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SALVINI: CAN CHE ABBIA NON MORDE di Leonardo Mazzei

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[lunedì 15 luglio 2019]


Russiagate…

Salvini è sotto attacco da parte di chi comanda davvero. 
Mazzei si chiede quindi se lo  vogliono annientare o  invece “solo” normalizzare e addomesticare.  
Che “il capitano” accetti di farsi addomesticare lo dimostrerebbe la versione di Flat Tax che il governo — fonte: il Corriere della Sera —vorrebbe includere in Legge di bilancio e che farebbe contenti, tra gli altri, i tecnocrati di Bruxelles.

NB. Mentre pubblicavamo l’articolo giungevano le prime indiscrezioni del Tavolo di confronto con le “parti sociali” organizzato da Salvini al Ministero degli interni — cosa che ha mandato su tutte le furie Conte per lesa maestà. Torneremo domani su questo aspetto, forse deflagrante. La proposta di Flat Tax presentata da Salvini (con Borghi alla sua  destra e Siri alla sua sinistra) ha suggerito al Mazzei il Post Scriptum che consigliamo di leggere.

La cartina al tornasole della flat tax


In questi ultimi mesi mi è capitato di affermare a più riprese che le élite avrebbero affrontato la “pratica Salvini” con mezzi non convenzionali.
Così mi esprimevo, ad esempio, il 28 giugno scorso:

«Abbiamo già scritto diverse volte, ricordando il ruolo della magistratura nei passaggi topici della vita nazionale, che la normalizzazione di Salvini potrebbe avvenire per vie non convenzionali. Quali non ci è dato sapere, ma il leader della Lega sembra temere qualche agguato di questo tipo. Non necessariamente un attacco che lo faccia fuori del tutto, ma che ne ridimensioni quantomeno le ambizioni personali e politiche». 

Bene, due settimane dopo, qualcosa di non convenzionale è realmente accaduto. La Lega di Salvini è sotto attacco per i presunti finanziamenti di Mosca. Con quali ripercussioni — giudiziarie, politiche, di consenso — ancora non si sa. Ma quella in corso non è una tempesta di mezza estate destinata a lasciare le cose come stanno.

Se la previsione di un attacco non convenzionale si è rivelata giusta, forse anche la cornice che conteneva questa ipotesi tanto sbagliata non era. 

Qual era quella cornice? Per farla breve i lettori mi perdoneranno un’altra auto-citazione. Mettendomi nei panni delle oligarchie sconfitte nelle urne del 4 marzo 2018, e ragionando sul loro progetto di rivincita, così scrivevo nell’articolo già citato:

«Che fare allora? Ecco che entra qui in scena il realismo. Se un nuovo Monti non è proponibile, se una rivincita del Pd è di là da venire, il piano ha da essere un altro, necessariamente più complesso. Quale? L’unico realisticamente possibile nella fase attuale (…), un progetto diviso in tre tappe: 1) rottura dell’alleanza gialloverde, 2) disintegrazione di M5S, 3) governo della destra con la normalizzazione di Salvini».


Naturalmente, la vita reale è sempre più complessa di ogni schema di ragionamento. Ed anche in questo caso non è difficile immaginare, in quella che possiamo definire “trappola russa”, la presenza di una pluralità di soggetti e di motivazioni diverse.

Tuttavia, tornando allo schema di cui sopra, la prima questione da comprendere è a mio avviso un’altra. Posto che siamo di fronte, in tutta evidenza, ad un attacco ben studiato, qual è il suo fine ultimo? Detto in poche parole, cosa vogliono farci le èlite con Salvini? L’obiettivo è l’annientamento politico o, più modestamente, la sua normalizzazione?

Per le ragioni che ho trattato nell’articolo già richiamato due volte, personalmente propendo per la seconda ipotesi, quella della normalizzazione. O meglio, sono convinto che questo sia l’obiettivo, ma non escluderei affatto che la situazione possa sfuggire di mano ai registi neanche troppo occulti dell’operazione politica in corso. 

Cosa ci dicono le ultime notizie sulla flat tax


A nessuno saranno sfuggiti, in questi giorni, i canti di vittoria del terzo partito al governo: quello della Quinta Colonna mattarelliana. Canti di vittoria purtroppo ben giustificati dall’accordo con l’UE e dal coinvolgimento di Conte nel pasticciaccio delle nomine europee.

C’è però una questione che potrà funzionare come ulteriore riprova della normalizzazione in atto: la flat tax. Da mesi la propaganda leghista parla di una consistente riduzione della pressione fiscale per la fascia di reddito — mai si è capito veramente se individuale o famigliare — compresa tra i 15mila ed i 50mila euro lordi, mentre Salvini si è sbilanciato a parlare di un taglio fiscale da 10-15 miliardi. 

Cose diverse ci racconta invece il Corriere della Sera di ieri. Secondo Lorenzo Salvia l’ipotesi sarebbe adesso quella di una misura ad “impatto zero” sui conti dello Stato, con l’introduzione dell’aliquota piatta del 15% solo sui redditi incrementali (anno su anno) di ciascun contribuente. Un progetto che, se confermato, unirebbe il minimo di impatto macroeconomico (altro che shock economy!) al massimo di iniquità fiscale.

Più esattamente l’impatto macroeconomico sarebbe pari ad uno zero tondo tondo, dato che non vi sarebbe in questo caso nessuna riduzione apprezzabile della pressione fiscale. Al tempo stesso, però, si porrebbero le basi per un sistema ancora più iniquo, più complicato e più favorevole agli evasori fiscali. 

Premiare, con il drastico taglio dell’aliquota, solo gli incrementi di reddito significa di fatto favorire soltanto due categorie: quella degli evasori (che potrebbero trovare conveniente mettersi in regola con pochi spiccioli), quella di chi ha redditi particolarmente dinamici (professionisti, imprenditori, affaristi vari et similia). Esclusi, totalmente esclusi da ogni beneficio significativo, il 99% dei lavoratori dipendenti ed il 100% dei pensionati.

Ma questo è solo un aspetto. L’altro è che questa operazione sarebbe solo la prima tappa del progetto complessivo denominato “flat tax”. Un progetto, lo abbiamo detto più volte, che per ragioni di bilancio non potrà mai realizzarsi nei termini estremi proposti originariamente da Siri, ma che (se le indiscrezioni della stampa sono fondate) continua evidentemente a puntare al massimo dell’iniquità sociale.

Verso la vittoria dell’oligarchia eurista?


Se le cose andranno così, l’oligarchia eurista (interna ed esterna) potrà davvero festeggiare. Al di là dei dettagli tecnici, la vittoria politica sarebbe infatti indiscutibile.

E’ probabile che la Quinta Colonna mattarelliana (Tria, Conte, Moavero) abbia trattato con l’asse Carolingio Merkel-Macron lo scambio tra il ritiro della “procedura d’infrazione” e l’approvazione delle orripilanti nomine volute da Parigi e Berlino. Una scelta che, al di là di come voteranno Lega ed M5S a Strasburgo, squalifica pesantemente il governo italiano, rendendolo ostaggio della Cupola che comanda in Europa.

Ma è probabile che l’intesa includa anche la premessa di un accordo sulla Legge di Bilancio. Un accordo in base al quale l’Italia non tirerà la corda — da qui il topolino partorito dalla montagna propagandistica sul fisco —, e l’UE concederà qualche decimale di “flessibilità”, in perfetto “stile Renzi”, pur di chiudere di fatto l’inquietante (per loro) “caso italiano”.

Andrà così? Noi non ce lo auguriamo proprio, ma i segnali del momento sono questi e miope sarebbe non vederli.

Conclusioni


Abbiamo qui parlato di tre cose: le disavventure salviniane in terra russa, la flat tax ed il rapporto con l’UE. Come ognuno può comprendere le tre cose stanno insieme. Un Salvini normalizzato è infatti condizione necessaria per la piena rivincita politica delle élite euriste, mentre la rinuncia ad ogni scelta economica espansiva (per quanto liberista) sembrerebbe il suggello definitivo dell’agognata normalizzazione. Una normalizzazione ben vista, questo è l’aspetto decisivo, anche in tanta parte del gotha leghista.

Naturalmente la realtà riserva sempre qualche sorpresa, e noi ci auguriamo che il piano delle élite deragli in qualche modo. Del resto l’UE non gode certo di buona salute. Al contrario, come penso ci mostreranno a breve le vicende inglesi, questo mostro antidemocratico ed antisociale mai è stato così debole come oggi. 

Il problema è che per sconfiggerlo ci vuol ben altro che un populismo fiacco ed accomodante come quello attualmente al governo. Un populismo che se non riesce neppure a far fuori Tria, oggi addirittura ringalluzzito dall’andamento dello cose, un gran futuro proprio non ce l’ha.

Post scriptum

ci sono più governi, come pure più “Leghe”. Lo sapevamo, ma la conferma è appena giunta dal Viminale – Come i più sapranno, questa mattina Salvini ha convocato al Viminale le cosiddette “parti sociali” per presentare le proposte della Lega in materia fiscale. Tralasciamo qui ogni discorso sulla forma e veniamo alla sostanza. La proposta illustrata dagli uomini della Lega è del tutto diversa da quella annunciata ieri dal Corriere della Sera di cui ho parlato nel mio articolo. Al Viminale non si è fatto alcun riferimento alla pessima ipotesi di una flat tax applicata solo ai redditi incrementali, mentre si è rilanciata quella dell’aliquota al 15% per i redditi famigliari sotto la soglia di 55mila euro, con un’unica deduzione fiscale che assorbirà tutte le detrazioni.

Non entriamo qui nei particolari, dato che sarà possibile farlo solo quando la proposta verrà definita e presentata nei dettagli. Ci limitiamo solo ad osservare che, pur essendo assolutamente migliore dell’ipotesi che ho duramente criticato nell’articolo, parlare di una manovra da 12 miliardi rivolta a 40 milioni di beneficiari equivale a prevedere un beneficio annuo medio di 300 euro (pari a 25 euro mensili) pro-capite: un po’ poco per farne una manovra di epocale rilancio dei consumi, come la propaganda leghista vorrebbe far credere.

Quel che è certo è che adesso politicamente il governo è a pezzi. Ed in parte lo è anche la Lega. Qualcuno ha notato l’assenza di Giorgetti questa mattina, ma giova anche ricordare che al Ministero dell’Economia (chiaro ispiratore dell’uscita di ieri del Corsera) il mattarelliano Tria non lavora da solo. Insieme a lui hanno ruoli di spicco Massimo Garavaglia (vice-ministro) e Massimo Bitonci (sottosegretario), entrambi leghisti, entrambi presentatori di una proposta di legge basata proprio sull’applicazione della flat tax ai redditi incrementali.

Che dire? I nodi cominciano a venire al pettine, e questo è comunque un bene. Con quali sviluppi è ancora presto per dirlo. Che la “trappola russa” abbia avvicinato le elezioni anticipate?



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Un pensiero su “SALVINI: CAN CHE ABBIA NON MORDE di Leonardo Mazzei”

  1. Anonimo dice:

    Una cosa voglio dire sulla lega e il popolo della lega.Vi illudete voi di Sollevazione se pensate che quello siaun voto anti UE. Semplicemente è la riedizione del Berlusconismoe il passaggio al Salvinismo, alla destra forte di sempre.Loro se ne fregano della questione morale; come ai bei tempidi forza italia vogliono fare girare la patonza e le tangenti.Tutto il sistema ha lavorato per fortificare Salvini eriproporre il bipolarismo; ci hanno inculati un'altra volta.La differenza da allora, di 20 anni fa è che il fronteopposto non è più unito nell'UNIONE ma si è diviso tra PD e M5S.Quindi rispetto a 20 anni fa c'è un 15-20 % che si tienefuori dal bipolarismo.Ora il popolo delle grigie e nebbiose valli padane vuole sbarazzarsidel M5S e lo disprezzano perchè percepiscono che il M5Sè la vera sinistra e la vera forza di lotta.Quindi vogliono farsi un altro giro di giostra con le destredi Salvini e Meloni. Lasciamoglielo fare. E' giusto che ilpaese subisca il saccheggio fino in fondo.Noi elettori del M5S dobbiamo resistere a tutti i costi al canto delle sirene perchè alcuni di noi si sono lasciati sedurre eincantare dalle blandizie del Salvini: ong e migranti…Resistere resistere resistere perchè la storia ci darà ragionequando la metastasi della corruzione avrà ucciso l'Italia.

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