un grande articolo, il migliore che ho letto su questa dinamica della Bri cinese in Mediterraneo e in Italia. Bravo all'autore!

  2. Anonimo dice:

    Analisi interessante che conferma quanto la fase storica post globalizzazione sarà ben più pericolosa della precedente. Cosa deve interessarci maggiormente in questo quadro?Mentre le classi dominanti occidentali saranno tutte impegnate a "a sviluppare nuove forme di guerra ibrida" ben poco vi sarà per il popolo senza un ritorno di un suo protagonismo politico per il quale (la sola sollevazione non basta) è sempre più urgente un opera ricostruzione ideologica che purtroppo ancora non si vede.E continuerà a non vedersi finché ci sarà in giro la nostalgia per i tempi andati.Penso che a noi questo debba interessare prioritariamente: che tipo di organizzazione sociale si daranno gli stati mentre infuria la battaglia?Ancora oggi c'è chi contrappone ad RdC o JG-MMT l'auspicio di improbabili ritorni al sistema pre-92, cioè un sistema che fu l'embrione del liberismo post-92 (leggo ad esempio qui, retwittato dal vostro amico Bazaar ma si badi è solo un esempio) ed in cui un disoccupato non aveva comunque nessuna forma né di indennità universale né di ricollocamente garantito.RdC ed MMT sono perfettamente interni alle logiche mercatiste, i vari gruppetti che ancora parlano di un comunismo declamatorio e vuoto che non tornerà sono fuori dalla storia, ma la nostalgia di un passato idealizzato non mi sembra migliore, non è forse la richiesta di chi ancora spera di riavere la favola bella della fine della storia?Concludendo, nell'epoca pericolosa che ci si para davanti e che l'articolo ben descrive la nostalgia per la belle epoque perduta (che come tutte le belle epoque capitalistiche è belle solo per chi se la può permettere) non è forse uno degli ostacoli più insidiosi alla necessaria ricostruzione ideologica? Liberarcene non dovrebbe forse rientrare fra le nostre priorità? Io ne sono amaramente convinto da tempo ormai.Giovanni

  3. Anonimo dice:

    Facciamola ancora più breve rispetto al mio precedente commento, condensiamolo in tre soli punti: la tempesta che avanza, l'ideologia, la nostalgiaTre punti inscindibili.Giovanni

  4. Anonimo dice:

    Analisi interessantissima, l’unica vedo che avanza una idea di cio’ Che sarà e non solo di ciò che fu o è stato. Luigi

  5. Anonimo dice:

    Sapelli Giulio, filobritannico, islamofobo, sinofobo, sfodera un articolo in cui parla di Via della Seta come nuova Vichy e del Ministro Tria come del Petain di Xi.E' la fine dell'euroatlantismo e dell'Occidentalismo atlantico a vantaggio di un Occidente mediterraneo.1) Magari fosse2) Meglio Conte di Sapelli3) Vico parla di "astuzie della Provvidenza". Hegel lo plagerà con il concetto aleatorio di "astuzie della ragione". Cioè: Mattarella impone Tria ai gialloverdi, perchè Savona è scomodo ai tedeschi. Tria, in silenzio, scavalcando tutti (sia Mattarella, sia UE, sia USA) sviluppa un accordo con la Grande Cina proletaria e imperiale che fa impallidire quello levantino e democristiano di Gentiloni. Tria simbolo italiano di questi tristi tempi, nè Salvini, nè Di Maio.

  6. Anonimo dice:

    Altro articolo velenoso e falso di Giulio Sapelli.Qui definisce neo-maoismo il Pensiero socialconfuciano di Xi.In realtà anche gli studenti del primissimo corso di Filosofia Orientale di un qualsiasi paese, sanno che i neo-maoisti di Bo Xilai (che si ispirava alla Grande Rivoluzione culturale) son stati sconfitti proprio dalla fazione neo-denghiana e confuciana di Xi Jiaoping.La diplomazia del BRI si sviluppa infatti a lato degli Istituti Confucio.Ecco art Sapelli https://www.ilsussidiario.net/news/politica/2019/3/23/dietro-xi-jinping-quel-che-mattarella-e-conte-non-hanno-capito-del-nuovo-mao/1862564/

  7. Anonimo dice:

    Riletto per ennesima volta…. se possibile noto una contraddizione, per certi versi veramente interessante e nell'assieme attendibile, ma come si possa pensare a una reazione monocorde islamica, a una nuova centralità mussulmana alla Saladino…mi pare eccessivo…L'islam mi sembra il classico fuoco di breve durata, una fimmata destinata a spegnersi, a meno non si intenda Cas saud o il regno qatariota, ma l' poi non vedrei antagonismo di civiltà…"rivoluzionari sciiti o jihadisti della Sunna"? Frammenti di una civiltà direi…

  8. Anonimo dice:

    Anche io trovo che ci siano punti dell'articolo un po' affrettati. Quando parla di "una progressiva, sempre più accentuata, marginalizzazione del fronte carolingio franco-tedesco, che ha goduto di una inaspettata quanto immeritata centralità dal 2002 ad oggi" secondo me sottovaluta l'importanza che può assumere quell'area detta Intemarium (o cuore del mondo). Che poi essi possano diventare "braccio armato di una potenziale NATO a rigorosa guida americana, diretta sempre più contro la Russia ortodossa e contro la Cina neo-confuciana" mi sembra prematuro dirlo, anzi vista la crescente conflittualità fra il nucleo franco-tedesco e l'America trumpista mi sembra lontano dall'accadere. L'unica cosa che mi sembra certa è che aumenteranno i punti di attrito.Giovanni

  9. Anonimo dice:

    L'Intermarium baltico però confermerebbe quello che pensa articolista, francesi e tedeschi senza la Nato mi sembrano in effetti ai livelli della Turchia (se non meno protagonisti), la Francia prende solo botte dalla Siria alla Libia, polacchi ungheresi cechi nell'intermarium sono proiettati come forza Nato contro la Russia, lì si può condividere ma mi sembra l'unico punto affrettato che sopravvaluti l'islam politico, sbaglio?

  10. Anonimo dice:

    Probabilmente sopravvaluta anche il ruolo dell'islam politico. In effetti è prematuro trarre qualsiasi conclusione definitiva.Tuttavia penso che possiamo dire che quell'area, così come quella dell'Intermarium, resteranno di importanza centrale nel fase storica che si sta aprendo.I dettagli si vedranno in itinere. Dei non prevedibili accidenti storici che nessuno si aspetta, anche se non sono certi, sono però abbastanza frequenti in questi periodi storici.Giovanni

  11. Anonimo dice:

    Grazie per commenti. A breve mia risposta.f. soleri imola

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *