TEOLOGIA E GEOPOLITICA DELLA CHIESA DI BERGOGLIO di F.f
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[ domenica 2 giugno 2019 ]
«Quella è Roma, e neppure tutta Roma — ho sbagliato… Quelli sono i peggiori tra i cattolici, sono gli Inquisitori, sono i Gesuiti».
Che cosa è il “neo-francescanesimo” di Bergoglio?
Non condivido la tesi liberale (ben sintetizzata da Loris Zanatta) secondo cui Bergoglio, a causa di un presunto passato militante peronista, sarebbe oggi il portavoce universale della tradizione nazional-cattolica e populista. Non la condivido in quanto il peronismo, che traduce istanze politiche di “sinistra fascista” in America Latina [Cfr. ad es. G. F. Benedini, Il Peronismo. La democrazia totalitaria in Argentina, Riuniti 2009], rappresentò, anche nella sua fazione evitista (da Evita Peròn), un processo di totale rottura con la tradizione politica cattolica e gesuitica latino-americana.
«Siamo di fronte a un nuovo conflitto globale, la terza guerra mondiale è iniziata ma a pezzetti. Nel mondo c’è un livello di crudeltà spaventosa, la tortura è diventata ordinaria. Sì, un aggressore ‘ingiusto’ deve essere fermato, ma senza bombardare o fare la guerra».
Il “neo-francescanesimo” bergogliano senza maschera: mito incapacitante e Russofobia razzista
La narrazione bergogliana e spadariana ha finito così per mostrare i suoi punti deboli. Il punto di partenza era probabilmente giusto: il teologo gesuita al quale Francesco si ispira, Erich Przywara, ha ragione nel descrivere la fine storica dell’epoca costantiniana e dell’esperimento di Carlo Magno. L’europeismo globalista gesuitico teorizza allora la legittimità costituente europeistica.
Papa Francesco non è il “papa del Sud” e non è il papa dei poveri: è il papa del Nord imperialista ed occidentalista, medesimi i mantra ideologici, medesimo il campo di appartenenza. A un salariato con famiglia che perde il lavoro proponi il mantra dell’ambiente e dei diritti umani? E dove sarebbe il grande respiro escatologico? Nei discorsi di Greta Thunberg, intrisi di neo-darwinismo antiumanistico (l’uomo come specie animale) e di utilitarismo puro, accolta con i tappetti rossi dal papa gesuita a Roma?
Seconda riflessione è che l’attuale pontefice, nonostante la intima dimensione escatologica e postcostantiniana che nessuno, va comunque ribadito, che sia un onesto osservatore gli può negare, non è però quel pontefice della “diplomazia delle ginocchia” che i suoi ideologi amano proporci, o almeno non è solo quello. Il papa che ormai in ogni suo quotidiano sermone, sino ad annoiarci, vede bene di attaccare frontalmente le forze populiste e sovraniste, è il medesimo papa gesuita che ha più volte rivendicato (Cfr. La Croix marzo 2019, maggio 2019) l’intimo europeismo del suo pontificato, è quello stesso che ha del tutto silenziato la questione greca, tra i più grandi “genocidi capitalistico-finanziari” dei nostri tempi, con migliaia di bambini fatti morire o mutilati a vita, è quindi il medesimo pontefice che assiste con sostanziale indifferenza al genocidio del popolo palestinese e che, infatti, si è apertamente schierato con i golpisti sionisti e gli imperialisti nella lotta che a Caracas li vede contro il legittimo Governo democratico del presidente Maduro.
Tale svolta ben svelerebbe allora, agli occhi guardinghi di Mosca, la trama politica Gesuita. E’ la trama di sempre, quella tradizionale: circondare la Russia, assaltare la Russia, conquistarla sino a privarla del suo cuore spirituale, l’Ortodossia. Tale fazione, analizzando lo scisma ucraino tragicamente consumatosi con il poco oculato strappo del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, ha puntato il dito non solo contro l’interferenza americana ma anche contro quella gesuita. I gesuiti sono infatti in tali zone strategiche, storicamente, un tutt’uno con la comunità greco-cattolica ucraina, invitata da papa Bergoglio a Roma. Invitare in tale contesto a Roma la comunità greco-cattolica significa chiaramente sposare la causa dell’uniatismo imperialista russofobo, almeno agli occhi del clero ortodosso russo. Dopo l’ottobre 2018, Ilarion, il quale era solito incontrarsi cordialmente con papa Francesco, avrebbe deciso unilateralmente di interrompere le visite. In due casi, di recente, lo stesso patriarca Kirill avrebbe, come il lettore noterà si usa il condizionale, declinato gli inviti del papa gesuita.
Anche il viaggio in terra ortodossa romena del papa Francesco non favorisce di certo la distensione, il patriarcato romeno, infatti, non è solo il più distante da Mosca ma è anche assai vicino alla fazione scismatica di Kiev. Vari motivi e fatti, questi portati, che danno bene l’idea di come il pontificato gesuitico, più che neofrancescano, per quanto escatologico, sia assai cattolico, romano e machiavellico. Nessuno di più di un gesuita, per riprendere le parole di Machiavelli, sa che occorre politicamente procedere “con la qualità dei tempi effettuali”. Ma non può allora stupire che fazioni consistenti del patriarcato russo indichino ai fedeli esempi concreti e positivo di cristianesimo “orientale” come punti fermi in una presunta lotta di civiltà con il gesuitismo occidentale: dai siriani ortodossi nell’eroica resistenza del monastero Malooula alla diffusione interna di documenti teologici, di provenienza athonita [del Monastero del monte Athos, in Grecia, NdR], in cui si afferma che il Papa cattolico è “degli ebrei, dei rabbini, dei massoni, dei dittatori, dell’America, dell’ecumenismo e del “nuovo ordine mondiale”. Un tale Papa avrebbe, a detta di tali fazioni, “esonerato il popolo ebraico dalla cosmologica responsabilità per la crocifissione di Gesù”; motivo ricorrente di questa propaganda politico-religiosa russofila è che questo papato Gesuita, in odor di eresia, non può avere nulla da offrire agli ortodossi, sarebbe anzi il maggior pericolo che potesse capitare ai russi in tale contesto storico.
Ideologia del potere politico universalistico
Da qualunque parte si osservi la questione, in conclusione, ciò che emerge è che, nonostante la strategia escatologica, il bergoglismo è una ideologia di volontà di potenza e potere politico come tutte le altre. Forse, dato il suo presentarsi in veste da agnellino, più di tutte le altre.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale.
In tal senso, l’ideologia Gesuita del futuro escatologico e della diplomazia delle ginocchie è sì un mito incapacitante, già fallito e foriero di ulteriori fallimenti, ma anche un disegno di potere universalistico che cavalca le istanze del globalismo finanziario di sinistra, perché certo di avere ragione di queste, ragionando come suo solito non sui tempi lunghi ma su quelli lunghissimi.
In definitiva, passati i vari Soros e Bannon, i Trump e gli Obama, tutti incerti se avremo ancora un globalismo americanistico a dettare la linea, avremo di certo qui a Roma ben saldo il prossimo Bergoglio del caso. Dunque, cercare di comprendere la “mentalità politica” di un pontefice significa comprendere la portata e la missione universalistica che tale carica e funzione millenaria porta con se stessa.
Il patriarcato di Mosca, con ogni probabilità, non sarà comunque la vittima sacrificale di questo gioco geopolitico caratterizzato da legittime ambizioni universalistiche ma anche da antichi e mai sopiti pregiudizi eurocentrici Russofobi e razzisti, per quanto abilmente mascherati da motivi liturgici e teologici.
Il fine di questo articolo è di accreditare la tesi che il vescovo di roma non sia un sodale del liberalismo sorosiano, ma dell'imperialismo usa contro russia e cina. In sostanza è una difesa dell'eurasiatismo.Si accredita questo con le tesi apologetiche di qualche teologo di Civiltà Cattolica e con l'intervento nei confronti di Ucraina e Romania. Per arrivare alla tesi che il vero nemico non sono i conservatori occidentali, ma Cina e Russia, e che sia Obama che Trump troverebbero presto un alleato in papa Frenzy. Senza considerare che su aborto, eutanasia, immigrazione, treptorelina, Salvini e perfino Russia, i suoi obiettivi non coincidono con quelli di Trump e dei suoi alleati, ma anzi Bergoglio è arrivato a gettare virtualmente il suo corpo contro il muro di Trump. Un'opera di mistificazione. All'autore una sola risposta: ma ci faccia il piacere.(A.C. Siena)
Magari risponderà l'autore alla critica di A.C Siena,debbo dire che condivido invece la la critica alla tesi (che va per la maggiore in certi ambienti sovranisti di destra) secondo cui il Papa sarebbe culo e camicia con il mondialismo sorosiano. Sì, la Chiesa gioca una sua propria partita, che può coincidere momentaneamente con certo sorisismo, ma non è affatto la medesima cosa.
F.F.Ringrazio il signor Siena per l'intervento ma preciso1) Non sono eurasista nè sinofilo, ciò non toglie che debbo per ora per forza di cose vedere, Bashar Assad a parte…, in Xi (chiara espressione del Pensiero Strategico Neo-Confuciano e imperiale) il più grande statista globale, chiaro sovvertitore di ciò che resta (veramente poco Deo gratias) dell'ordine liberale globale. 2)Gli autori di Civiltà Cattolica? Sostengono l'opposto, ovvero danno a berci che il bergoglismo sarebbe un oppositore dell'ordine imperialista occidentale. Ma viceversa in tutte le zone dove il fumo strategico emerge (Palestina, Yemen, Siria, Ucraina, Grecia, Venezuela, Siria lo ribadisco, dove ha mandato i cristiani al macello) il Pontefice mai ha detto una parola e fatto un'azione in difesa degli Oppressi. A differenza di quell'Imam Khomeini, Guida e simbolo più alto degli oppressi planetari, disprezzato da tutto il mondo sionista occidentale.3) Dunque, Civiltà cattolica, Gesuitismo e Bergoglio sono un'altra espressione polimorfica del medesimo principio strategico basato sul razzismo "spiritualistico" in tal caso ed imperialista euroccidentalista. Vorrebbe Roma il partito di CC, occidentale e non italiana, antitaliana anzi…, al centro strategico. Ma per fortuna più di un nano politico come Raggi Roma oggi non sa produrre.Non sono aborto eutanasia e migrazioni a decidere il futuro strategico geopolitico, questi sono effetti. La lotta è tra elites e quella gesuitista la vedo in rinculo totale. Il pontificato Bergoglio sta decretando la parola fine alla politica gesuitica. Il cattolicesimo universalistico dovrà rielaborare una nuova linea global. E con Bergoglio se ne andrà la pericolosa e totalitaria Russofia che ha sempre contraddistinto, da secoli, la politica armata e machiavellica della Compagnia di Gesù.
La tesi secondo cui “Gesù si è fatto diavolo e serpente per noi” (4 aprile 2017) e` falsa, blasfema, insostenibile sotto tutti i punti di vista, e non posso dilungarmi per dimostrarne l`assurdita teologica e non solo. Io sono convinto che questo Papa sia del tutto funzionale agli obiettivi di chi pianifica un mondo secondo obiettivi precisi; non a caso l`immigrazione dissennata, l`annichilimento dell`identita` nazionale e sessuale (piano Kalergi), sono del tutto estranei a un serio intento di evangelizzazione cristiana, dovendosi invece inquadrare come meri obiettivi politici di mondializzazione e
Tutta questa sapienza teologico-politica sprecata per descrivere l'azione dell'anticristo Bergoglio fa cadere le braccia. Si può solo richiamare l'espressione napoletana "tagliare o strunz' co lo filo 'e seta"
F.francyrispostaIl punto essenziale, da comprendere, è che Cristianesimo orientale e cattolicesimo dono DUE RELIGIONI DIFFERENTI. Il primo mette al centro il Vg di Giovanni. L'opposizione e il conflitto tra Luce Logos e tenebra è eterna e senza soluzione. Il secondo no. Il primo è teologicamente antigiudaico, il secondo giudaico-cristiano e matteiano. Lo spirito politico universalistico paolino tentò una mediazione tra le due correnti ma forse è fallita, non saprei…
Non mi addentro in valutazioni al di sopra delle mie possibilità; noto però imprecisioni su due questioni non secondarie: sulla Siria Bergoglio contribuì in modo non secondario ad impedire l'intervento armato anglo-americano su vasta scala; sul Venezuela ha operato una difficile opera di mediazione "contro" la Conferenza episcopale venezuelana che ha sempre operato per abbattere prima Chavez e poi Maduro. E le poche frasi da lui pronunciate hanno sempre chiarito chi era il soggetto che evitava il confronto, cioè l'opposizione oligarchica di quel paese. Chiedo precisazioni al riguardo, se possibile.
Sulla prima questione, sostanzialmente è giusto se ci si ferma all’estate 2013. Quando iniziò e si radicalizzo’ dal 2014 il massacro dei cristiani, il Papa non ha messo l’evento al centro della “novella” anzi il contrario, ha rifiutato più volte l’incontro con il Patriarca sirocattolico. Sulla seconda questione posso dire che dall’inizio della crisi venezuelana Maduro ha ripetutamente chiesto l’incontro con il Pontefice. È ancora in attesa di risposta! Ff