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MINIBOT: DISOBBEDIRE ALLA UE di CC P101

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[ martedì 11 giugno 2019 ]

Comunicato n. 7/2019 del Comitato centrale di P101

Un vantaggio per lo Stato

Al pari della partita sulla “procedura d’infrazione” avviata dalla Commissione europea, la vicenda dei Minibot sarà la cartina al tornasole della determinazione a resistere del governo giallo-verde nei confronti dei diktat di Bruxelles e Francoforte.
La questione è nota. La Camera ha approvato all’unanimità (dunque anche con il voto del Pd e di +Europa, che ora dicono di essersi “sbagliati”), una mozione che impegna il governo a risolvere l’annosa questione dei lunghi tempi di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese, utilizzando allo scopo anche “strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio“, gli ormai famosi Minibot. Tutto ciò, dice sempre la mozione, al fine di ampliare i meccanismi di “compensazione tra crediti e debiti della pubblica amministrazione“.
Di fronte a questa misura di assoluto buon senso, tra l’altro assai vantaggiosa per lo Stato, visto che per i Minibot non sono previsti né interessi né date di scadenza, c’è stata l’alzata di scudi di tutto il partito eurista al gran completo. Non solo quella di un’opposizione evidentemente un po’ distratta, non solo quella assai scontata del governatore Visco, non solo quella piuttosto significativa della Confindustria, ma pure quella – politicamente gravissima – del ministro Tria, nella sostanza coperto dallo stesso presidente del consiglio.
La ragione di questa opposizione l’ha sintetizzata Mario Draghi da Vilnius, secondo il quale i Minibot: «O sono moneta, e allora sono illegali, oppure sono debito e quindi lo stock sale. Non vedo altra possibilità». In realtà Draghi sa benissimo che si tratta sì di debito, ma di un debito già esistente e già contabilizzato. Sono evidenti i due obiettivi di Draghi e dei cani da guardia della Commissione: piegare il governo costringendolo ad ubbidire al “pilota automatico” e  impedirgli di adottare una politica economica che metta al centro gli interessi del popolo lavoratore.

Moneta parallela e “Quinta colonna”

Da segnalare poi la strumentale assurdità delle argomentazioni di Confindustria contro i Minibot. Secondo gli industriali essi sarebbero come “i soldi del monopoli”, cioè “cartastraccia”. Ma i Minibot, se davvero vedranno la luce come ci auguriamo, saranno garantiti dallo Stato, essendo in questo del tutto identici agli altri titoli del debito, tipo i Btp. La malafede di Boccia & soci è perciò del tutto manifesta.
Ma la ragione di tanto accanimento è chiara. Lorsignori mettono nel conto (e temono) l’uscita dall’euro. Se i Minibot funzionassero, e noi siamo convinti che funzionerebbero, essi potrebbero infatti trasformarsi all’occorrenza (ad esempio di fronte ad una restrizione di liquidità della Bce per piegare il governo italiano) in una vera e propria moneta parallela, normale mezzo di pagamento nelle transazioni commerciali. Uno strumento dunque utilissimo per far uscire l’Italia dalla prigione della moneta unica. Proprio per questo, come Programma 101, vediamo con grande favore l’emissione dei Minibot: un primo passo verso la liberazione dalla gabbia eurista.

Dalle vicende di questi giorni emergono con chiarezza tre fatti: 1) la durezza dello scontro che si va delineando, 2) la sua natura di classe, 3) la spaccatura nel governo.
1. Che si vada verso lo scontro appare come l’ipotesi più probabile. Se da Bruxelles e Francoforte arrivano solo diktat, se essi sono evidentemente concordati con il nostrano partito eurista coordinato da Mattarella, al governo italiano restano solo due possibilità: la resa o la resistenza. Se la resa è l’auspicio di lorsignori, noi non possiamo che augurarci la resistenza. Molte sono le cose che non ci piacciono nell’attuale maggioranza di governo. Altrettante quelle che non ci convincono. Nondimeno, la lotta per l’uscita dalla gabbia dell’euro resta per noi la questione decisiva, il primario metro di giudizio e di orientamento della Sinistra patriottica in questa fase.
2. Chiara è la natura di classe dello scontro che si profila. Se l’Italia verrà nuovamente spinta nel baratro dell’austerità e di una nuova recessione, sarà il popolo lavoratore a pagare il prezzo più pesante. Non è un caso che tutti i centri del potere economico – Confindustria in primis – si siano schierati con la Commissione e con la Bce. Ai padroni il “vincolo esterno” serve a tener bassi i salari, a schiacciare i diritti, a impedire che i disoccupati diminuiscano. Chiunque stia davvero dalla parte del popolo lavoratore, di chi ha sofferto e continua a soffrire maggiormente la crisi, non può avere dubbi su quale lato della barricata collocarsi.
3. Minibot e “procedura d’infrazione” hanno fatto emergere qual è ora la vera spaccatura nel governo. Come avevamo previsto, nel momento in cui il confronto-scontro con l’UE conquista il centro della scena, la frattura non è tanto tra Lega e Cinque Stelle, quanto tra questi due partiti e la Quinta Colonna infiltrata nel governo un anno fa da Mattarella. Questa Quinta Colonna, che ha da sempre in Tria il suo decisivo caposaldo, ha arruolato negli ultimi tempi lo stesso Conte. E’ come se di fronte ai diktat europei a Roma i governi fossero adesso due: uno che non intende piegarsi, l’altro che obbedisce all’Ue, fra l’altro disattendendo un preciso mandato parlamentare. Per resistere all’attacco in corso è necessario che questo “secondo governo” venga mandato a casa quanto prima. E’ questa la condizione affinché il “primo governo”, quello che ha ancora oggi una chiara maggioranza nel Paese, possa andare avanti.
A differenza di chi aveva troppo presto emesso la condanna definitiva del governo giallo-verde, come P101, ribadivamo che quella con l’eurocrazia era una guerra di posizione, che tra blocco populista e élite neoliberista la tregua era solo momentanea, che i nodi sarebbero venuti al pettine assai presto. La direzione in cui essi verranno sciolti non è tuttavia cosa certa. Compito di tutte le forze della Sinistra patriottica è quello di attrezzarsi al meglio per essere parte attiva nello scontro che si profila.
– Sostenere ogni atto del governo che va nella giusta direzione
– Respingere al mittente la “procedura d’infrazione”
– Sostituire Tria e Conte
– Per una legge di bilancio 2020 in deficit che metta al centro il lavoro
– Adottare un decreto immediato per l’emissione dei Minibot, come strumento unico per il pagamento dei debiti commerciali dello Stato
– Adottare misure incisive a protezione dell’economia nazionale in caso di “attacco dei mercati”
– Mobilitazione popolare a difesa della sovranità nazionale contro l’euro-dittatura

Il Comitato centrale di Programma 101
Roma, 10 giugno 2019



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2 pensieri su “MINIBOT: DISOBBEDIRE ALLA UE di CC P101”

  1. Anonimo dice:

    separerei le due cose , 1) pagare i debiti della p.a. e' un conto 2) immettere nel giro economico i minibot e' un'altra . Allora se il problema e' il primo basterebbe compensare esentando i creditori dal pagamento delle tasse eventualmente anche post dovute pari al credito spettante .Se invece e' il punto 2 e be' potrei anche essere d'accordo , ma si da' pane a chi ritiene che questa mossa possa essere il grimaldello per poter uscire dalla moneta unica . Attenzione non sto dicendo che non sarei d'accordo ma il gov. non puo' presentarla come il tentativo di poter pagare i crediti di chi ha fornito servizi alla p.a. quando invece dietro ci sarebbe un obbiettivo piu' ampio . Non so se sono stato chiaro .

  2. Fabrizio dice:

    "In realtà Draghi sa benissimo che si tratta sì di debito, ma di un debito già esistente e già contabilizzato"…"Una precisazione importante è che, per effetto delle convenzioni contabili adottate a livello europeo, i crediti commerciali non sono conteggiati nel debito pubblico “ufficiale” valido ai fini del rispetto delle regole UE sul rapporto debito/PIL.È dunque corretto affermare che l’operazione porterebbe a un aumento del debito pubblico. Va tuttavia detto che è difficile immaginare modi per accelerare i pagamenti dei crediti commerciali alle imprese che non abbiano questo effetto"Fonte: qui

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