ORA SALVINI FA LA VITTIMA…di Cesarina Branzi
Non intendo né fare gossip, né improvvisarmi retroscenista, ma qualche dubbio mi è sorto …
Pare assodato (fino a prova contraria) che, prima di provocare la crisi di governo, Salvini abbia sentito al telefono Zingaretti, il quale gli avrebbe espresso la propria contrarietà a un’alleanza con i 5S e la propria determinazione ad andare eventualmente a elezioni anticipate. Dopodiché Salvini avrebbe agito come sappiamo. Vero o no che sia, resta il fatto che Matteo Renzi, contrarissimo da sempre a una scelta di quel tipo, ci si è, contro ogni previsione, buttato a capofitto, e, forte di una maggioranza parlamentare nell’ambito Pd, abbia di fatto rovesciato l’impostazione del segretario del partito che ha dovuto (!?) fare buon viso a cattivo gioco. Il perché della scelta di Renzi è chiara: non ha cambiato idea, ha solo adattato le proprie scelte alle esigenze del momento: ovviamente le sue. La scuola-quadri che ha allestito al Ciocco, in Lucchesia, mettendo insieme una squadra di giovani sotto i trent’anni, non è pronta, dunque i tempi non sono ancora maturi per la fondazione di un nuovo partito.
Ora è vero che è Salvini che ha rotto l’alleanza con i 5S, ma è anche vero che, dopo le elezioni europee, il clima tra i due contraenti si era arroventato (e sui perché si potrebbe ancora discutere), al punto che era ormai chiaro, almeno a chi non volesse indossare un paraocchi, che quell’alleanza non avrebbe retto a lungo. L’improvviso inalberarsi dei 5S dopo mesi di cedimenti alle pretese della Lega sono risultati indigeribili per Salvini, forte dell’affermazione alle europee, ma minoranza in parlamento rispetto ai 5S.
Ora Salvini fa la vittima di un complotto che sarebbe stato organizzato a suo danno. E, data la sua caratura da Rodomonte o Capitan Fracassa, o quel che piú vi pare, non può che coprirsi di ridicolo. Resta il fatto, però, che in Europa quelli che avrebbero dovuto essere i suoi alleati (Farage, Orban, Kaszynski), tutti «sovranisti», ma ciascuno a casa propria, non si sono mai uniti (a quanto pare) al gruppo «Identità e Democrazia» di cui Salvini sarebbe il “padre nobile”. Cosí almeno dice il «Fatto» e, a questo — forse — si può credere. D’altra parte non può non stupire la rapidità con cui si è arrivati a un accordo tra due forze che se ne son dette di tutti i colori, fino a tempi recenti e recentissimi, né bastano le sollecitazioni di Mattarella a spiegarlo. C’era un qualche abboccamento in atto fin da dopo le elezioni? Forse per iniziativa di entrambe le parti, ciascuna con le proprie mire contrabbandate, rigorosamente, “per il bene del paese”?
