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PER UNA CRITICA DEL POPULISMO (4) di Mauro Pasquinelli

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[ sabato 3 agosto 2019 ]

Pubblichiamo la quarta parte del contributo di Mauro Pasquinelli. QUI la prima, QUI la seconda e QUI la terza. Inutile ricordare che pubblicare un contributo non significa che la redazione lo condivida, nel caso di specie dissentiamo da quanto scrive l’autore.







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POPULISMI SENZA POPOLO (4)

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di Mauro Pasquinelli

Marx e il populismo


Alcune caratteristiche del populismo, elencate nella terza parte del mio saggio, ricordano molto la natura del bonapartismo descritta da Marx nel suo classico “18 brumaio di Luigi Bonaparte”:

«La Francia sembra dunque sia sfuggita al dispotismo di una classe soltanto per ricadere sotto il dispotismo di un individuo e precisamente sotto l’autorità di un individuo senza autorità…eppure il potere esecutivo non è sospeso nel vuoto. Bonaparte rappresenta una classe, anzi, la classe più numerosa della società francese, i contadini piccoli proprietari… i contadini piccoli proprietari rappresentano una massa enorme ma senza essere uniti gli uni altri da relazioni molteplici. Il loro modo di produzione anziché stabilire tra di loro rapporti reciproci li isola gli uni dagli altri».[Karl Marx opere complete, ed. Riuniti, vol.  XI, pag. 195]

  Quanto qui scritto da Marx non ci interroga forse sulla natura del populismo leghista, espressione di forze sociali piccolo borghesi e borghesi escluse dai vantaggi della globalizzazione, per questo incattivite, e che difficilmente si possono considerare “popolo” quanto piuttosto massa di individui dispersa, senza relazioni, e legata dall’unico collante dell’interesse, del calcolo monetario, della sicurezza nelle mura domestiche?
Se c’è una similitudine forte tra populismi di destra e bonapartismo risiede nell’essere espressione della piccola e media borghesia impoverita, che   vuole conservare vecchi privilegi messi a repentaglio dalla crisi. Il piccolo borghese populista di destra, la figura oggi dominante nel nostro paese, la vera melassa che decide con il proprio voto il destino dei governi, è in genere una figura sociale carica di pregiudizi, accecata dall’egoismo e dall’odio verso gli ultimi, e da sostanziale invidia verso le classi sociali superiori, che guarda sempre con riverenza, al massimo con sospetto, mai con l’odio che nutre il nemico.

«In pari tempo Bonaparte si considera rappresentante del popolo contro la borghesia e vuole entro la società borghese rendere felici le classi inferiori…Bonaparte vorrebbe apparire come il patriarcale benefattore di tutte le classi. Ma non può dare all’una senza prenderlo all’altra».K. Marx ibidem 

Quanto ci narra questa analisi del salvinismo di oggi che vuole togliere persino le tasse ai ricchi e nello stesso tempo offrire un reddito di cittadinanza ai poveri!!

Come la vedono i liberali: populismo uguale fascismo

Per questo alla fine ogni populismo si risolve in un nuovo oppio dei popoli che prolunga l’agonia del sistema e può preludere solo a due scenari: o ad una vera e propria restaurazione del vecchio ordine, che può prendere anche forme post-democratiche, illiberali e fascistoidi, o ad una trasformazione radicale del sistema.  La fine indecorosa dei populismi di sinistra in Argentina, Brasile, Ecuador di contro alla saldezza e alla stabilità di chi le trasformazioni strutturali e le riforme agrarie le ha fatte davvero (Cuba), confermano ampiamente questa ipotesi.

Populismi senza popolo

Il più eclatante paradosso dei tempi postmoderni è l’affermazione dei populismi di destra senza popolo. Oggi il popolo, è una folla di individui solitari e rabbiosi, pronta ad assalirti perché sei Rom, per una partita di calcio o per una manovra automobilistica avventata, ma inerte e passiva verso i dominanti che riproducono l’infamia del mondo. Guardate il film di Gian Maria Volonté i fratelli Cervi, per capire cosa è un popolo! Uomini martiri che salgono sul patibolo a testa alta, con coraggio ed eroismo, sapendo di sacrificarsi per l’indipendenza e la libertà della propria gente. Dove li troviamo oggi questi esempi? Certo non più in Occidente, (forse con l’unica eccezione dei Gilet Gialli francesi, un vero popolo in formazione) ma fuori dai suoi confini. Popoli sono quello palestinese, curdo, siriano, venezuelano, cubano! Il resto, soprattutto in occidente, è opinione pubblica!
Scrive Zizek

«Qual è la situazione dell’Europa oggi? L’Europa è prigioniera tra le grandi tenaglie dell’America da un lato e della Cina da un altro. America e Cina, viste dal punto di vista metafisico, sono la stessa cosa: l’identica frenesia senza speranza della tecnologia smodata e dell’organizzazione sradicata dell’uomo medio.  Quando l’angolo più lontano è stato conquistato tecnicamente e può essere sfruttato economicamente, quando qualsiasi avvenimento si voglia, in qualsiasi luogo si voglia, in qualsiasi momento si voglia, diviene accessibile esattamente alla velocità che si vuole; quando attraverso la tv in diretta si può  fare simultaneamente l’esperienza di una battaglia nel deserto dell’Iraq e dell’esecuzione di una opera a Pechino; quando in un network digitale globale, il tempo non e’ nient’altro che velocità, istantaneità e simultaneità, quando un vincitore in un reality show vale come il grande uomo del popolo; allora si continuano a incombere come uno spettro su tutta questa agitazione le domande: a che pro? Dove stiamo andando? Che fare?» [Slavoj Zizek, Indifesa della cause perse. Ponte alle grazie. Pag. 343]

Il populismo di destra e di sinistra opera, almeno a parole (perché nei fatti il popolo è stato sempre comandato, suddito e mai sovrano) una vera metafisica del popolo, inteso come ente sociale universale, depositario di ogni ragione, verità, sovranità, fonte di ogni giustizia e legalità. Alla metafisica del progresso della sinistra liberal (analizzata nella prima parte di questo saggio) sostituisce la metafisica del popolo in progress verso il regno di un sempre maggiore e illimitato benessere.  

Ma i popoli non sono tutti uguali e non sono sempre identici e se stessi! Il popolo statunitense, diviso tra una parte bianca dominante wasp e tante minoranze nere ed ispaniche, sottomesse e separate nei propri ghetti, può essere definito un popolo?  Ed inoltre possiamo indicarlo come esempio di “popolo progressista”, veicolo e messaggero di valori di libertà e di giustizia? A giudicare dalla storia degli ultimi 120 anni non mi pare proprio.  Il popolo israeliano, che schiaccia da 70 anni sotto il proprio tallone di ferro quello palestinese, come fece il popolo francese con l’algerino, e quello inglese con l’Indiano, hanno la stessa dignità? Si possono rappresentare entrambi con gli stessi
Per i liberali spagnoli Pablo Iglesias imita… Mussolini

caratteri? L’orda famelica ed allucinata dei conquistadores che razziava le Americhe, con in una mano la bibbia e nell’altra la spada, facendo strage di popolazioni native e di bisonti, che posto occupano nella storia? I tre milioni di soldati dell’operazione Barbarossa sostenuti da altrettanti milioni di tedeschi giubilanti, potevano auto-rappresentarsi come popolo? O dovremmo sbatterci il suffisso S-u-b?  Le folle allucinate della repubblica di Salò, raccolte attorno alle bandiere dell’invasore tedesco, tra il 1943 e il 1945, potevano essere assimilate nella categoria nazional-popolare italiana? E i vietnamiti del sud che combattevano nel 1966-75 a fianco dei marines contro i vietcong, dove li collochiamo?


Qui vale una massima degli anni sessanta: “un proletario che diventa celerino non è più proletario è uno sbirro!” Un crumiro che sabota uno sciopero, anche se morto di fame, è sempre un agente dell’oppressore! La categoria del popolo buono contrapposto all’élite corrotta, è semplicistica, superficiale, primitiva, impolitica, astratta, priva di distinzioni, esattamente come quella negriana della “moltitudine” antitetica all’impero”.

Popolo è il soggetto storico che si contrappone al sovrano oppressore, è il servo che lotta contro il padrone, tutto il resto è plebs!  Il popolo non sarà mai sovrano come popolo, ma come oltre-popolo, come non-popolo. Sovrano è il popolo che opera per abolire se stesso come sovrano astratto, come ente suddito di un sovrano reale.

Scriveva Trotsky:

«Le masse non sono mai esattamente identiche: vi sono masse rivoluzionarie; vi sono masse passive, vi sono masse reazionarie. Le medesime masse sono, in periodi differenti, ispirate da propositi e da obiettivi diversi».  Trotsky, moralisti e sicofanti contro il marxismo, 1939.

Il popolo italiano nel 1936 inneggiava a Mussolini ed esultava per lo sterminio con i gas del popolo etiope. 9 anni dopo era un altro popolo che celebrava la liberazione impiccando a piazzale Loreto Mussolini. Ma non faceva in tempo a concludere i festeggiamenti, che era già caduto sotto la tirannia di un altro dispotismo morbido: quello americano, accolto con osanna e grida di giubilo. Scagionare sempre il popolo dalle sue responsabilità sulle atrocità della storia e vederlo contemporaneamente come pilastro di ogni progresso e sorgente di ogni sovranità è alquanto discutibile. Forse è anche per questo che sono state scritte le costituzioni. Per limitarne la sovranità, quando essa deraglia verso abissi di crudeltà.  Ricordo che i criminali Hitler, Mussolini e Stalin hanno goduto per molto tempo di un invidiabile sostegno di massa. Erano anche essi un frutto maturo, seppur degenere, della sovranità popolare!


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